Riot (Mark Reale, vocals)

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Gruppo:Riot

Tra mille difficoltà e un meritato successo mai pienamente concessosi, i Riot non abbassano la testa e continuano nel proprio cammino pubblicando un disco validissimo quale il recentissimo Through The Storm.
È proprio Mark Reale (leader e fondatore della band) a concedersi per questa chiacchierata telefonica e a parlarci dei suoi Riot.

Dunque, partiamo subito dal nuovo album, Through The Storm: già da un primo ascolto si può affermare che suoni molto più melodico e hard rock rispetto alle precedenti uscite dei Riot, ti trovi d'accordo?
Sì, sono sicuramente d'accordo nel definire l'album più orientato verso sonorità hard rock rispetto alle ultime pubblicazioni della band…

Pensi sì possa parlare di un'evoluzione del vostro stile?
Mah sai, si può dire che ci siamo sempre mossi tra l'hard rock e l'heavy metal nel corso della nostra storia e lo si può sentire a seconda dell'album che prendi in considerazione. Abbiamo cominciato dall'hard rock per spostarci poi verso il metal, quindi si può parlare di un ritorno alle nostre radici. Questa decisione dipende dall'umore nel quale ci siamo trovati nel corso degli anni e in questo momento la scelta musicale intrapresa rappresenta come ci sentiamo attualmente; non è detto che sul prossimo disco non torniamo a suonare power, dipende dall'umore.

E quindi quale è stata la principale fonte di ispirazione per i nuovi brani?
La maggior parte dei testi è stata scritta da Mike (DiMeo, ndr.) mentre per quel che mi riguarda ho fatto in modo che questo disco prendesse forma nella maniera più naturale possibile, senza partire da un punto in particolare. Ognuno nella band ha i propri sentimenti, le proprie emozioni e il risultato dei brani dipende molto da come ti senti nel momento in cui ti trovi a scriverli: quando sono particolarmente depresso, ad esempio, mi viene più facile scrivere buone songs! Solitamente io e Mike lavoriamo assieme, anche se è lui a occuparsi tendenzialmente dei testi, quindi non ti posso dire cosa effettivamente rappresentino per lui le lyrics di Through The Storm.

E qual è il significato del titolo che avete scelto per l'album?
Il titolo è stato scelto dalla canzone che ne porta il nome e credo possa rappresentare perfettamente la carriera dei Riot. Negli ultimi 3 anni abbiamo avuto parecchi problemi: dopo la tournee europea nel 2000 siamo tornati negli States dove per problemi economici abbiamo dovuto rifiutare un altro importante tour con Ronnie James Dio. Tutti ci sentivamo molto depressi e amareggiati da questa situazione e abbiamo deciso di prenderci una breve pausa per riflettere. Di lì a poco il nostro batterista Bobby Jarzombeck ci ha lasciato per andare a suonare con Rob Halford e nel frattempo lavoravamo al nuovo album. Quando abbiamo finito le registrazioni abbia pensato che questo titolo fosse l'ideale per descrivere gli ultimi anni, non proprio felicissimi, della band.

Nel disco in questione sono presenti 2 cover, una degli UFO ("Only You Can Rock Me") e una dei Beatles ("Here Comes The Sun"); come mai la decisione di inserire questi due brani nell'album?
Per la prima song l'idea è venuta da me e Bobby Rondinelli (attualmente drummer della band, ndr.) mentre lavoravamo in studio; dato che entrambi siamo grandi fan di Michael Shencker, abbiamo pensato di fare una cover degli UFO. Al tempo del successo di questa band ascoltavo molto la loro musica e un brano quale "Only You Can Rock Me" mi fa pensare ad un sano pezzo rock'n'roll per via anche dei classici accordi di chitarra rock/blues presenti in esso. Ho voluto provare a fare qualcosa del genere, qualcosa che fosse realmente "rock'n'roll".
Per qualche riguarda la canzone dei Beatles, non c'era all'inizio l'intenzione di registrarla e includerla nel disco, tant'è che è stata registrata e aggiunta soltanto in un secondo momento.
Infatti, in principio, avrebbe dovuto comparire sul prossimo disco, non su questo, ma la morte di George Harrison (autore del brano dei baronetti di Liverpool, ndr.) avvenuta nel frattempo mi ha spinto ad inserire questo brano subito su Through The Storm. Posso dire di essere stato influenzato molto dalla sua personalità: quando ero molto piccolo: durante gli anni Sessanta, vidi per la prima volta i Beatles in televisione, ed è stato questo fatto a spingermi a chiedere ai miei genitori una chitarra elettrica! Ho voluto quindi fare un personale tributo a George Harrison e ai Beatles e dato che il resto della band aveva già concluso le registrazioni, ho deciso di fare una versione acustica e strumentale di "Here Comes The Sun", da solo.

Quale è stato il principale motivo della separazione di Jarzombeck dal resto della band?
Non è successo nulla in particolare, non c'è stata una causa scatenante. Quando questo è successo non stavamo combinando granché come band, abbiamo avuto qualche show qui in Texas con un buon successo ma niente di più. Nel frattempo lui ha avuto l'offerta di andare a suonare con Rob Halford, il quale cercava appunto un batterista, e io gli ho detto di andare, in quanto si trattava di un'ottima opportunità per lui. Noi non avevamo molta voglia di fare in quel periodo e non mi sentivo di trattenerlo; così è andato per registrare il disco, dopo di che ha deciso di fare anche il conseguente tour, al che mi sono detto che avremmo potuto cercare qualcun altro che venisse a suonare sul nostro disco. È stata dunque una separazione amichevole, senza litigi e senza problemi.

