ILLOGICIST (Luca Minieri, vocals/guitars)

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Gruppo:Illogicist

Gli Illogicist sono la dimostrazione vivente che la perseveranza paga. Giunti ormai al secondo full length, licenziato dalla Willowtip, stanno finalmente raccogliendo i frutti di quanto seminato fin’ora, con passione ma soprattutto tantissima professionalità, dimostrata ampiamente fin dal primo e ormai lontano demo. Se a questo aggiungete contenuti musicali di alto livello e un’umiltà che non molte band posseggono, potrete avere un’idea del perché ci sia molto da puntare su di loro. Abbiamo raggiunto il factotum della band Luca Minieri per sentire cos’ha da raccontarci. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata…

Ciao Luca… Iniziamo, ovviamente, da “The insight eye”… vi seguo fin dal vostro primo demo e quindi, parafrasando un titolo di un cd a voi molto caro, mi sento di dire che questo vostro secondo full length è la dimostrazione che la perseveranza alla fine dà i suoi frutti…
È stata dura sì, però finalmente con questo secondo album stiamo iniziando a raccogliere i frutti di ormai otto anni di sacrifici ed impegni e ti posso assicurare che è proprio una bella soddisfazione. Eravamo già molto contenti di come erano andate le cose con “Subjected”, ma sicuramente questa volta le cose sono andate meglio di quello che avremmo potuto pronosticare; abbiamo firmato per la Willowtip in USA, che è un po’ l’etichetta di riferimento per il metal estremo progressive e d’avanguardia, che ha fin da subito lavorato molto bene, aiutandoci a concretizzare poi la firma con Candlelight per l’Europa, riuscendo ad avere così quella distribuzione Europea che era stata la lacuna del nostro primo album. Non ti nascondo che dare alla luce “The insight eye” è stato veramente un parto, che personalmente ho seguito dalla composizione, alla registrazione e produzione, alla grafica ed al merchandise. Spesso, durante la fase di mix, ho pensato di aver fatto il passo più lungo della gamba ad essermi accollato tutto questo lavoro, ma nessuno può immaginare la soddisfazione che mi ha pervaso la prima volta che ho tenuto in mano una copia stampata del cd.
Rispetto a “Subjected”, che resta comunque un gran disco, questo nuovo cd mi sembra ancora più maturo e per certi versi più diretto… è stata un’evoluzione naturale o il cambio di stile è stato programmato volutamente?
Con “Subjected” abbiamo probabilmente mostrato le nostre capacità ed il nostro modo di concepire la musica che amiamo, ma è stato comunque quattro anni fa. In questi quattro anni abbiamo avuto occasione di crescere enormemente, dedicandoci molto ad esperienze live, e cercando di raffinare il nostro gusto e il nostro modo di intendere e suonare quello che ci piace. Per rispondere alla tua domanda… è stata sicuramente un’evoluzione naturale portata dalle esperienze di questi anni, sia in fase compositiva, sia esecutiva, sia in fase di cazzionaggine a vagare per Italia ed Europa con la voglia di divertirsi…cioè di suonare; abbiamo cercato di rendere le parti più contorte che ci caratterizzano… in modo più diretto, lavorando molto in fase di composizione ed arrangiamento.
Hai anche cambiato il tuo modo di cantare. Ora la voce spazia tra growl e scream e l’ho trovata anche registrata diversamente rispetto al passato. Dicci qualcosa di più…
“The insight eye” ha delle parti sicuramente più massicce e pesanti rispetto al materiale precedente, per cui mi è venuto naturale provare registri più bassi. Sono entrato in studio senza aver ancora bene chiaro come avrei dovuto cantare sui nuovi brani, ma ci ho messo poco a capire che variare la modulazione della voce avrebbe apportato un qualcosa in più, evitando di rendere troppo piatto il tutto. Poi devo comunque confessarti che, negli ultimi anni , i miei ascolti in ambito metal si sono decisamente spostati su generi più estremi rispetto al periodo “Subjected”, per cui questo nuovo approccio mi è sembrato la soluzione ottimale sotto tutti i punti di vista. Avrei voluto anche evitare di farla sparire troppo nel mix, ma il mastering mi ha fregato riportandola ad un livello più arretrato… anche se così effettivamente non è male, ahaha… produrre la tua stessa musica ti rende un eterno indeciso, non sai mai quando considerare il lavoro finito oppure apportare qualche ultima modifica… è tremendo!
Puoi parlarci anche un po’ dei vostri testi? Sono così ermetici e ostici come molti dei vostri passaggi strumentali? Che tematiche affrontate? Sei tu ad occupartene?
Direi di sì, sono decisamente ermetici come testi, e per me è un bene, perché nei testi cerco di rafforzare il significato della nostra musica, esternando mie sensazioni e pensieri che non saprei come descrivere in altro modo, se non parte integrante della nostra musica; dicevo… è un bene che siano ermetici perché sono piccoli pezzi di me, e solo chi mi conosce veramente riesce a ricollegarli al mio essere, sempre che qualcuno li legga! Mi occupo personalmente della stesura dei testi, trattando tematiche prevalentemente introspettive ed autobiografiche; considero le parole un arricchimento alla musica, per cui le scrivo soltanto quando la stesura di un brano è terminata e ben definita, anche perché poi devo essere in grado di cantarle mentre suono, e non è affatto una cosa semplice.
Come siete arrivati a Marco Minneman? Oltre ad aver svolto un lavoro disumano dietro le pelli so che è proprio grazie al vostro cd che è successivamente entrato nei Necrophagist… è giusto?
Come lavoro faccio il fonico ed in passato mi era già capitato di lavorare con Marco in un’occasione dal vivo, e poi per le registrazioni di un dvd didattico prodotto dalla DW drums e la Warner Music, rimanendo poi in contatto con lui. Prima delle registrazioni di “The insight eye” eravamo alla ricerca di un batterista; dopo aver contattato alcuni musicisti, tra cui Steve Flynn degli Atheist, che aveva già dato l’ok ma poi ha dovuto rinunciare per motivi contrattuali, ho pensato di chiedere direttamente a Marco, facendogli ascoltare del materiale, e lui ha subito accettato con entusiasmo. Per quanto riguarda i Necrophagist, penso sia stata una concomitanza di eventi, dato che Minnemann è anche lui tedesco, però Jason Tipton, il capoccia di Willowtip è anche il tour manager americano della band tedesca… e Marco è stato ingaggiato dai Necrophagist dopo che Jason aveva già ascoltato il suo lavoro sul nostro album… per cui… facendo 1+1…
So che però ora avete un nuovo batterista, quindi immagino che la collaborazione con Marco rimarrà relegata solo a “The insight eye”… Vuoi presentare ai nostri lettori il vostro nuovo acquisto? Cos’è che non ha funzionato con i vostri precedenti batteristi? È sempre stato il punto debole della vostra line up: Remy Curtaz, Sergio Ponti, Florian Cellard…

