MANTRA: Jacopo Meille (vocals), Senio Firmati (drums)

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Gruppo:Mantra

Dopo averla raggiunta già con il precedente “Hard times”, nuova conquista della “vetta” di Eutk (l’ambitissima sezione Top Album) per i Mantra, che con il recente “Hate box” hanno dato un’altra scintillante dimostrazione di forza hard rock, genuina, trascinante e sempre attuale.
Urgeva, dunque, come allora, ospitare la band toscana sulle nostre pagine per un dovuto approfondimento, questa volta affidato alle parole del vocalist extraordinaire Jacopo Meille e a quelle del fantasioso drummer Senio Firmati …

Ok, direi di iniziare col raccontarmi tutto (ma proprio tutto) su questo nuovo album “Hate Box”, che da qualche giorno monopolizza i miei ascolti! Genesi, sviluppo, ispirazione, tempi di realizzazione, motivazioni a supporto della scelta del titolo, significato dell’artwork e se per caso ci avete inserito un qualche “messaggio subliminale” che m’impedisce di toglierlo dal lettore…
Senio: Prima di tutto è un piacere sapere che il disco ti è piaciuto e, a tale proposito, non possiamo che ringraziarti moltissimo. Detto questo, ti confesso che è la prima volta che mi trovo a percorrere a ritroso la genesi di “Hate Box”… l’intenzione, alla base di tutto, era quella di creare un album in cui tutti e quattro ci potessimo rispecchiare in pieno e di cui non avere rimpianti. I pezzi sono nati durante le jam in sala prove, salvo rari casi in cui tutto si sviluppava attorno ad un riff portante… abbiamo composto tutti assieme ed abbiamo scartato ciò che non convinceva a pieno anche solo uno di noi. Questa è la semplicissima nascita dell’album. Non esistono messaggi subliminali, lasciamo molto spazio all’interpretazione personale di ogni ascoltatore… devo dire che i tempi sono stati un po’ più lunghi del previsto, ed alla fine ci sono serviti quasi nove mesi ma, come mi confermi anche tu, direi che ne è valsa la pena.Il titolo poi ha origine da una puntata dei ‘Simpsons’... Sì, proprio il cartone animato! In un episodio, Homer viene scacciato dal suo bar preferito e, nel cercarne un altro, s’imbatte anche in un locale di tendenza chiamato ‘Hate Box’. Mi colpì molto, e pensai che sarebbe stato un gran nome per una band, ma finì lì…. Al momento di trovare un titolo per l’album, quel monicker mi tornò in mente, ed al resto del gruppo piacque molto. Per ciò che riguarda l’artwork, se ne è occupato principalmente Gianluca, muovendosi esclusivamente sull’onda del proprio gusto personale. Mi spiace aver smontato così l’aura di mistero che avvertivi attorno al nostro lavoro… è tutto molto più semplice di quanto pensassi!

Dopo due dischi a mio parere eccellenti, ma forse legati ad una tendenza creativa dal carattere maggiormente “autoctono”, il nuovo lavoro sembra aver assorbito anche alcune influenze più “moderne”. Da cosa è nata quest’esigenza?
Senio: Penso si possa parlare di una naturalissima evoluzione. I nostri background sono decisamente differenti ed il nostro limite, forse, era non credere in pieno in queste differenze. Abbiamo cercato di dare fondo alla nostra creatività lasciandoci influenzare il meno possibile da ciò che in teoria avrebbe dovuto funzionare… Abbiamo imparato che teoria e musica, difficilmente funzionano. E’ stato un processo estremamente naturale… magari non semplicissimo, com’è ovvio, ma senza dubbio spontaneo. Non c’è l’intenzione di rinnegare le nostre radici, ma aprirsi a ciò che di bello esiste nel panorama attuale, suppongo sia sinonimo d’intelligenza musicale.

