Epica: over the top, oltre il limite!

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Over the top (oltre il limite). E' con questa citazione volutamente tratta dal film di Menahem Golan che vogliamo presentarvi questa nuova esclusiva intervista condotta con gli Epica. Perchè mai una citazione simile? La risposta è molto semplice: il combo olandese è una delle band più amate ed apprezzate dal panorama musicale odierno. Nel corso di una decade, è riuscita con sudore e sacrifici a raggiungere tanti obiettivi che per qualsiasi altra band sono oggigiorno impossibili e, grazie ad una straordinaria forza d'animo, sono riusciti ad abbattere qualsiasi difficoltà senza mai imporsi dei limiti. Questo, in parte, potrebbe descrivere il segreto del successo di una band che è ancora in grado di stupirci ed affascinarci ogni qualvolta se ne presenti la possibilità. In occasione della seconda tappa italiana degli olandesi, abbiamo avuto modo di scambiare due piacevoli chiacchiere con il mastermind Mark Jansen, il quale ci fa il punto della situazione relativa ai progetti attuali e futuri della band.

Ciao Mark e benvenuto su Metal Hammer.

Grazie!
Come stai? Te lo chiedo specificamente in italiano perché ormai “sei di casa”…
Bene, grazie! E tu?
Sono un po' influenzata, ma sto bene, ti ringrazio! Oggi siete qua a Bologna. È dal 2008 che gli Epica non suonano in questa città…
Sono già passati sette anni da quando abbiamo suonato qui?
Sì, avete quasi sempre suonato a Milano!
Già. Anche a Roma, due volte!
Sì… e solo una volta a Bologna.
Ti ringrazio per avermi aggiornato, perché mi stavo chiedendo proprio questo oggi!
Sì, ho avuto un flashblack proprio oggi. Come ci si sente a ritornare in Emilia?
È bello, mi piace suonare in Italia! Mi piacciono gli Italiani, non mi piacciono tanto gli americani (Mark lancia una frecciatina ad un ragazzo della crew che, guarda caso, è americano, ndr)…

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Giusto ieri sera avete suonato al Live Club di Trezzo sull’Adda. Per voi è stata la vostra prima volta là. Come è stato il responso da parte degli astanti? E soprattutto come vi siete trovati in un locale per voi nuovo?
Ci siamo chiesti quante persone sarebbero effettivamente venute allo show, perché ci era stato detto che non avevamo venduto biglietti ma quando abbiamo suonato, abbiamo calcolato qualcosa come più di 1000 persone. La cosa ci ha sollevati ma ci ha fatti anche un po’ incazzare, perché pensavamo che stesse succedendo qualcosa di brutto in Italia e nessuno volesse più vederci e, in realtà, avevano sbagliato le cifre. Avevano calcolato male i prezzi. Se ti aspetti circa 400 persone e te ne trovi 1000, la cosa è diversa! C’era molta gente e il promoter ha semplicemente fatto dei calcoli errati! Eravamo molto felici e credo che quello di ieri sera sia stato lo show migliore del tour finora. Il pubblico ha reagito molto bene, entusiasticamente. È stata la prima volta che suonavamo in quel locale e devo dire che è un locale bellissimo!
Oggi replicherete sicuramente il successo qua a Bologna e sono convintissima che ci sarà da diversi, ma ora passiamo alle cose “più serie”. Lo scorso anno avete pubblicato il vostro nuovo album, “The Quantum Enigma”. Personalmente credo che questo sia l’album più intimo, heavy ed intenso che gli Epica abbiano mai fatto. Sotto certi aspetti, mi ha ricordato un po’ “Design Your Universe”. Se dovessi descrivere il disco, come lo descriveresti? O meglio, come lo presenteresti a quelle poche persone che ancora non hanno avuto modo di ascoltarlo?
Intenso, melodico, heavy e grezzo!
Il disco presenta alcune novità: la prima è la produzione, affidata questa volta a Joost Van Der Broek. In passato vi siete quasi sempre affidati a Sasha Paeth. Quali sono stati i cambiamenti maggiori – se ve ne sono stati – per quel che riguarda il sound della band? Perché avete optato per Joost?
A volte bisogna cambiare squadra per potersi rinnovare, per aggiungere nuovi elementi al tuo sound ed è esattamente quello che fa Joost! Lui lavora in maniera differente, utilizza un approccio diverso e quando tu stesso ti confronti con un modo “nuovo” di lavorare, un modo diverso, ti ritrovi a uscire dalla “comfort zone”, da un ambiente sicuro e scopri, vieni a contatto con questi modi diversi di approcciarti al lavoro. È un po’ come se tu dormissi otto ore sul tuo cuscino e trovassi, ovviamente, il cuscino tutto sfatto, tutto sformato e cerchi di ridargli una forma, in modo tale da farlo sembrare diverso e ‘fresco’. Diciamo che è come dormire sfruttando un nuovo cuscino.
La seconda novità è certamente legata alla partecipazione di Rob, entrato in pianta stabile se ricordo bene poco dopo l’uscita di “Requiem For The Indifferent”. Ha avuto modo di prendere parte al processo di scrittura del disco?
Sì, all’epoca Rob era ancora un elemento nuovo nella band, anche se aveva già scritto tre pezzi… è stato molto produttivo e credo che si sia ambientato bene nella band. Ora è uno dei ragazzi ed è veramente un tipo molto professionale, mette un sacco di passione durante lo svolgimento degli show, siamo contenti di Rob!
Sappiamo che il processo è leggermente variato, perché Simone aveva da poco partorito e lei stessa, in precedenti interviste, ha dichiarato che le registrazioni sono state veramente brevi. Cosa puoi dirci del processo di registrazione del disco?
Sì. Simone era in studio, ovviamente, e seppur si fosse concessa qualche distrazione, è riuscita a gestire bene tutto quanto. È riuscita a trasmettere tanta energia durante il processo di registrazione dell’album, perché da una parte, come sai, è faticoso gestire un bambino, ma d’altro canto ti dona un sacco di energia… e Simone è stata in grado di sfruttare quell’energia grazie alla sua voce ed ha gestito molto bene la cosa!

