Redwest: c'era una volta il West...

Info

Gruppo:Redwest

Fa sempre piacere imbattersi in realtà promettenti e, soprattutto, italiane. In occasione dell'uscita del loro primo album "Crimson Renegade" ci è sembrato giusto e opportuno porre qualche domanda di approfondimento ai "gringos milanesi" Redwest. Buona lettura!

Ciao ragazzi e benvenuti su MetalHammer.it! Scrivendo la recensione di “Crimson Renegade” vi ho affettuosamente descritti come dei “fulminati”: cosa ne pensate?
Lurido (voce/armonica): Forse ti riferisci agli altri. Io sono una persona equilibrata e a modo.
Randagio (chitarra): Sssh… non lo sa che da piccolo è stato colpito da un fulmine anche lui...
Da dove è nata l’idea di fondere hard rock/metal e atmosfere “spaghetti western”?
Lurido: Ci trovavamo in uno sporco saloon a bere vino e mangiare fagioli e, tra una bottiglia e una baldracca, una baldracca e una bottiglia…
Scherzi a parte, mi affascinano da sempre le epiche colonne sonore dei film spaghetti-western e ho sempre pensato “chissà come sarebbero con dei bei chitarroni sotto …”. Così mi sono divertito a coverizzare alcuni brani per gioco (come quella di “Lo chiamavano Trinità” di Franco Micalizzi), che tramite YouTube hanno portato a diversi contatti soprattutto dall’estero. Quando ho realizzato che mi veniva naturale scrivere anche i miei brani fondendo i due generi, mi sono convinto che aveva senso provarci sul serio.
Randagio: Conoscevo già il lurido da anni, da quando cercavo (inutilmente) di fargli studiare chitarra. Quando mi ha contattato, gli ho subito riso in faccia per l’idea malata. E ovviamente gli ho detto di sì, perché era una grande figata.
Una piccola provocazione. Il primo EP dei Redwest risale al 2009, e solo oggi abbiamo tra le mani un vero e proprio full-length: come mai tanta attesa?
Lurido: Dopo la pubblicazione di "Play your hand" (2012), abbiamo passato un sacco di tempo sul palco, cosa che ci ha permesso di suonare sempre più spesso e di creare una sinergia nella band che finora mancava.
Di conseguenza anche il songwriting ne ha risentito in modo positivo ed abbiamo capito che era il momento di scrivere il vero debutto dei Redwest...
Randagio: Concordo pienamente. Solo alla fine di quel periodo intenso passato insieme abbiamo realizzato che il momento per creare il miglior album "Spaghetti Western Metal" della storia era finalmente arrivato!
Possiamo dire che "Crimson Renegade" è la naturale evoluzione del nostro vecchio sound, ma in un certo senso è la vera nascita dei Redwest.
Non penso sia facile trovare dei compagni d’avventura per un progetto così “sui generis”: come vi siete conosciuti?
Lurido: Io e il randagio ci spartivamo le stesse baldracche…
Randagio: il Losco era utile perché è uno sporco affarista.
Lurido: …e la Straniera…
Randagio: Non possiamo dirlo. Ma ci faceva comodo una donna nella band.
La Bakerteam Records ha creduto in voi: vi siete proposti o sono “venuti a cercarvi”?
Lurido: So che alcuni di loro si trovavano per caso nello studio in cui abbiamo registrato (RecLab Studio di Larsen Premoli) mentre il nostro disco stava per essere masterizzato. E ne sono rimasti colpiti da subito.
Come è nata la collaborazione con Larsen Premoli?
Lurido: Avevamo avuto modo di vederlo all’opera come fonico durante un concerto dei Destrage qualche anno fa, per il quale facevamo da band di apertura. Ce ne avevano parlato tutti come un mago del suono, oltre che come una persona fantastica. Per cui l’abbiamo contattato a siamo andati a visitare il suo studio a Buccinasco.
Randagio: Eravamo indecisi sulla scelta dello studio, non essendo un sound facile da ricreare, vista la varietà del songwriting e l’originalità della proposta. Quando l’abbiamo conosciuto di persona e abbiamo notato che era ancora più pazzo di noi, affidarci a lui è stata la cosa più ovvia…
Nonostante siate al vostro primo LP, già da anni vi promuovete su YouTube, Bandcamp e canali simili: che rapporto avete con internet e i social in genere?
Lurido: Internet e i social hanno giocato un ruolo fondamentale per i Redwest. Quando proponi un genere di musica che non esisteva prima o che comunque non appartiene a nessuna band “importante” non è facile farsi notare e ritagliarsi uno spazio. Penso che un’etichetta negli anni 90 ci avrebbe riso in faccia… Invece così siamo arrivati direttamente alle persone ed è anche stato grazie al loro apprezzamento se oggi siamo qui.
Randagio: Sì, poi lui ne approfitta sempre per entrare in contatto con le brasiliane che ci seguono… Ma questa è un’altra storia.
“Ufficialmente” voi siete un quartetto: chi si è occupato delle parti di batteria e delle tastiere/orchestrazioni nel disco?