E’ difficile scegliere delle canzoni di cui parlare, quando le consideri tutte, ognuna con le sue peculiarità, delle magnifiche espressioni di talento e bravura. Affido a Voi, quindi, “l’onere” di raccontarci qualcosa dei brani che ritenete più significativi o perlomeno di quelli a cui siete maggiormente legati.
Jacopo: Dietro a ciascun brano incluso nel CD c’è una storia personale e privata e al tempo stesso condivisa sia da ciascun membro della band e ci auguriamo da tutti coloro che ascolteranno il disco. Essendo il principale responsabile dei testi, mi rendo conto che alcuni abbiano immagini molto crude decisamente in linea con li titolo del disco: è stato un mio modo per “fermare” certe emozioni anche sgradevoli, così da poi esorcizzarle. Penso a “She”, in cui paragono la donna ad un cancro o a “Drifters” in cui desidero di avere al mio fianco una compagna inaffidabile come il sottoscritto. Per contro, “Somewhere, Sometimes” è un invito, principalmente a me stesso, a non frenare i sentimenti per colpa delle esperienze passate, a dar loro una possibilità. Quello che a me fa piacere è che, pur avendo un significato privato, queste canzoni credo abbiano la forza di comunicare e di trasmettere sensazioni non necessariamente negative a chi le vorrà ascoltare. L’odio è un sentimento come gli altri, che ferisce spesso molto di più chi lo prova, perché si avverte, provandolo, la sua illogicità; è un sentimento che viene dall’esterno, non nasce in noi, s’ insinua nel nostro animo e se ne impossessa. Più uno lo cova dentro, più si rafforza e prende potere. In questo disco ho cercato di liberarmene parlando di “lui”.

Per “A Minor Bird” avete utilizzato uno scritto del poeta Robert Frost. Come mai? Quanto sono importanti i testi nell’economia dei Vs. brani?
Jacopo: È un invito alla tolleranza ed alla democrazia utilizzando una metafora tanto apparentemente “sciocca” quanto potente nella sua semplicità: come sia ingiusto e sbagliato pensare di poter giudicare il canto di un uccellino in base al fatto che quel canto, in quel momento, ci può infastidire. In “Hate Box” i testi hanno un legame forte con le canzoni; c’è stato un lavoro attento e meticoloso proprio perché musica e parole fossero un tutt’uno.

C’è un rilevante ritorno d’interesse nei confronti del rock “classico” e gruppi come Wolfmother, Jet, The Answer, ecc. conquistano le copertine delle riviste musicali o comunque destano l’attenzione degli addetti ai lavori e del pubblico. Qual è la Vs. valutazione su tale fenomeno e quali sono, secondo Voi, le motivazioni che conducono anche le generazioni più “giovani” ad avvicinarsi a tale musica?
Jacopo: Stai parlando del cosiddetto “New Old” o “Vintage Rock”. Da una parte non può che far piacere ascoltare musica di cui conosci le origini; è come incontrare un amico dopo tanto tempo. Il disco dei Wolfmother così come quello dei The Answer, mi piacciono molto e, insieme all’ultimo degli Ufo, sono tra i miei dischi hard rock preferiti del 2006. Mi piacerebbe che questo rinato amore per il rock sanguigno dai suoni ruvidi invogliasse a comprare più dischi ad essere curiosi, a magari chiedersi da dove prendono ispirazione. Questo è ciò che manca, almeno in Italia, un’apatia generale. I Mantra vorrebbero contribuire a dare uno scossone, a stimolare l’ascolto del buon sano hard rock, tanto quello storico, quanto quello nuovo.

Sempre rimanendo nel tema, i Mantra, sicuramente più maturi e competenti di tante “new sensations” del settore, si sentono in qualche modo parte del succitato “movimento”?
Jacopo: Non so se i Mantra fanno parte del movimento “New Old”; suoniamo Hard Rock dal 1990. Continueremo come Mantra a suonare Hard Rock e se questo, adesso nel 2007, vuol dire che facciamo parte del movimento “New Old”, ne prendiamo atto.

