Helloween (M. Weikath e Sascha Gerstner, guitars)

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Gruppo:Helloween

Qualcuno era già pronto a darli per spacciati, ma gli Helloween sono riusciti ancora una volta ad avere la meglio sulle avversità ed a tornare più in forma che mai. Dopo aver pubblicato uno dei dischi più controversi della loro carriera (lo sperimentale ed oscuro “The Dark Ride”) e fronteggiato l’allontanamento di due musicisti importanti come Uli Kusch e Roland Grapow, i restanti membri hanno dovuto rimettere in piedi una band che sembrava ormai in crisi. Sul chi avrebbe sostituito Grapow alla chitarra c’è stata una grande confusione, fino al momento in cui è spuntato il nome dell’ex Freedom Call, Sascha Gerstner, che si è integrato senza problemi.
Discorso più complesso riguardo al ruolo di batterista: inizialmente Weikath e soci hanno deciso di affidarsi all’ex Metalium Mark Cross, che però, a causa di una malattia piuttosto seria (oggi fortunatamente superata) ha dovuto lasciare la band dopo aver registrato solamente due brani.
Per le registrazioni del nuovo album, gli Helloween si sono quindi avvalsi del prezioso aiuto di Mikkey Dee, eccellente batterista dei Motorhead che si è prestato in qualità di session man. Infine, l’ex Running Wild e Accept, Stefan Schwarzmann, è stato reclutato come nuovo batterista ufficiale.

Con la line-up finalmente definita, gli Helloween hanno appena pubblicato “Rabbit Don’t Come Easy”, un album che torna prepotentemente allo stile che li ha resi famosi, con canzoni veloci, melodiche e potenti e con una rinnovata fiducia.
Abbiamo incontrato Michael Weikath e Sascha Gerstner, i due chitarristi, in un hotel di Milano. I due sono apparsi di buon umore e in vena di risposte anche piuttosto strampalate, ma sempre cordiali e decisamente diretti nei loro commenti.

Iniziamo a parlare subito in modo molto informale, e ben presto finiamo sullo spinoso argomento dei giornalisti con cui tutti i giorni hanno a che fare:
“La cosa peggiore” - dice Michael - “è trovarsi davanti ad un giornalista che non ha sentito neanche una nota del nostro album. Purtroppo succede spesso, come per esempio in Francia in questi giorni: ad un certo punto non ne potevo davvero più di incontrare giornalisti che esordivano con frasi tipo ‘ciao Michael, parlami del nuovo album!’.”
“Ma non è tutto” - prosegue Sascha - “A me è capitato perfino di sentirmi dire ‘sappiamo che ti sei unito a questa nuova band, gli Iron Maiden…’! Ti puoi immaginare la mia espressione in quel momento! Certe volte capita di incontrare dei giornalisti che non sanno davvero nulla di noi, alla lunga diventa un po’ frustrante.”
Chiusa la parentesi “giornalisti”, iniziamo a parlare di “Rabbit Don’t Come Easy”…

Questo nuovo disco sembra essere un deciso ritorno alle origini per voi, che ne dite?
[Michael non risponde nemmeno, ma si limita ad alzare le spalle e ad emettere un lieve mugugno che può essere interpretabile come un “sì, forse hai ragione…”!]

A mio avviso contiene anche alcune delle canzoni più heavy e veloci che gli Helloween abbiano composto da molti anni a questa parte…
[Silenzio da parte di entrambi…]

Quando avete composto il nuovo materiale, era vostra intenzione ottenere questo tipo di sound oppure si è trattato di un processo spontaneo?
[Finalmente Michael si “scioglie”!]: “Beh, Charlie Bauerfeind è il mago di Pro-Tools [un ben noto software di editing audio professionale, Nda] e di questo ci si può facilmente rendere conto ascoltando le sue passate produzioni. Quando gli altri membri degli Helloween presero la decisione di non affidarsi più a Tommy Hansen, io non ero molto d’accordo, ma alla fine ho ceduto, a condizione che ci rivolgessimo a Charlie. Gli altri hanno accettato e questo è il motivo per cui Charlie è diventato il nostro produttore di fiducia. Quello che hai potuto sentire è proprio il risultato che ci aspettavamo da lui, si è dimostrato un ottimo professionista, uno che sa esattamente ciò che vuole ottenere. Inoltre abbiamo beneficiato del grande lavoro di Mikkey Dee, che suona davvero con una potenza incredibile. Per dovere di cronaca, due brani sono stati registrati da Mark Cross e sono ‘Don’t Stop Being Crazy’ e ‘Listen To The Flies’. Stefan Schwarzmann invece ha registrato le b-sides e le bonus tracks, utilizzando però un’attrezzatura diversa, poiché Charlie doveva iniziare a lavorare sul nuovo materiale dei Blind Guardian e ci aveva già concesso più tempo che poteva.”

