Copertina 6,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2018
Durata:43 min.
Etichetta:Kscope

Tracklist

  1. NOT NAMING ANY NAMES
  2. TRY AS I MIGHT
  3. THREATENING WAR
  4. UNCOVERING YOUR TRACKS
  5. ALL THAT YOU'VE GOT
  6. FAR BELOW
  7. PILLAR OF SALT
  8. WHITE MIST
  9. SHED A LIGHT

Line up

  • Bruce Soord: vocalist, guitarist, composer
  • Gavin Harrison: drums
  • Jon Sykes: bass
  • Steve Kitch: keyboards

Voto medio utenti

Gli inglesi la chiamano "consistency", parola a metà strada tra "coerenza" e "continuità" che ben descrive la produzione dei The Pineapple Thief dalle origini ai giorni nostri. Cresciuti all'ombra dei ben più noti Porcupine Tree, hanno iniziato a essere presi sul serio proprio nel momento in cui Steven Wilson decideva di intraprendere la carriera solista. In altri termini, se fino al 2011/2012 circa non c'era una vera a propria "attesa" per un album dei The Pineapple Thief, oggi la situazione è piuttosto diversa.

Dopo il buon "Your Wilderness", la band capitanata da Bruce Soord ha ufficializzato l'ingresso in formazione di Gavin Harrison (e chi altri se no? ndr) e ha iniziato a lavorare a un album "corale" nato in sala prove con tutti i musicisti presenti. Il risultato è "Dissolution" che, pur non essendo un "brutto" album, non riesce a convincere appieno come il suo predecessore.

A mio parere, il "peccato originale" di questo nuovo full-length sta nel suonare troppo come "l'album rimasto nel cassetto" dei sopraccitati Porcupine Tree: ci sono echi di "Deadwing" in "Uncovering Your Tracks", reminescenze di "Fear Of A Blank Planet" nella ruvida "All That You've Got", per non parlare dei (tanti) riferimenti al Wilson solista ("Try As I Might" ha molto del brit-rock di "To The Bone", così come la successiva "Threatening War" o la conclusiva "Shed A Light").

Si esce poco dal seminato: ascolto "White Mist" e penso ai Riverside, mentre "Pillar Of Salt" non avrebbe sfigurato tra i solchi di "The Wall" dei Pink Floyd. L'episodio più interessante e originale è stato giustamente scelto come apripista e si intitola "Far Below", canzone elaborata ma essenziale con un riuscito crescendo intermedio.

Per me più che sufficiente.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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