In Italia ci sono molte bands che suonano hard rock ispirandosi ai classici del genere, alcune delle quali anche piuttosto abili. Ce n’è qualcuna che apprezzate particolarmente e con la quale Vi piacerebbe andare in tour? E se invece estendiamo l’analisi al resto del mondo, quali sarebbero i gruppi con i quali Vi piacerebbe suonare e che sentite particolarmente affini alla Vs. attitudine?
Senio: C’è di bello che la scena Italiana, negli ultimi anni, ha prodotto gruppi capaci di competere con chiunque… Gruppi preparatissimi, costretti, come noi, a fare quotidianamente i conti con la mancanza di competenza e strutture tipiche del Bel Paese. Uno strazio, ma anche una formidabile palestra per il carattere. Penso agli Extrema, ai Movida, a, ovviamente, i Lacuna Coil, agli Exilia. Gruppi che, con una carta d’identità diversa, avrebbero ottenuto un successo dieci volte maggiore. Penso anche ai Marla Singer, un gruppo eccellente, di cui fa parte Alessandro Guasconi, il nostro produttore, che non ha ancora raccolto i frutti che davvero meriterebbe. Un tour con loro sarebbe davvero il massimo. Per ciò che riguarda l’estero… beh, personalmente non potrei desiderare altro che dividere il palco con gli Iron Maiden, nonostante il loro pessimo ultimo album, ma non credo che gli altri della band sentano i Maiden così vicini; te l’ho detto, abbiamo delle estrazioni decisamente diverse!

Visto che abbiamo toccato l’argomento live, quali sono i Vs. programmi in questo senso?
Senio: Suonare, suonare, suonare… ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltarci. È l’unica carta che abbiamo per promuovere il nostro lavoro. Attualmente ci stiamo preparando ad aprire di nuovo per gli Europe durante il loro tour italiano, come accadde nel 2005. Ma palasport o piccoli club, non fa differenza. L’importante è stare “On stage”.

Ora una domanda specifica per Jacopo. Mantra, Tygers Of Pan Tang, Fool’s Moon … con tutti questi impegni, è tua intenzione diventare una sorta di “risposta italiana” a Glenn Hughes, Jorn o Jeff Scott Soto (per di più non mi risulta che loro si dedichino anche al giornalismo musicale, come invece fai tu con ottimi risultati!)? Quant’è difficile sostenere tutti questi “incarichi” ?
Jacopo: Piano con paragoni così “impegnativi”. In realtà ho molti più gruppi di quelli citati dal momento che suono anche in una cover band dei Deep Purple, i Purple Sucker (www.purplesucker.com) ed in una dei Led Zeppelin, i Norge (www.norgezeppelin.it). Da alcuni anni ho messo la musica al centro della mia vita. È stato facile fare questa scelta, ma difficilissimo metterla in pratica. Di fatto, ci sto ancora provando. A me piace cantare; piace stare su un palco e cantare le canzoni che mi fanno stare bene. È facendo questo che trovo la forza di andare avanti, di affrontare i compromessi quotidiani che ti portano ad avere lavori part time perché altrimenti non potresti andare ogni mese in Inghilterra per suonare e registrare con i Tygers Of Pan Tang. Il disco dei Fools’ Moon era pronto da marzo; è stato un caso che sia stato pubblicato in concomitanza con “Hate Box”. È un progetto che vive di vita propria e che mostra un’altra faccia di me, quella forse più melodica e, “commerciale”. Quanto poi alla mia attività “giornalistica”, quello è il mio investimento per la pensione, perché prima o poi dovrò smettere di salire su un palco, o no?