Sappiamo che Mark Cross ha passato un momento difficile a causa di una malattia: come sta adesso?
(Sascha): ”L’ho sentito poche settimane fa per telefono, adesso sta meglio e si sta concentrando soprattutto sul suo strumento. E’ stato seriamente ammalato e quindi ha bisogno di suonare parecchio per recuperare la continuità e la potenza che aveva temporaneamente perso. In questo periodo sta preparando del materiale per la sua nuova band e ogni tanto tiene anche dei seminari di batteria in Grecia e in generale in Europa, per chi vuole avvicinarsi a questo strumento.”

Sascha, tornando un attimo al tuo passato nei Freedom Call, cosa ti ha spinto a separarti da loro?
(S.): “Sinceramente, ho deciso di lasciare i Freedom Call perché non ero soddisfatto della situazione che si era creata: non avevo nessuna voce in capitolo, non avevo la possibilità di fare delle proposte o prendere delle decisioni, per cui ad un certo punto ho pensato che sarebbe stato meglio che ci separassimo. Volevo andarmene già prima del tour di supporto agli Hammerfall, ma ormai mancavano solo due settimane e non mi sembrava corretto lasciare il gruppo con così poco tempo a disposizione per trovare un sostituto. Così ho parlato con gli altri e ho detto loro che avrei partecipato al tour e che me ne sarei andato dopo la sua conclusione.”

Michael, per molto tempo c’è stata incertezza su chi sarebbe diventato il nuovo chitarrista degli Helloween; come siete arrivati alla decisione di scegliere Sascha?
(M.): “In un primo momento avevamo pensato a Henjo Richter, ma lui suona nei Gamma Ray e alla fine ha preferito restare con loro. Rispetto ovviamente la sua decisione, anche se mi avrebbe fatto piacere averlo negli Helloween perché siamo amici da tanti anni e sarebbe stato bello poter suonare insieme…”
(S.): “Sì, ma adesso si deve accontentare di un incapace come me, che non è nemmeno il suo migliore amico! No, a parte gli scherzi, devo dire che io e Michael ci troviamo molto bene a lavorare insieme.”

Ho notato che stavolta ci sono più assoli in tapping rispetto al solito, o mi sbaglio?
(S.): “Può essere, non ci abbiamo fatto caso… Mah, sai, certe volte gli assoli sono troppo veloci da fare col plettro e allora dobbiamo metterci a suonare in tapping! No, sto scherzando…”
(M.): “Il fatto è che a volte mentre suoniamo ci capita di far cadere il plettro e siccome Charlie è capace di uccidere chiunque smetta di suonare anche per un solo attimo, siamo costretti a continuare in tapping perché altrimenti il produttore si arrabbia! [grasse risate di entrambi, Nda]”
(S.): “Seriamente, penso che certe volte la tecnica del tapping dia un suono migliore. In fondo ho sempre amato lo stile di George Lynch, che è uno dei miei chitarristi preferiti e che fa spesso uso di questa tecnica, per cui ogni tanto ho la tendenza a ripetere ciò che lui suona.”

Sul nuovo album, oltre a canzoni assolutamente in linea col vostro classico sound, ce ne sono altre che si discostano abbastanza dal resto della vostra discografia, come ad esempio “Nothing To Say”, palesemente influenzata dal rock anni ’70. Come vi è venuta quest’idea?
(M.): “Fondamentalmente, io amo quel tipo di sound e soprattutto i riff lunghi, come quelli di ‘Black Dog’ dei Led Zeppelin o di ‘Rat Bat Blue’ dei Deep Purple. Ho cercato di combinare il nostro stile con quello dei gruppi dell’epoca, che spesso componevano canzoni intere basate su un unico, grande riff.”
(S.): “Penso che in un album sia importante avere canzoni che si distinguono dalle altre, anche per dimostrare alla gente che siamo in grado di fare anche cose diverse dal solito. Quando ci viene un’idea, anche strana, che ci piace particolarmente, la sviluppiamo senza porci alcun problema, come abbiamo fatto per ‘Nothing To Say’.”
(M.): “Comunque, all’epoca in cui abbiamo pubblicato l’album di cover ‘Metal Jukebox’, per me era diventato del tutto logico proporre una canzone come ‘Nothing To Say’, che infatti ho composto subito dopo quell’album e prima ancora di iniziare a lavorare su ‘The Dark Ride’. Il problema è che praticamente nessuno aveva dimostrato interesse nel realizzarla, così non è stata nemmeno inserita nella lista delle proposte per ‘The Dark Ride’. Questa volta ho voluto registrarla e sono soddisfatto del risultato, tenevo particolarmente a questo brano.”

