Alchemy: vigorose alchimie melodiche.

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Gruppo:Alchemy

Dyadic”, il secondo albo degli Alchemy, è senza dubbio una delle grandi sorprese discografiche del 2019, ancora di più se, nelle vesti di attenti ed encomiabili “esploratori” dell’underground, avevate già apprezzato il promettente esordio dei lombardi, “Never Too Late”.
Il “mistero” dietro una crescita artistica talmente imponente da lasciare a bocca aperta, è uno dei vari temi trattati in questa piacevolissima chiacchierata con Marcello Spera, l’eccellente voce di una band che, anche grazie a un team professionale di alto profilo (è così ho spoilerato un po’ i termini del suddetto “segreto” …), dimostra di poter frequentare a testa alta, senza l’ombra di timori reverenziali, i quartieri alti dell’hard melodico internazionale.

Buongiorno Marcello, grazie per la disponibilità e benvenuto su Metal.it!
Presenta gli Alchemy ai nostri lettori …
Ciao a tutti i lettori di Metal.it! Noi siamo gli Alchemy, un gruppo melodic hard rock originariamente di Brescia (ma ora un po’ sparsi in giro per il nord Italia). Alla voce ci sono io, Marcello Spera, alla chitarra Cristiano Stefana, alle tastiere Andrew Trabelsi, al basso Matteo Castelli e alla batteria Matteo Severini.

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E ora la domanda, per quanto mi riguarda, più impellente … che cavolo è successo agli Alchemy tra “Never too late” e il nuovo “Dyadic”? La crescita della band è stata esponenziale, tanto da farmi sospettare, come ventilato in sede di recensione, di un qualche intervento “soprannaturale” alla Robert Johnson
L’intervento “soprannaturale” c’è stato e prende il nome di Pierpaolo “Zorro” Monti! Scherzi a parte, c’è stato un profondo cambio di mentalità tra questi due dischi, mediato in particolare dall’aggiunta di Zorro come produttore artistico. Se in “Never Too Late” scrivevamo i pezzi più per piacere personale, in questo disco abbiamo puntato tutto a creare qualcosa che potesse catturare l’attenzione degli ascoltatori e che non fosse una mera opera di autocelebrazione. Ed è qui che entra in gioco la presenza di un’entità “superiore” come Zorro: la sua grande esperienza nel genere e la continua disponibilità ci hanno guidato nell’intero processo, dal songwriting al mix/mastering, dandoci i mezzi necessari per fare il salto di qualità sotto ogni aspetto.
Recuperando la doverosa serietà, “Dyadic” è davvero un grandissimo albo … mi piacerebbe ci raccontassi qualcosa della sua genesi e ci spiegassi il significato del suo titolo ...
Innanzitutto, grazie! Ci fa molto piacere che ti sia piaciuto e ti ringraziamo per le belle parole spese nella recensione. Come già accennato prima, questo disco nasce con la voglia di produrre qualcosa che fosse a un livello superiore rispetto al primo lavoro, sotto ogni aspetto. Questo ha comportato anche un leggero cambio di direzione dal punto di vista stilistico, spostandoci da un hard rock grezzo con qualche sfumatura metal e progressive a un hard rock moderno con una forte componente melodica, stile Eclipse e H.E.A.T. Ed è proprio da questo cambio di direzione che ci siamo ispirati per il nome. Dyadic è un aggettivo che si può ricondurre al concetto di dualità, che per noi è rappresentata dal connubio dello spirito “Alchemy” iniziale che ci ha accompagnato in tutti questi anni e della voglia di rinnovamento e di crescita che ci ha portato ad apportare alcuni cambiamenti alla nostra offerta artistica.