Sì, la collaborazione con Marco era relegata solo alla registrazione dell’album, anche perché lui è un batterista professionista, non suona per la gloria del metal eheh, per cui a quest’ora saremmo sul lastrico se avessimo dovuto onorare il suo cachet in sede live. Effettivamente i batteristi sono sempre stati un problema per noi; con Remy ci siamo lasciati per motivi di diverse direzioni intraprese, Sergio invece era fondamentalmente un mercenario e ci ha fatto saltare una tournée europea e posticipare le registrazioni dell’album proprio per motivi economici e personali… che però non sto qui a spiegare perché voglio evitare di incazzarmi ancora oggi. Florian invece ci ha dato una mano per le prime date dopo l’uscita di “The insight eye”, ma è stato impossibile continuare la collaborazione per motivi logistici. Alessandro Tinti è invece entrato nella band lo scorso Settembre, dopo un paio di audizioni, e devo dire che si è subito creata quella giusta alchimia che deve esserci in un gruppo di persone, prima che di musicisti, e che a noi mancava da davvero troppo tempo. È riuscito subito ad entrare nel giusto spirito degli Illogicist e siamo veramente molto contenti di questo.
Già con l’uscita di “Subjected” avete suonato molto dal vivo, partecipando anche a festival importanti, ora con l’uscita del nuovo cd state intensificando ancora di più la vostra attività live. Consideri gli Illogicist una buona live band o lo studio è il vostro elemento più naturale? Avete qualche data particolare fissata per il futuro?
Noi siamo principalmente una live band, nonostante possa sembrare che la nostra proposta musicale non sia così semplice da riprodurre dal vivo. Ho sempre cercato di mettere in primo piano i concerti, anche perché è l’aspetto che amo di più; personalmente vedo il lavoro in studio e la registrazione di un album come una fase obbligata per avere in mano un biglietto da visita come un cd per poter poi presentarsi in sede live. Attualmente abbiamo una pausa di un paio di mesi prima della prossima data al SWR Metal Fest in Portogallo, ed una nuova data al Jailbreak di Roma il 9 Maggio; nei mesi passati abbiamo suonato veramente in modo intensivo, soprattutto a Dicembre, riuscendo ad organizzare otto date in un mese, che qui in Italia è davvero molto. Per il resto, in questo periodo si sta definendo un progetto molto interessante che ci vedrà probabilmente protagonisti di un tour della durata di un mese in USA, nel periodo estivo. Si tratterebbe di 27 date coast to coast, dalla California alla Florida, salendo poi verso New York e Chicago, per finire nuovamente in California. Non ti nascondo che, se andasse in porto, sarebbe il sogno di una vita realizzato. E da quello che sembra la conferma del tutto è ormai vicina. Incrocia le dita anche tu per noi!!
State già lavorando al prossimo cd o in questo momento siete occupati solo nella promozione e nelle date live?
Abbiamo iniziato proprio in questi giorni a lavorare al nuovo materiale; questa volta vorrei riuscire a non separare i due aspetti live/studio e ad avere il nuovo album registrato e pronto per fine anno, in modo da programmare l’uscita per la primavera 2009. Sono passati quattro anni tra “Subjected” e “The insight eye”, tra problemi di line-up, concerti, ecc., ma, come dicevo, ora siamo compatti più che mai e mi sembra il momento di spingere sull’acceleratore cercando di integrare tutte queste nuove esperienze live che penso proprio ci stanno facendo maturare maggiormente a livello musicale.
Ultimamente pare ci sia un rinnovato interesse per il techno death… naturalmente la scomparsa di Chuck Schuldiner ha lasciato un vuoto incolmabile, però altre band seminali hanno fatto o stanno facendo ritorno sulle scene (Atheist, Pestilence, Cynic…). Tu che nel tuo piccolo fai parte della scena, a cosa pensi sia dovuto questo rinnovato interesse verso queste sonorità?
In realtà penso che verso il death metal progressive l’interesse non sia mai morto del tutto; esiste una scena di nicchia, ma molto forte che si è consalidata negli anni. Sicuramente il ritorno di Atheist, Cynic e Pestilence ha rialimentato vecchi focolai, anche se in realtà non so se è così, oppure se è il contrario, e cioè che dato un crescente interesse per la scena questi gruppi abbiano deciso di riformarsi. Vedere gli Atheist dal vivo è stato un sogno che ho coronato qualche anno fa, però devo ammettere di esser stato meno colpito di quel che avrei pensato; la proposta di queste bands collocata negli anni ‘90 è una cosa, mentre oggi comunque il livello generale dei gruppi e dei musicisti è molto più alto rispetto ad una volta.
Segui l’underground italiano? Suonando così spesso in giro avrete sicuramente conosciuto una marea di band… c’è qualcuna con cui avete stretto un rapporto particolare o che semplicemente vuoi segnalare ai nostri lettori?
Sono un sostenitore accanito dell’underground italiano perché penso ci siano molte bands che meritano un interesse maggiore di quanto gli addetti ai lavori credano. Il problema fondamentale in Italia è che non esiste una scena vera e propria di musica dal vivo; riuscire ad organizzare una data è veramente complicato, i locali spesso non pagano nemmeno il rimborso, e via dicendo… Secondo me esiste troppa attenzione verso alcune band ormai da anni sulla scena, e troppo poca invece verso le nuove realtà nascenti. È un po’ tutto legato d’altronde alla poca meritocrazia che esiste qui nel nostro paese; personalmente quando mi è capitato di suonare prima di una band che esiste da vent’anni e prende migliaia di euro di cachet suonando in modo indegno, ed io mi vedo rimborsato a malapena, penso sia lecito che le palle mi inizino a girare stile elicottero… ahaha!!! Noi siamo fondamentalmente dei cazzoni, leghiamo con tutte le band con cui suoniamo e che spesso ci considerano dei pazzi furiosi, ahah… ma questo semplicemente perché ci divertiamo tantissimo suonando. Infernal Poetry, Lifend, Lahmia ed Hour Of Penance penso siano le band che attualmente considero le più valide a livello nazionale. Non nascondo però che non è tutto oro quello che luccica; non sai quante volte mi è stata negata risposta quando chiedevo e rompevo le scatole ad altre band su come avessero fatto a piazzare una certa data, ad avere determinati contatti ecc. I musicisti Italiani spesso sono molto gelosi… oppure sono io che sono troppo pronto ad aiutare in ogni modo e senza problemi chi si rivolge a me in cerca di aiuto o infromazioni.
Ok, a questo punto ti lascio la parola, se vuoi aggiungere qualcos’altro puoi farlo ora…

