Thunderstorm (Fabio e Omar)

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Giunti al quarto album gli italiani Thunderstorm si confermano la band di punta di una scena, quella Doom, che in patria sembra non essere presa troppo in considerazione mentre all’estero non manca di raccogliere meritati proseliti. “As we die alone” è un’ulteriore conferma del valore della band bergamasca anche se ci offre i Thunderstorm sotto un diverso aspetto che andiamo a scoprire assieme con Fabio e Omar, musica e testi rispettivamente della band.

E' passato più di un mese dall'uscita del nuovo album "As We Die Alone", come sta andando per quel che riguarda la risposta di media e fan il nuovo lavoro?
FABIO: Si, oramai e’ già passato un mese e i primi feedback sono più che positivi!
Sono quasi tutti d’accordo su una cosa: Questo e’ l’album più maturo della band ed effettivamente anche noi siamo della stessa opinione. E’ stato accolto favorevolmente un po’ da tutti, ma come i precedenti album i feedback più lusinghieri arrivano dalla stampa tedesca.


Guardando alla vostra discografia, questo vostro quarto disco come lo inquadrereste paragonandolo quello che avete fatto in precedenza?

FABIO: Questo disco lo inquadriamo come una sorta di “nuovo corso”. “Faithless Soul” era la somma dei primi due, questo invece ha un certo distacco dai precedenti lavori: Oddio, nessun taglio netto, per carità, si sentono ancora influenze dei primi album ma rispetto alle precedenti releases è più distaccato a livello di songwriting e atmosfere in generale.

"As we die alone" sembra preferire un approccio maggiormente melodico e orecchiabile, si tratta di una scelta voluta per rendere il sound più accessibile (come vorrebbero i più maligni) o si tratta di un processo compositivo del tutto naturale?
FABIO: Sì, hai perfettamente ragione, questo album ha sicuramente un approccio molto più melodico e orecchiabile ma non è stata una cosa forzata: Anzi, ti dirò di più: Nei precedenti lavori cercavamo sempre di incanalarci verso un certo tipo di sonorità, a volte forzando anche un po’ le cose, con questo invece ci siamo lasciati andare del tutto, non ci siamo posti problemi su quello che sarebbe uscito e “As we die alone” ne è il risultato!

Nel disco è presente di nuovo una cover ("Voodoo Child) a mio parere decisamente riuscita, forse anche meglio della precedente "In a gadda da vida"; sta diventando un vizio quello di inserire delle cover oppure era solo un'altra soddisfazione che volevate togliervi?
OMAR- Guarda, per noi è un po’ come una sorta gi gioco, non ci prefiggiamo niente prima, se una cover si integra bene nell’album allora la spariamo dentro…fino ad ora le cover che abbiamo fatto ci sono piaciute, anche se ogni volta sono una sfida, perché la cover è molto personale, può piacere o no! Per il futuro vedremo… se troveremo una cover la inseriremo. Anche la scelta del periodo è realmente casuale, non ci siamo imposti di dare l’esclusiva a “song” della nascita del rock, ci trovavamo a nostro agio nel suonarle e ci sembrava una bella proposta che calzava all’interno dell’album. Poi se uno non la gradisce può sempre skipparla!

Scorrendo la tracklist colpisce, al di là dei brani più standard e in linea col vostro sound, "L", breve brano strumentale assolutamente particolare e a sé stante come sound ma quanto mai interessante; possiamo aspettarci una svolta futura nel vostro sound o si tratta di una semplice parentesi?

OMAR- Devo dirti che ho chiesto un minuto agli altri ragazzi del gruppo perché volevo usare uno dei miei riff su quest’album, visto che di solito finiscono sempre nel cestino! questo era solo un cammeo per vedere le reazioni e devo dire che sono state come da pronostico…”L” è una canzone che ami o odi ed è proprio questo che ero prefisso, smuovere un po’ le acque facendo qualcosa di diverso.

Come vi state muovendo dal punto di vista dei concerti per promuovere questo nuovo lavoro?
OMAR- Abbiamo fatto qualche data in Germania e nel nord Italia come realese party, tanto per vedere come funzionavano i nuovi brani dal vivo; devo dirti che sono molto divertenti da suonare “Live” e, nonostante siano riarrangiati, mantengono la stessa botta del CD. Purtroppo avendo posticipato l’uscita del disco, per motivi non imputabili a nessuno, non siamo riusciti ad inserirci in nessun “bill” dei grossi festival. Pensiamo, comunque, di fare un po’ di date quest’estate qui in Italia e a Ottobre/Novembre organizzare qualcosina anche in Europa, però non abbiamo ancora niente di sicuro e per maggiori informazioni consiglio di dare un occhio al sito web (www.thunderstom-doom.com), tanto per rimanere aggiornati. Poi se ci sarà la possibilità di suonare in qualche bel festival, penso proprio che non ci faremo trovare impreparati. Come ho già detto tante volte non siamo una “studio-band”, a noi piace suonare dal vivo e penso che le persone che ci hanno visto lo possono confermare.

