GIUNTINI PROJECT: Aldo Giuntini (chitarra)

Aldo Giuntini è un grande musicista, tecnico, poliedrico, in possesso di un gusto estetico spiccatissimo e di un’enorme passionalità, tutte doti che lo affrancano dalla figura del guitar-hero autocelebrativo e un po’ noioso a cui siamo stati abituati e che spesso abbiamo dovuto subire.
La passione genuina per il modo di fare musica tipico dell’hard ‘n’ heavy degli anni ’80, partendo dalla coscienza “storica” di quel periodo aureo e interpretandola con scintillanti facoltà personali, illumina il lavoro del suo Project, in cui è sempre il songwriting a trionfare sulla tentazione di ostentare la propria indiscutibile preparazione esecutiva.
Poter contare, poi, sullo strepitoso Tony Martin in qualità di “complice” primario e d’importante via d’accesso comunicativa, non è un fatto da poter sottovalutare, così come il resto del team che li accompagna appare affiatato e competente, oltre che fomentato da un analogo “spirito” artistico e convergenze di stile.
Il conquistato contratto con la Frontiers aumenta la componente d’orgoglio (quasi) tutto “made in Italy” e speriamo che questa collaborazione si possa prolungare nel tempo e garantirci la possibilità di ascoltare una nuova produzione del nostro senza dover attendere (come accaduto tra il secondo e il recente terzo capitolo del progetto) altri lunghi sette anni!

Ciao Aldo, grazie per la disponibilità e benvenuto sulle nostre “pagine”!

Proprio perché si tratta, se non erro, di un esordio sulla nostra ‘zine e anche se ogni vero fan dell’hard rock dovrebbe conoscere il tuo lavoro, se sei d’accordo, direi d’iniziare con un breve “riassunto” di presentazione del tuo percorso artistico …
Allora, … dopo varie esperienze di gruppo, a cominciare dal gruppo dei miei 20 anni, i progressive CRYIN EARTH (stile Genesis, King Crimson) al primo gruppo metal SKY DRIVERS, peraltro esperienze non coronate da alcun episodio discografico, ho cominciato ad affrontare l’avventura solista su suggerimento di Dario Mollo, il mio attuale produttore artistico. Avendo, infatti, la possibilità di usufruire della sua esperienza nella produzione, del suo studio e della bravura dei membri della sua band dell’epoca, i CROSSBONES, non restava che trovare un cantante per esordire discografìcamente da solista.
Il primo cantante fu lo sconosciuto ma assai bravo Charles Bowyer, col quale realizzai PROJECT I dopodiché ebbi l’opportunità di conoscere Tony Martin con cui ho realizzato II e l’attuale III.

Il tuo Project è giunto al terzo episodio e ancora una volta si tratta di un eccellente esempio di hard ‘n’ heavy dalle caratteristiche “classiche” ma, per quanto mi riguarda, sempre attuali. Quali sono le differenze principali tra il nuovo Cd e i precedenti?
La differenza più sostanziale sta tra il primo lavoro e gli altri due. Infatti, Charles Bowyer è un cantante meno heavy, più orientato sull’AOR e PROJECT I riflette questa sua attitudine. Gli altri due album sono molto più ”fratelli” e PROJECT III è la giusta evoluzione nel tempo di II.

L’approccio di Black Sabbath, Dio e Rainbow, mi sembra essere “celebrato” alla grande dalla tua musica … Sono effettivamente questi i Vs. modelli artistici come band? E quali sono, invece i tuoi referenti come chitarrista?
Si, soprattutto i DIO sono tra i miei punti di riferimento, ma non dimentichiamoci dei giapponesi LOUDNESS di due decadi or sono, anch’essi tra i miei favoriti di sempre.
Tra i miei chitaristi preferiti, dopo i miei miti assoluti JIMMY PAGE e DAVE GILMOUR, citerei VIVIAN CAMPBELL, AKIRA TAKASAKI, JAKE E. LEE, JOHN NORUM e ovviamente VAN HALEN e MALMSTEEN.

