Martiria (Andy Menario – guitars, keyboards): Il Tempo della Verità.

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Gruppo:Martiria

“Time of Truth” è senza ombra di dubbio uno dei dischi fondamentali del “mio” 2008. Maggiormente diretto del suo pur sontuoso predecessore (“The age of the return”), il terzo lavoro dei Martiria, riesce contemporaneamente a conquistare all’istante e a crescere ascolto dopo ascolto, un risultato difficile da conseguire anche per molti dei più blasonati protagonisti della scena metallica internazionale. Il misto di cultura, forza espressiva, suggestione e magia sprigionato dalla musica dei nostri è qualcosa di veramente raro e degno di suprema attenzione, e la speranza che tanto spessore artistico non vada “disperso” in un mercato discografico sempre più difficile e superficiale è sia un appello a tutti gli Eutk-ers in collegamento, sia un sentito augurio per Andy Menario (e per i suoi straordinari pards!), ancora una volta graditissimo ospite della Vs. webzine preferita ….

Ciao Andy! Complimenti davvero … un nuovo disco e un altro centro pieno! Raccontaci tutto sulla genesi di “Time of Truth”...
Ciao Marco, e un grande saluto a tutti i lettori di Eutk.net, bene “Time of Truth” forse è stato il più lungo parto dei Martiria discograficamente parlando, diverse sono state le motivazioni nel ritardo di pubblicazione di questo nostro terzo lavoro.
Potrei cominciare a dire che tutto il disco doveva essere registrato interamente nello studio Powerzone, ma per motivazioni legate alla chiusura (nostro malgrado) della label ci siamo trovati in una situazione poco gestibile, inoltre i temi dell’album sono stati discussi molto anche fra noi, inizialmente avevamo un’altra idea, ma poi man mano che il tempo passava, si è fatta strada l’idea di perseguire una serie di racconti (storici, e non) che evidenziassero le differenze nell’approccio all’essenza dell’anima, esercitando una volontà totale nel tirare fuori l’emotività di tutti i “protagonisti” dei testi sapientemente composti dall’ormai compagno d’avventura Marco Capelli. Per il profilo musicale avevo comunque nella mente l’idea di un disco che dovesse suonare “più facile” ma allo stesso tempo pregno di emotività, e devo dire nuovamente che su questo aspetto un grande lavoro lo ha fatto Rick …. Grande tanto quanto l’appoggio morale e decisamente più concreto sull’aspetto musicale di Derek …oltre che l’aiuto prezioso dell’amico Fabrizio alla batteria. Già solo queste brevi indicazioni possono darti idea di quel che è stata la genesi del nuovo album.
Ehm … Non si è trattato, dunque, di attendere il 13 d’ottobre per motivi “promozionali” ed aumentare il pathos dell’uscita, realizzando una sorta di “esoterico” legame temporale ad uno dei capolavori del Cd che s’intitola proprio “13th of October 1303” (ispirato al “rastrellamento” dei Cavalieri Templari voluto dal re di Francia Filippo “Il Bello”, col benestare del Papa Clemente V)?

