Myland: questa terra è (anche) la mia terra. (Paolo Morbini, drums)

Info

Gruppo:Myland

No, qui non c’entra la leggenda del folclore musicale americano Woody Guthrie e la sua sofferta denuncia della società statunitense; il “terreno” di cui parliamo è quello dell’AOR e dell’hard melodico, ambiti stilistici purtroppo non troppo “fruttuosi” in Italia e per questo raramente “frequentati” dai musici del Belpaese.
Ebbene, oggi c’è un eccellente gruppo milanese che rivendica con prepotenza una “comproprietà” di quei lidi sonori grazie ad un’autorevole e “autoritaria” trattazione della materia (“No man’s land”, recentemente licenziato dalla Valery Records), che giunge solo dopo parecchi anni di “sbattimento”, e forse proprio per questo combina l’urgenza espressiva di un “esordiente” (ciò che in fondo i meneghini sono!) e la cultura specifica di un “veterano”.
Allo scopo di conoscere qualcosa in più di questa favolosa band e del suo lavoro abbiamo interpellato il vulcanico Paolo Morbini, drummer, compositore musicale e co-leader (un ruolo che condivide con il singer Guido Priori) dei Myland, un personaggio che potremmo definire come un misto di temperamento, competenza e schiettezza, nonché la dimostrazione che qualche volta dedizione, convinzione e tenacia nel sostenere “un’idea”, vengono poi (almeno artisticamente!) ampiamente ripagate alla prova dei fatti.

