Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:60 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. RAZOR EATER
  2. RISE UP
  3. VALLEY OF THE KINGS
  4. SHIP OF FOOLS
  5. ATTACK
  6. BAROQUE 'N ROLL
  7. STRONGHOLD
  8. MAD DOG
  9. IN THE NAME OF GOD
  10. FREEDOM ISN'T FREE
  11. MAJESTIC BLUE
  12. VALHALLA
  13. TOUCH THE SKY
  14. IRONCLAD
  15. AIR

Line up

  • Yngwie J. Malmsteen: guitars, bass, vocals on track 10
  • Doogie White: vocals
  • Derek Sherinian: keyboards
  • Patrick Johansson: drums

Voto medio utenti

Questo nuovo lavoro di Malmsteen lascia perplessi perchè probabilmente è il punto più basso mai toccato nella lunga e produttiva carriera del chitarrista svedese.
Non è un mistero che la produzione ottantiana di Yngwie sia più influente e bella di quella targata anni 90. Eppure a ben vedere anche nell'ultimo decennio il "maestro" ha sfornato canzoni degne della parola capolavoro, spesso inserite in album densi di altri brani meno validi ma comunque decenti.
Senza tornare troppo indietro nel tempo, mi viene alla mente il valido Facing the Animal, il plasticoso Alchemy che conteneva alcuni pezzi straordinari ("Leonardo", "Hangar 18, Area 51"), l'oscenamente prodotto e cantato War to end all Wars che in mezzo a tanti difetti riportava alla luce un songwriting d'eccezione ("Crucify", "Bad Reputation"); stavolta invece siamo davanti al vuoto totale. Doogie White, un tempo alla corte dei Rainbow di Ritchie Blackmore ma sentito anche sul Nostradamus di Kotzev e nei Cornerstone, ce la mette tutta dietro al microfono ma nemmeno lui si salva in questo naufragio senza superstiti, lasciandosi andare in linee melodiche aggressive ma troppo tirate e soprattutto monotone.
Stupisce ancora di più l'utilizzo nullo che viene fatto di un mostro della tastiera che risponde al nome di Derek Sherinian (ex Dream Theater), relegato al ruolo di principiante alle prime armi. Anche gli assoli di Yngwie non lasciano il segno, e se nella strumentale "Baroque & Roll" sua maestà Malmsteen percorre note che ricordano da vicino quanto suonato dall'allievo Timo Tolkki, allora c'è da riflettere.
L'unico passo avanti rispetto a War to end all Wars è il suono, ovviamente migliore visto che lo scempio creato due anni fa dalle mani di Mr. Fitzpatrick non può essere umanamente ripetuto; del resto si salva solo la buona prova alla batteria di Patrick Johansson. Un brano degno di menzione e ascolto è Mad Dog, canzone frenetica con un White ben calato nella parte del "pazzo". Valhalla è un altro pezzo sufficiente, ma se lo si paragona all'immortale "I am a Viking" ne esce distrutto. Malmsteen ha una carriera splendente alle spalle, ci si aspettano lavori di qualità da un songwriter come lui, non una raccolta di canzoni inadatte perfino per un gruppo agli esordi: tutte uguali, anonime, senza una punta di feeling, con schemi usati e abusati.
Spero che prima di pubblicare un nuovo disco si prenda tutto il tempo necessario perchè stavolta è caduto nel ridicolo.

Recensione a cura di Emiliano 'Estizi' Tizi

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