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Gruppo:Domine

Alla vigilia della loro esibizione al Gods of metal, abbiamo incontrato Morby, Riccardo Iacono e Stefano Bonini, rispettivamente voce, batteria e tastiere dei Domine. L’occasione è stata la listening session del loro quinto disco, ancora senza titolo, e in uscita non prima di ottobre. Ancora estasiato dall’ottima qualità dei brani ascoltati (potete leggere il resoconto completo nella sezione apposita) mi sono seduto coi ragazzi della band ad un tavolino del Jungle Sound Studio di Milano, per un rapido scambio di vedute su questo nuovo disco e qualche interessante considerazione sullo stato attuale dell’heavy metal…

Innanzitutto vi faccio i complimenti! Certo, quattro pezzi non sono il massimo per farsi un’idea, ma credo che ci siano buone possibilità perché venga fuori un gran lavoro! Che ne pensate? Ho notato anche che ci sono stati alcuni cambiamenti, alcuni brani suonano decisamente folk, e in generale il tutto ha un feeling allegro, solare…

(Morby) C’è stata un’evoluzione naturale rispetto al disco precedente, in più ci siamo lasciati un po’ andare con quella che è la musica che ascoltiamo di solito, e allora sono tornate fuori le radici un po’ più hard rock… sicuramente le tue osservazioni sono corrette, oggi siamo meno epic metal, abbiamo fatto un disco più maturo, più aperto ad altri stili musicali, con più spazio per i nostri gusti: abbiamo suonato davvero quello che ci piace ascoltare!

(Stefano): C’è un filo logico con quello che abbiamo fatto finora, ma in tutti i pezzi c’è comunque la voglia di fare di più, di azzardare dei processi musicali che prima non avevano avuto molto spazio. Diciamo quindi che anche i pezzi più classici hanno qualche cosa in più: ci piace tantissimo suonare questi brani, hanno un sacco di belle melodie…

La domanda che spesso si fa in questi casi è se si sia trattato di una cosa spontanea o se pure ci abbiate ragionato sopra…

(Riccardo): E’ stata una cosa molto spontanea, nel senso che ripetere lo stesso canone per troppo tempo ci annoiava, ma è stato anche molto graduale, perchè pian piano sono venute fuori tutte quelle influenze che sono maturate nel corso degli anni precedenti. Non ci siamo messi lì a tavolino a riascoltare i dischi dicendo “Facciamo questo” oppure “no, facciamo quest’altro.” Ci siamo messi a suonare e sono venuti fuori i Thin Lizzy, i Kansas, i Queen, e stranamente molto di meno il metal, addirittura la musica classica: c’è un pezzo, che non hai ancora sentito, che è ripreso da “l’uccello di fuoco” di Stravinsky. Sono tutte cose che contribuiscono a dare una ventata di novità e di freschezza, perché rimanere troppo nell’ambito classic power dopo un po’ annoia, ci sono certi stilemi nel metal che sono sempre uguali, occorre perciò non ripeterli troppo.

(Morby): E’ chiaro che se ascolti il nostro primo lavoro e poi questo in successione rapida, la differenza è abissale. Se però li senti tutti uno dopo l’altro, ti rendi conto che abbiamo percorso un cammino graduale che pian piano ci ha portati qui. Tieni presente che a noi piace sempre fare le cose in totale libertà, non ci siamo mai posti il problema, prima di fare un nuovo disco se sarà troppo melodico o se sarà troppo duro: non ce ne frega un cazzo, noi facciamo quello che ci piace, poi speriamo che piaccia anche agli altri!

(Stefano): Nell’ultimo periodo ci sembra che si sia riscoperto di più il metal “vecchio”, per così dire, che quasi non sembra metal agli ascoltatori più giovani! Oggi quando dici metal si pensa a gruppi con muri di suono pazzeschi, che vanno via in doppia cassa e cose così, mentre invece prima era molto diverso. Sembra un qualcosa di completamente dimenticato, poi lo riascolti, e viene fuori che lo puoi suonare anche oggi. E guarda che questo va al di là del genere musicale, a noi piace suonare la nostra musica e basta, e forse è anche per quello che dici che il disco ti sembra solare: è come siamo noi, ora, siamo con questa formazione da molto tempo, abbiamo condiviso molte cose, per cui abbiamo proprio il piacere di suonare insieme, che è un qualcosa che va oltre al semplice lavoro di fare un disco. Credo che tutto questo si senta oggi nella nostra musica.

Cosa mi potete dire invece riguardo al processo di registrazione?