Benvenuto su EUTK, Paolo! Direi che potresti iniziare col riassumere i fatti salienti della Vs. “esistenza” artistica …
Innanzitutto, grazie ad EUTK, per lo spazio che ci dedica, yeahhhh!
I Myland esistono fin dal lontano 1992, nascono come progetto della Paolo Morbini Band, con un album autoprodotto cantato in Italiano … siamo un gruppo d’amici che già dai primi anni 90’ aveva la passione per il rock melodico e, ognuno con le proprie esperienze musicali, ci siamo ritrovati tra una cosa e l’altra in sala prove. Io avevo scritto del materiale, lo abbiamo rivisitato con i nuovi compagni d’avventura e abbiamo dato vita al progetto!
Il Vs. lavoro precedente, “The Time Is Over”, era una gradevole autoproduzione, ma, sinceramente, non avrei mai pensato che il passo successivo della Vs. carriera sarebbe stato così imponente e significativo. Come spieghi questo “balzo” da record?
Eh, eh, il primo album dei Myland, “The time is over”, è il rifacimento mio e di Guido Priori, il nostro vocalist, dell’album “Paolo Morbini”, del 1993. Abbiamo ripreso i mixaggi strumentali del mio omonimo album e li abbiamo cantati in inglese rifacendo completamente le melodie e registrando poi, nel 2003, le voci e i cori per divertimento. Visto il risultato ottenuto lo abbiamo mandato in giro per il mondo ottenendo ottimi consensi dalla stampa del settore … poi, sai ognuno la vede a proprio modo… io personalmente non trovo un “gradino” così grande tra “The time is over” e “No man’s land” … per me anche il primo “spakka mika da ridere”….è molto più “Toto-iano” … in quel periodo, infatti, ero folgorato dal funk rock, e si sente nelle mie composizioni …yeahhhhh! Logicamente “No man’s land” è comunque più maturo e maggiormente hard-rock, dal momento che ho voluto dare una piega più hard all’album lavorando sulle chitarre … poi, con una produzione adeguata, grazie a Niki della Valery records, che ci ha sostenuto e prodotto, siamo riusciti ad ottenere questa bomba!!!!!!!
Quello che penso nel dettaglio del Vs. disco “No Man’s Land” l’ho già espresso nella mia “logorroica” recensione … Ti va di descriverci com’è nato, quanto tempo avete impiegato per scriverlo e realizzarlo, chi si è occupato della sua composizione, quali sono state “illuminate” fonti d’ispirazione che Vi hanno consentito di produrre questo piccolo “capolavoro” di AOR italiano (… un po’ tutto, insomma)?
In primis sono io che mi occupo del songwriting e degli arrangiamenti, poi, logicamente mi affido ai ragazzi della band (che sono Marco Andresi alla chitarra, Steve Andreasi alle tastiere, Guido Priori, alla voce e Clod Corazza al basso), per definire il tutto in sala prove e rendere le songs vive e funzionali. Guido si occupa, invece, delle lyrics, dopo che abbiamo deciso la melodia! Per registrarlo ci abbiamo messo circa 3 mesi non consecutivi a causa d’impegni di lavoro da parte di tutti. Io ho una scuola di musica a Milano, abbiamo registrato nello studio del Borgo della Musica (così si chiama!), dopo di che il disco è stato mixato da Marco Barusso (Lacuna Coil, 30 Seconds To Mars, ecc.) nel suo studio ed infine siamo andati a Goteborg per il mastering da Kee Marcello! Due anni di lavorazione tra recording e uscita!!! Naaa’ fatika….
In realtà non sarebbe corretto sottolineare la provenienza geografica, perché il Cd possiede davvero una valenza a “carattere” internazionale, però tengo a farlo lo stesso, dal momento che in Italia il rock “adulto” non ha mai avuto grande fortuna. Perché, secondo te? Si tratta di una questione “culturale”, di una semplice mancanza di “opportunità” commerciali o cos’altro?
Bella domanda … siamo sempre stati considerati pizza, mafia e mandolino dal resto del pianeta, MUSICALMENTE PARLANDO, siamo il 5° mondo, per possibilità e produzioni. In Italia ci sono dei musicisti della “Madonna” ma tutti fanno molta fatica a vivere di musica … abbiamo fatto un album come spiegato prima, dove abbiamo lavorato per 2 anni … ed alcuni brani li avevo scritti già nel vecchio millennio, con la tecnologia di oggi e una buona esecuzione nel playing dei musicisti siamo riusciti ad ottenere questo livello … “internazionale”. Noi musicisti dei Myland l’AOR lo facciamo da 25 anni e penso che ormai lo facciamo bene come i nostri colleghi stranieri! Dobbiamo ringraziare voi dei Magazine e producers come Niki della Valery che dedicano la vita al rock … posso sembrare un po’ pessimista … ma suono da tanto tempo, faccio 100 serate l’anno di covers e tributi in giro per l’Italia e vedo delle cose vergognose a livello d’organizzazione e considerazione dei musicisti … per cui quando posso ne parlo molto volentieri … per far capire a tutti quanto è difficile per noi Italiani fare rock!!!
Nel disco suonano due nomi fondamentali della scena melodic rock, Tommy “Stakhanov” Denander e Kee Marcello, più alcuni altri ospiti di rilievo. Come li avete coinvolti e come giudichi la loro prova?
Sono tutti dei grandi musicisti, li ringraziamo ufficialmente poiché si sono prestati con molta professionalità e umiltà … hanno suonato da paura. Alessandro del Vecchio (Edge of Forever, Glenn Hughes) è un nostro amico da parecchi anni, Steve Angarthal (Fire Trails) è un insegnante della mia scuola, Tommy Denander è amico di Guido (si sono conosciuti in internet e sono anni che si scrivono) e quando gli abbiamo chiesto di collaborare si è fatto in 4 per registrare con noi, e sappiamo tutti quanto è impegnato in 7 miliardi di progetti … Kee Marcello, invece, aveva lavorato con Marzio Ker, l’altro chitarrista che ha diviso il lavoro sull’album con Marco … siamo riusciti a contattarlo e anche lui è stato disponibilissimo, un grande!!!
