Andre Matos: più che un'intervista, la Divina Commedia..

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A poco più di un mese dall'uscita del suo nuovo disco, "The Turn of the Lights", abbiamo l'occasione di fare due chiacchiere con Andre Matos, celebre singer di Viper e Angra ora alle prese con il suo progetto solista, giunto ormai al terzo episodio. Ed è un Matos in forma eccellente, che non lesina fiumi di parole e rivela qualche particolare decisamente interessante sulla sua carriera..

Iniziamo dal presente, il tuo nuovo album: come lo descriveresti? Quali sono le maggiori differenze con il tuo ultimo lavoro, “Mentalize”?
Il nuovo album, “The Turn of the Lights” potrebbe essere considerato come una summa degli altri due precedenti. Allo stesso tempo però differisce sostanzialmente da entrambi. In confronto all’ultimo, penso che la maggior differenza consista nel fatto che abbiamo avuto molto più tempo per comporre, arrangiare e preparare il materiale. In termini di registrazioni ci è costato praticamente lo stesso tempo, circa 3 mesi, ma siamo riusciti ad utilizzare le ore di studio in maniera più efficiente e intelligente. Questo è stato reso possibile anche da un’attenta pianificazione delle registrazioni. E’ la prima volta che ci occupiamo dell’intero processo di produzione, dall’inizio alla fine e in un unico posto. Ed è anche la prima volta che abbiamo realizzato il tutto nella nostra città, San Paolo. Grazie a questo abbiamo avuto una grande possibilità di movimento e una maggiore dinamicità durante il processo di registrazione e siamo stati in grado di lavorare in simultanea, cosa che ha reso l’atmosfera sempre di alto livello. In altre parole, non abbiamo perso una singola vibrazione scaturita dall’album. Ovviamente per fare ciò siamo dovuti arrivare molto ben preparati in studio di registrazione, con tutte le canzoni già ordinate e arrangiate.
“Mentalize” invece l’abbiamo prodotto in tempo record: in 4 mesi abbiamo scritto le canzoni, mixato e prodotto il tutto, in studi diversi. E’ stata un’impresa per tutti, anche per dimostrare che potevamo concepire e realizzare un’idea in un periodo così breve.
Inoltre c’è anche qualche cambio di line-up tra i due album, cosa che ha influito sulle sonorità proposte. E i nuovi produttori, che si sono presi la briga di questo lavoro, hanno aggiunto le loro esperienze e le loro qualità. Al momento non esito a dire che non solo sono i migliori produttori sudamericani, ma probabilmente possono essere inseriti tra i migliori al mondo. L’album ha raggiunto la vetta delle classifiche in Giappone ed è stato votato dalla stampa come uno dei migliori del 2012. E’ una ragione per essere molto soddisfatti e orgogliosi del nostro lavoro e di come è stato accolto.
Preferisci questa tua carriera solita o quella in una “vera” band? Il titolo del tuo primo album era “Time to be Free” e ho sempre pensato fosse un riferimento al tuo cammino da solista..o è una semplice coincidenza?
No nessuna coincidenza, hai visto benissimo. Ho fondato diverse band durante la mia carriera, come i Viper, gli Angra o gli Shaman..e ogni qualvolta mi sono accorto che la sinergia, l’amicizia, il rispetto e la fiducia stavano venendo meno, ho deciso di seguire il mio istinto e iniziare qualcosa di nuovo, praticamente da zero. Non ho mai avuto paura di ricominciare, perché ho sempre creduto nel mio potenziale e soprattutto nella mia devozione alla musica. Coi Viper in realtà è stato diverso, li ho lasciati per ragioni differenti. Comunque dopo tutte queste esperienze l’unica via d’uscita rimasta era lanciarmi in un progetto solista. Confesso che questa è stata l’unica occasione in cui mi sono sentito prudente, perché non sapevo cosa mi avrebbe aspettato e cos’avrebbe pensato la gente. La mia responsabilità sarebbe aumentata esponenzialmente e il mio nome sarebbe stato sotto gli occhi di tutti. Quindi “Time to be Free” è stato davvero un urlo di libertà, un urlo a favore della verità e dell’originalità. Ho sempre pensato che non puoi fare vera musica se non te la senti dentro e se non sei circondato dalle giuste persone, che creano l’atmosfera necessaria. Ora, dopo 6 anni di carriera solista, posso confermare per l’ennesima volta che è stata la decisione più saggia. E il coronamento di questa decisione è la risposta che stiamo avendo dai fans per “The Turn of the Lights”. In qualche modo i nostri fedelissimi sanno cosa aspettarsi da noi: innovazione insieme a una ben definita firma musicale. Immagino di averla costruita col tempo. Non dimentichiamo che mi porto sulle spalle 25 anni di carriera, il che conta parecchio. Niente può rimpiazzare una buona reputazione e un certo modo di interagire con il pubblico e con la musica. E’ qualcosa di cui mi sono sempre preoccupato, fin dal principio della mia carriera.
