Ghost City: due passi nella Città Fantasma...

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Gruppo:Ghost City

I Ghost City hanno da poco dato alle stampe il loro primo lavoro sulla lunga distanza, "Tragic Soul Symphony", ma come già riportato nel corso della recensione del disco e come verrà ribadito a breve nell'intervista che segue, non sono certo gli ultimi arrivati, sia per il mero aspetto temporale sia per la qualità che hanno saputo esprimere, in campo Power Sinfonico.
Ne parliamo con il loro tastierista, Alessandro Battini, ma per un paio di risposte farà capolino anche la sezione ritmica del gruppo: il bassista Emmanuele Torchio e il batterista Paolo De Vecchi

E' uscito da poco "Tragic Soul Symphony"... è passato un po' di tempo dai tempi degli Orion, da quel periodo a oggi è cambiato il vostro modo di intendere la musica? Oltre al cambio di moniker, ci sono state altre novità prima di arrivare ai Ghost City?
“Illusory Exsistence”, EP degli Orion, uscì nel lontano 2003: direi che di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia! A partire dal 2008 ci siamo ritrovati con la nuova line-up (sono arrivati Francesco Civardi alla voce e Paolo De Vecchi alla batteria) per riprendere in mano i vecchi pezzi e provare a scriverne di nuovi. Il lavoro è andato avanti un po’ ad intermittenza, anche per i miei impegni con i Dark Horizon, ma non ci siamo mai tolti dalla testa l’idea pubblicare un full length. L’occasione per tornare sulla scena è stato il tributo agli Heavy Load organizzato dall’Underground Symphony, al quale abbiamo partecipato con il brano “Singing Swords”: quello è stato il battesimo ufficiale dei Ghost City. Il nostro modo di comporre direi che è mutato profondamente. A vent’anni suoni con più spregiudicatezza, ma non sai veramente dove vuoi arrivare, invece ora, grazie all’esperienza, abbiamo scritto i nuovi brani con in testa già l’obiettivo di come doveva suonare “Tragic Soul Symphony”.
Come vi siete mossi nel riarrangiare i pezzi che risalgono a "Illusory Existence"?
L’arrangiamento di “Slaves Of Yourself”, “Lord Byron” e “Living Agony” è arrivato in modo del tutto naturale, perché è da questi pezzi che siamo ripartiti. Abbiamo ricominciato a suonarli con un’intenzione diversa ed, una volta entrati in studio, è stato facile allinearli a livello di sound alle song scritte più recentemente.
E' già da un po' che "Tragic Soul Symphony" è uscito, come è stato accolto? Da parte vostra siete soddisfatti dall'album, credete che vi rappresenti al meglio?
I riscontri da parte di addetti ai lavori ed ascoltatori sono davvero entusiastici e, sinceramente, non ci saremmo aspettati un’accoglienza di questo tipo per una band a tutti gli effetti all’esordio. Le recensioni arrivate da ogni parte del mondo finora sono state tutte positive (a parte una webzine slovacca, che ci ha definiti indigesti come un serpente arrosto, ahahahaaha) e quindi ci auguriamo che il nome continui a circolare all’interno dell’ambiente, accostato a lusinghe e complimenti. La musica alla fine dipende dai gusti di ogni ascoltatore, è impossibile piacere a tutti, ma se ti viene riconosciuto di aver fatto le cose per bene ed al massimo, allora significa che non ha lasciato nulla al caso. Per questo ci sentiamo profondamente soddisfatti di “TSS”, un disco che rappresenta al meglio il nostro credo musicale.
Veniamo all'album, e partirei da un aspetto che ho trascurato nella mia recensione: la copertina. Semplice, pur ricca di dettagli, di impatto e ben realizzata. Nasce da vostre indicazioni oppure l'avete scelta tra "le tante"?
L’autrice è Alexandra V Bach, artista francese che ha lavorato in passato con Kamelot, Operatika, Adagio e che aveva realizzato anche la copertina dei Dark Horizon di “Dark Light Shades Deluxe Edition”. E’ stato naturale per noi chiederle di collaborare anche con Ghost Cirty, perché apprezziamo molto le sue opere. Alexandra si è lasciata ispirare dai testi, senza nessuna indicazione da parte nostra e la cover è venuta fuori così alla prima bozza e ci è subito piaciuta, perché coglie perfettamente le atmosfere dark dell’album.

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Che ne dici di entrare nei dettagli del vostro disco? Se ti va, puoi anche descrivere brevemente i pezzi inclusi?
Allora, “TSS” inizia con “Hypocrisy” , una song dall’incedere power metal, che si sviluppa nella seconda parte con intrecci di voci e passaggi orchestrali che vanno, di fatto, a sovrapporsi all’assolo. Un’opener a mio parere piuttosto coraggiosa, perché non si tratta del canonico ed immediato brano di apertura.