Arriviamo alle canzoni … Per me, durante disamina dell’albo, non è stato affatto facile operare una qualche classifica di “merito”, visto l’elevatissimo standard complessivo. Alla fine ho operato delle selezioni “soffertissime” e oggi, con il perpetrarsi degli ascolti, la situazione “peggiora” ulteriormente. In tale situazione estrapolo “Anytime”, “Heat of emotion”, “Voices” e “Prisoner of love”, numeri favolosi dei quali mi piacerebbe sapere qualcosa di più …
Quando scrivo parto quasi sempre da un riff di chitarra o da qualche accordo di pianoforte, in automatico non so ... mi parte l’autostrada davanti … come nei films U.S.A. … (sono proprio un tamarro!). Inizio a cantare la melodia, poi, una volta trovati i passaggi armonici giusti, il ritmo e tutto il resto arrivano in automatico. Essendo un drummer è anomalo … non si trovano molti batteristi compositori, ma è talmente tanti anni che vivo questo genere musicale ... non so, è tutto facile. Per tutte le songs faccio questo tipo di lavoro … non riesco a spiegarlo … Posso dirti, inoltre, che Guido ha scritto per “Voices” un testo molto impegnato e che ci tiene particolarmente!!!
Ho paragonato l’effetto ricavato dall’audizione di “No Man’s Land” a quello ottenuto dagli esordi di Diving For Pearls, Signal, Giant, Danger Danger e Drive, She Said … Album di gruppi in qualche modo “nuovi” in grado di ereditare dai grandi del settore l’ardua armonizzazione di cuore, muscoli e cervello, e pure in grado di filtrare tale retaggio attraverso una sostanziosa (e sostanziale) personalità. Cosa ne pensi di questo “impegnativo” confronto?
Bellali’ maaan, è un onore … ho un po’ da ridire sui Drive She Said, che usano come molti altri la drum-machine ed essendo un batterista mi fanno incazzare … arghhhhh, comunque hanno fatto dei bellissimi albums!!!!
Journey, Toto, Survivor, REO Speedwagon, Night Ranger, Styx… sono questi i maestri dell’hard melodico che rappresentano ancora oggi i modelli fondamentali del genere, formazioni tornate tutte (più o meno recentemente e in forme varie) sulle scene. Come giudichi le loro ultime performance e qual è il tuo pensiero su questo ormai sconfinato fenomeno del “come-back”?
Azz … mi vuoi proprio tirare fuori tutto ... Gli ultimi lavori di Journey e Toto, da appassionato dell’AOR, devo ammettere che non mi sono piaciuti per niente, sono andati un po’ fuori stile e le songs hanno perso la qualità da “Hits” (e qui mi spiace Paolo, ma non sono, come “spero” già sappiano gli eutk-ers, assolutamente d’accordo con la tua valutazione … N.d.A.). Questo genere si è sempre distinto dagli altri del mondo del rock per questo motivo. Il “fenomeno” del come-back, direi che in generale è solo positivo. Negli ultimi 20 anni, infatti, è mancato proprio il songwriting nel mondo del rock, e poi il Grunge a fine anni 80’ ha demolito tutto … grunge … una vera merda!!!!
Avete un contratto con la Valery Records, un’etichetta che mi sembra si stia muovendo in maniera piuttosto competente e oculata anche nell’ambito della musica rock. Come siete entrati in contatto e come Vi trovate con loro? E soprattutto, come stanno andando le cose a livello di feedback e di vendite finora?
Beh, Niki è un grande appassionato di AOR, per noi stravede e le sue produzioni sono sempre valide sia in campo rock, sia negli altri settori. Siamo entrati in contatto con la Valery tramite una semplice E-mail che spiegava loro il nostro progetto. Per quanto riguarda i riscontri, l’album è appena uscito e non sappiamo ancora come sta andando ... beh, dopo la tua rece … probabilmente qualche copia “la si vende” yeahh! (capito ragazzi? Non fatemi fare brutta figura nè! N.d.A.)
Avete recentemente girato un video clip a supporto del disco … Come sono andate le cose? Quali sono le sue effettive possibilità di diffusione?
Il videoclip è relativo a “One step closer”, una song molto orecchiabile caratterizzata da un ritmo sostenuto, che abbiamo scelto perché risulta la più FM oriented. Vedremo una volta ultimato il montaggio come muoverci, faremo una presentazione ufficiale del video a Milano in qualche locale. Seguite il nostro sito e al più presto vi daremo notizie!!!
Non poteva mancare la domanda sugli impegni live dei Myland …
Noi siamo “Ready to Rock”. La band è già attiva e pronta. Non e’ facile trovare le condizioni adeguate per quanto concerne posti e situazioni …molto spesso in Italia non mettono a proprio agio il rock e i suoi derivati ... il jazz, per esempio, è molto più organizzato di noi, nonostante sia meno commerciale del rock. La componente live è importantissima dall’uscita di un album, faremo davvero il possibile.
Siete sicuramente dei grandi esperti di hard melodico. Quali sono secondo te i gruppi che nel settore meritavano decisamente di più di quello che hanno ottenuto? E quali quelli invece sopravvalutati?
A questo proposito posso solo dire che escono moltissimi albums recensiti bene e alla 3° song ti hanno già annoiato. L’attenzione delle labels produttrici dovrebbe essere più curata e intervenire nel caso, scartando brani “riempi album” ... ok, qualche brano sotto livello ci può stare dopo tanti anni di carriera, ma sentire 2 pezzi su 11 buoni e il resto buttato lì … mi fa abbastanza incazzare, anche perché i Cd costano parecchio!!!
Domandina extra-musicale … in “The Time Is Over” c’era un pezzo intitolato “F. Baresi (The Captain)”, per cui “intuisco” che nei Myland ci sia qualcuno dall’evidente passione calcistica … ehm, soddisfatti della stagione del Milan?
Azz … frecciata per me e per Guido … ma sì, ci sta dopo aver “vinto così tanto” … dateci un po’ di respiro!!!!
Nel ringraziarti per la disponibilità, non mi rimane che lasciarti le ultime parole dell’intervista …
Grazie mille per le domande molto particolari e accurate, quest’intervista è stata ”impegnativa”. Siete grandi!!!! Un saluto a tutti i lettori di EUTK e rock on!
Intervista a cura di Marco Aimasso

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?