Su “Rabbit Don’t Come Easy” c’è anche uno dei pezzi più heavy che avete mai pubblicato, cioè “Liar”…
(S.): “Questo si riallaccia al discorso che facevamo prima, è positivo avere una certa varietà fra le canzoni di un disco, e ‘Liar’ è proprio uno di quei brani che si distinguono. Un giorno Markus [Grosskopf, il bassista, Nda] si è presentato in studio con quest’idea e sulle prime è stato quasi scioccante sentire questo tempo velocissimo e così tagliente, ma subito ci è piaciuta l’idea di poter anche suonare dei riff al limite del thrash metal e realizzare una canzone tremendamente aggressiva. Tutto in ‘Liar’ è portato all’estremo, anche la voce di Andi, che ha cantato in modo davvero energico, ma alla fine si può dire che, nonostante la sua diversità, anche ‘Liar’ possieda l’impronta tipica degli Helloween. Io penso che, se un giorno ci venisse voglia di fare un pezzo punk, lo faremo senza problemi, e in ogni caso manterrà lo stile degli Helloween!”

Credo che negli ultimi nove anni la caratteristica vincente degli Helloween sia stata proprio la voce di Andi Deris. Che ne pensate?
(M.): “Personalmente ho sempre considerato Andi come uno dei migliori cantanti europei, per cui non posso che essere d’accordo…”
(S.): “Si possono dire tante cose sul conto della sua voce, però sono dell’idea che nel mondo musicale esista un solo Andi Deris, e fin troppi Michael Kiske, se capisci cosa voglio dire. Soprattutto in Europa, ci sono tantissimi cantanti che cercano di imitare lo stile di Kiske, con note sempre altissime, ma Andi ha una voce particolare, sempre riconoscibile e per certi versi unica. Credo che avere un cantante come lui sia molto importante per noi, perché la voce solista rappresenta gran parte della ‘faccia’ di una canzone: quando scrivi una canzone, magari a casa, e finisci tutte le parti strumentali, hai creato solo il corpo e ti serve un qualcosa che le dia una fisionomia ben definita: quel qualcosa è la voce del cantante. A quel punto, se hai un vocalist che non fa altro che imitare lo stile altrui, rischi di vanificare un brano dalle buone potenzialità. Per questo credo che sia necessario avere un cantante speciale, che sia in grado di dare, al corpo di un brano, una sola ed unica faccia, tale da far dire a chi lo ascolta ‘OK, questi sono gli Helloween’. Certe volte mi è capitato di ascoltare Andrè Matos dei primi Angra, o Tobias Sammet degli Edguy, e sinceramente ci sono stati dei momenti in cui mi chiedevo se a cantare fossero loro o se si trattasse di Kiske.”

Infatti ho sempre pensato che lo stile di Andi, combinato con quello classico degli Helloween, abbia creato un songwriting abbastanza originale.
(S.): “Sì, è vero, e direi che per creare uno stile originale c’è anche bisogno di gente come Michael, che alle volte ha delle idee veramente assurde ma efficaci: per esempio, dimmi il nome di un’altra band che se ne esce con copertine raffiguranti conigli e roba del genere! Sinceramente non mi viene in mente nessun altro gruppo heavy metal che abbia avuto copertine come le nostre.”

A proposito, come vi è venuta l’idea di un titolo del genere?
(M.): “Il concetto è molto semplice: ci sono dei casi in cui ci si trova a dover risolvere dei problemi che necessitano di una certa abilità; quando si riesce a trovarne la soluzione, spesso si dice che si è riusciti a tirar fuori un coniglio dal cilindro, in altre parole a fare una specie di magia. Ecco, noi ad un certo punto ci siamo trovati a dover realizzare un nuovo album avendo due nuovi elementi nel gruppo: era il momento di far uscire dal cilindro quel famoso coniglio. Però non sempre le cose vanno come vorremmo, ci sono anche degli imprevisti che possono rendere tutto più complicato: in quel caso, il coniglio sembra non volerne sapere di uscire dal cilindro… e quindi ‘Rabbit Don’t Come Easy’!!!”

