Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2018
Durata:57 min.
Etichetta:Black Widow Records

Tracklist

  1. IL SENZA OMBRA
  2. IL CALICE DELL’OBLIO
  3. LA GRANDE QUERCIA
  4. SULLA VIA DELLA VEGLIA
  5. AL COSPETTO DELL’INATTESO
  6. LO SCONTRO
  7. NEL LABIRINTO SPIRITUALE
  8. LE 4 A
  9. IL MIO NOME È MENZOGNA
  10. METAMORFOSI
  11. ASEITÀ

Line up

  • Riccardo Morello: vocals
  • Davide Bruzzi: guitars, keyboards
  • Roberto Lucanato: guitars
  • Beppi Menozzi: guitars
  • Diego Banchero: bass
  • Fernando Cherchi: percussions

Voto medio utenti

Il Segno Del Comando … accidenti, quanto ho amato (e amo tuttora ...) il fantastico sceneggiato di Daniele D’Anza. Recuperato appena possibile (nel 1971, quando uscì, ero tropo piccolo …), allora non senza difficoltà, fui subito conquistato dalle atmosfere sospese e dal senso d’inquietudine che quelle immagini in bianco e nero trasmettevano, prive di veri “effetti speciali” e basate esclusivamente sul fascino della sceneggiatura, sulle capacità interpretative degli attori, sull’acume della regia e sulla seduzione “naturale” della Città Eterna più misteriosa. I lunghi piani sequenza, gli occhi pieni di sgomento e la recitazione teatrale di Ugo Pagliai, le apparizioni enigmatiche di un’incantevole Carla Gravina, persino la scelta di un classico del repertorio romanesco, “Cento campane” (divenuta famosa soprattutto grazie a Lando Fiorini), da utilizzare come sigla e sottofondo per le indagini del protagonista ... tutto funziona in maniera perfetta in quel gioiellino di vibrante tensione sensoriale.
Oggi che siamo abituati a prodotti di puro consumo, pieni di pirotecnica tecnologia indirizzata spesso a nascondere la pochezza d’idee, il rischio è, specialmente per le nuove generazioni, di non comprendere appieno il senso di “stupore” che può ancora suscitare un’innata e autentica vocazione al “lato oscuro” dell’arte.
Ed ecco che l'obiettivo di questa disamina si sposta, debitamente, verso la favolosa formazione musicale italiana che non a caso ha scelto di mutuare il proprio monicker da quella leggendaria produzione televisiva, capace com’è di evocare in maniera costante, nella sua ormai corposa carriera, un’analoga forma di benevola trepidazione, edificata sull’attitudine e sulla creatività, a dispetto di chi pensa che un’accuratezza formale e il ricorso a qualche superficiale suggestione horrorosa sia sufficiente per conquistare il pubblico di riferimento.
L’incanto dello zero”, basato sugli scritti di Cristian Raimondi (che francamente non conoscevo e che mi riprometto di approfondire quanto prima …), è l’ennesima dimostrazione che Il Segno Del Comando non è uno dei “tanti” gruppi che frequentano le stanze più buie del progressive, che il loro approccio, devotamente e volutamente rispettoso della grande tradizione italica del genere, non è mai oleografico, rappresentando un elemento di favolosa continuità tra passato, presente e futuro del settore.
La voce ieratica di Riccardo Morello vi accompagnerà per mano in un universo sonoro dove s’intrecciano languori, ansie e turbamenti, e in cui ogni intervento strumentale è al tempo stesso preciso, fantasioso e funzionale alla missione primaria.
Nel programma non c’è l’ombra di pause o momenti interlocutori … dopo l’evocativa e sinistra introIl senza ombra”, la pulsante “Il calice dell’oblio” distilla profonde scosse di puro dark-prog, seguita dal clima assai “cinematografico” de “La grande quercia”, impreziosita dai vocalizzi sinistri e seducenti dell’ospite Marina Larcher.
Sulla via della veglia” spalanca le porte ad uno scenario ricco di “segreti”, tra anfratti oscuri e taluni “alleggerimenti” d’atmosfera (vagamente alla stregua delle prove più rock dei Goblin …), mentre “Al cospetto dell’inatteso”, anche grazie al contributo di Maethelyiah e di Paul Nash (The Danse Society), aggiunge un pizzico di sferzante post-punk al terrificante e incombente impasto sonico.
Elettronica e visionarie tastiere (suonate da Luca Scherani, anche autore del brano) marchiano “Lo scontro”, supportate dai sussulti della batteria di Fernando Cherchi e perfezionate da un liquido assolo chitarristico, a completare un pezzo ancora una volta facilmente immaginabile come parte integrante di una colonna sonora.
Scorie dei migliori Nuova Era affiorano in “Nel labirinto spirituale”, una ballata metafisica di notevole suggestione, e nelle “Le 4 A”, un incisivo numero di hard-prog, e a chi non teme d’intraprendere un’autentica discesa nell’angoscioso gorgo delle tenebre è destinata “Il mio nome è menzogna”, da vivere rapiti e turbati come di fronte a un quadro di surrealismo esoterico.
Maethelyiah e Nash ritornano anche in “Metamorfosi”, ma stavolta è l’anima settantiana del prog-rock a prendere il sopravvento sul percorso espressivo di un disco straordinario, chiuso da “Aseità”, un bass-solo che consente di spendere parole di sincera ammirazione per Diego Banchero, storico leader e principale “agitatore” di un’autentica eccellenza nostrana.
Non mi resta, infine, che esortare il popolo dei Gloriosi ad appropriarsi quanto prima di “L’incanto dello zero”, scoprendo quanto Il Segno Del Comando (magari concedendogli un pizzico di attenzione supplementare), un po’ come accaduto nella migliore stagione televisiva “gotica” tricolore, possieda le chiavi d’accesso ad un’intensa e conturbante partecipazione emotiva.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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