Deathless Legacy: l'antica Roma è ancora attuale!

In occasione della Rock Opera, come leggerete vogliono si chiami, dei Deathless Legacy, "Saturnalia", siamo riusciti a fare quattro chiacchiere con il batterista Andrea Falaschi, che ci ha raccontato il nuovo lavoro della sua band!

Il vostro nuovo Ep? Singolo? Mediometraggio? Porta il titolo di “Saturnalia”, che vuol dire?
È difficile classificare il nostro nuovo lavoro, trattandosi di un singolo brano di 24 minuti che esce in combo con un dvd contenente un mediometraggio di 26 minuti espressionista e in bianco e nero, ispirato al cinema degli anni ‘20. La definizione che riteniamo quindi più appropriata per definire “Saturnalia” è Rock Opera. Per quanto riguarda invece il titolo, i Saturnalia sono un ciclo di festività dell’antica Roma, fissati tra il 17 e il 23 dicembre. Si aprivano con grandi banchetti dove tutti si scambiavano l’augurio “Io Saturnalia” insieme a dei doni simbolici. Ma, cosa ben più interessante, durante questi festeggiamenti era invertito l’ordine sociale, un mondo alla rovescia, in similitudine a un grande carnevale. Gli schiavi potevano comportarsi come uomini liberi e veniva eletto tramite estrazione il Princeps Saturnalia, al quale veniva assegnato ogni potere per la durata dei festeggiamenti. Esso era, de facto, la personificazione della divinità infera Saturno. I Saturnalia sono una festa di rigenerazione, dove tutto è permesso, dove si adorano divinità Ctonie. È la morte del ciclo vitale annuale, nel solstizio invernale, a cui segue la sua immediata rinascita. E la storia da noi narrata ha il suo incipit proprio durante questa festività nella Roma imperale dell’86 D.C.
Potete parlarci del filmato di Saturnalia?
Io sono un grande appassionato del cinema espressionista di inizio Novecento e credo che la capacità evocativa del cinema espressionista europeo rimanga attualmente imbattuta. Quelle pellicole come il Faust di Marnau, Haxan di Christensen, The Magician di Rex Ingram, Metropolis di Lang e il Gabinetto del Dottor Caligari, ma anche l’italianissimo Inferno di Bertolini, riescono a trasmettermi una sensazione di inquietudine ancora incomparabile.
E, in questo esperimento cinematografico, ho voluto citare e riproporre quel tipo di arte cinematografica anche se adattata a tecniche più moderne, riproponendo così i fondali dipinti e l’effetto Schüfftan attraverso il Green Screen e la videocomposizione. Allo stesso modo, ho voluto inserire una recitazione più teatrale e meno naturale esattamente come nel cinema espressionista, dove la capacità espressiva viene esasperata per trasmettere le emozioni dei personaggi, che, essendo un film muto, sono privati della loro voce.
Come siete entrati in contatto con Alex Lucchesi? Cosa vi ha spinto a sceglierlo per il ruolo di Tullius?
Conobbi per la prima volta Alex una decina di anni fa su un set cinematografico. Rimasi affascinato dalla sua duttilità attoriale, ma soprattutto dalla sua capacità di caratterizzare perfettamente e profondamente dei personaggi che, sulla carta, erano solo abbozzati. Ed era proprio questa la capacità che andavo cercando per dare spessore all’antagonista principale della vicenda. Tullius, un ricco e spietato patrizio.
Parlateci della copertina, che cosa rappresentano i sette simboli sui lati?
Come per “Join the Sabbath” e “Rituals of Black Magic”, anche questa copertina è un vero e proprio sigillo evocativo. Tutti gli elementi al suo interno convergono in un simbolismo saturnale, trasformandola, di fatto, in un glifo atto a richiamare questa eggregora. Partiamo dal colore dominante, che ovviamente è il rosso di Saturno, ad alto contrasto con il nero della Lux Tenebris. Il tema geometrico quadrangolare è ripetuto più volte, a rappresentare la discesa della divinità romana nel mondo materiale, a favore del mito romano secondo il quale, in epoca preromana, dopo essere stato cacciato dai cieli, Saturno si sarebbe nascosto nel Lazio (l’etimologia stessa della parola “latium” significa appunto “nascosto”) dando origine a quella che venne definita Età dell’Oro e dove Saturno insegnò l’arte e la tecnica agli uomini, in particolare l’arte dell’agricoltura, rendendo l’uomo indipendente dalla casualità della natura. Da qui un altro suo antico simbolo, la falce, che troviamo sulla destra del quadrangolo centrale. Simmetricamente, sull’altro lato, un simbolo saturnale leggermente più recente: la T (ne ricordiamo un suo uso quando, Aleister Crowley, lo disegnò in chiave distruttiva sulla porta di una donna che stava corrompendo la sua congrega decretandone in breve tempo la dipartita). Ai 4 angoli del quadrangolo esterno, troviamo alcuni glifi che riguardano Saturno; a partire dall’angolo sinistro inferiore, troviamo il sigillo del 777 usato anche dalla confraternita di Saturno e derivante dal quadrato magico di Saturno. In senso orario abbiamo poi: il simbolo dello Spirito di Saturno e successivamente dell’intelligenza di Saturno. Infine, nell’angolo destro in basso, abbiamo il simbolo alchemico del Cristallo di Saturno, una tipologia di vetro annotato nell’enciclopedia alchemica di Diderot. Infine arriviamo al quadrangolo centrale, sovrastato dal simbolo canonico di Saturno: abbiamo un sole a 21 raggi (21 è il Numero di Saturno per le tabelle Thelemite, nonché 7+7+7, e il numero prediletto dal sottoscritto). Questo Sole illumina con la Lux Teneberis due maschere, presenti anche nel mediometraggio, che rappresentano le due armoniche di risonanza di Saturno. Quella inferiore, Satana, il vecchio canuto, simbolo, come Chronos, del tempo e portatore di morte, nonché di rigenerazione. Quella superiore, Lucifero, inteso come giovane portatore di luce Prometiano e quindi conoscenza.