Giunti al terzo album è possibile stilare un minimo di bilancio. Come giudicate fino a questo punto il Vs. percorso artistico? C’è un obiettivo che Vi siete prefissati per la Vs. carriera? Qual è, invece, il sogno che vorreste si avverasse per i Mantra?
Senio: Il bilancio, per ciò che ci riguarda, è positivo… siamo consapevoli che non diventeremo mai ricchi grazie ai Mantra e questo ci permette di non accettare compromessi, se non altro. Facciamo ciò che ci piace e lo facciamo come piace a noi. Ne consegue, quindi, che non ci sono obiettivi dichiarati… c’è solo il tentativo di crescere ogni volta. Quando non accadrà più, credo che riterremo conclusa l’avventura. Se non ci sono soldi, interessi, major di mezzo, hai la possibilità di essere onesto con te stesso…

Tenendo conto della Vs. cultura musicale e del Vs. importante bagaglio d’esperienza, qual è la band che ritenete la più sottovalutata (e se Vi va anche quella più sopravvalutata) della “storia del rock”?
Jacopo: la lista sarebbe lunga, molto lunga. Purtroppo il talento a volte non basta, è necessario che altre componenti tra cui la fortuna giochino a favore di un’artista. Pensa ai Diamond Head: “Canterbury” è uno dei dischi più belli che abbia mai ascoltato, eppure all’epoca non fu capito e decretò la fine dalla band. Adoro gli Ufo ed i Wishbone Ash, eppure anche loro, pur avendo avuto notorietà, non sono considerati alla stregua di band come Uriah Heep, Rainbow o Deep Purple. E questo per rimanere in campo hard rock, perché altrimenti gli esempi si moltiplicherebbero. Se dovessi citare una band sopravvalutata, fra le molte sceglierei gli U2. Grande sound, grande carisma, ottimo manager eppure, avendo comprato il loro ultimo “Greatest Hits”, non riesco ancora a capire il perché del loro successo planetario.

Nel giro di “qualche” anno si è passati dalla difficoltà nel reperire informazioni sui gruppi rock ad una sorta di sovraesposizione “divulgativa”, con moltissime testate specializzate e soprattutto l’avvento sistematico di internet. Qualcuno sostiene che, oltre agli evidenti vantaggi, quest’esubero abbia creato parecchia confusione nei musicofili, togliendo per di più quel pizzico di “magia” che una laboriosa ma appassionante ricerca inevitabilmente comportava. Qual è la Vs. posizione in merito?
Jacopo: Fintanto che c’è interesse, ogni mezzo è benaccetto. Ma siamo sicuri che questa facilità di reperimento favorisca la qualità e soprattutto l’accrescimento culturale? Inoltre è fondamentale ricordarci che la musica deve essere colta dal vivo, mentre “si fa”, “si plasma”, e in Italia, questo non accade. Tolti i grandi raduni, ed anche in questi c’è stato negli anni un calo di affluenza, non c’è una consuetudine ad andare a vedere i concerti. Spesso capita anche a noi di avere come pubblico gli amici musicisti. Bisogna lavorare per stimolare le persone, di qualunque età, ad andare ad ascoltare musica, per il piacere di farlo. Senza questo, anche i pochi locali che in ogni città provano caparbiamente a mettere una band sul palco, perderanno l’entusiasmo ed alzeranno bandiera bianca.

E’ la volta dell’inevitabile domanda sui “progetti futuri”…
Senio: Come dicevo prima, il versante live è la nostra priorità al momento. In realtà, per ciò che riguarda il percorso in studio avremmo in cantiere una mezza idea, ma non posso ancora sbilanciarmi, è decisamente presto. Vogliamo promuovere “Hate Box” al massimo, perché è un progetto in cui abbiamo investito molto ed in cui crediamo davvero al 100%. Di sicuro, su tutti i fronti, non ce ne staremo con le mani in mano!

Nel ringraziarvi per la cortesia, a Voi la possibilità di chiudere nella maniera che più Vi aggrada…
Jacopo: Ascoltate più musica possibile, andate ai concerti ed informatevi ma giudicate con la vostra testa. Sempre.

Intervista a cura di Marco Aimasso

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