Mortiis (Mortiis, vocals e programming)

Info

Ho avuto il piacere di incontrare qualche anno fa Mortiis, facendomi una buonissima impressione. Devo dire che questa piccola conversazione non ha fatto altro che avvallare quelle sensazioni che tre anni fa me lo fecero apprezzare come uomo e non solo come artista. Non lasciatevi ingannare dal naso e dalle orecchie finte, questo ragazzo norvegese non difetta assolutamente nell’intelletto, anzi, è forse uno dei personaggi migliori appartenente alla scena Metal ed affini con i quali ho avuto la fortuna di parlare e di scambiare opinioni.

‘The Grudge’ è un album abbastanza diverso da ‘The Smell Of Rain’, molto più incentrato sulla via Industrial e meno su quella prettamente Electro. Pensi che il tuo primo album dell’Era 2 fosse stato solo un passaggio verso una personalità più Industrial?
Mi piace questa definizione. Penso di si, a pensarci bene è stato proprio così. Forse con ‘the Smell Of Rain’ ero ancora un pochino acerbo, senza troppa esperienza per il cammino nuovo che volevo intraprendere. È stato come il primo mattone verso lidi più estremi e pesanti, se vogliamo dire.

Lidi molto più pesanti…
He he. Quando ho registrato l’album ero molto arrabbiato, molto incazzato. Spesso mi capita di deprimermi e questo mi fa una rabbia atroce. Così su ‘The Grudge’ puoi sentire proprio questo sentimento urlato e gridato come mai avevo fatto prima. C’è tanta gente in cui credevo molto che alla fine mi ha incu**to… anziché ucciderle e diventare uno str**zo di un assassino, riverso tutto in musica. Forse sembra una cosa stupita, ma io non la penso così. Faccio quello che voglio fare e fortunatamente ho le competenze necessarie per creare la mia musica. ‘The Grudge’ è figlio della rabbia post ‘The Smell Of Rain’.

I testi di ‘The Smell Of Rain’, come mi hai spiegato la volta scorsa, erano molto introspettivi. Cosa mi puoi di quelli di ‘The Grudge’? E’ un concept?
‘The Grudge’ non si può definire deliberatamente un concept album, ma è facile intuire una linea comune tra le songs, una sorta di trade union. Il feeling che ogni song emana è molto simile l’uno agli altri, anche perché una situazione, anche se guardata da più punti di vista, alla fine ti porta a certi tipi di emozioni molto simili. Anche i testi di ‘The Grudge’ sono molto introspettivi… chi diavolo credi di essere per dirmi ciò che devo o non devo fare o per giudicarmi? Ecco una delle considerazioni che ha normalmente la gente… non sopporto chi giudica. La mia risposta a queste persone è Fuck You!

Condivido. Ecco uno dei motivi per cui considero ‘The Grudge’ come una delle più belle uscite dell’anno. Cosa cambieresti subito, ora del tuo sound?
Ehi, grazie! Penso che in futuro il mio sound sarà migliorato, sarà più maturo, ma è nel corso normale delle cose crescere ed imparare sempre, no? Comunque ho finito talmente da poco che non mi sono posto il problema. Ho raggiunto il mio primo obiettivo, ovvero fare un album migliore di quello precedente. Sono contento di quello che io e la mia band abbiamo prodotto… ovvio, non è un album perfetto, anche perché non pensano che esistano album perfetti. Tra 6 o 8 mesi, ci sarà sicuramente qualcosa che mi piace meno. Ora però sono contentissimo.

Ora che sei nel pieno dell’Era 2, cosa pensi di esserti portato dietro dall’Era 1?
Difficile rispondere a questa domanda… l’entrata nell’Era 2 con ‘The Smell Of Rain’ è stato il passo più importante per la mia carriera, quello che ha portato gli sconvolgimenti più grossi. Ora vedo meno nubi all’orizzonte ed ho chiaro il da farsi. Dall’Era 1 penso di aver mantenuto il carattere comunque estremo, la mia attitudine Dark ed il contrasto tra musica ed immagine anche se ora penso che tutto sia più fuso ed organico.

