Dragonforce (Gee Anzalone: drums)

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A pochi giorni dall’uscita del nuovo “Reaching into Infinity” abbiamo avuto il piacere di intervistare Gee Anzalone, drummer italiano dei Dragonforce, band che personalmente ho seguito in modo particolare al suo esordio, ai tempi di "Sonic Firestorm" e "Inhuman Rampage" e che avremo modo di rivedere all’azione in Italia il prossimo Ottobre per due date, il 28 a Milano e il giorno dopo a Bologna, per due serate che si preannunciano devastanti!


Ciao e benvenuto su Metal.it

Prima di tutto vorrei dirti che è un piacere poter parlare con te, essendo un "vecchio" fan dei Dragonforce in particolare del periodo "Sonic Firestorm" e "Inhuman Rampage"

Ah bene ! i primi anni, i primi album!


Si si, tra l’altro ricordo di aver difeso i Dragonforce in diverse occasioni quando molti dicevano che era una band "troppo veloce" e le critiche sui media (e purtroppo i social) si sprecavano!
Ahaha Beh fatto un buon lavoro dai!

Ormai sei nella band da qualche anno, la storia del tuo ingresso nei Dragonforce l'hai raccontata più volte, ti chiedo invece, come ti sei trovato in questo periodo, con la band?

Mi sono trovato bene, ormai a distanza di tre anni i rapporti si sono rafforzati, si lavora benissimo tutti insieme, in tour va tutto bene, ho trovato una famiglia, e dovendo stare tanto tempo in tour questo è un bene.

Quindi anche punto di vista musicale ti sei inserito subito bene…

Direi alla grande, adesso che abbiamo lavorato insieme, tutti concentrati in questo nuovo album "Reaching into Infinity" è andato tutto bene, abbiamo condiviso le idee, nonostante ognuno di noi abbia i suoi gusti musicali, la visione sulla produzione dell’album era unica.

Mi parli (ovviamente nel limite del possibile) di "Reaching into Infinity" ?
Abbiamo lavorato con Jens Bogren, è stata una cosa iniziata mentre stavamo facendo il Maximum Overload Tour, abbiamo spinto parecchio in quei mesi, ognuno di noi ha messo la propria “roba”, mi hanno lasciato tanta carta bianca da quel lato li, nel mentre che facevamo la pre-produzione vedevi già prendere forma il nuovo album, è stata una creazione di tutti noi, abbiamo contribuito tutti quanti!


Con stili diversi immagino, essendo comunque una una “band internazionale”
Si, è vero, noi arriviamo da gusti musicali diversi, io ad esempio sono molto più sul Thrash Metal, io arrivo dai Panetra, per me il fatto di poter usare il mio “drumming” nelle maniera che volevo è stata una soddisfazione pazzesca, allo stesso tempo gli altri ci hanno messo le loro passioni dentro, Sam nella scrittura delle canzoni ci ha messo tanto di suo, Frédéric ha scritto gran parte dell’album, ci sono tante influenze dark, molto buie, ed è bello perché tira fuori un bel contrasto!
Curiosità dal punto di vista logistico come siete organizzati?
Abbiamo registrato in Svezia, il primo sono stato io poi gli altri sono arrivati via via, prima si inizia a registrare le parti di batteria, poi arrivano tutti gli altri strumenti, alla fine non è che cambia molto essere tutti quanti dello stesso paese, o essere sparsi in giro per l’Europa
A breve inizierà il nuovo tour ma non ci sono date europee

Sinceramente non so dirti nulla, ci saranno certamente delle date europee ma al momento non so ancora nulla.

(Nda al momento di questa intervista non erano ancora stata annunciate le due date in Italia nel mese di Ottobre)

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Veniamo alle "domande scontate", cosa ne pensi della scena metal italiana in generale? È più facile per un gruppo italiano avere successo all'estero?
Mi piace tantissimo questa domanda perché è indirizzata a me (essendo italiano), dal mio punto di vista in Italia c'è il grosso problema che l’italiano è esterofilo già di suo, l’Italia è un pò considerata come un porto di mare, si sta in Italia ma appena si può se ne esce, però allo stesso tempo ci sono tanti grandi nomi che posso fare, senza parlare dei Lacuna Coil, che nel metal sono il nome più grande che c’è a livello italiano, però se guardi ad esempio altri nomi, parlando della musica leggera italiana, come è successo a Mario Biondi, che ha dovuto tribolare per far qualcosa in Italia fino a che non è andato a New York, in America l’hanno immediatamente sponsorizzato ed è diventato quello che è diventato, e poi in Italia è tornato come un vincitore.
E’ un pò come un gatto che si morde la coda, perché anche noi stessi (mi includo anche se non sono un cantautore, non scrivo testi e non canto) ci mettiamo nei problemi, perché ad esempio decidiamo di cantare in inglese, è molto difficile sfondare in Italia facendo musica in Inglese, se sei italiano in teoria uno si aspetterebbe che la band “facesse italiano” scrivesse in italiano e facesse musica italiana..
ci mettiamo noi stessi nella situazione di dire “ok voglio sfondare in Italia ma voglio cantare in inglese, voglio fare rock” ma questa musica non fa parte della cultura italiana, quindi è per quello che non c’è un feedback positivo da parte del pubblico, ovviamente in Italia farà sempre più successo un Italiano, Gigi D’Alessio, Vasco Rossi, anche i nuovi, guarda ad esempio Gabbani che ha vinto Sanremo, col fatto che ha tirato fuori questa canzoncina ed è arrivato alle orecchie di tutti, però lui la coerenza c’è l’ha, perché è italiano e canta in italiano.