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Il 2013 ha segnato il decimo anniversario della band. Per l’occasione, come ben sappiamo, avete registrato il DVD “Retrospect”. Come ci si sente ad aver realizzato il primo DVD? Quanto lavoro è stato necessario per la realizzazione, la progettazione e tutto quanto?
A me non piacciono quelle band che, molto spesso, pubblicano DVD, poiché non sono poi così necessari… Bisogna costruire qualcosa in modo tale che tu possa offrire qualcosa. Il fatto è che avevamo pensato che fosse arrivato il momento giusto dopo dieci anni perché il “primo” dvd, “We Will Take You With Us”, era una registrazione carina ma non è da considerarsi un vero dvd, poiché non vi è un vero show al suo interno. Era più da considerarsi come un’extra, un disco bonus che si sarebbe potuto usare per qualche album, ma ai tempi la casa discografica voleva dare alle stampe più materiale possibile. Son cose che succedono, ma questa volta è spettato a noi decidere e volevamo pubblicare un DVD che avesse abbastanza brani da risultare interessanti a tutte quelle persone che volevano sentire o vedere in un DVD. Se dovesse capitare di realizzare un secondo DVD, ci accerteremo di includere brani che non avevamo presentato con la release precedente e accertarci di avere pubblicato un mini album durante quel periodo.
Gli Epica sono una delle band più amate e affermate degli ultimi anni. Professionalmente o personalmente, c’è qualcosa che vorresti ancora fare o che senti di voler dire, trasmettere a chi vi segue?
No, al momento non c’è nulla che vorrei fare.
Cosa puoi dirci dei Mayan?
I Mayan sono momentaneamente in pausa, dato che gli Epica richiedono la maggior parte del mio tempo e non ho molto tempo rimasto da dedicare all’altra band. Quando ho del tempo libero, lo sfrutto per riposarmi un po’. In futuro, qualora mi sarà possibile, lavorerò di nuovo con i Mayan ma non potrò mai dare la stessa attenzione che presto agli Epica, proprio perché non c’è mai abbastanza tempo.
Se dovessi scegliere uno degli highlight della tua carriera? Cosa sceglieresti e perché?
Vediamo… Ci sono così tanti momenti salienti, ma se dovessi sceglierne uno, punterei sulla realizzazione dello show di “Retrospect”, perché avevamo l’orchestra e perché si vede quell’amore, quella passione che metti nel tuo lavoro, soprattutto quando hai una vera orchestra – sai, un’orchestra è parecchio costosa, per questo non si tende mai ad utilizzarla – e questo potrebbe essere considerato già un highlight.
Cosa è effettivamente cambiato per la band in questa decade? Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa?
Tante cose son cambiate. Abbiamo cambiato tre membri, ma a dirti la verità non c’è niente che cambierei, perché ho imparato molto dopo la mia esperienza con gli After Forever e ho tratto insegnamenti dalle cose sbagliate, cercando di non replicarle con gli Epica e, nonostante siano passati 14 anni, siamo ancora insieme. Credo che tutto stia procedendo molto bene. I membri precedenti che hanno mollato la band avevano ottime ragioni per andarsene, quindi non cambierei nulla perché tutti sbagliano e si fanno sbagli per una ragione. Sono lì per un motivo e si impara dai propri errori e, in un certo senso, gli errori sono una specie di benedizione. Se cambiassi qualcosa nella nostra carriera di band, non mi troverei seduto qui adesso, poiché tutto quanto si sarebbe rivelato diverso.
Un’altra novità importante legata agli Epica è che quest’anno lancerete il vostro primo festival. Cosa ci puoi dire in merito? Qual è stata la difficoltà più grande nella realizzazione di una simile impresa?
La parte più difficile era legata all’organizzazione, c’erano molte cose da organizzare. Fortunatamente non c’erano molte cose difficili da fare e tutte le band alle quali avevamo chiesto di partecipare hanno risposto positivamente, volevano far parte del festival… anche se, un altro step difficile, era cercare di capire come portare gente. Penso che abbiamo fatto un bel lavoro anche con il promoter che ha organizzato con noi questo festival e se questo evento si rivelerà soddisfacente e di successo, cercheremo di realizzarne un secondo e un terzo… per cui vedremo cosa porterà “The Quantum Enigma”.
Ok Mark, qua ci fanno segno che dobbiamo chiudere. Vorresti concludere la nostra chiacchierata rivolgendo le parole finali ai nostri lettori e ai tuoi fan?
Ciao a tutti! Forza Italia! (Mark risponde entusiasticamente al nostro invito parlando un corretto italiano, ndr). è sempre bello tornare nel vostro paese!
Intervista a cura di Arianna G.

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