E’ incredibile, ma alla fine si è trattata di pura coincidenza, nessuno aveva mai pensato ad una cosa del genere, anzi tutti speravamo di vedere la pubblicazione dell’album nel mese di giugno ma varie problematiche legate anche alla stampa (non dipendenti direttamente dalla Underground Symphony, ci tengo a sottolinearlo) hanno fatto sì che l’album uscisse in ottobre e proprio il giorno 13.
Dalle tue parole mi sembra di aver capito che la maggiore “istantaneità” del nuovo album rispetto ai suoi illustri predecessori è scaturita da una scelta, come dire, “premeditata” da parte Vostra … E’ corretto?
Assolutamente voluta e premeditata. Come ti accennavo volevo un sound generale più semplice, ma allo stesso tempo con più mordente, spero di esser riuscito nell’intento, mi piace sempre molto trovare nuovi spunti o sperimentare nuove strade, e non sai cosa stiamo elaborando per il prossimo! ;)
Come di consueto, anche per le liriche di “Time of Truth” Vi siete avvalsi dell’illuminato contributo del poeta Marco Capelli. Dopo aver “affrontato” un concept sulla Bibbia, avete sviluppato un altro contesto narrativo di grande spessore “storico” ed artistico, racchiuso in un titolo veramente “forte” di significati … mi piacerebbe che ce ne parlassi …
Si, i significati sono gli aspetti forse più importanti per quel che riguarda il modo di fare musica mio e di scrivere di Marco … vorrei sempre che tutto ciò che si ascolta o legge risulti sempre molto figurativo, che sia quasi visibile, mi piace creare con il suono e le parole quell’emozione che si “tocca”, vivo così tutti i momenti della produzione di un album e riuscire a rendere vivi i significati di un brano è la prima cosa sulla quale pongo attenzione.
Per molte ragioni, sia “oggettive” (la presenza di Rick), sia attitudinali e musicali, sul Vs. lavoro aleggia da sempre “l’ombra” dei mitici Warlord. Come ho detto in sede di recensione molti cercherebbero in tutti i modi di affrancarsi da questa forma di “dolce” condanna, mentre Voi, al terzo album, decidete di omaggiarli con una rilettura (splendida, tra l’altro) della loro “Soliloquy”. Sono curioso di sapere il perché di questa decisione e i motivi che Vi hanno fatto prediligere proprio questo brano …
E’ un brano semplicemente fantastico, di un pathos esagerato, e visto che ho sempre considerato la musica dei Warlord come un traguardo da poter raggiungere, mi è sembrato il minimo rendere omaggio ai maestri del genere con una rilettura della canzone in chiave più drammatica. Rick tra l’altro è stato eccezionale su questo brano in particolare.
Come già ho avuto modo di dire in passato, il solo fatto di esser paragonati alla compagine di Tsamis e Zonder ci rende ancor più orgogliosi e tenaci nel continuare a proporre un certo tipo di sound.
In questo disco che non ho esitato ad accomunare ad un’opera d’arte, anche l’artwork, come di consueto del resto, non poteva essere banale … Di che cosa si tratta questa volta e come l’avete scelto? Quanto è importante per Voi poter contare su un approccio grafico coerente con la Vs. musica?
Come ti dicevo è estremamente importante dare vita alla nostra musica con le emozioni ed arricchirla con significati importanti, quel che nella musica inevitabilmente manca è un aspetto visivo (se non in sede live) che possa ancor di più trasportare chi ascolta su dei lidi lontani da quelli terreni … bene, l’aspetto grafico è importantissimo, è l’unica arma che hai per esprimere i concetti dell’album in modo visivo. Tutto il lavoro grafico questa volta è stato fatto da mia moglie Luana, l’unica persona che in assoluto avrebbe potuto capire e percepire quella densità e emozionalità che desideravo senza la necessità di spiegarlo, ed in grado di poterla trasferire su carta.
Credo che il lavoro fatto sia straordinario (probabilmente lei non penserà cosi visto che è sempre molto autocritica), e voglio sottolineare solo questo fatto: il titolo dell’album l’ho pensato solo dopo aver visto la cover che aveva creato, solenne, possente, in un certo senso minacciosa ma piena di speranza … l’esatta immagine del contenuto di “Time of Truth” in musica e parole!
Non finirò mai di ringraziarla! Anche questa volta è riuscita a sorprendermi!
Nella Vs. proposta artistica c’è una significativa componente “mistica”, testimoniata ulteriormente da alcuni dei ringraziamenti che avete voluto esplicitare nelle note del Cd. Che rapporto avete con la religione e la spiritualità in generale?