“Nobody Will Be In You” è il primo singolo dell’album, una botta “in your face” sorretta da una ritmica terremotante e riff di scuola thrash, doppiati dall’organo. Il coro del ritornello, quasi epico, ci introduce al solo dalle vaghe sfumature horror, in cui gli archi viaggiano a braccetto alla chitarra, come hanno fatto spesso i Rage con la Lingua Mortis Orchestra.
“Ghosts” è la song a cui ci sentiamo più legati. Un brano in pieno stile Savatage, in cui il pianoforte mena le danze e la voce di Francesco tocca nel ritornello vette incredibili. Dopo il solo, come nei brani storici dei fratelli Oliva, tante voci si intrecciano per un finale teatrale in crescendo.
“Desireless Future” cerca di ricercare le atmosfere opprimenti ed oscure dei Dimmu Borgir nell’intro, con la sezione ritmica che poi parte a razzo e sostiene un ritornello quasi power metal. L’assolo, con il theremin in primo piano e le chitarre che vanno a braccetto con pianoforte e voce, ci catapulta in una casa stregata.
“Sleeping Black Beauty” è ispirato alle atmosfere dei film di Tim Burton. Abbiamo raccontato una sorta di “Bella Addormentata Nel Bosco” senza lieto fine, dove la protagonista non è risvegliata dal bacio del principe azzurro, ma resta imprigionata in un bosco tetro, abitato da creature diaboliche. Abbiamo sfruttato la dolcezza del pianoforte, da contrapporre ad atmosfere opprimenti e momenti orchestrali sulla scia di Denny Elfman, amplificate dall’ausilio dei cori maschili e femminili.
“Living Agony” è tratta dal demo degli Orion ed è riproposta in una versione molto fedele, se non per una sezione ritmica molto più serrata. Un pezzo di neanche 4 minuti, ma molto vario, che ha al suo interno talmente tante idee da fare mezzo disco (ride, nda) .
“Fate” è una song quasi progressiva, lunga e complessa nella struttura e nella parte centrale, ma credo che abbia la propria forza nel ritornello aperto, alto e rabbioso nello stesso tempo. L’ultima composizione del disco, che potrebbe indicarci una strada da seguire per il futuro.
“Slaves Of Yourselves”, altra canzone tratta dall’EP degli Orion, è un brano solenne, quasi doom, reso claustrofobico dai nuovi arrangiamenti. Ripetitivo come una tetra nenia, si poggia sul basso di Meme, che è protagonista anche nell’assolo.
“Lord Byron” è un pezzo power sinfonico al cento per cento. Raffaele (chitarre) lo scrisse quando era giovanissimo e così lo abbiamo voluto riproporre. E’ chiaramente ispirato alla musica dei Rhapsody e del Turilli solista, unico brano arioso del platter, che prende un po’ le distanze dalle atmosfere dark del resto e propone il duetto tra Francesco e Roberto dei Dark Horizon.
Vi siate lasciati influenzare dai vostri ascolti preferiti oppure prima di entrare in studio vi siete "concessi" solo la compilation dell'ultimo Sanremo o magari quella di The Voice?
Emmanuele Torchio: Abbiamo seguito tutte le puntate di Amici di Maria De Filippi, ma non siamo riusciti a copiare Valerio Scanu, quindi ci siamo dovuti purtroppo ispirare ai Symphony X e ai Rhapsody, ahahahah! Scherzi a parte, ciascuno di noi ha le proprie influenze musicali e a volte sono molto distanti tra loro, spaziando dai Metallica, agli Shining.
Abbiamo comunque cercato di lavorare dando la priorità al sound del gruppo: ciascuno ha portato la propria personalità a livello compositivo in fase di scrittura dell'album, ma una volta entrati in studio abbiamo lavorato in un'unica direzione, filtrando il tutto per ottenere un album di Symphonic Metal. Data la massiccia presenza di arrangiamenti e tastiere è molto forte l'impronta di Savatage, Dimmu Borgir e Lingua Mortis, ma il nostro background musicale abbraccia gran parte del metal anni ‘80, ‘90 e 2000.
State già lavorando ai brani che comporranno il successore di "Tragic Soul Symphony"? ... ehm ci sarà un successore vero?
Per il momento stiamo vivendo una fase di… attesa. Stiamo aspettando i riscontri dell’album, per verificare se ci sia la possibilità di suonare dal vivo, soprattutto all’estero, per promuovere l’album. Viceversa, se non si aprisse alcuna porta, ci butteremmo a testa bassa alla realizzazione dei nuovi pezzi, proprio per evitare di lasciar passare così tanto tempo tra un disco ed un altro. Perché alla fine, la gente dimentica in fretta chi sei e, per evitarlo, bisogna battere il ferro finché è caldo.
