Skill In Veins: il rock nelle vene.

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Con una denominazione risoluta e in apparenza persino vagamente presuntuosa (impressione smentita, come vedremo) si affaccia al mercato discografico la creatura musicale di Andrea “Andream” Lanza e dei suoi affidabili partners in crime, autori di un disco omonimo davvero impressionante per la qualità e la naturalezza con la quale affronta la materia street / hard rock, territorio sempre pericoloso per la popolarità di alcuni dei modelli di riferimento, spesso troppo presenti nelle performance dei loro epigoni da renderli una stanca riproposizione di quei fondamentali maestri.
Gli Skill In Veins si affrancano da ogni rischio sterile “clonazione” attraverso un equilibrato misto di esuberanza e competenza, garantita dal loro giovane mastermind e da un team fatto di musicisti e di un produttore di comprovata fama e preparazione, per una sorta di superband che speriamo proprio, come sembra dalle parole di Andrea, nostro interlocutore per l’approfondimento che state per leggere, voglia smentire le caratteristiche di fugacità tipiche di tante di queste formazioni, continuando la sua attività anche su di un palco, da sempre un eloquente banco di prova per queste viscerali e viziose sonorità …

Ciao Andrea e benvenuto su Metal.it! Cosa ne dici d’iniziare con lo spiegarci da dove nasce il vostro singolare monicker seguito, magari, da una breve relazione sulla genesi del gruppo, apparentemente (anche se non ci credete, come affermate nel disco …) una specie di bella favola?
Grazie Marco! Non tanto il significato, quanto piuttosto il suono della frase “Skill In Veins” mi è sempre piaciuto. A proposito del significato “Abilità nelle Vene” però, mi piace pensare che rappresenti la soddisfazione di fare ciò che si ama.
Dopo aver deciso di voler incidere i miei pezzi, ho chiamato Francesco Jovino, che già conoscevo, per la batteria. Alessandro Del Vecchio ha accettato di produrre il disco e mi ha proposto Nik Mazzucconi per il basso, e Gabriele Gozzi per la voce, facendomi ascoltare pezzi da loro incisi. Mi è bastato un ascolto veloce per capire che era la formazione che stavo cercando. Loro accettarono e così è iniziata la favola
Come siete arrivati al contratto con l’Avenue Of Allies? Ritenente il loro supporto pienamente soddisfacente?

