J.C. Cinel: on the road, … again.

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Gruppo:J.C. Cinel

C’è qualcosa d’indefinibile eppure assoluto nella musica suonata con talento e passione, una forma di “grazia” incontaminabile che promana delle verità per cui non sono necessarie né prove speciali e né particolari motivazioni. Si tratta di sensazioni guidate più dall’istinto che non dalla ragione, e quando ci si trova davanti a tali manifestazioni artistiche sono proprio la “pancia” e il “cuore” gli organi immediatamente sollecitati, capaci di convincere subito dopo anche la “testa”, magari un po’ ritrosa perché condizionata da una spesso sopravvalutata ricerca del “nuovo”. In "The light of a new sun", il terzo lavoro solista di J.C. Cinel, cantante e chitarrista dal solido background troverete tutto questo … suoni “collaudati” per emozioni tanto “familiari” quanto prepotenti, in un’elaborazione dell’american roots in cui classe, attitudine ed equilibrio sono gli elementi di distinzione di una scrittura e di un’interpretazione tanto sentite e genuine da rendere quasi “incredibili” le origini geografiche dell’autore.
Eh, già perché J.C. è italiano, di quelli che ci rendono orgogliosi del rock tricolore, ed è un vero sollievo, stavolta (una delle tante, per fortuna, soprattutto negli ultimi tempi) non avere l’assillo di cadere in errori di traduzione, visto che oltre ad avere molto da “cantare” e “suonare”, il nostro ha anche un bel po’ di cose interessanti da raccontare …

Ciao, grazie per il tempo concessoci e benvenuto su Metal.it! Iniziamo, come di consueto, con una breve scheda di presentazione della tua variegata carriera artistica …
Ho iniziato a suonare in giro più di venti anni fa e tante sono state le collaborazioni e tour che mi hanno portato ad esibirmi in Francia, Spagna, Germania, Belgio, Olanda, Svizzera, Creta e USA … due volte in California e a Nashville Tennessee dove ho passato quattro mesi ed ho avuto la possibilità di collaborare con grandi artisti e di suonare in locali storici della Music City tra i quali il Tootsie e Bluebird Cafè. Tanti sono i festival a cui ho partecipato … ne cito alcuni … due volte al tedesco Burg Herzberg Festival, Nistoc Festival, Woodstock Festival (che aveva in scaletta Ten Years After e Creedence), Ameno Blues (da spalla a Buddy Widdingtone, ex chitarra di John Mayall), Subiaco Festival (Willie Nile e Leon Hendrix), Folkest (in scaletta anche Steve Hackett), … e tanti locali prestigiosi in giro per l’Europa … negli ultimi dieci anni ho inciso sette dischi: tre con i Wicked Minds, uno con la Jimi Barbiani Band e tre album solisti ... la vita on the road è stata una costante nella mia vita … e spero continui cosi ...
Considero, come già affermato in sede di recensione, il nuovo "The light of a new sun" un lavoro da costante “pelle d’oca”, una definizione magari poco “tecnica”, ma a mio modo di vedere molto efficace per descrivere gli effetti emotivi del disco … Ci racconti qualcosa del significato affidato al suo titolo, della sua genesi e delle direttive ispirative che ti hanno condotto alla stesura dei pezzi che lo costituiscono?