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“Per falcem seme et purerum regeneramur ad lux tenebri” che significa? Chi di voi sa il latino? Io no :D
Male molto male, il latino è importante (ride ndr), soprattutto per decifrare i manoscritti medievali e molto altro.
la frase in questione, parafrasata in italiano, significa: attraverso la falce il vecchio e il bambino rinascono nella lux tenebris.
Si tratta di alcune parole decantate dal coro nel finale del brano, ed hanno un significato destinato solo a chi è in grado di comprenderlo.
Il testo segue la vicenda?
Assolutamente sì, le liriche seguono non solo le voci dei personaggi, ma anche quelle di un narratore che ci descrive la vicenda.
Saturnalia parla di eventi reali? Vi siete ispirati ad alcuni testi in particolare o avete inventato la vicenda di sana pianta?
La storia di Saturnalia è tutta farina del nostro sacco, ma ci sono dei temi classici della letteratura romana che abbiamo in qualche modo sviluppato. Sono due i testi dell’epoca che ci hanno ispirato in particolare, soprattutto per l’ambientazione, e sono il Satyricon di Petronio Arbitro e le Metamorfosi di Apuelio.
Come siete passati da un Horror più classico, ad uno più atmosferico, fino ad arrivare all’antica Roma?
Il filo conduttore di questa evoluzione è sicuramente il nostro forte interesse nell’Occulto. In particolare, questo lavoro, è stato mosso da un fortissimo desiderio di far emergere alcuni culti nascosti, dimenticati e poco considerati dell’antica Roma. Mi riferisco soprattutto al culto della dea Laverna.

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Come avete organizzato la composizione?

Essendo Saturnalia un’opera molto ambiziosa e, credo, complessa da comporre, l’avete concepita insieme al film? O le due cose sono arrivate in due momenti diversi?
A guidare il tutto è stata la storia stessa, che è stata la prima cosa che abbiamo costruito. Prima di iniziare la composizione avevamo già le idee molto chiare su cosa avrebbe dovuto mostrare la pellicola e la sua sceneggiatura completa. Abbiamo quindi frammentato la sceneggiatura in scene, e ci siamo lasciati ispirare dall’atmosfera evocata da ogni scena per iniziare a scrivere la musica. Chiaramente la complessità del tutto sta anche nel rimettere insieme tutte queste parti in qualcosa che funzionasse musicalmente.
Perchè siete andati a registrare a San Marino?

Non abbiamo registrato a San Marino, abbiamo bensì registrato agli Eden Studio di Pisa. Abbiamo però Mixato e fatto il Mastering ai Domination Studio di San Marino. È il quarto disco che affidiamo per il mixing alle sagge mani (e orecchie) di Simone Mularoni e si è instaurato un bellissimo rapporto fra di noi. Simone sa esattamente quello che vogliamo, e riusciamo sempre a comunicargli con efficacia la direzione artistica che vogliamo dare al lavoro. Questo è importantissimo per noi, soprattutto per un lavoro strano e complesso come Saturnalia!
In che modo, se lo farete, porterete Saturnalia dal vivo? Tutta? A pezzi? insieme al film in Background?
Tutta, ovvio. Vogliamo vedere le facce esterrefatte di chi non ci conosce vederci fare un pezzo di 24 minuti tutto di un fiato!
Avrà una particolare coreografia?
Come sempre, si! Ma non posso rivelarti niente al riguardo, solo chi sarà presente saprà.
Le vostre coreografie cambiano a seconda del palco o sono sempre le stesse?
I palchi che frequentiamo sono sempre diversi come dimensioni e struttura, quindi dobbiamo programmare tutti i nostri spettacoli in maniera dinamica ed elastica, in modo da poterli adattare ad ogni situazione. Il risultato è ovviamente uno show che non è mai uguale.
Cosa vogliono dire i vostri Nickname?
Sono i mostri che ci portiamo dietro, ognuno di noi sul palco interpreta un personaggio, anche se a volte mi chiedo se non sia la vita di tutti giorni quella dove interpreto un personaggio e che solo sul palco possa liberare il mio vero io.
Ultima domanda: ormai sei anni fa, secondo me avete fatto il salto di qualità, e per salto di qualità intendo essere passati dall’essere una tribute band dei Death SS, ad essere una band di inediti, insomma, come è successo?
Dal nostro punto di vista il cambiamento non è stato così drastico, pensa che fin dal primo live (quando ancora ci chiamavamo solo Deathless) abbiamo portato dei nostri inediti dal vivo. È stata una crescita continua per noi, che però, chiaramente, dall’esterno si è concretizzata con l’uscita della nostra prima pubblicazione, “Rise From The Grave”.
Grazie Mille ragazzi, alla prossima!
Intervista a cura di Carlo Masoni

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