Ora Mortiis è una vera band. Ma non avete il bassista!
Vero! Ma non ne abbiamo bisogno. Vogliamo rimanere un four piece, perché c’è più spazio sul palco, perché abbiamo le basi elettroniche. Non capirmi male però, sul disco l’abbiamo registrato il basso. Ora stiamo bene così, anche perché dovremmo trovare la persona giusta che si integri con noi quattro, e non è assolutamente facile!

È più facile essere il leader di una one man band o di un gruppo vero e proprio?
È più facile essere una one man band, fidati. Non devi fare milioni di telefonate, non devi fare un sacco di pratiche prima di suonare e non devi coordinare nessuno. Comunque, in entrambe le situazioni, vi sono dei pro e dei contro con cui devi avere a che fare.

Perché hai lasciato passare tre anni dall’uscita di ‘The Smell Of Rain’?
Sono contento che la gente me lo chieda, sai, così ho modo di chiarire quello che è successo nel frattempo. Quanto ‘The Smell Of Rain’ è stato completato c’ero solo io, nessuna band era con me. Così ho cominciato a guardarmi in torno per cercare la gente giusta. Una volta trovata, ci siamo messi sotto per provare, fino allo sfinimento, imparando i brani appena registrati. Molta gente pensa che sia facile metter su un gruppo, ma la verità è che ci vuole tempo e pazienza. Bisogna creare l’amalgama giusto, il giusto feeling. Comunque, tra una prova ed un’altra, poi ci siamo imbarcati per un lungo tour per tutto il 2003, arrivando a creare un qualcosa di estremamente positivo ed energico. Solo allora ci siamo seduti ed abbiamo cominciato a lavorare sul nuovo album. Ecco perché sono passati tre anni.

Tra poco sarai in tour di nuovo in Italia (a Novembre). Cosa ti ricordi delle due date precedenti nel nostro Paese?
Penso che la cosa più bella che è successa è stata quella di incontrarti nel backstage del Vidia, a Cesena (eh??!!??? – nds). Aspetta, non capire male! Nel senso che pensavo di aver completamente sbagliato la scelta del Tour manager, la locazione dei concerti, la data del concerto… sai quando sei in tour, fa piacere chiacchierare con i giornalisti, o con qualcuno che apprezza quello che fai, per fare un pochino di promozione. Comunque nessuno mi aveva detto che erano state schedulate delle interviste (Ah… - nds). Così sono rimasto bene quando ho visto che comunque qualcuno era interessato alla mia musica. Comunque sono convinto che con un altro manager le cose sarebbero andate in modo diverso. Pensa che a Milano siamo capitati nella stessa serata in concomitanza con la semifinale di Champions League… inutile dire che il locale era deserto… tutti erano allo stadio o incollati davanti ai televisori. Che roba, abbiamo suonato davanti a neanche 50 persone. Ma posso capire questa fede verso il pallone. Per il resto, mi ricordo che ho mangiato benissimo, ed ho bevuto dei vini formidabili. Mi sono anche divertito a fare shopping nel pomeriggio prima dello show, senza contare la sbornia del day off!

Dalle ali di pipistrello alle bende del Dio parassita, fino ad una immagine post Industrial. Quante volte può cambiare la pelle di un Troll?
Hehheeee! È una domanda bellissima! Direi tutte le volte che la mia immaginazione descrive nuove personaggi da interpretare o da vestire! L’importante è non rimanere troppo sotto il sole, altrimenti la pelle del Troll può cambiare in pietra!

Come definiresti il concetto dell’evoluzione?
Un viaggio verso l’ignoto senza porsi troppe domande e senza porsi troppe limitazioni. Almeno musicalmente parlando. Inventare proiettandosi sempre avanti, sperimentando, cercando di creare qualcosa di migliore rispetto a prima.

Ora puoi lasciare un messaggio ai lettori di www.EUTK.net.
Ascoltate ‘The Grudge’, riserva molte sorprese, non ne rimarrete delusi. Siamo cambiati ancora, siamo più pesanti e più groovie, molto più proiettati nella scena Industrial. Grazie a tutti per il supporto!

Intervista a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?