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Nel disco vi siete avvalsi di alcuni contributi importanti, anche in fase di scrittura … come sono nate queste collaborazioni e quanto le ritieni importanti per la risuscita di “Dyadic”?
Queste collaborazioni sono nate ancora una volta grazie al supporto della nostra etichetta, la Street Symphonies / Burning Minds Music Group: Stefano Gottardi e Zorro ci hanno messo a disposizione un intero team di collaboratori esterni al fine di supervisionare ogni fase del lavoro e ottenere un prodotto che potesse competere con gli standard internazionali attuali. Per esempio, tutte le parti di chitarra sono state prodotte da Stefano Zeni dei Wheels Of Fire, le parti vocali da Davide Barbieri (sempre WOF) e i testi sono stati minuziosamente controllati dal punto di vista della forma della lingua inglese da Peter Darley, scrittore britannico madrelingua. Trattandosi poi di persone gentili e disponibili, ne sono uscite anche collaborazioni artistiche di livello, come l’assolo centrale di “What It Takes”, che è suonato da Stefano Zeni, e “Goodbye”, nella quale io e Davide duettiamo. Inoltre abbiamo avuto il contributo di Steve de Biasi dei Room Experience per l’assolo di chitarra nella versione acustica di “Goodbye”. Infine, sempre tramite la nostra etichetta, abbiamo anche avuto l’onore di registrare un pezzo (“Hero”, la traccia numero 7) scritto dai VEGA (in particolare Tom e James Martin e Nick Workman): inutile dire quanto sia stato eccitante poter suonare una canzone scritta da personaggi di questo calibro!
Queste collaborazioni sono state, a mio avviso, il cuore pulsante di “Dyadic”: hanno aggiunto varietà, ed elementi distintivi in ogni pezzo e ci hanno anche permesso di lavorare con professionisti della scena e imparare molto da loro.

Dyadic” è uno di quei casi in cui mi è molto difficile estrapolare dei brani in base al merito … e allora chiedo a te di farlo … quali sono le tracce che vi rappresentano meglio e che ritieni possano attrarre in maniera istantanea un pubblico sempre più frenetico negli ascolti e confuso dall’enorme scelta che ha a disposizione?
Bella domanda! Ci siamo trovati di fronte ad un dilemma del genere durante la scelta del singolo, il che è sicuramente un buon segno ... i veri problemi nascono quanto si fatica a trovare un pezzo adatto, non quando ce ne sono troppi! A pelle ti direi “Endless Quest” e “Nuketown”, per quanto riguarda i ritmi più serrati e “What It Takes” per le ballate... ma mentre ti nomino questi mi vengono in mente anche “Day By Day” e “Take Another Shot”, anch’essi delle belle sberle in faccia!!

