Fire at Will: speriamo bene...

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Fuoco a Volontà … nessun riferimento alle scariche tra fucilieri di diverse fazioni, alla sfida all'O.K. Corral o alle bordate tra Corsari e le navi di Sua Maestà, ma più semplicemente una formazione francese da poco giunta all’esordio discografico e che ora, rappresentata dal loro chitarrista Mathieu Agest, si racconta anche sulle pagine di Metal.it.

Ciao Mathieu, ci riassumi la storia dei Fire at Will?
I Fire at Will sono in giro già dal 2006. Abbiamo registrato un demo in quello stesso anno, quindi nel 2007 abbiano realizzato “Today is mine" un EP composto da 6 canzoni che è stato ben accolto dal pubblico europeo, e che ci ha permesso di promuoverlo durante diversi tour in Francia Ma anche in Europa. Nel 2008 abbiamo partecipato alla raccolta "Tribute to 88 Fingers Louie" realizzata dalla Eternalis Records, e nello stesso anno Olivier si è unito alla band nel ruolo di bassista.
Nel 2010 siamo rientrati in studio (i Bringer Studio) per registrare "Hoping for the best... Expecting The Worst" che è poi uscito a partire dal dicembre del 2010.
Quali artisti e formazioni ritenete abbiano influenzato la vostra musica?
Sin dai primi passi dei Fire at Will, le nostre intenzioni erano quelle di unire assieme le componenti melodiche ed energiche del punk rock, con i toni più heavy, e la passione e la malinconia che ritroviamo nella musica hardcore. Ciascuno di noi potrebbe citarti una gran numero di bands o di musicisti che hanno influenzato la sua sensibilità ed il suo modo di suonare, ed è quindi davvero difficile stilare una lista che sia esaustive. Ovviamente riconosciamo come nostra principale influenze quella delle formazione melodic hardcore degli anni ’90, anche se sono diversi gli stili musicali che ci hanno ispirato. Spesso affermiamo che la nostra musica si colloca da qualche parte tra Good Riddance ed i Comeback Kid.
Potremmo iniziare a parlare del vostro nuovo album, "Hoping For The Best... Expecting The Worst".
"Hoping for the best ... Expecting The Worst" è il prosieguo di "Today is Mine".
Quello che è cambiato per questo nuovo album è che ci siamo presi il tempo per realizzarlo così come volevamo che fosse. Dalla fase compositiva, alla registrazione, così come per l’artwork,, ogni passo è stato affrontato scrupolosamente e gli è stato dedicato il tempo necessario per raggiungere le nostre aspettative. Le canzoni sono musicalmente più potenti, i testi maggiormente introspettivi e l’intero concept dell’artwork è molto più dettagliato. Inoltre noi ora siamo migliori “musicisti!” rispetto a quanto lo fossimo ai tempi delle registrazioni dell’EP, ed il tocco al basso di Olivier è assolutamente interessante. Gli altri cambiamenti sono che abbiamo lavorato per le fasi di registrazione con Laurent Bringer, mentre per il mastering ci siamo affidati a Mr. Dan Precision (ex-88 Fingers Louie, Rise Against, Break the Silence).
Siete contenti e soddisfatti della sua realizzazione su vinile?
Definitely yes! E’ la prima volta che incidiamo un vinile, ma è una cosa che abbiamo sempre avuto in mente. Come amanti dell’artwork apprezziamo il suo grande formato, e sotto questo punto di vista dobbiamo ringraziare nuovamente Max della Chorus Of One, il quale ha creduto in noi sin dal primo giorno, e ci ha dato la possibilità di realizzare una miglior uscita di quanto potessimo immaginare.
Ci parlate un po’ delle canzoni che userete per promuovere l’album?
Beh… ci sono “Stuck in the past”, “Leave the kids alone” e “Nothing personal”. Al momento trovo piuttosto difficile dirti di più sulle varie canzoni di quanto possano farlo la musica ed i testi. Per noi queste suonano un po’ diversamente e questa è la ragione per cui abbiamo pensato che potesse essere interessante puntare su di loro come singoli, visto che questo evidenzia quella differenza a livello emozionale che noi vogliamo venga riconosciuta alla nostra musica. “Stuck in the past” e “Nothing personal” trattano entrambe sulle sensazioni di sentirsi soli, frustrati ed incompresi, vuoti. “Leave the kids alone” parla di rabbia, impegno e su ciò che si nasconde dietro l’apparenza.
Quale era stata la reazione ai tempi di "Today Is Mine"? E quali i primi responsi per "Hoping For The Best..."?
Abbiamo avuto un sacco di buoni feedbacks dalla gente, qui in Europa. Grazie a questo EP ci è stato proposto di andare in tour con diverse formazioni che apprezziamo, ed abbiamo anche diviso il palco come alcune delle band tra quelle che amiamo. Noi abbiamo potuto andare in tour così assiduamente quanto ci sarebbe piaciuto fare, ad ogni modo siamo pieni di ricordi dei posti in cui siamo stati e di tutta la gente che abbiamo incontrato. E questo è già molto di più di quanto noi avessimo mai potuto sognare in gioventù.