Sai Marco, Martiria è un progetto molto free, riguardo questi aspetti in passato abbiamo avuto modo di spiegare che ognuno di noi vive la spiritualità e la religione a modo suo, più o meno intensamente con il pieno rispetto dell’altro.
Personalmente posso dirti che per me è stato (ed ancora in parte lo è ancora) un periodo molto difficile, e credimi che rendersi conto di avere delle persone molto vicine (anche se lontane geograficamente) è veramente di aiuto in certi momenti, e incontrare la speranza in un raggio di luce, è qualcosa che ti permette di andare avanti e credere nel giorno che seguirà.
Dopo parecchio tempo si è sciolto il sodalizio musicale con Maurizio Capitini. Cosa ha portato a questa circostanza? Ci vuoi presentare la new entry dei Martiria?
Semplicemente problemi lavorativi, Maurizio dopo la chiusura della Powerzone ha ricominciato a fare il suo lavoro da ingegnere del suono in giro per l’Italia, ed in questo periodo generale di vacche magre, non c’è stata la possibilità di averlo con noi. Ci sentiamo sempre e costantemente, tant’è che è sempre di grandissimo aiuto nella fase di mixing e mastering dei nostri album.
Per quel che riguarda Fabrizio La Fauci, è un nostro amico carissimo compagno di diverse suonate, eravamo senza drummer e lui si è prestato ad un genere che generalmente non pratica, ma ha una sensibilità musicale tale che è riuscito ugualmente a dare le giuste intenzioni all’album.
Per quanto mi riguarda, quest’ultimo scorcio del 2008 è stato abbastanza munifico in fatto di epic-metal maturo ed evoluto, con due bands accomunate non solo dalla nazionalità, ma anche da alcune affinità di tipo culturale e “spirituale”. Sto parlando di Martiria e Dark Quarterer, pure loro recentemente tornati con un disco favoloso. Conosci il loro lavoro e ritieni anche tu che ci siano punti di contatto comuni tra le Vs. rispettive sensibilità artistiche?
Conosco i Dark Quarterer, e mi piace moltissimo il loro approccio alla musica, loro probabilmente hanno degli aspetti un pochino più progressive, ma come Adramelch, Holy Martyr, Doomsword (e sicuramente me ne scordo qualcuno) sono una band d’elevata qualità, e d’intensa forza espressiva.
E’ giunto il momento di parlare di live shows … Si avvicina il momento del Play It Loud III in cui Vi esibirete eccezionalmente con Rick Anderson … Altre novità da questo punto di vista?
Che dirti, abbiamo avuto il battesimo del fuoco in giugno qui a Roma, ci stiamo muovendo per poter dare più visibilità alla nostra musica, ma è sempre molto faticoso, in più ci metti che non abbiamo più le energie dei ventenni … il resto è facilmente intuibile.
Stiamo lavorando molto per il Play It Loud, per cercare di lasciare in quell’occasione la vera essenza del nostro sound, speriamo di riuscire nell’intento …. Sarà comunque un’esperienza indimenticabile.
Come dicevi in precedenza, la tua esperienza come “discografico” non ha avuto, purtroppo, troppa fortuna. Cosa non ha funzionato con la Powerzone Records?
Semplicemente il mercato! Troppi investimenti per poco rientro, e nella nostra condizione era improponibile visto che già ci eravamo esposti per mettere su la struttura dello studio … bellissima esperienza, peccato ...
E’ già da qualche annetto che “bazzichi” la “scena”. Com’è cambiata oggi la tua percezione del controverso mondo della musica rispetto a quella che avevi ai tuoi esordi? Non ti sembra che stiamo assistendo ad una specie di paradosso fatto di una quantità sempre maggiore di uscite contrapposto ad un numero sempre più esiguo di acquirenti?
Assolutamente si. Sai negli anni 80 le bands erano molto più impegnate nell’affinare il sound, nel correggere gli errori, nel cercare il riff che funzionava, nel trovare la melodia accattivante, più che cercare di pubblicare un disco …. In primis la cosa sembrava talmente irraggiungibile che se solo si voleva prendere in considerazione ti prendeva l’ansia … questo, però portava ad un’attività live molto più intensa, una maggiore partecipazione agli eventi creati esclusivamente dai gruppi che in questo modo riuscivano ad ottenere un po’ di visibilità.
Oggi vedo una marea di bands uguali, tecnicamente eccelse, ma senza aspetti caratterizzanti, è difficile trovare band di “personalità”, con quello spessore artistico e quella consapevolezza interna che riescono ad accalappiare l’attenzione dell’orecchio.
Allo stesso tempo però chi riesce in questo intento ha senz’altro molte più possibilità di vivere quel sogno che tutti i musicisti sognano.
Per finire Andy, che idea ti sei fatto del Vs. “tipico” fan e come ti piacerebbe venisse vista la tua band dal pubblico?
Ach! Domanda difficilissima, …. Non saprei proprio descriverti il nostro “fan” tipico, già chiamarli fans è strano, diciamo che per quei pochi che ho potuto conoscere, l’idea è di persone legate profondamente a certi valori, dotati di una particolare sensibilità, un po’ come mi piacerebbe venisse vista la mia band, inevitabilmente coloro che ascoltano hanno qualcosa in comune con chi crea musica, credo sia un legame imprescindibile.
Intervista a cura di Marco Aimasso

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