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L’uscita del Cd è prevista anche in un’edizione particolare per il Giappone e in una versione speciale disponibile esclusivamente sul negozio on-line di “riferimento” (Rock Temple) della vostra etichetta … in che cosa consistono le peculiarità di tali varianti dell’opera?
Per quanto riguarda l’edizione Giapponese ci saranno purtroppo dei ritardi: avevamo già preso l’accordo con l’etichetta in Giappone ma ora per gravi problemi di salute del responsabile è stata chiusa. Stiamo lavorando per metterci in contatto con altre etichette Giapponesi per dare vita a questa versione che, se tutto va bene, conterrà due bonus track esclusive che non sono presenti nella versione europea (che invece ha come bonus la sopracitata versione acustica di “Goodbye”). Per quanto riguarda invece la versione limited acquistabile su Rock Temple, si tratta di un cofanetto speciale del quale ne esistono solamente cinquanta copie, accompagnato da un certificato di autenticità firmato dal nostro label manager, Stefano Gottardi. Affrettatevi perché stanno finendo!
E già che ci siamo, parliamo anche un po’ proprio del Burning Minds Music Group … come vi siete trovati a lavorare con questa importante realtà emergente della discografia contemporanea?
Come già accennato in precedenza, benissimo. Burning Minds ci ha dato tutto il supporto di cui avevamo bisogno sotto ogni aspetto, a partire dalla produzione, al recording, mixing e mastering e alla fase di promozione. Grazie poi alla sua ampia rete di contatti, ha anche reso possibile tutte le collaborazioni di cui abbiamo parlato in precedenza, il tutto sempre in un clima super professionale ma amichevole. Voto 10!
Avete da poco presentato l’album nella terza edizione di "A Melodic Rock Night" e ancora più di recente avete supportato il grande Kee Marcello insieme a Wheels Of Fire e X-Plicit … cosa ci racconti di queste circostanze, e quali sono i prossimi appuntamenti live per gli Alchemy?
Anche in questo caso dobbiamo ringraziare la neonata Burning Minds Music Agency, che si occupa di tutto quello che riguarda gli show dal vivo. In due settimane abbiamo avuto l’onore di condividere il palco con artisti di fama internazionale come Alessandro del Vecchio, Kee Marcello, Dion Bayman e Black Tiger, e con altri grandi nomi nostrani come Airbound, Wheels Of Fire e X-Plicit. Durante queste serate abbiamo finalmente potuto toccare con mano i risultati del nostro anno di lavoro: vedere la gente che conosce i tuoi pezzi, che li canta e che si diverte con te non ha veramente prezzo!
Per quanto riguarda i prossimi appuntamenti, saremo il 18 maggio in trasferta a Ginevra e il 14 settembre in Francia a Frejus. Siamo in contatto con un paio di festival per l’estate, ma ad ogni modo tentiamo di mantenere un’attività di live costante ma non ridondante: seguiteci sulle nostre pagine social (facebook.com/musicalchemy e instagram: alchemy_band) per rimanere sempre aggiornati!
Come piccola nota, posso dire che sarò ospite come corista al prossimo evento targato Burning Minds Music Agency: Il Rock Temple Festival 2, l’8 giugno al Dedolor Music Headquarter di Rovellasca (CO).