Tony Martin offre, nel disco, un’altra imponente prova di forza senza risparmiarsi ed egli appare molto di più che un semplice e magari poco coinvolto “ospite di riguardo” … Com’è nata questa parnership così fruttuosa e genuina? E nonostante io non possa che apprezzare la tua scelta, perché hai nuovamente voluto lui al microfono del tuo progetto?
Durante le registrazioni di PROJECT I venni a conoscenza che la moglie del mio all’epoca produttore artistico Kit Woolven, Fay Woolven, era la manager dei Black Sabbath. Tony è sempre stato il mio cantante preferito e io non persi l’occasione di chiederle se fosse possibile lavorare con lui. Lei mi mise in contatto con Tony che rimase impressionato molto favorevolmente dai miei brani e da lì nacque la nostra collaborazione.
Ho pensato nuovamente a lui anche per III perché so che il risultato positivo con lui è sicuro e il nostro modo di scrivere si sposa perfettamente.

Anche la liaison con quello che in sede di recensione ho definito il “team made in Crossbones” mi è sembrato davvero produttivo … Quanto importante è stato il suo contributo? C’è stata una collaborazione anche in fase di stesura dei brani?
Ezio, Fulvio e Dario oltre che essere bravissimi sono amici e vivono dalle mie parti. Cosa si può volere di più? Perché cambiare? Per la stesura danno sempre del loro al momento di comporre le proprie parti anche se i pezzi sono scritti per intero da me e Tony.

Sempre a questo proposito, credo che Dario abbia svolto al meglio il suo compito in sede di produzione e ritengo che condivida con te anche la “visione” globale nel modo d’intendere la musica rock … Qual è il tuo giudizio sul risultato finale del Cd? E tenendo conto di questa apparente comune affinità d’intenti (e di una sorta di “parentela” tra i Vs. rispettivi gruppi di lavoro, anche a livello di personale esecutivo), a quando un vero e proprio Giuntini-Mollo Project?
Il risultato finale del cd è notevole, ma io m’immagino già come sarà il prossimo: infatti, Dario ha la capacità di migliorare le sue produzioni in maniera esponenziale!
Tuttavia non credo ci sarà mai un progetto comune. Non credo ai lavori a due chitarre soliste perché risultano pesanti e si tende a strafare. In più un lavoro del genere sarebbe danneggiato da una sorta di ricerca di “par condicio” tra i due solisti …

Ho letto che sei particolarmente fiero, tra i brani “cantati” del disco, di “Que Es La Vida” … Premesso che è anche uno dei miei preferiti per la sua carica “gloriosa” e suggestiva, quali sono a tuo modo di vedere le caratteristiche fondamentali che un brano deve possedere per potersi definire veramente riuscito? Quali sono le altre canzoni del nuovo Cd che credi possano essere un efficace “biglietto da visita” della tua band e perché?
Ma … che quando lo ascolti finito e mixato dici: “c… che figata!!!”
Le altre canzoni che meglio riassumono il mio pensiero musicale sono l’opening track GOLD DIGGER e lo strumentale MEMORIES IN THE SAND.

Sempre a proposito di canzoni, impossibile non citare la cover dei Sabs “Anno mundi (the vision)”, talmente ben inserita nel contesto generale del platter, che “quasi” non mi accorgevo del fatto che fosse una rilettura … Quali sono le motivazioni che ti hanno fatto scegliere proprio questo brano?
Perché 15 anni fa, quando sentii per la prima volta “Anno mundi” dall’album TYR rimasi stecchito dalla bellezza di quel pezzo e pensai: ”trovassi mai un cantante del genere!” Visto che poi un cantante del genere l’ho trovato (!!!) non potevo mancare, prima o poi, di mettere su un mio disco QUEL pezzo con QUEL cantante!

