Dragonforce - Herman Li (guitars)

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Dall’ Inghilterra ecco arrivare un’interessante nuova proposta, i Dragonforce, in uscita col debut Valley of the Damned per la prestigiosa Noise/Sanctuary Records. Per quanto giovani, i cinque ragazzi hanno una forte determinazione e soprattutto idee fresche e nuove che sicuramente porteranno un po’ d’aria nuova nello stagnante panorama power odierno.

Per prima cosa direi di cominciare da una breve storia della band…
Ok! Abbiamo cominciato nel 1999 anche se l’idea di fare una band di melodic metal posso dire di averla sempre avuta; prima suonavo in una death metal band, ma non saprei dirti il perché! forse perché è una delle cose più facili da suonare quando cominci a suonare la chitarra (se lo dici tu… ndr.)
Come dicevo però l’idea di un cambiamento era già nell’aria e non appena ho conosciuto ZP (Theart, il singer, ndr.) ho deciso di cambiare band. L’idea all’inizio era quella di fare una band alla Helloween o Dream Theatre e ho quindi contattato vari amici ai quali sarebbe interessato un progetto del genere. Così abbiamo cominciato a suonare assieme verso settembre del ’99 e subito sono arrivati i primi cambi di line up che hanno portato all’ingresso nella band di Didier (Almouzni) l’attuale batterista, dopo la registrazione del nostro primo demo (Valley of the Damned, quando ancora la band si chiamava Dragonheart e già al tempo recensito sulle pagine del glorioso Metal It).
Lui viene dalla Francia e cercava una band con la quale poter suonare un certo tipo di musica, cosa che nel suo paese non è molto facile: io parlo francese e conosco molti metallari in Francia, non è stato quindi difficile entrare in contatto con lui. Abbiamo in seguito fatto altri concerti e durante uno di questi abbiamo conosciuto Vadim (Pruzhanov, il tastierista, ndr.) il quale ci ha detto di suonare le tastiere e di essere intenzionato a suonare con noi; al momento eravamo infatti senza un tastierista ed è bastata una sola prova per capire che fosse la persona giusta per la band.
Al momento siamo senza un bassista ma vedremo di recuperare in fretta…

Valley Of The Damned è il primo full lenght per i Dragonforce, così vi aspettate da questo album?
Una delle cose che più ci piace di questa musica è il fatto di poter suonare dal vivo; al momento non ci interessano soldi o successo, la cosa più importante è poter andare in tour. In studio può essere divertente ma si tratta di un altro tipo di esperienza, è più un lavoro: è un po’ come quando stai facendo i compiti e non vedi l’ora di uscire a giocare!
Quindi quello che ci aspettiamo è di poter suonare dal vivo il più possibile.

Come siete entrati in contatto con la vostra etichetta, la prestigiosa Noise Records?
Finito di registrare il demo lo abbiamo subito messo on line su internet e ne abbiamo spedite alcune copie alle maggiori etichette europee. Tra queste la Sanctuary in Inghilterra e la NTS in Francia, della quale conoscevo già alcuni responsabili. Qui nel nostro paese non è facile sentire musica come la nostra e proprio dalle mie conoscenza presso la NTS è venuta l’idea di mandare una copia del cd all’etichetta inglese. La risposta è stata subito positiva, la musica piaceva e tutto il resto, ma prima volevano vederci in azione; così abbiamo avuto la possibilità di fare 3 date con Rob Halford e di seguire gli Stratovarius in tour, in modo da attirare maggiormente l’attenzione dell’etichetta. Dopodiché ci hanno chiesto di sentire tutte le canzoni che avevamo pronte per registrare un ipotetico album; in totale ci sono voluti quasi 2 anni, dalla registrazione del demo, per arrivare al contratto con la Noise…

E come vi sentite a lavorare con un’etichetta che rappresenta una vera e propria icona nell’ambito del metal europeo, come stanno andando i rapporti?
Il fatto di essere parte della Noise è un po’ come un sogno che diventa realtà! Sono felicissimo di poter lavorare con loro, ci stanno supportando alla grande, dalla registrazione dell’album alla sua promozione. Benché si tratti di una grande etichetta non siamo mai stati obbligati a fare quello che ci venisse detto, abbiamo avuto sempre il pieno controllo della situazione, dalla musica al modo in cui comportarci, possiamo quindi ritenerci soddisfatti.

Quali termini useresti per descrivere musicalmente il vostro nuovo album?
Noi lo definiamo “catchy-speed-power metal”, questo perché ogni song è molto ben riconoscibile e orecchiabile, mentre “speed” perché il nostro modo di suonare è molto più veloce di quello di altre band dello stesso genere: molti sono soliti mettere la prima traccia veloce per poi rallentare l’andatura nel corso del disco; nei Dragonforce invece ogni pezzo è un pezzo veloce. In più per quel che riguarda le chitarre si possono trovare influenze che vanno dai Judas Priest agli Iron Maiden, sia per quel che riguarda i riff che gli assoli.