Alessandro Del Vecchio, dopo aver egregiamente prodotto il disco, capendo perfettamente le mie intenzioni, si è preoccupato anche di cercare l’etichetta più adatta. Quella che ci ha colpiti maggiormente per l’interesse dimostratoci e soprattutto per la passione nello svolgere il proprio lavoro è stata proprio la Avenue Of Allies. Ci siamo trovati subito come in una famiglia con grande entusiasmo e tanta voglia di fare. Come ho già detto è stato l’approccio con enorme passione che ci ha catturati e riteniamo che il lavoro altamente professionale e serio di questa casa discografica sia un supporto a dir poco soddisfacente.
Come ho scritto in sede di recensione considero il vs. debutto un brillantissimo erede dei grandi prodotti di hard-rock / street metal, dotato di quella spontaneità ed istintività che fanno la differenza in settori molto popolari e caratterizzati. Com’è nato, quanto tempo è stato necessario per realizzarlo e quali erano gli obiettivi che avevate in mente durante la sua lavorazione?
I pezzi li ho scritti nel corso di anni. Deciso di realizzare il disco, il lavoro in studio è durato una decina di giorni, durante i quali ognuno ha contribuito ad arrangiare ed ottimizzare le proprie parti in funzione dei pezzi. E’ stato un lavoro veloce e spontaneo, per questo il risultato è caratterizzato da una notevole naturalezza. It’s very Rock!!! Inoltre essere sotto l’ala di Alessandro ha contribuito ad un andamento fluido e professionale. Gli obiettivi erano: produrre un gran disco e cercare una buona etichetta.
Per certi versi, potete essere considerati alla stregua di una super-band underground, ma con un motore compositivo, da te rappresentato, che non appare esattamente “celebre” (finora!) e navigato. Come si arriva a questi livelli di competenza e sicurezza e come pensate di poter contrastare efficacemente tutti gli agguerriti campioni “di ritorno” che contraddistinguono l’attuale discografia di “genere”?
Non pensiamo di contrastare o sfidare, ma vogliamo semplicemente suonare il nostro disco al meglio delle nostre possibilità, con passione e amore. Inoltre grazie a Francesco Jovino, Nik Mazzucconi e Gabriele Gozzi, mi sento parte di una band invincibile!!!
Come vorresti che gli Skill In Veins fossero definiti dai loro fans e dalla critica?
Semplicemente una buona Hard Rock Band che spacca il culo!!!
Difficile, vista la loro qualità complessiva, estrapolare delle canzoni da “Skill In Veins” in ottica di un loro approfondimento di “merito” … Decido quindi di scegliere, a questo scopo, i pezzi che si distaccano un po’ dal clima generale del disco, come “Sick mind”, con il suo carattere vagamente “attualizzato” e “We don’t believe in fables”, un mutevole ed ambizioso gioiellino di forza espressiva e intensità emotiva …
“Sick mind” è uno sfogo, un urlo di rabbia contro le ipocrisie e le ingiustizie che serpeggiano nella società attuale, come del resto anche”We Don’t Believe In Fables” con un carattere però più sofisticato e un’atmosfera più ricercata. Entrambe tirano fuori l’ira che è in ognuno di noi.
Beh, a costo di sembrare incoerente (visto quanto appena affermato!), non posso proprio non chiederti qualcosa di “Just one drink”, che evoca con dovizia e devozione i magnifici Badlands …
“Just One Drink” invece è un pezzo più rilassato ed appoggiato, ma dall’animo altrettanto oscuro, più blues e randagio. Ho sempre sostenuto che per capirla fino in fondo bisogna essere ubriachi!!! E allora: JUST ONE DRINK!!!
Parliamo di testi … il genere porterebbe a pensare ai soliti (attraenti) cliché, ma mi sembra che nelle vostre liriche ci sia anche qualcosa di più …
I testi non sono nient’altro che semplici metafore di vita e di esperienze vissute. Niente di particolarmente poetico, ma pura realtà ed emozioni.
Recentemente mi è capitato di rileggere una vecchia intervista ai Tesla, nella quale veniva chiesto a Brian Wheat come immaginava la sua band da lì a vent’anni e se pensava sarebbero finiti su un’enciclopedia del rock … Quale sarebbe la tua risposta ad una domanda del genere?

Da qui a vent’anni sinceramente non ci penso, preferisco impegnarmi a pieno e sviluppare al meglio questo progetto oggi e portarlo più in alto possibile!
Qual è la tua opinione sull’attuale mercato discografico? Non sembra anche a te che ci sia più gente che suona di quella che ascolta e compra i dischi?
Beh, adesso che è uscito il nostro disco, spero proprio che questo non sia vero, e che ci sia moooooolta gente che compra i dischi!!! In realtà la sensazione è proprio questa, anche se di gente che suona “davvero”, ce n’è ancora poca …
Ed ora, cosa dobbiamo aspettarci dagli Skill In Veins? Spero non si tratti solamente di un progetto da studio e che la bella storia continui non solo sui dischi ma anche sui palchi …
Suonare dal vivo la mia musica è la cosa che amo di più, per questo a breve vorrei partire con i live, ci stiamo organizzando (non sto più nella pelle!!! Non vedo l’ora!!!).
A te il “microfono” per la conclusione … Grazie della disponibilità e il tuo messaggio ai lettori di Metal.it è …
ROCK N’ FUCKIN’ROLL GUYS!!! FOREVER!!! SEE YOU SOON!!!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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