Lurido: Il batterista che suonava con noi durante i live ha dovuto lasciare improvvisamente la band per motivi personali, per cui ci ha lasciati “orfani” poco prima di entrare in studio. Per fortuna Larsen ha contattato il grandissimo Paulovich (Destrage) che ha fatto un lavoro superlativo.
Randagio: le orchestrazioni sintetiche sono state scritte da noi, mentre per le vere e proprie parti orchestrali abbiamo avuto l’onore di ospitare dei musicisti eccellenti nell’album, tra i quali alcuni membri dei “Figli di madre ignota”. Nel disco sentirai trombe, tromboni, violini, violoncelli, contrabbasso… E sono tutti veri! Credo siano stati la ciliegina sulla torta.
Immaginate di regalare il vostro CD al Maestro Morricone: come pensate che reagirebbe?
Lurido: Finirebbe col collo ingessato per l’headbanging.
Randagio: Ci farebbe causa.
La vostra è una proposta molto coerente ma nonostante questo ho notato che non disdegnate alcune strade “alternative”. Da questo punto di vista “The Dreamcatcher”, con le sue atmosfere sintetiche, mi ha letteralmente spiazzato: come mai un cambio di rotta così deciso?
Lurido: Quel brano è tra quelli a cui teniamo di più, perché ha un’atmosfera unica, in termini di epicità e di coinvolgimento, ma non avevamo mai trovato la forma giusta per esprimerlo al massimo del suo potenziale. Quando gli abbiamo dato questa nuova veste moderna, ha colpito persino noi!
Randagio: Sì, la prima volta che l’abbiamo risentito con il tappeto di synth e con i violoncelli veri nel chorus, ho avuto i brividi. Era qualcosa che mancava nell’album. Epico, classico e moderno allo stesso tempo. La cosa meravigliosa è che si lega alla perfezione con tutto il resto del disco.
Sarei curioso di vedervi in sede live: cosa c’è da aspettarsi da un vostro concerto?
Lurido: Lavoriamo da sempre per mescolare l’impatto irruente del rock/metal e il divertimento da saloon. Curiamo molto anche l’aspetto visivo, i costumi di scena, la teatralità, ma anche una certa dose di ironia. Come un vero film Spaghetti Western.
Randagio: Ai nostri concerti trovi il metallaro che si rompe il collo con l’headbanging e allo stesso tempo le cowgirl con minigonna, stivali e cappello che improvvisano balli sotto al palco…
Quali sono i brani di “Crimson Renegade” che ritenete più rappresentativi?
Lurido: Domanda difficile, dal momento che ogni brano di questo disco è ha un’importanza fondamentale e risulta rilevante per l’equilibrio dell’album. Non abbiamo voluto inserire “riempitivi”, né dare niente per scontato, dalla musica, all’arrangiamento, ai testi e persino all’ordine delle tracce.
Randagio: Sì, alcuni brani sono più diretti e di facile ascolto, come ad esempio la title-track. Altri sono più articolati, come “The Ballad of Eddie W.”, in cui abbiamo inserito una parte orchestrale veramente morriconiana. Non mancano momenti più danzerecci come Bullet Rain, una sorta di spaghetti-balcanico che non vediamo l’ora di proporre live. Golden Sands è invece un country-epico che non tralascia un certo sapore italiano.
Chi ha ideato e curato il logo dei Redwest e l’artwork dell’album?
Lurido: Jan Yrlund, Darkgrove, dalla Finlandia. Avevo guardato i suoi lavori e li avevo trovati già molto belli. Gli ho mandato una mail delirante in inglese, cercando di fargli capire cosa avevamo in testa per la copertina, sapendo che sarebbe stato impossibile. E invece ha realizzato esattamente quello che volevamo!
Il logo invece esisteva già da anni, lui l’ha reso più moderno e adatto al nuovo concept grafico.
Randagio: Sì, davvero un genio. Ha fatto un grande lavoro non solo per la copertina, ma anche per l’intero artwork che si sposa perfettamente con il contenuto dell’album. Poi se è persino riuscito a capire il lurido… Io a volte non lo capisco nemmeno in italiano.
Bene, il disco c’è: ora quali sono i programmi futuri?
Lurido: Abbiamo appena finito di preparare lo show per promuovere l’album e non vediamo l’ora di portarlo in giro. Inoltre abbiamo in programma il lancio di altri due singoli tratti dal disco, con relativo video. Il primo entro l’estate, il secondo in autunno.
Randagio: Dopo quasi due anni a sudare per scrivere, arrangiare, registrare, progettare e investire, abbiamo solo una gran voglia di suonare, suonare e suonare. E naturalmente scolarci tantissime birre.
Grazie ragazzi e in bocca al lupo per tutto! A voi la parola per un messaggio per i nostri lettori!
Lurido: Crepi il lupo! E grazie mille a te e a MetalHammer.it per questa opportunità. Non vediamo l’ora di vedervi tutti sotto al palco a saltare con noi!
Randagio: Come and jump together… There’s bullet rain!
Intervista a cura di Gabriele Marangoni

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?