Com’è andato il tour per la reunion dei Viper? Avete pianificato qualcosa insieme per il futuro?
No, in realtà è stato un semplice tour commemorativo per i 25 anni del nostro primo album “Soldiers of Sunrise”. Anche se per motivi logistici è stato un tour limitato esclusivamente al Brasile, ha avuto un grande successo. Abbiamo suonato in circa 40 concerti in tutto il paese e sono andati tutti sold-out. I Viper erano davvero molto popolari nel nostro paese e non abbiamo potuto fare a meno di notare molte persone “anziane” tra il pubblico, magari assieme ai propri figli. Questa è stata una delle cose più divertenti e allo stesso tempo soddisfacenti di questa esperienza. Abbiamo mantenuto la nostra amicizia viva in tutti questi anni e c’è sempre stato un forte desiderio di rifare qualcosa insieme, un’altra volta. Il momento giusto è finalmente venuto e ne abbiamo ovviamente approfittato.
Allo stesso tempo però è sempre stato chiaro a tutti che sarebbe stato solo per questo tour e basta. Non c’erano e non ci sono piani per realizzare del materiale in studio o simili. Sarebbe un discorso completamente diverso e dovrebbe collimare con le esperienze di ognuno di noi, cosa praticamente impossibile. Anche se, basandosi solo ed esclusivamente sulla nostra voglia, andremmo avanti a fare tour e suonare live in continuazione, senza sosta.
In ogni caso è stato realizzato un bel DVD durante il tour, che sarà in uscita nei prossimi mesi, come regalo per i nostri fans.
Nella tua carriera hai partecipato a tantissimi progetti paralleli, con una quantità incredibile di artisti. Quali sono quei progetti che hai gradito maggiormente?
Amo praticamente tutti i progetti metal a cui ho partecipato, come gli Avantasia ad esempio, specialmente quando abbiamo avuto l’occasione di andare in tour assieme (2008, ndR). Anche i Symfonia sono stati una grande opportunità di condividere esperienze con grandissimi musicisti. Ma ci sono anche altri progetti che differiscono un po’ dal metal, come i Virgo con Sascha Paeth o la rock opera “Tommy”, sulla base del disco dei The Who, nella quale ho interpretato la parte del protagonista, cantando davanti a una vera orchestra e a una band rock.
Ho partecipato persino a dischi di musica da tutto il mondo, come “Sagrado” dal brasile o “Corciolli”. Ho registrato e mi sono esibito con grandi nomi della scena Blues e di altri generi musicali, cosa che ha espanso enormemente il mio universo musicale.
Hai avuto anche l’occasione di lavorare con alcuni artisti italiani, come Luca Turilli o i Clairvoyants. Sono state collaborazioni piacevoli?
Tra le più piacevoli in assoluto, perché mi identifico parecchio nella cultura e nella mentalità italiana. Siamo diventati amici molto stretti, specialmente con i ragazzi dei Clairvoyants. C’era sempre la sensazione di sentirmi a casa sia mentre ero in tour con loro (dentro la vecchia Fiat Furgonetta, attraverso il paese..RIP!!) sia in studio. Estremamente piacevole, davvero.
Luca Turilli è uno dei musicisti più genuini che ho mai conosciuto, abbiamo condiviso lo studio in Germania tantissime volte e gli auguro davvero grandissime fortune per il suo nuovo inizio, lo merita.
Comunque c’è davvero una grossissima fan-base in Italia, gente che segue i miei passi in ambito musicale fin dai primi inizi ed è sempre un grandissimo piacere incontrare queste persone quando ho l’opportunità di visitare il paese. E non vedo l’ora di ritornare, il prima possibile!
Tu sei una delle più grandi voci power della storia, sicuramente nella mia Top5 di tutti i tempi. Fatta questa premessa, in una data in Italia coi Clairvoyants hai avuto l’occasione di ascoltare e cantare assieme ad Alessandro Conti dei Trick or Treat, che ora è anche cantante dei Rhapdosy. Ti piace? Trovi in lui una somiglianza con un altro grandissimo come Michael Kiske, così come trovi somiglianze tra Gabriele dei Clairvoyants e Bruce Dickinson?