Tutti i testi sono stati scritti da te Omar, ce ne vuoi parlare in generale e da dove proviene la tua principale fonte d'ispirazione?

OMAR- Diciamo che non ho una vera e propria fonte di ispirazione…possiamo dire che i testi parlano della realtà filtrata dai miei occhi, sono abbastanza personali, ma ognuno di noi può dargli un proprio significato. Per esempio “Hawking Radiation” parla del fisico Stephen W. Hawking, che viene preso solo come personaggio per comparare l’abisso che separa il buco nero dallo spazio, con l’abisso della mente umana, questo regno oscuro ed inesplorato. Hypnowheel of life parla di come gli uomini si affannino nel soggiogare la vita a proprio piacimento, ma alla fine è la vita stessa che li prende per il culo! La frase di Confucio fa da sfondo ad “I wait” perché rispecchia un po’ la mia indole, possiamo dire che io aspetto sulla riva del fiume il mio nemico e ti assicuro che ne ho già visti passare un bel po’. La frase finale in italiano lo voluta, appunto, perché questa canzone è un po’ dedicata a tutti i pezzi di merda che ho trovato sulla mia strada, perciò devo attendere ancora un po’ su questa riva…

La scena italiana sembra essere in continua crescita e in ogni suo genere può vantare ottimi esponenti, vedi voi Thunderstorm per quanto riguarda quella Doom; quali altre formazioni tricolore apprezzi maggiormente in questo ambito?
OMAR- Io citerei i Doomraiser, freschi del loro nuovo full-lenght, i Trinakrius dalla Sicilia con furore, con cui abbiamo condiviso il palco ad Amburgo. Gli All Soul’s Day, una band dal sound molto classic doom , veramente bravi, poi i Midryasi, da gustarseli soprattutto dal vivo. C’è poi da dire che finalmente si sta formando una vera e propria scena di Doom, cosa impensabile fino a pochi anni fa, ne è testimonianza lo”Stoned hand of Doom”, che si svolgerà a Roma. Cosa un festival Doom in Italia?? Se me lo avessero detto 5 anni fa gli avrei riso in faccia! Poi ti assicuro che è stato fatto da persone che amano veramente il genere, non da qualcuno che tenta solo di guadagnare soldi sulle spalle dei gruppi metal in generale.

9. Qual è il vostro principale obiettivo futuro come band e quale il più importante che avete raggiunto fino ad oggi?
OMAR- Il nostro principale obiettivo è di non averne uno. Mi spiego meglio, se pensi di aver raggiunto qualcosa è la tua fine, devi sempre tendere a qualcosa più avanti. Non sto dicendo che ci lanceremo in tournee mondiale a nostre spese. Secondo me il punto più alto della carriera di un gruppo deve essere sempre quello presente, per non campare del passato, ne sognare di un futuro che potrebbe non avverarsi. Perciò preferiamo rimanere con i piedi per terra. Siamo soddisfatti di dove siamo arrivati ad oggi, comunque abbiamo quattro album alle spalle, un bel po’ di palchi calcati in Italia ed in Europa e ci divertiamo come se fosse la prima volta e ti assicuro che tutto questo è già un sogno che si è avverato.

10. Ozzy al Gods of Metal un giorno e gli Heaven and Hell un altro. Come la vedi questa cosa e quali dei due, dovendo scegliere per forza, preferiresti andare a vedere?
OMAR- Ozzy, purtroppo non significa più niente per me è solo il frutto dei media americani. Un pupazzo nelle mani della moglie, come tutti ormai sanno. Dal vivo fa veramente schifo, no ha più voce (non che ce l’abbia mai avuta!), ma la gente va a vedere il personaggi, pensando alla solita frase : “voglio vederlo prima che schiatti”. Preferisco ricordarmelo con i Sabbath, inserendo un bel “Master of reality”. “H&H” cosa dire, grandissimo gruppo, da vedere assolutamente!un pezzo di storia del rock/metal, se ti piace la voce di Dio, se invece sei più legato alle sonorità di Ozzy, allora niente “H&H”. Se dovessi scegliere direi “H&H”.

Grazie per la disponibilità e un ultimo saluto a voi. IN DOOM!
OMAR- Se avete ascoltato l’album di sicuro le nostre performance live vi piaceranno, se non avete ancora ascoltato l’album vi aspettiamo per scoprirlo ai nostri concerti…if you are a VooDoom Chile.
FABIO: ciao Marco e alla prossima!!!

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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