(Morby): Abbiamo lavorato nello stesso modo di sempre: siamo arrivati in studio con i pezzi già pronti e ben digeriti e infatti, come anche le altre volte, è passato meno di un mese dal momento in cui abbiamo iniziato a registrare e quello in cui siamo usciti con il master in mano…

(Riccardo): E’ stata più lunga la fase precedente, quella di composizione: siamo partiti circa un anno fa, infatti è da parecchio che non facciamo concerti. Nonostante il disco suoni così aperto, solare, il processo di composizione non è stato per niente semplice, soprattutto per Enrico, che è il compositore principale. Inoltre abbiamo fatto una piccola preproduzione nella nostra sala prove per studiare ogni aspetto… è una cosa che ci ha portato via molto tempo ma che ci ha permesso di arrivare più preparati in studio.

(Morby): Sì, anche perché questo è un disco più difficile, più ricco da un punto di vista musicale, e come tale necessitava di un approccio più profondo rispetto ai lavori passati.

Parliamo adesso dei testi: ci dobbiamo aspettare il solito trademark fantasy oppure essi seguiranno l’evoluzione compiuta dalla musica?

(Stefano): Le tematiche fantasy sono sempre di nostro gradimento, però, così come è accaduto nel disco precedente, esse si richiamano ad elementi più reali, hanno più a che vedere con la nostra attuale dimensione. Questa volta ci siamo spinti oltre: ci sono testi che traggono ispirazione dalla storia, e in generale dalla nostra cultura, senza per forza essere epiche a tutti i costi…

(Riccardo): C’è più l’aspetto spirituale, ma poi questa è l’essenza stessa del discorso epico: esso non è solo da vedere come la battaglia, l’eroe… c’è anche questo, ma ci sono anche i grandi temi come l’onore, ecc. qualcosa di vero che guarda più alla nostra interiorità. E’ una cosa che c’era già nel nostro precedente disco comunque…

(Morby): In pratica ti esprimi con termini epici per parlare di tematiche attuali, sempre molto sentite, come può essere ad esempio la vita oltre la morte…

(Riccardo): Una canzone deve badare comunque ad infondere delle emozioni nell’ascoltatore, non è un libro, per cui poi ognuno ci legge dentro quello che vuole…

E la copertina? Ci sarà ancora Elric di Melnibonè?

(Morby): Non si sa ancora nulla, la nostra pittrice sta lavorando su alcune nostre idee, ma non abbiamo ancora nulla di preciso. Sicuramente anche l’artwork seguirà questa nostra evoluzione, per cui Elric potrebbe essere ancora rappresentato, ma non più in un ruolo di primo piano, potremmo dare anche spazio ad altri elementi questa volta…

Avete già espresso la vostra totale libertà da ogni condizionamento di sorta, riguardo alla direzione del nuovo disco: i Domine hanno però uno zoccolo duro di fans che sono assolutamente sensibili a certe sonorità. Come pensate che verrà accolto questo lavoro da quest’area più intransigente del vostro pubblico?

(Stefano): Non ci preoccupa molto questa questione: questo è comunque sempre un disco metal, non dimentichiamocelo: tu hai ascoltato delle cose maggiormente sperimentali, ma ci sono anche episodi veramente tirati, in pieno stile Domine. Credo che sarà un prodotto che soddisferà chi ascolta metal, senza per questo ripetersi fino alla nausea. Sinceramente, se fossi al posto di un nostro fan mi piacerebbe, eccome!

(Morby): E’ stata un’evoluzione graduale, non c’è stato un cambiamento radicale da un disco all’altro, per cui credo che i fans non avranno problemi a digerirlo.

(Stefano): E’ un disco che crescerà ascolto dopo ascolto, e ogni volta rivelerà dei particolari e delle sfumature nuove. Detto questo: non si può certo pretendere di piacere a tutti, noi suoniamo quello che ci piace e poi si vedrà. Pensa che c’è gente che apprezza ancora il nostro primo disco più di tutti gli altri!

(Morby): E allo stesso tempo, coi lavori successivi, abbiamo permesso ai fans amanti di altre sonorità di avvicinarsi a noi. Certo, ci sarà magari qualcuno che dirà “Basta, ancora tastiere, buttatelo fuori dal gruppo” (risate generali), mentre qualcun altro potrebbe essere favorevolmente colpito da tutta questa evoluzione: per ogni persona che perdi ne acquisti un’altra nuova, non bisogna essere poi così preoccupati. E poi devi anche guardare alle dimensioni discografiche di ogni singolo progetto: noi non abbiamo una massa sterminata di fans da accontentare, per cui possiamo fare quello che ci pare!

(Riccardo): Se gli Iron Maiden escono con un nuovo disco e non fanno quello che i fans si aspettano da loro sono guai, perché loro hanno una certa soglia da mantenere in termini di dischi venduti. Noi invece, purtroppo o per fortuna non abbiamo di questi problemi!