Alle, così come Gabriele, sono cantanti eccezionali. Non voglio semplicemente paragonarli a Kiske o Dickinson, non sarebbe corretto. Hanno entrambi un talento naturale e sono davvero felice per loro che stiano riuscendo a dimostrare a tutti questo talento su composizioni proprie e con le proprie bands. Tra l’altro per coincidenza, e proprio durante quell’incontro occasionale, sono stato invitato come ospite sul nuovo disco dei Tricks. Dopo aver sentito la canzone, ho accettato immediatamente. E’ davvero bella e potente. Io e Alle siamo impegnati quindi in un bel duetto e le nostre voci si sposano a meraviglia. Spero che piacerà a tutti e ad Alle “Tanti auguri per il nuovo CD” (in italiano anche nell’originale NdR).
Non ho mai partecipato a progetti, dischi o concerti con persone con le quali non avevo nessuna connessione. Ci DEVE essere una sinergia, altrimenti preferisco declinare gli inviti.
Tra l’altro la mia partecipazione in studio con i Clairvoyants è stato in qualche modo anche un regalo per me stesso: mi hanno fatto cantare “Hallowed be thy Name”, in assoluto la mia canzone preferita degli Iron Maiden. Gli sono davvero molto grato per questo, altrimenti non so quando mi sarebbe mai capitato!
Esiste una possibilità di vederti ancora con gli Angra?
No direi di no, non in questo momento. Non è decisamente parte dei miei piani futuri. Credo che abbiamo chiuso un capitolo quando ci siamo separati, anzi, addirittura credo che abbiamo chiuso l’intero libro!
In ogni caso, so perfettamente il valore dello straordinario lavoro che abbiamo fatto insieme. Gli Angra sono stati a suo tempo una band unica nella sua specie. Nessuno stava facendo quello che abbiamo fatto noi ed è stato qualcosa di estremamente speciale, nessun dubbio a riguardo. Ma allo stesso tempo non mi sento nostalgico a riguardo, perché conosco anche l’altra faccia della medaglia: dentro la band le relazioni interpersonali si stavano distruggendo, non ci sentivamo più a nostro agio gli uni con gli altri. C’è stata una rottura dal punto di vista della reciproca fiducia e del rispetto e queste cose hanno iniziato a distruggere anche il lato musicale. Non sono il tipo di persona o di musicista che riesce a portare avanti una cosa del genere solo per i soldi e per la fama. Così ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle, esattamente quando eravamo al top e di buttarmi dalla cima all’oscurità. Ma ero sollevato. Lasciare gli Angra è stato come firmare un passaporto per la libertà. E non ho nessun rimpianto o rimorso, oltre a nessun dubbio nell’aver fatto tutti la cosa giusta: è stato di vitale importanza per permetterci di crescere sia come musicisti sia come uomini.
Abbiamo lasciato grandi lavori alla storia della musica. Queste sono cose che non dimenticherò mai e che mi porterò dentro con grande onore per tutto il resto della mia vita. Ma niente giustificherebbe una reunion. Nessuno può garantire che funzionerebbe esattamente come funzionava più di 15 anni fa. Potrebbe semplicemente diventare un’esperienza frustrante, un completo fiasco. Quindi preferisco mantenere vivida nella mia mente quell’immagine splendida del nostro soddisfacente passato e non distruggerla per un paio di migliaia di Euro!
Tu e Tobias Sammet siete grandi amici e avete lavorato insieme negli Avantasia. Sappiamo che sta lavorando ad un nuovo disco..ne farai parte? Se sì, puoi darci qualche preview del progetto, magari qualche altro nome?
Spero proprio di farne parte! In realtà sono stato molto occupato coi miei progetti in questi tempi ma ti prometto che contatterò Tobias prestissimo per avere il mio ruolo nel nuovo disco! Quando e se avrò qualche notizia a riguardo stai sicuro che lo saprete. In ogni caso è sempre un grande piacere lavorare con Tobias, Sascha, Miro, Amanda, Oliver, Robert e tutto il resto della famiglia Avantasia. Spero di rivederli presto tutti.
-Ti è piaciuto essere Elderane l’Elfo?