Sappiamo che considerate ormai “The Dark Ride” come un mezzo passo falso. Ritenete che “Rabbit Don’t Come Easy” sia il vero successore di “Better Than Raw”?
(M.): “Sinceramente no, penso che sia più legato a dischi come ‘The Time Of The Oath’ o ai due ‘Keeper’. Su ‘Better Than Raw’ erano in corso dei grandi cambiamenti a livello di sound ed eravamo in una fase di sviluppo, un po’ come è successo fra ‘Walls Of Jericho’ e ‘Keeper Of The Seven Keys part I’. Sia chiaro, ‘Better Than Raw’ è secondo me un ottimo prodotto e lo considero uno dei nostri migliori album, ma contiene alcuni episodi che forse non sono Helloween al 100%. Anche sul disco nuovo, come dicevamo prima, ci sono episodi di questo genere, però il nuovo materiale mi sembra più compatto di quanto non fosse quello di ‘Better Than Raw’. Per quanto mi riguarda, dischi come ‘The Time Of The Oath’, lo stesso ‘Better Than Raw’ e ovviamente ‘Rabbit Don’t Come Easy’, sono da considerarsi dei punti di riferimento per noi. Mi auguro che gli Helloween continueranno per altri dieci o vent’anni con la formazione attuale, senza più dover affrontare problemi legati alla mancanza di correttezza da parte di alcuni membri. Uno può benissimo avere delle antipatie verso altre persone, ma in una band come la nostra non dovrebbero accadere certe cose. Voglio dire, una band dovrebbe essere qualcosa più di un insieme di musicisti, ci dovrebbe essere un rapporto più socievole e corretto fra i suoi membri.”

Stai dicendo che Roland e Uli non hanno avuto un comportamento corretto con voi durante gli anni?
(M.): “Per lo meno negli ultimi tempi, posso dire che ci sono state delle cose che non mi hanno fatto piacere. Comunque, se hai letto qualcuna delle interviste che Roland ha rilasciato ultimamente, non ho nemmeno bisogno di spiegarti il motivo per cui non fa più parte della band. Ciò che mi ha stupito è stato leggere delle sue dichiarazioni sugli Helloween, perché io e Roland avevamo discusso di questo via e-mail e ci eravamo detti che non avremmo parlato del nostro passato, in fondo siamo abbastanza adulti da capire che si tratta di cose del tutto inutili. Per questo, apprendere certe cose dalla stampa è stata una vera sorpresa per me.”
(S.): “Per quanto mi riguarda, non conosco Roland personalmente, eppure dalle interviste che sta rilasciando sembra che lui mi conosca molto bene, visto che si permette di dire che non sono il chitarrista giusto per gli Helloween. Il fatto è che lui non può dire di conoscermi! E’ capitato solo una volta, dopo un mio concerto, che venisse a salutarmi, ma la nostra conoscenza si è esaurita lì. Per questo penso che non possa parlare obbiettivamente di me e che stia dicendo un sacco di idiozie, forse questo suo modo di fare è stato uno dei motivi che lo hanno fatto allontanare dal gruppo. E’ interessante notare come noi parliamo molto poco dei suoi Masterplan, mentre loro invece parlano moltissimo di noi, e certamente non in termini lusinghieri. Pensa che mentre eravamo in studio, Andi mi diceva che gli avrebbe fatto piacere se i Masterplan avessero avuto successo, augurava loro tanta fortuna perché secondo lui sono una band che merita. Invece, Roland sta andando in giro a puntare il dito contro gli Helloween e questo non mi sembra giusto. Anzi, trovo anche stupido da parte sua continuare a parlare del suo ex gruppo quando ha una nuova band di cui potrebbe andare fiero. Per cui, penso che semplicemente leggendo le rispettive interviste, tutti possano rendersi conto di chi effettivamente ha torto e chi no…”

Come state organizzando l’attività live?
(M.): “Pensiamo di cominciare il tour vero e proprio da settembre in poi: prevediamo di suonare in Europa, Sud America, Stati Uniti, Canada, Asia, forse anche in Australia. Ci dovrebbe anche essere la possibilità di partecipare ad un festival in Russia, vedremo. In quanto alla scaletta, dobbiamo lavorarci perché vogliamo proporre un set abbastanza vario, comprendente non solo il materiale più recente ma anche qualcosa di più datato. Inoltre, vorremmo sperimentare in qualche brano la doppia voce, ma per questo dobbiamo fare un po’ di prove prima di decidere. La nostra intenzione è quella di suonare il più possibile e di offrire ai nostri fans il meglio del nostro repertorio.”

Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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