Quindi quali sono le band da usare come riferimento nei vostri confronti?
È difficile fare dei nomi, in quanto credo che influenze arrivino da qualsiasi gruppo ascoltiamo; a parte i soliti classici farei il nome di band italiane quali Rhapsody o Labyrinth, i quali, da quando li ho ascoltati, hanno avuto un ruolo importante per la nostra musica. Ma abbiamo anche influenze che pescano dal death metal o da chitarristi quali Steve Vai e gruppi prog come Symphony X e Dream Theatre o hard rock alla Bon Jovi e Guns n’ Roses, per dire.

I Dragonforce sono una giovane band composta da giovani elementi, dato che la vostra età media è di 25 anni; come vivete dunque questa importante esperienza musicale?
Quello che cerchiamo di fare è di guardarci spesso indietro a quando eravamo più giovani e a quello che allora ci piaceva nell’heavy metal, cercando di fare lo stesso. A livello pratico invece la nostra vita non è cambiata di molto: andiamo ancora negli stessi locali, frequentiamo le stesse persone e facciamo lo stesso lavoro! Da questo punto di vista quindi ben poco è cambiato…

Siete stati in tour con gruppi del calibro di Stratovarius e Virgin Steele, cosa mi puoi dire di queste esperienze?
Con gli Stratovarius è andato tutto molto bene anche perché prima di quel tour avevamo fatto solo 3 importanti concerti e quindi è stata una buona occasione poterci nuovamente confrontare con un grande pubblico durante questi show. Anche con i Virgin Steele è andato tutto molto bene, anche se in quel momento stavamo registrando l’album e abbiamo dovuto interrompere le registrazioni per fare alcune date in Danimarca, per poi tornare in Inghilterra e finire l’album. Per questo motivo è stato un po’ più stancante, ma comunque divertente.

Com’è la scena metal underground nel vostro paese? Conosci altre interessanti e promettenti band che meriterebbero maggiore attenzione?
Parlando di underground tendo solitamente a considerare quelle band che suonano dal vivo, non quelle che registrano demo o addirittura album senza però mai farsi vedere in giro.
Stando a questo ragionamento l’unica scena metal underground qui in Ighilterra è quella death e black, non ci sono praticamente melodic metal band che suonano dal vivo da queste parti.
C’è sicuramente gente che ascolta questo tipo di musica, ma nessuno fa qualcosa per proporla dal vivo e fare che la situazione cambi almeno in parte.

Qual è allora secondo te il motivo di questo sbilanciamento?
Penso che la gente abbia paura di rischiare e allora aspetta che siano le altre band europee, dalla Germania ad esempio, a suonare questa musica. Ognuno aspetta che sia qualcun altro a fare il primo passo per cambiare questa situazione, e in realtà le cose si mantengono stazionarie.
Per questo noi cerchiamo di suonare il più possibile dal vivo in Inghilterra, anche davanti a poche persone, non ha importanza, quello che conta è suonare e girare più posti possibili, in quanto la vera natura di una metal band è quella di suonare dal vivo, non fare solo album.

Effettivamente però è strano il fatto che proprio nella patria di un movimento radicale nella storia del metal come la NWOBHM al giorno d’oggi non ci siano più band che suonino un certo tipo di musica…
Per esserci ci sono, ma sono le stesse che sono sopravvissute dagli anni ’80 oppure altre nuove band formate dagli stessi musicisti di allora. Ma come dicevo prima, di veramente nuovo c’è ben poco in circolazione…

Avete già in programma qualche data in seguito alla pubblicazione dell’album?
Di sicuro faremo un tour di supporto in Inghilterra, cercando di suonare il maggior numero di concerti possibili per vedere appunto la reazione della gente; nel caso in cui le cose dovessero andare male, almeno possiamo dire di averci provato!
In seguito dovremmo spostarci nel resto d’Europa, già rodati e preparati per cercare di fare del nostro meglio e sperando di trovare una calorosa accoglienza. Sai, in Inghilterra ci divertiamo anche a suonare davanti a 10 persone, vista la situazione, ma quando te ne trovi 200 davanti è ancora meglio!

Qualche desiderio per il futuro?
Sarebbe bello poter suonare in qualche festival, come il Gods of Metal o il Wacken; di sicuro dopo le date dal vivo torneremo in studio per registrare un nuovo album e poter quindi nuovamente tornare on tour! Questo è quello che ci piacerebbe fare: tour-album-tour-album… e non andare più a lavorare! (risate, ndr.)

Consueto saluto ai nostri lettori…
Direi di ascoltare il nostro nuovo album, soprattutto a chi ha già avuto modo di sentire il demo, in quanto ci sono parecchie differenze che potrebbero piacere maggiormente. A quanti invece non ci conoscono consiglierei lo stesso un ascolto in quanto penso che i Dragonforce abbiano qualcosa in più da dire rispetto a molte altre power metal band.

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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