Hahaha all’inizio non sapevo quale sarebbe stato il mio ruolo, perché ricevetti solo delle piccole parti esclusivamente musicali. Ho fatto la conoscenza con l’intero concept solo quando è stato tempo di mixare il primo album..a quel punto mi sono accorto che avrei fatto dei meravigliosi duetti con altri grandissimi cantanti! Ma è stato decisamente un ruolo figo. Come l’Elfo del Signore degli Anelli: sono dei grandi guerrieri ma allo stesso tempo hanno grande saggezza e mistero. E’ un gran personaggio uscito dalla sua testa malata!
Com’è stato il periodo coi Symfonia? Nell’industria musicale gira una certa immagine di Timo Tolkki. Com’è in realtà?
Guarda mi è piaciuto davvero tantissimo collaborare coi Symfonia. E’ stato un piacere e un onore far parte di quella squadra. Ci siamo divertiti molto sia in fase compositiva che in fase di registrazione, così come in tour. I Symfonia sono nati come un side-project senza nessun tipo di ambizione riguardo il cambiare il concetto di “power metal”. Volevamo solo suonare quel tipo di musica che ha consacrato le nostre carriere e la cosa speciale era che l’avremmo fatto tutti assieme. Ogni musicista nei Symfonia è un vero e proprio maestro nel suo strumento e sono orgoglioso di aver fatto la mia parte.
Tutto è andato alla grande, abbiamo realizzato un album davvero buono e i fans hanno apprezzato il nostro stile e siamo riusciti addirittura a suonare in Europa e in Sud America. C’era un’ottima alchimia sul palco e ci siamo trovati davvero bene assieme. Penso che coloro i quali hanno avuto l’opportunità di vederci live abbiano avuto la stessa impressione.
Poi alla fine del tour abbiamo iniziato a pensare alla realizzazione di un secondo album. Ne abbiamo discusso un po’ e alla fine eravamo praticamente pronti per iniziare a lavorarci. A quel punto, improvvisamente e inaspettatamente, Timo Tolkki ci ha spedito un’email che cambiava completamente ogni piano: praticamente ci ha detto che a causa di non precisati problemi personali non ci sarebbe stato nessun secondo album, i Symfonia avrebbero cessato di esistere e, soprattutto, avrebbe lasciato del tutto il mondo della musica. Dopo lo shock iniziale, ci siamo resi conto che non c’era molto altro da fare, i Symfonia prima di tutto sono stati un’idea di Timo ed è stato lui il responsabile di tutto, di conseguenza non avrebbe avuto molto senso proseguire senza di lui. Quello che potevamo fare a quel punto era rispettare la sua decisione.
Ecco, lui era l’unico che non è mai stato in reale contatto con noi fin dal principio. Sono davvero dispiaciuto per il suo destino. Naturalmente sono stato avvertito centinaia di volte da gente che aveva lavorato con lui in passato riguardo il suo stato mentale, i suoi problemi a livello psichiatrico e così via. Se devo essere sincero, in tutto il periodo in cui ho lavorato con lui non ho avuto nessun problema e ci capivamo abbastanza bene. Abbiamo anche parlato dei suoi problemi e mi ha detto che erano cose del passato e che ora stava bene, che non si sarebbero più presentati. E invece..
Non so bene se questi problemi se li crea da solo, fatto sta che influenzano anche chi lo circonda, il che è molto peggio. Ma ancora una volta è qualcosa per cui possiamo essere solo dispiaciuti. Questo tipo di comportamenti non lo porterà molto lontano ed è un enorme spreco, considerato l’enorme talento che ha come musicista.
Comunque sono ancora in contatto con gli altri membri della band, siamo diventati davvero molto amici e magari in futuro ci ritroveremo on stage, sicuramente senza Timo.
Non c’è niente da rimpiangere comunque, abbiamo realizzato un grande album e fatto un bellissimo tour. L’unico peccato è non aver potuto dare seguito a questa bella esperienza, il tutto per colpa della decisione di una singola persona che ha avuto il potere di distruggere tutto quello che era stato costruito fino a quel punto. Comunque ora ognuno è concentrato sulle proprie band e su altri progetti, quindi la fine dei Symfonia fortunatamente non ha influito troppo sulle nostre vite professionali.
Hai pianificato un tour per accompagnare il nuovo album? Verrai in italia?
