This Ending: when death meets industrial...

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Scambio di battute con gli svedesi This Ending, gruppo in verità attivo da molti anni sotto monicker differente (A Canorous Quintet) e recentemente tornato alla ribalta con il nuovo "Dead Harvest". Ne parliamo con Leo Pignon, chitarrista della band!

La storia dei This Ending inizia 15 anni fa come A Canorus Quintet. C’è una ragione particolare che vi ha portati a cambiare nome, sebbene i membri della band siano rimasti gli stessi?
Bè, come saprai bene la band è stata divisa per molti anni e dopo essere tornati insieme ci siamo resi conto di essere cambiati molto come musicisti; così abbiamo deciso di ricominciare da capo, partendo proprio dal nome. This Ending si adatta molto meglio al nostro nuovo sound.
Il vostro sound è fortemente radicato nel death melodico svedese. Cosa pensate della scena di Gothenburg e dei suoi fondatori?
Secondo me, i veri fondatori della cosiddetta scena di Gothenburg e del sound derivatone sono gli At The Gates, dopo i quali c’è stato un gran numero di band con un sound simile. Credo sia più saggio dire che siamo tutti fan di questo tipo di musica. Penso che il vero death melodico abbia una profondità non facilmente riscontrabile in altre forme di metal. È costituto da diversi livelli che si fondono tra loro per creare un sound capace di dare qualcosa di nuovo ad ogni ascolto.
Ascoltando “Dead Harvest” ho ritrovato una sorta di influenza industrial (Fear Factory etc). E’ stato fatto apposta? Siete interessati in qualche modo a questo genere musicale?
Quando abbiamo utilizzato suoni industrial nell’album non eravamo influenzati da nessuno in particolare, solo si adattavano al concept dell’album e sapevamo fin dall’inizio di voler introdurre questo tipo di sonorità.
Qual è la differenza tra l’intera scena del death melodico e i This Ending?
Non ne ho la più pallida idea. Non conosciamo tutte le band là fuori. Noi facciamo quello che vogliamo, senza rifarci a nessuno o a quello che gli altri fanno. Siamo insieme dal 1994, abbiamo le nostre ambizioni e il nostro stile, indipendentemente dalla scena esterna. Credo che la nostra forza stia nel fatto che i This Ending non sono solo il primo ascolto; quando riprendi l’album in mano la seconda volta scopri qualcosa di nuovo e una nuova dimensione della musica si svela. Non è roba per tutti, infatti la maggior parte della gente non lo capirà mai.
Ci sarà un tour per promuovere l’album? Vi piacerebbe venire in Italia?
Al momento non dipende da noi, ci piacerebbe molto poter promuovere Dead Harvest con un tour ma per ora non ci è stata fatta alcuna offerta.
Quali sono le band che vi piacciono di più? Ci sono divergenze nei vostri gusti musicali?
La maggior parte di noi è fan di gruppi classici come i Judas Priest e gli Slayer. Posso però dire che spaziamo molto a livello musicale. Personalmente sono attratto da tutti i tipi di musica, dai Behemoth ai più progressive Neurosis, solo per citarne alcuni. E allo stesso tempo non smetto mai con i miei personalissimi classici Carcass, Morbid Angel, Bolt Thrower, At The Gates, Pink Floyd e via dicendo. Penso che “Necroticism: Descanting The Insalubrious” e “Altars Of Madness” mi abbiano fortemente influenzato come chitarrista e lo fanno tutt’oggi. Ovviamente ci sono differenze tra i nostri gusti musicali ma credo siamo in grado tutti di riconoscere la buona musica quando la ascoltiamo.
Dietro Dead Harvest si nasconde un concept preciso?
Si e no. Non un concept inteso come quello alla base di un album di King Diamond, ma l’intero album segue un’idea ben precisa. Che ovviamente non vi svelerò. Fa parte del processo di scoperta dell’album e non ho alcuna intenzione di rovinarlo. Dovrete provare voi stessi.
So che è un po’ presto parlarne, ma avete già iniziato a pensare a del nuovo materiale? Vi saranno cambiamenti nel vostro sound?
Io e Linus abbiamo già iniziato a scrivere nuovo materiale, non possiamo farne a meno. Non ho idea di cosa ne verrà fuori, aspettiamo e vedremo.
Dove vivete esattamente? Quali sono i pro e i contro?
Viviamo tutti vicino a Stoccolma. Io vivo in un quartiere nella zona sud. Uno dei punti forti di Stoccolma è la sfavillante scena musicale. La parte peggiore è la gente di merda con cui devi avere a che fare.
C’è qualcosa, in ultima battuta, che volete dire ai vostri fan italiani?
Aiutateci a venire da voi. Attaccatevi al web e richiedeteci!

Traduzione a cura di Elisa Brenna
Intervista a cura di Matteo '3ru' Fusillo

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