Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:46 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. WE COME ALIVE
  2. FALLING IN
  3. ONE MORE TIME
  4. ANOTHER WAY TO FLY
  5. DRIVE AWAY
  6. JUSTIFIED
  7. RISE ABOVE IT ALL
  8. DEVIL’S HAND
  9. UNIFIED
  10. HEARTBEAT AWAY
  11. PUSH COMES TO SHOVE

Line up

  • Andrew Freeman: vocals
  • Mike Slamer: guitars, bass, keyboards, drums

Voto medio utenti

Considero Mike Slamer un genio (in parte incompreso …) dell’hard melodico e francamente non ricordo un suo progetto musicale (Streets, Steelhouse Lane, Seventh Key, senza dimenticare le innumerevoli collaborazioni e il suo albo solista “Nowhere land”…) debole sotto il profilo della maestria esecutiva e dell’intensità espressiva.
Andrew Freeman è un cantante eccezionale, che ha saputo (nei Last In Line) affrontare il ricordo di un “mostro sacro” come R. J. Dio con grande disinvoltura e perizia, facendo “la sua cosa” evitando sterili e impraticabili tentativi d’emulazione.
Uniti sotto il monicker Devil’s Hand i due sfornano un album straordinario, in cui emerge con decisione il tipico trademark artistico del primo (chi ha amato “Metallic blue”, il capolavoro “Slaves of the new world”, o anche, in misura minore, i lavori della Settima Chiave, non potrà che riscontrare talune assonanze e similitudini stilistiche), ma in cui il secondo non si limita a un ruolo di semplice comprimario, marchiando i pezzi con una notevole tensione interpretativa.
Bastano le prime note di “We come alive” per ritrovare la miscela di vigore, melodia, magniloquenza e coinvolgimento emotivo che caratterizzano da anni il lavoro di Slamer, sublimato dalla voce duttile e comunicativa di Freeman, in grado di assecondare l’avvincente saliscendi armonico del brano.
Falling in” e“Another way to fly” sono altre due belle “botte” sensoriali che piaceranno anche ai fans dei Winger, “One more time” aggiunge il fervore dell’hard-class-blues Tangier-esco al sontuoso impasto musicale e se la convulsa "Drive away”, pur coinvolgente, appare leggermente meno incisiva, con il delicato gusto passionale della ballata "Justified” il programma riprende a stimolare quella benevola produzione di dopamina capace di creare dipendenza.
L’approccio ultra-fisico di “Rise above it all” spezza l’incantesimo e riporta l’astante alla “dura realtà” di un programma intriso di mille diverse sensazioni, che diventano pura trazione sonora in una title-track che appare quasi come un’improbabile fusione tra AC/DC, Harem Scarem e Giant.
Qualora amiate il pathos “sudista” e i cori sontuosi “Unified” può fare al caso vostro e a chi invece fremesse per le suggestive atmosfere di retaggio Yes/Kansas-iano ecco arrivare “Heartbeat away” a rischiare di provocare seri attentati coronarici.
Ancora tanta energia la produce “Push comes to shove”, che mette fine alle ostilità con un ultimo fremito emozionale fatto di hard-rock e classe.
Alla fine, posso affermare con serenità che in “Devil’s hand” non sussiste un solo brano veramente controindicato, per cui non vi rimane che catapultarvi quanto prima dal vostro pusher discografico di fiducia per accaparrarvi il primo (e speriamo non unico …) frutto di una partnership davvero felice e appassionante.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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