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E’ ormai da un po’ di tempo (ahimè …) che sostengo con entusiasmo le vicende dell’hard melodico italiano e dopo tanti anni di spocchiose derisioni (da parte di pubblico e critica straniera …) e di scuse un po’ pretestuose (da parte di musicisti e addetti ai lavori italici, che non di rado tendevano ad attribuire esclusivamente a inadeguatezze tecniche la nostra scarsa competitività …), mi sembra davvero che oggi le differenze artistiche tra noi e il “resto del mondo” si siano azzerate, con alcuni gruppi del Belpaese addirittura superiori a tanti loro colleghi europei e americani … cosa ne pensi, tu che con la tua band di questa situazione siete parte “attiva”?
Come regola generale per qualunque cosa, secondo me, non bisogna mai fare compromessi sulla qualità. Purtroppo nel passato spesso e volentieri sono stati prodotti dischi di una qualità non adatta a competere col mercato europeo e mondiale (sotto vari aspetti), che hanno catalogato i prodotti italiani come mediocri e che sono la ragione di queste spocchiose derisioni di cui parli. Per quanto riguarda il rock melodico, da dieci anni a questa parte abbiamo cominciato un po’ a svegliarci e a lavorare secondo standard di qualità molto alti, nel tentativo di riportare in alto il nome della bandiera. E questo è quello che abbiamo tentato di fare anche noi, grazie appunto a tutto il team di produzione e all’aiuto della Burning Minds Music Group. Un esempio è nuovamente la lingua inglese. Ci sono molti dischi italiani cantati in un inglese maccheronico che ne affossa le possibilità di credibilità e, conseguentemente, di vendita all’estero. Per questo motivo l’aiuto di Peter Darley è stato fondamentale per portare un prodotto competitivo. E poi chiaramente c’è anche la questione suoni, nella quale la maestria di Roberto Priori in mix e mastering ha portato un immenso valore aggiunto al materiale da noi registrato.
Chiaramente, una volta che si viene catalogati in un certo settore, è molto difficile far cambiare idea agli ascoltatori, e quindi ora come ora, se vogliamo far cambiare attitudine c’è bisogno di una forte cura in tutte le produzioni che escono dal nostro paese, anche superiore rispetto a quella che servirebbe per dei dischi provenienti da paesi diversi dal nostro. Questo è un appello anche a tutte le band lì fuori ... spendete qualcosa in più e puntate a far uscire prodotti di qualità, solo così e tutti insieme possiamo riportare lustro alla nostra scena musicale.
Tecnica, passione, cultura specifica, affiatamento, amicizia … tutti ingredienti essenziali per costruire “l’alchimia” di una band, ma qual è, secondo voi, l’elemento veramente imprescindibile per ottenere risultati artistici apprezzabili e continuare a divertirsi nel fare musica?
A mio avviso la cosa importante è, a parte essere stilisticamente abbastanza compatibili, scegliere una direzione chiara insieme. La maggior parte delle band si scioglie perché i vari componenti hanno diverse visioni: c’è chi lo vede come un puro hobby e lavora poco, chi vorrebbe vivere di musica e mette troppe pressioni inutili agli altri, ecc. Nel nostro caso ci siamo trovati molto bene perché ci siamo detti fin da subito quale fosse il nostro obiettivo, senza pericolo di fraintendimenti futuri e con rispetto nei confronti delle esigenze di tutti. Certo, questa è una cosa da fare periodicamente perché le persone cambiano, ma per ora per noi ha aiutato molto e funziona egregiamente. Testimone di ciò è che in quasi sei anni di attività abbiamo avuto solamente un cambio di formazione, con il batterista Matteo Severini che ha preso il posto di Luca Cortesi un anno e mezzo fa.
Siccome è da un po’ che non lo ripropongo, per l’occasione rispolvero un antico “tormentone” (banalotto, ma anche, credo, parecchio indicativo), a cui sono parecchio affezionato ... quali sono i tre dischi che hanno “cambiato la vita” agli Alchemy?
Domanda sempre complicata e molto dipendente dai singoli componenti, dato che abbiamo background musicali abbastanza differenti l’uno dall’altro! Ti rispondo per quanto mi riguarda: al primo posto metto “Operation Mindcrime” dei Queensryche (adoro quest’uomo :))) … N.d.A.), che per me è un capolavoro assoluto. Lo ascolto in un modo differente rispetto a qualunque altro disco, più come se fosse un libro o un film anziché un album musicale.
Al secondo posto metto “Ride The Lightning” dei Metallica perché, sebbene si distacchi molto dai miei gusti odierni, è stato uno dei primi dischi che ho acquistato e consumato. Anzi, me l’ha regalato un amico che lo aveva a casa a prendere la polvere e a cui non piaceva il genere!
E infine al terzo posto metto “Monumentum” degli Eclipse, perché è l’album che mi ha fatto capire che si può ancora fare hard rock in maniera innovativa e moderna, ed è quello che ha ispirato il nostro “Dyadic”. Ovviamente non si tratta di una classifica assoluta, ci sono tantissimi altri album degni di nota, ma oggi mi sento di nominarti questi tre.

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Nel ringraziarti nuovamente, rinnovando tutti i più sentiti complimenti per il vs. lavoro, lascio a te, come di consueto, lo spazio finale dell’intervista …
Marco, grazie a te e a tutto lo staff di Metal.it per i complimenti e per questa bellissima opportunità di poter parlare con te del nostro lavoro!
Noi siamo gli Alchemy da Brescia, connettetevi con noi tramite facebook (facebook.com/musicalchemy), instagram (alchemy_band) e sul nostro sito web (alchemyband.wix.com/rock) per aggiornamenti costanti sulle nostre uscite e sugli appuntamenti live. Per ascoltare estratti di “Dyadic” e acquistarlo, al link seguente trovate tutte le info: http://www.burningmindsgroup.com/street-symphonies/buy/101 .
Ringraziandovi nuovamente per lo spazio dedicatoci non resta che dirci... ROCK ON!!!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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