Ti ringrazio molto …”The light of a new sun” è la ripartenza ... il tema del viaggio ha un significato preponderante nella mia musica ... sia in senso figurato sia introspettivo … il viaggio è il simbolo dell’agire, dell’intraprendere, dell’osare di nuovo, dell’indomabile curiosità che ci spinge avanti alla ricerca del nuovo spesso incuranti del traguardo ma consapevoli che il tragitto e il percorso sono spesso più importanti dell’arrivo. Per non continuare a vivere lo stesso giorno all’infinito accecati dall’accettazione di un io immobile, prigioniero della consuetudine e della rassegnazione che non prevede né slanci né cambiamenti ma solo appagamenti materiali e tangibili …”The light of a new sun” è la riscoperta dell’amore del sé che nonostante le cadute si rialza ancor più desideroso di sorprendersi …
Sono un grande estimatore della tua voce (fin dai tempi dei Wicked Minds, senza dimenticare lo splendido contributo offerto di recente alla Jimi Barbiani Band …) e ancor di più delle tue eclettiche capacità interpretative, per un quadro complessivo in cui la tecnica è al sempre servizio dell’espressività … un approccio che ricorda parecchi maestri anglosassoni della “fonazione modulata”, ma senza tentare di “imitarne” nessuno … Chi sono i tuoi modelli e qual è il “segreto” di una vocalità così ricca, pastosa e magnetica (chissà che non sia utile ai tanti propugnatori dell’estensione fine a se stessa!)?
Guarda, hai colto proprio nel segno … la voce è lo strumento, a mio avviso, più connesso naturalmente alla sensibilità musicale in quanto esce da noi stessi … ho sempre amato i cantanti con una forte personalità timbrica, in grado di essere riconosciuti ed apprezzati da subito per la loro unicità, credibilità e capacità di raccontare storie … purtroppo troppi cloni dei cloni oggi hanno un po’ fuorviato questo concetto e ridotto questo ruolo a una mera esibizione tecnica … ma questo non si ferma purtroppo solo all’ambito dei cantanti. Penso che un cantante debba innanzitutto trovare il suo suono, la sua voce, la sua dimensione … la cosa più difficile, infatti, a mio avviso è l’arte dell’interpretazione che deve trasportare l’ascoltare nel mondo reale o fantastico che stai raccontando … poi ovviamente l’interpretazione è molto legata alla sensibilità del cantante e quindi ne rispecchia la personalità … questo penso sia qualcosa d’innato. Ho sempre amato ascoltare generi e cantanti totalmente differenti ma con un approccio melodico forte …non potrei scindere il blues dalla melodia perché rappresentano il mio colore espressivo … è questo che rende la mia vocalità cosi variegata … i miei punti di riferimento sono, infatti, Paul Rodgers, David Coverdale (il mio preferito di sempre), Lou Gramm, David Byron, Greg Allman, ma anche David Crosby (un altro dei miei preferiti), Gerry Beckley, Barry Gibb (si proprio lui!) … tutti cantanti dalla forte personalità timbrica …
Il disco offre una miscela davvero sentita, raffinata e matura di (hard) rock, blues, soul, country, southern e west-coast sound, proponendo una sorta di verosimile showcase delle tue passioni musicali … cosa ti affascina così prepotentemente nella roots music americana? Quali sono i tuoi ascolti abituali attuali e quali quelli che ti hanno fatto amare così tanto questo suono?
Sì, sono d’accordo ... è proprio il mio intento quello di miscelare differenti influenze che fanno parte di me … mi piace che tutto questo processo non vada ad intaccare ma anzi fortifichi la propria identità musicale, il proprio stile. Questo secondo me è il percorso più tortuoso per un artista ma di gran lunga il più appagante. La ricerca e lo sviluppo del proprio stile è un lavoro continuo che dura una vita … non può ovviamente tralasciare le proprie influenze ma deve progressivamente vivere di vita propria ed è un procedimento che migliora e si evolve costantemente negli anni. Quello che mi affascina della musica americana in senso roots è la solarità che riporta di nuovo al tema del viaggio. Mi piace l’estremo approccio melodico e le armonie vocali a più voci … un trademark che ho abbracciato in tutte le mie esperienze musicali … i miei ispiratori in questo senso sono stati America, Doobie Brothers, Poco, Bob Dylan, Buffalo Springfield, Tom Petty, Dan Fogelberg, John Mellecamp, Byrds, James Taylor, Eagles, … ultimamente sto ascoltando i Rival Sons, John Mayer, i grandissimi James Gang (primi tre album), Yes (“Fragile”), Uriah Heep (“Demon and Wizard”), Great White, Josh Rouse, Styx e Roy Rogers band ...