E come avete reclutato il suo sostituto, Bobby Rondinelli (ex- Blue Oyster Cult, Rainbow, Black Sabbath, e molti altri, ndr.)?
Conosco Bob da un po' di tempo ormai e abitiamo anche nella stessa zona; la prima volta che ho parlato con lui è stato durante la prima edizione del Monster Of Rock, nel 1980, prima che cominciasse a suonare con i Rainbow. Ci siamo frequentati per parecchio tempo e abbiamo avuto anche occasione di suonare assieme qualche volta, non è stato difficile dunque convincerlo a suonare su questo album!

Pensi che possa essere il giusto sostituto all'interno dei Riot?
Mah, lui è una persona molto impegnata, suona praticamente con chiunque! Non so quindi se si possa considerarlo un membro ufficiale della band: nel caso dovessimo avere qualche data durante il suo tempo libero di sicuro verrà a suonare con noi, ma al momento non saprei cosa dire. Può anche essere che nel frattempo Bobby Jarzombeck torni indietro e comunque, finché non abbiamo un tour pronto o altri impegni importanti, non saprei dirti come effettivamente considerare questa situazione, tutto è possibile.

Pur dopo i numerosi cambiamenti di line up e di etichetta, i Riot sono una band ancora in piedi che è riuscita sempre a superare ogni difficoltà incontrata sul proprio cammino; qual è il segreto di questo successo e di questa longevità?
Il primo motivo è che ho sempre avuto la voglia e il bisogno di portare avanti questa band, è una cosa che fa parte della mia vita da molti anni ormai. Il secondo motivo, il secondo punto di forza per i Riot sono sempre stati i fan. Durante le difficoltà, i cambi di line up e i numerosi problemi che ho dovuto affrontare, ho sempre potuto contare sull'appoggio di numerosi fan, ed è questo il principale motivo per cui continuo a fare quello che sto facendo e che tiene viva la band.

Dopo più di vent'anni di carriera, quale reputi essere stato il momento più felice della tua band?
Sicuramente ce ne sono stati molti, come ad esempio la nostra partecipazione al primo Monster Of Rock nel 1980, la prima volta che siamo stati in Europa, in Inghilterra. Siamo stati su uno dei più importanti palchi della storia e sotto di noi un sacco di gente cantava i nostri pezzi e ci seguiva; è stato tutto molto emozionante. Anche di recente abbiamo suonato al Wacken nel 1998 e si è trattato di uno show fantastico, siamo stati molto fortunati quella sera ed è stata una grande esperienza.

Qual è il disco più importante della vostra discografia? Sei d'accordo con chi definisce Fire Down Under il capolavoro firmato Riot?
Sì, sono d'accordo con questo parere in quanto si è trattato di un disco molto importante per i Riot; si trattava del nostro terzo disco, il primo nel quale abbiamo cominciato a trovare un nostra identità come band. Al tempo stesso mi risulta difficile ascoltare quel disco ora, sentire come suonavo allora, vent'anni fa; mi piace credere di essere maturato e migliorato come musicista nel corso di tutti questi anni ed mi fa una strana sensazione ascoltare quell'album oggi.
Ciò non toglie che esso rappresenti un disco molto importante per la band e anche uno dei meglio riusciti.

Stando nel passato, cosa ricordi maggiormente dei primi anni di vita dei Riot, i momenti belli e quelli brutti?
Per quel che riguarda i brutti momenti potrei scrivere un libro! Il problema principale è stato che quando abbiamo firmato il nostro primo contratto eravamo molto giovani e inesperti; avevamo una gran voglia di fare, ma non conoscevamo nulla di quel mondo, del music business.
Quando nel 1980 abbiamo cominciato a riscuotere un considerevole successo, molta gente si è offerta di farci da manager e noi non siamo stati in grado di fare la scelta giusta, finendo nelle mani sbagliate. Hanno cercato a tutti costi di allontanarci da qualsiasi altro interesse che non fosse la band e come risultato la band stessa ne ha sofferto; uno dei più grandi rimpianti che ho è di non aver avuto la forza necessaria per fare che ciò non accadesse. Non ho avuto la personalità per imporre la nostra parola pensando che da tutto ciò potesse nascere un maggior successo per i Riot, e questo è un problema legato alle numerose label che abbiamo cambiato.

Venendo al presente, meglio la futuro, avete in programma un tour europeo e qualche data italiana?
Stiamo pensandoci i questi giorni ma ancora nulla di definitivo è stato fissato per il momento. L'Italia è uno dei paesi in cui teniamo maggiormente venire a suonare, dato che abbiamo molti fedeli fan e in più i miei nonni e il padre di Mike provengono dalla tua terra! I nostri fan italiani sono molto accoglienti ed è sempre un piacere suonare per loro, quindi faremo il possibile per tornare a suonare da voi.

Ok, nel frattempo se vuoi dire qualcosa proprio ai tuoi fan, a te la parola!
Voglio semplicemente ringraziare tutti coloro che ci supportano comprando e ascoltando i nostri dischi, per la passione e per la fedeltà nei confronti dei Riot: senza di voi non potremmo continuare! Thank you.

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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