Parliamo anche dei due ottimi strumentali, dove tecnica e feeling si combinano senza apparente sforzo … Come sono nate? A beneficio dei nostri lettori con velleità da guitar heroes, ti va di svelarci qualche dettaglio tecnico sul tuo “equipaggiamento” specifico?
Ci terrei particolarmente a citare MEMORIES IN THE SAND, che è un brano diverso dal solito nel mio repertorio e a cui tengo moltissimo perché descrive molto bene quello che sentivo in quel momento. E’, infatti, un brano di nostalgia di momenti e persone del passato che non torneranno più …
In questo brano ho cercato ripescare un po’ dalla scuola di uno dei miei miti di sempre: David Gilmour dei PINK FLOYD.
Io uso un’attrezzatura molto semplice MARSHALL JCM 800 overdrive BOSS, chitarre varie (soprattutto IBANEZ e GIBSON). Nella registrazione di III ho usato molto anche il LINE 6 POD XT PRO.

Il tuo nuovo disco esce per la “gloria” nostrana Frontiers, che ristampa anche “Giuntini Project II”, in origine pubblicato dalla tua label personale … Come ti sei trovato a lavorare con loro? Sei soddisfatto dei feedback ottenuti finora?
Per ora sono molto soddisfatto, anche se è presto dare un giudizio definitivo. Comunque ritengo sia una gran cosa lavorare con un’etichetta italiana: si parla la stessa lingua e ciò non è cosa di poco conto!

Dopo parecchi anni di scarsa considerazione internazionale in merito alla scena metallica nazionale, oggi “siamo” riusciti, sebbene parzialmente e in alcuni settori (speed/power, crossover, gothic), finalmente a conquistare una certa credibilità e autorevolezza, mentre per quanto riguarda l’heavy rock dall’estrazione “tradizionale”, mi sembra ci siano ancora un po’ di “resistenze” … Cosa ne pensi? Quali sono le ragioni di questa sorta di “diffidenza”?
Probabilmente le nuove generazioni sono più orientate verso diversi tipi di genere metallico e quindi il genere classico è meno suonato onde per cui l’ascoltatore tende a legarlo al passato e a determinati artisti ”storici”. Non è un caso che il mio lavoro sia valorizzato da una vecchia conoscenza come Tony Martin.

C’è qualche artista, italiano o straniero, che ammiri particolarmente e con il quale gradiresti lavorare?
Mi piacerebbe fare un album con RONNIE J. DIO!!

Riuscirete a portare dal vivo la Vs. musica? E se sì, Tony sarà con Voi sul palco? Quali sono le prospettive reali da questo punto di vista?
Attualmente non è previsto di suonare dal vivo anche perché sono già sotto con le registrazioni del quarto capitolo … non voglio correre il rischio di far passare altri 7 anni!

Da quando scrivo per Eutk e ho la possibilità di parlare con grandi musicisti, ho “istituito” un sondaggio dal titolo (“originalissimo”!) “i tre dischi in grado di cambiare la vita” … Ti andrebbe di partecipare, motivando brevemente le tue scelte?
1) WISH YOU WERE HERE (PINK FLOYD) il mio primo amore musicale in assoluto!
2) THE SONG REMAINS THE SAME (LED ZEPPELIN) il primo amore hard rock!
3) LIGHTNING STRIKES (LOUDNESS) la mia Bibbia chitarristica!
(Finalmente qualcuno che riconosce la grandezza di questo disco, che all’epoca della sua uscita ho letteralmente consumato! Bravo Aldo! N.d.A.)

Non resta che la classica domanda sui “progetti futuri” …
PROJECT IV!!!

… e lasciare a te il “microfono” per la “chiusura a piacere” …
Ascoltate PROJECT III e possibilmente anche PROJECT II!!! A parte gli scherzi, i due album si richiamano a vicenda e ritengo che se uno apprezza uno dei due non può esimersi dall’ascoltare anche l’altro!!
Ciao a tutti, soprattutto ai CLASSIC ROCKERS!

Intervista a cura di Marco Aimasso

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