A giudicare dal livello medio delle uscite discografiche non sembra ci sia molto da gioire per l’attuale situazione del panorama metal… Sembra che al di là dei soliti nomi non ci sia davvero nessuno che possa andare in futuro a sostituire i “grandi vecchi”, quando questi se ne saranno andati…Da cosa pensi dipenda questa situazione?

(Riccardo): Non lo so… sicuramente gruppi come noi, per arrivare dove noi siamo adesso, hanno dovuto lavorare parecchio: un tempo c’era tra le bands un impegno che oggi sembra non esserci più tra i ragazzi più giovani di noi. Forse non c’è più tanta voglia di sbattersi per ottenere un traguardo…

(Morby): Io credo che dipenda da tutto questo proliferare di cover band, un fenomeno che una volta non c’era e che porta via un sacco di bei talenti che avrebbero potuto altrimenti darsi da fare per produrre qualcosa di proprio. Credo che le tribute band siano la totale negazione del musicista, sono i gruppi di liscio del 2005, per quanto possa essere ridicolo il paragone! Ma dico, come si fa a spendere tempo ed energie per cercare di fare nel miglior modo possibile una cosa che ha già fatto un altro? Se tu inizi a considerare il mestiere di un musicista solamente come un modo per emulare qualcuno più famoso di te, allora automaticamente annienti te stesso e non avrai mai un cazzo da dire! E se non hai un cazzo da dire, nessuno ti farà mai fare un disco!

(Stefano): Io risponderei alla tua domanda con una domanda: come mai, con tutte le nuove potenzialità tecniche che ci sono adesso, i gruppi non si sbattono per farsi conoscere il più possibile? Io sono stato nell’underground per anni, ho vissuto un periodo della storia del metal in cui ancora si facevano i fliers…

(Morby): C’è anche da dire che adesso è stato fatto quasi tutto, è difficile trovare ancora qualcosa da inventare dal punto di vista stilistico…

E infatti guarda caso le cose migliori uscite in questo periodo vengono da gruppi che guardano prepotentemente al passato, vedi Astral Doors, Black Majesty, adesso anche voi…

(Morby): Certo! Le cose nuove di oggi sono semplicemente un ripescaggio di quelle del passato: in macchina ascolto cose di venti e trent’anni fa ad esempio… poi il mercato si è contratto enormemente, basta pensare che in Italia il disco d’oro era intorno alle 150.000 copie mentre invece adesso te lo danno già con 80.000!

Come vi muoverete sul fronte live? Credo che per una band come la vostra, che attualmente può tranquillamente annoverarsi tra le migliori realtà in assoluto a livello europeo, sia giunta l’ora di un vero e proprio tour da headliner, che ne dite?

(Morby): Faremo il Gods a giugno, poi alcune date durante l’estate, giusto per rimanere allenati, presentando non più di un pezzo dell’ultimo album, dopodiché, dopo l’uscita del disco, speriamo di mettere insieme un tour per lo meno italiano, con le solite rapide capate all’estero: Grecia, Germania, ecc. Se poi si riesce cercheremo di inserirsi in un grosso tour di altri gruppi, ma non è una cosa semplice, credimi!

(Riccardo): E’ difficile, perché una volta i gruppi stranieri che venivano in Italia erano pochi e venivano singolarmente, per cui potevi tranquillamente fare l’apertura. Oggi arrivano le carovane di cinque o sei gruppi insieme e inserirsi è diventato molto più difficile.

(Morby): C’è troppa roba in giro, e non si sente più la necessità di andare ai concerti, anche perché i gruppi vengono spessissimo, e se li hai persi oggi li puoi rivedere domani, poi fanno tre date in Italia al posto che una sola, ecc.

(Stefano): Si è perso tantissimo il mito di andare a vedere il gruppo: una volta partivi da Messina e ti andavi a vedere i Judas Priest in Svizzera perché in Italia non suonavano, oggi quei tempi sono andati…

(Riccardo): La cosa più importante sarà comunque mettere su un nuovo show con i nuovi pezzi, rinnovare un po’ le sonorità di quelli vecchi, divertirsi e far divertire chi ci viene ad ascoltare: questa è quello che vogliamo fare veramente, per tutto il resto si vedrà, può darsi che questo sia un periodo negativo che passerà, dopo tutto il rock e il metal ci sono da un sacco di tempo e non credo che abbia intenzione di scomparire!

(Stefano): Guarda, qualsiasi cosa succeda, noi non smettiamo di certo, puoi giurarci!

Non ci resta che darci appuntamento il 2 giugno al Gods of Metal: per quanto mi riguarda il conto alla rovescia per il nuovo album è già cominciato…

Intervista a cura di Luca Franceschini

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