Arrivati al capitolo canzoni, è difficile effettuare “graduatorie di merito” in un Cd emozionante dalla prima all’ultima nota … non senza sforzo, allo scopo di un doveroso approfondimento ne scelgo tre: "Wheels of time”, la title-track del Cd e la ballata esotico-acustica “A place in the sun” … cosa ci puoi dire sulla “storia” e sulla “filosofia” che sottendono la nascita di questi pezzi? Ritieni queste selezioni in qualche modo rappresentative dell’essenza di "The light of a new sun"?
Beh, sì, devo dire che sono tra le mie preferite … sono i brani che forse più rispecchiano la mia esigenza di fondere molteplici stili. Per “The light of a new sun” penso di avere già spiegato prima il concetto che sta alla base … ”Wheels of time” narra l’incontro di due persone che si prefiggono di sfuggire allo stile di vita scelto per loro ma che poi alla fine vengono risucchiate e inciampano negli stessi errori comuni a tutti … quindi è una valutazione un po’ amara del condizionamento sociale che a volte spegne anche animi avventurosi … musicalmente volevo creare un brano che avesse una ritmica forte, funky, ma che mantenesse una melodia e mood rock … e penso di esserci riuscito … ”A place in the sun” rispecchia il mio amore per la musica modale, per le atmosfere eteree, orientali … mi piacciono le scale arabe, indiane, gypsy, inserite in un contesto inusuale cioè nel formato canzone.
Tra i tanti bravi musicisti che ti accompagnano nell’opera, spicca inevitabilmente il nome di uno special guest d’eccezione … Johnny Neel di fama Allman Brothers e Gov't Mule … Com’è nata la collaborazione?
Beh, è stato durante la mia lunga permanenza a Nashville che ho avuto la possibilità di incontrare Johnny, presentato da un amico comune … abbiamo condiviso tanti bei momenti insieme a Nashville, suonato insieme, bevuto insieme … è stato normale che quando gli ho chiesto di suonare nei miei brani lui abbia accettato molto tranquillamente …vederlo suonare in studio è stata un’esperienza incredibile ... senza troppe raccomandazioni ha suonato esattamente quello che avevo in mente senza strafare, ma al servizio del brano … un grande artista …
Ritorniamo per un attimo alla tua cooperazione con la Band di Jimi Barbiani … un vero incontro artistico di “anime gemelle”, che, a quanto ho letto, tra gli altri, si è recentemente esibito al prestigioso Burg Herzberg Festival in Germania … raccontaci tutto … della fruttuosa partnership e dell’esperienza ad un happening che avevi già “frequentato” con successo con i Wicked Minds …
Ho partecipato a Milano a una serata dei WIND, una sorta di jam party night … sono salito sul palco per fare qualche brano insieme a loro. Dopo qualche giorno Jimi mi ha chiamato per sapere se ero interessato a un progetto comune … io ero appena uscito dai Wicked Minds e lui stavo uscendo dai WIND …è stato naturale che quest’alchimia abbia avuto un bel seguito ... abbiamo cominciato a scrivere insieme i brani che poi hanno visto la luce su “Back on the tracks”. Ci siamo esibiti in seguito in tanti festival in Italia e poi siamo approdati al Burg Herzberg … un’esperienza fantastica davanti a migliaia di persone abbiamo suonato tutti i brani del disco … grande apprezzamento e serata da incorniciare. Avevo già fatto il Burg Herzberg con i Wicked Minds nel 2006 … anche lì esperienza devastante … abbiamo suonato prima degli UFO e di ULI JON ROTH ex Scorpions … indimenticabile ... sette mila persone e forse più davanti … il tutto documentato nell‘album ”Live at Burg Herzberg festival” uscito per Inakustik Records.