Di solito l’idea è sempre quella, quando realizzi un nuovo album. In passato le band potevano scegliere se concedersi il lusso di suonare live o no, oggi la situazione è cambiata, per colpa naturalmente del crollo nelle vendite dei dischi. Comunque penso che il metal sia uno dei generi musicali che soffre di meno del fenomeno della pirateria, anche se in ogni caso non puoi comparare le vendite di oggi a quelle di 10 o 20 anni fa.
Comunque una band deve per forza fare un tour per promozionare il disco, o viceversa. Non è facile realizzare tour da headliner in Europa, data la crisi economica. Ma credo ancora nel potere dei festivals estivi e spero proprio di riuscire a suonare in uno di questi nel 2013. L’Italia comunque è un caso a parte: data la grandissima fan-base sarà molto probabile riuscire a fare più di una data, in diversi angoli del paese. Sarebbe bello organizzare un bel gruppetto con i Clairvoyants, i Trick or Treat e Luca Turilli, così da fare un tour italiano e suonare dalla Sicilia alle Alpi. E’ un mio sogno da lungo tempo e spero di riuscire a realizzarlo un giorno!
Che rapporto hai con i fans in Italia? Qual è il pubblico migliore del mondo? Sii onesto!
Io AMO il pubblico italiano, senza ipocrisie! E ogni fan lo sa, non c’è bisogno di dirlo. Voi siete in assoluto tra i migliori del mondo. Ma ogni paese reagisce in un modo particolare: in Germania o in Finlandia, per esempio, possono guardare il tuo spettacolo in assoluto silenzio, ma non per questo vuol dire che non gradiscano! In Inghilterra invece è difficile conquistare il pubblico, ma una volta che ci sei riuscito puoi considerarti un vincitore!
Non è un segreto che i territori in cui siamo più “forti” in Europa siano quelli del sud: Italia, Francia, Spagna, Grecia..ma sono rimasto davvero molto impressionato dai paesi dell’Est Europa, come Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania..hanno dimostrato una grandissima “fame” per la musica e ci hanno trattato davvero molto bene.
Il Giappone poi è un caso ancora a parte, li c’è un discorso di grandissimo rispetto tra il pubblico e la band, qualcosa di unico. Sono dei sostenitori davvero fanatici ed è un paese davvero fantastico sotto tutti gli aspetti.
Ma il posto più curioso in assoluto dove suonare è sicuramente il Sud America. Il Brasile da cui proveniamo è l’unico paese in cui non si parla spagnolo ma siamo amati ovunque, dal Messico al Cile. E specialmente in Argentina, che come sai ha una rivalità centenaria col Brasile in ambito calcistico, è uno dei paesi a noi più cari per quanto riguarda il suonarvi..sono davvero matti!
In breve, ogni differenza e ogni divisione è lasciata alle spalle quando si parla di musica. E’ davvero il linguaggio universale!
Ci puoi suggerire qualche giovane band brasiliana che reputi interessante e che pensi possa avere un grande futuro?
Guarda, al momento passo la maggior parte del mio tempo in Svezia per motivi lavorativi e ho quasi più familiarità con la scena svedese rispetto a quella brasiliana. Posso dirti che ci sono stati molte reunion e ritorni di “vecchie” band brasiliane, che magari non hanno avuto le chance che si meritavano al tempo e vogliono riprovarci. Per il resto davvero non ho molto da dire..prometto che mi informerò e la prossima volta che ci sentiremo sarò molto più preparato!
Bene André, direi che è tutto! Grazie davvero per il tuo tempo e in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!
Grazie a te Andrea (in italiano anche in originale, ndr). E’ stato un vero piacere parlare con te e con i carissimi fans italiani. Spero di tornare in Italia “prontissimo”: mi mancate un sacco! E ovviamente spero davvero di realizzare quel progetto attraverso il paese, sarebbe un’esperienza fantastica!
Tanti auguri a tutti, alla prossima volta, ciao! (pure questo in italiano, scatenato! Ndr)

Quoth the Raven, Nevermore..
Intervista a cura di Andrea Gandy Perlini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 dic 2012 alle 12:28

Ti dirò, dopo tutte le cose che ho sentito su Tolkki non faccio proprio fatica a credere a Matos..

Inserito il 13 dic 2012 alle 11:11

Onestamente non credo molto a questa versione di Matos sulla fine dei Symphonia(Tolkki, dr.Jeckyll e mr.Hide).Mi sembra molto più realistica la versione del "pazzo" Tolkki, cioè:l'album non gli ha fruttato quello che pensavano e mancanza di investitori per farne un secondo.Quindi un problema di dinero!