La domanda l’ho fatta proprio a te in quanto Italiano che sei riuscito a sfondare all’estero in una band importante
Per me è stato abbastanza naturale, avendo sempre lavorato all’estero, in Italia ci son stato poco, non so se proprio mi includerei in quelli che hanno deciso di “prendere ed andarsene” nel senso che io non me ne sono mai andato, continuo ad abitare in Italia…sono italiano al 100%
Vuoi dare un consiglio ai musicisti che vogliono intraprendere la tua strada?
Sicuramente non sprecare energie in cose che si sa a priori che non ti portano da nessuna parte, nel senso di dedicare energie se si hanno delle competenze, se si è bravi a suonare uno strumento, se hai la sicurezza di poter offrire un prodotto professionale, a questo punto consiglierei di investire su se stessi e di pubblicizzare il proprio prodotto, tanto ormai con i “media” siamo apposto, abbiamo YouTube, abbiamo le piattaforme video che una volta ce le sognavamo, adesso invece possiamo pubblicizzarci in tutto il mondo, e se si hanno le capacità, è chiaro che si arriva.
Batteristi italiani e non a cui ti ispiri o ti sei ispirato? (se ci sono)

Io te ne dico uno fondamentalmente, perché alla fine è l’unico batterista italiano nel mio cuore, che è Tullio De Piscopo, è sempre presente nel mio stile, nel mio modo di essere, a livello di formazione mi ha dato tanto, son cresciuto con lui ero ragazzino, ho passato i miei anni più belli con lui, gli anni della giovinezza.

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Volevo appunto arrivare al discorso De Piscopo, perché hai studiato al Nam di Milano, e quindi, fondamentalmente ti sei formato con lui, provieni da un background thrash/speed metal, e ora suoni in una power metal band
Guarda non per contraddirti, ma io in questa band scartello come non so cosa, quello che suono io è il mio thrash metal, nonostante la musica, Power Metal sia diversa, però se tu senti la velocità della batteria, non è nient'altro che il thrash metal, addirittura forse più pesante perché ci buttiamo dentro elementi estremi, come alta velocità, lavoriamo sempre dai 200 BPM in su!

Ti assicuro, che la batteria più metal di così non si può, più metal di così ce soltanto il brutal core.
Continuiamo con le domande “scontate”, mi dici i 5 album, solo 5 che porteresti sempre con te sulla famosa isola deserta!!!
Mi piace questa domanda!!! 
comincio con il primo, “Vulgar Display of Power”, sicuramente, poi mi porterei…. beh sai una roba te li dico proprio alla grande, “Cowboys from Hell”, è che non c’è confronto con quegli album li, te ne dico tre ma forse anche quattro, penso tutta la discografia dei Pantera e siamo apposto dai, sull’isola deserta mi porto quella.
...beh l’intera discografia dei Pantera ci starebbe sempre bene dai, io ad esempio porterei anche l’intera discografia degli Helloween, ahahah

No beh, ovviamente non potrei non portarmi un “Reign in Blood” sicuramente, un “Burn My Eyes” dei Machine Head, “Arise” dei Sepultura e siamo a tre, poi ci mettiamo dentro anche un “Obsolete” dei Fear Factory, siamo a quattro dunque, il quinto è difficile, mettiamoci un “British Steel” dei Judas Priest, così abbiamo messo dentro anche il nostro “classicone” dai!!

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Abbiamo terminato il nostro tempo, vorresti aggiungere qualcosa per Metal.it?
Ringrazio te, tutti i lettori di metal.it e continuate così ragazzi, perché è grazie a voi che la scena Metal Italiana continua ad andare avanti, e grazie a gente come voi , sono contento oggi di aver parlato con molte webzine italiane, è una cosa che da italiano mi inorgoglisce!





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Intervista a cura di Fabio De Carlo

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