Riguardo a “Hoping for the Best… Expecting the Worst” le prime risposte dai media del settore sono estremamente positive, sopratutto in Italia e negli USA. Noi speriamo davvero che tutti quelli che hanno apprezzato “Today is mine” possano amare “Hoping for the Best… Expecting the Worst”, e che possano convincere alcuni tra quelli a cui non interessa… ed in giro ce ne sono ancora un sacco… hahaha!!!
Come mai avete lasciato passare 3 anni per dare un seguito a "Today Is Mine?
Abbiamo avuto qualche problema nel trovare il giusto bassista. Laurent, Quentin ed io, siamo nella band sin dagli inizi, ma Olivier è il quinto bassista dei Fire at Will. Noi siamo inoltre coinvolti in altri gruppi (Up Rights, Drawers, 8 Control, Nowhere Fast), poi ci sono I nostri lavori, studi o vicissitudini personali, ma anche la distanza tra di noi non è certo d’aiuto nell’essere così regolari quanto vorremmo. Inoltre, come ti ho già detto prima, ci siamo presi il tempo necessario per raggiungere i risultati che ci proponevamo.
La Chorus of One è ormai un’etichetta ben nota nella scena Punk e Hardcore. Come è iniziata la vostra collaborazione?
Non ci sarebbe potuto essere un modo migliore per dare il via alla nostra collaborazione con la Chorus of One, di come è in effetti andata. Eravamo al termine di un tour di 3 settimane con i Nine Eleven ed il nostro ultimo show prima di tornare in Francia, era coinciso con il release party, a Torino, del loro nuovo album per la Chorus Of One Records. Noi avevamo suonato prima di loro, a non appena abbiamo finito di suonare, Max è venuto da noi con un sorriso e ci ha detto di aver realmente apprezzato la nostra musica e che avrebbe voluto prendere parte al nostro prossimo album. Dato che diverse etichette francesi e belghe nella realizzazione del CD, lui ha dichiarato di voler lavorare al vinile. Noi già conoscevamo la sue etichetta, inoltre era già stato coinvolto sui dischi di M-sixteen e dei Nine Eleven, pertanto sapevamo che era la persona migliore con cui potevamo desiderare di lavorare. Ci siamo sentiti davvero felici ed onorati nel sapere che voleva unirsi al nostro team, e lo siamo ancora adesso..
Quale è la vostra opinione sui “talent” shows televisivi come “X-factor” o “American Idol”? Anche dalle vostre parti si è ormai diffuso questo trend?
Of course, anche la Francia ha i suoi shows alla “American idol”, ed ovviamente puoi benissimo immaginare cosa ne pensiamo. Dirti quanto patetici li troviamo, sarebbe l’ennesimo cliché già sentito milioni di volte e così te lo risparmio. Ma non sarebbe onesto, se non ammettessi di aver talvolta guardato le parti dei casting relativi a quelli che sono stati scartati. Lo so che quello è esattamente il motivo per cui queste scene vengono trasmesse, ma devo confessarlo, anche io sono umano.
Quali sono i vostri punti di forza e dove i Fire at Will devono ancora migliorare? E le vostre ambizioni per il futuro?
Ritengo che la nostra principale forza stia nell’incrociare quel gap che c’è tra le scuole Punk Rock ed Hardcore e nel non limitarsi a nessuno standard. Troviamo sia impagabile quel feeling che come Fire At Will proviamo nell’essere liberi di suonare la nostra musica a seconda del nostro feeling ed a come vogliamo esprimere noi stessi. Ovviamente non dobbiamo anche migliorare. Dobbiamo provare a diventare musicisti migliori, e vorremmo anche lavorare sulle voci per renderle maggiormente sofisticate ed infine, non meno importante, dobbiamo anche migliorare il nostro inglese (a chi lo dici! N.d.Ermo).
La sola ambizione che noi abbiamo è di andare avanti il più a lungo possibile, dato che ci divertiamo tantissimo e proviamo un enorme piacere nel suonare assieme, e poterla poi condividere con altra gente non ha prezzo.
La “worst and unexpected thing” che è accaduta ai Fire at Will è stata...
Credo non ci sia ancora capitata. Al momento la cosa peggiore ed inaspettata potrebbe essere che tutto questo finisca.
Cosa vi aspetta ora? Avete piani per un tour? Se non sbaglio a breve suonerete anche in Italia, no?
Stiamo provando a suonare il più spesso possibile non solo in Francia ma anche in Europa. Saremo a Torino ed Imperia il 25 ed il 26 Febbraio, e questa sarà anche la possibilità di celebrare assieme a Max ed agli italiani la nostra ultima uscita. Speriamo di poter suonare maggiormente in Italia nei mesi a venire, e ci sarà sicuramente un tour europeo in Agosto, ma è ancora troppo presto per darti maggiori dettagli. Ad ogni modo tutte le news e le date saranno pubblicate su www.fireatwillhxc.com.
Grazie mille per il vostro tempo, Mat, ora puoi chiudere l’intervista come più ti aggrada.
Grazie a voi per il vostro interesse ed il vostro supporto, ma anche per essere degli open-minded guys.
See you on stage.
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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