A questo punto siamo arrivati alle domande più scontate … programmi e concerti imminenti per il tuo “progetto personale” o per eventuali altre situazioni artistiche che ti vedono coinvolto …
Partirò a dicembre per un tour europeo che toccherà Germania, Olanda e Belgio per la presentazione e promozione del nuovo disco … tante ottime reviews sono uscite in Germania e Olanda e penso sia il momento giusto e i posti giusti per intraprendere questo tour. Saremo allo storico Spiriti of 66 in Belgio che vede nella programmazione di questi mesi Steve Hackett, Molly Hatchet, Robben Ford, Walter Trout e tanti altri …
Pensando ad un ipotetico “tour perfetto”, chi sarebbero i protagonisti (assieme a te ovviamente…)? Quanto è importante, per una buona esibizione, condividere il palco con artisti che ammiri?
Ah, bella domanda … difficile scegliere … dai ci provo ... Warren Haynes e Gary Moore (sigh) alle chitarre, Neil Murray basso, Ian Paice alla batteria, David Crosby, Timothy B. Schmit, Steve Perry ai cori … ma quanto spenderei? L’alchimia sul palco si basa soprattutto sulla stima reciproca … a volte quella personale può vacillare ma non quella musicale …
Old fashioned, retrò, vintage, oggi la ricerca del “classico” assume tante diverse definizioni e sembra aver riconquistato i favori del pubblico e del business discografico … da dove nasce, secondo te, questa riscoperta della “tradizione”? E’ semplicemente l’ennesima operazione di “riciclaggio” tipica di una scena in debito di nuovi stimoli o credi che ci sia qualcosa di decisamente più importante dietro a tale orientamento?
Beh, in parte sono d’accordo nell’affermare che ci sia una reale caduta di stimoli e aggiungo di creatività … sicuramente la musica negli anni 60-70 è arrivata ai più alti livelli d’inventiva e genialità … frutto anche di un’epoca che si avvicinava al nuovo che anelava a cambiamenti sociali e di costume … e di conseguenza le forme d’arte sono le prime ad essere stimolate in senso creativo ... una società piatta e conformata non genera troppa cultura né tantomeno curiosità … poi forse dopo tanti trucchi sonori e d’immagine si ha, come succede ciclicamente, un ritorno al concreto, al "diretto" …
Come ti poni nei confronti del downloading? Lo vivi con rassegnazione, pensi sia un “furto” oppure un mezzo d’accesso per una platea vasta di potenziali acquirenti? Come valuti la contemporanea, apparentemente antitetica, “resurrezione” del vinile?
Ma, penso che come accennavo prima si è arrivati alla saturazione della tecnologia ... di per sé il downloading non è sbagliato … ma è frutto di un’esigenza di velocità di usufruire della musica che ha penalizzato la musica stessa ... la possibilità di avere decine e decine di album su un I-pod va a scapito dell’ascolto che diventa sempre più distratto e frettoloso. La musica è arte e come tale ha bisogno di tempo per essere gustata, apprezzata … ancora una volta torno al viaggio … con i vecchi vinili s’intraprendeva un viaggio che partiva dall’artwork della copertina che anticipava la lenta scoperta del disco che veniva ascoltato tutto ... anche per non alzarsi a cambiare continuamente traccia … però era un viaggio …ed un modo completamente diverso di ascoltare … oggi difficilmente ascoltiamo un disco dall’inizio alla fine senza cambiare o mandare avanti ... si è persa la ritualità dell’ascolto … il ritorno dei vinili testimonia appunto un recupero della voglia di rallentare.
Siamo alla fine … nel ringraziarti nuovamente e rinnovando gli apprezzamenti per il tuo lavoro, vorrei lasciarti questa “domanda” come una sorta di spazio “autogestito” … sfruttalo come meglio credi!
Beh, innanzitutto ti ringrazio per la tua cortesia e disponibilità invito tutti ad avvicinarsi di nuovo al panorama più underground della musica perché è da lì che nascono le produzioni più genuine, sincere e incontaminate spinte esclusivamente della passione e dall’amore per la vera musica ... vi invito a visitare il mio sito www.jccynel.com per ulteriori info sul mio percorso musicale e per l’acquisto del disco … and catch you on the road ...
Intervista a cura di Marco Aimasso

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