Ringrazio te ed EUTK per il supporto e per la ostentata “Gloria”. Ho saputo che ormai il Graz con l’età ha perso colpi anche giocando a calcetto, diventando il sogno di ogni attaccante che ormai non desidera altro che trovarsi lui tra i pali (questo verrà sicuramente censurato, maledetti… ahaha). Tornando un attimo seri, vorrei ringraziare veramente tutte le persone che ci seguono sempre più, e che ci dimostrano affetto e supporto continuamente. Le date che abbiamo fatto a dicembre passando dal nord al sud, ci hanno fatto capire quanto l’interesse per la musica metal a livello underground sia ancora presente e forte oggi più che mai. Se si riuscisse anche ad entrare nella mentalità che anche una metal band ha dei costi per suonare, direi che sarebbe una gran cosa; ho ricevuto proprio ieri una chiamata: “Allora vi interessa suonare qui e lì bla bla bla perché vogliamo cercare di riempire il locale… bla bla… ah… ma perché… dobbiamo anche pagarvi… avete bisogno pure del rimborso… di un posto per dormire… dei soldi per cambairvi le corde delle chitarre e prendervi un panino all’autogrill?? eh ma allora non lo so, io pensavo che un gruppo metal suonasse gratis solo per farsi conoscere…”. Ma vaffan… ahaha…
Intervista a cura di Roberto Alfieri

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 03 mar 2008 alle 20:41

grandi Illogistic insieme ai Sadist sono x me il meglio del metal tricolore!!!