Su "Lord Byron", come già detto, troviamo alla voce Roberto Quassolo. Come si è sviluppata questa collaborazione? Peraltro non è l'unico punto di contatto con i Dark Horizon vero?
Siccome “Lord Byron” ha un’identità a sé stante rispetto al resto del disco abbiamo pensato a qualcosa che potesse renderla unica e maggiormente accattivante. E per far risaltare la sua anima power abbiamo pensato ad un duetto tra Francesco e Roberto, che si trovava quasi per caso a passare in studio ed è stato tirato dentro con la forza, ahahahahaha! La sua timbrica ed il suo cantato melodico fa da contraltare a quello più crudo del nostro frontman e crediamo che le due voci si amalgamino perfettamente. Siamo convinti di aver fatto la scelta giusta, ora che, uscito il disco e “Lord Byron” è spesso citata tra le hit. Il secondo punto di contatto, e non meno importante, è la figura di Daniele Mandelli dietro alla consolle, che si è occupato anche della produzione artistica del disco, dal lavoro sui cori, passando per la costruzione degli arrangiamenti orchestrali insieme al sottoscritto. E la sua mano e la sua esperienza sul disco si sentono tutte.
Quando recensii "Illusory Existence", all'epoca - e si parla di tredici anni fa - per Metal.it, rimasi colpito dalla professionalità che avevate messo nella realizzazione del demo, ora avete fatto ovviamente anche meglio... solo per curiosità quanto costa realizzare un prodotto di questo livello?
Ciò che ci riempie d’orgoglio nelle recensioni ricevute, oggi come ieri, è vedere accostato ai Ghost City un termine come “professionalità”. Il nostro approccio alla musica è sempre stato questo ed anche per l’album abbiamo puntato al massimo. Affidando il mastering a Jens Bogren, il top probabilmente sul mercato in questo momento, abbiamo voluto dare un segnale forte, perchè siamo la prima band italiana che si è appoggiata ai Fascination in Svezia. Dal punto di vista dei costi, beh, le tariffe di Jens sono sul sito e potete controllarle direttamente, ahahahaha! Certe cose al giorno d’oggi si possono registrare in casa con delle buone attrezzature, ma ad esempio non si può fare a meno dello studio quando si parla di batteria, reamp di chitarra o archi veri, perché i suoni midi fanno la differenza tra un disco top ed uno di seconda fascia. Mi fanno ridere quelle band che si vantano di aver registrato un cd con mille euro ed hanno il coraggio di paragonarlo alle uscite dei loro idoli: ragazzi, non scherziamo, le orecchie le abbiamo tutti! Con Daniele Mandelli siamo riusciti a realizzare un prodotto di alto livello a costi “umani”, grazie alla sua esperienza ed al fatto che siamo entrati in studio con le idee chiare e molto preparati.
Non credete quindi che le possibilità garantite dalle nuove tecnologie, che permettono di registrare con costi tutto sommato contenuti e allo stesso tempo velocemente e con discreti risultati, abbiano portato a un affollamento e appiattimento della scena metal?
Paolo De Vecchi: Sicuramente l'evoluzione dei software, a volte anche gratuiti, delle nuove tecnologie e soprattutto la facilità d'uso degli stessi hanno contribuito ad espandere il loro campo di utilizzo, rendendolo accessibile praticamente a chiunque sia anche solo appassionato di "recording", senza aver dovuto affrontare degli studi del settore o maturato un’esperienza pregressa. Da qui nasce poi l'affollamento. Ogni idea può essere registrata con quei pochi mezzi a disposizione e senza preoccuparsi di capire se davvero ne valga la pena, ottenendo quindi al massimo di risultati mediocri. Per questo motivo penso che il risultato finale di uno studio di registrazione "serio", anche se con costi molto più sostenuti, non debba neanche essere paragonato a quello di uno "casalingo" improvvisato, a cominciare proprio dalla base delle idee portate, che sono il frutto di un lavoro magari di mesi. Inoltre le strumentazioni che si hanno a disposizione all'interno di uno studio ed i professionisti con cui si lavora fanno chiaramente la differenza. Quindi se una band crede davvero in quello che fa e ha lavorato per ottenere il meglio, allora esige il meglio.
Siamo giunti alla fine e quest'ultimo spazio è tutto per voi...
Ringrazio Te Sergio e tutto lo staff di MetalHammer per lo spazio che ci avete concesso e per il grande lavoro svolto in tutti questi anni di supporto alle band della scena italiana, di cui facciamo parte con orgoglio. Speriamo che i lettori siano stati invogliati a darci una chance e ad ascoltare, anche solo per curiosità, “TSS”. Seguiteci sulla nostra pagina facebook e provate a cercarci sul web: chissà mai che il nostro Dark Metal Sinfonico possa essere una bella sorpresa per le vostre orecchie!
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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