Il superamento di un ostacolo emotivo

Pochi gruppi possono rivendicare l'influenza e l'eredità dei Thin Lizzy; la band fondata dal leggendario frontman Phil Lynott e il batterista Brian Downey nel 1969. Dopo la rottura nel 1983 e la morte di Lynott, il poeta degli oppressi, ogni tentativo di riunire la band è sembrato vacuo. Tuttavia non portare avanti quel mastodontico patrimonio in qualche maniera sarebbe stato folle ed è proprio per il rispetto dovuto a Lynott e l`amore per questa band che i membri della formazione più recente hanno deciso di non registrare nuovo materiale sotto il nome di Thin Lizzy bensì come Black Star Riders.
La loro particolare commistione fatta di romanticismo della classe operaia, folk irlandese e la popolarizzazione dell'utilizzo delle due chitarre soliste ha consegnato i Thin Lizzy alla storia. Il loro peso è talmente grande che qualsiasi decisione sarebbe stata forse sbagliata e criticata: continuare la band senza Lynott? Vivere sapendo di dover far i conti con una parvenza di tribute band? O semplicemente incarnare quella tradizione e celebrarla, con una nuova formazione, un nuovo nome e inizio? La scelta di registrare materiale cambiando nome, non è stata facile, ma si è rivelata tuttavia la migliore. Abbiamo incontrato Damon Johnson e Ricky Warwick durante loro tour promozionale in Finlandia per parlare di questa decisione e del loro futuro.

Di Paky Orrasi
Non è stato rischioso affrontare questa nuova avventura cambiando totalmente il moniker?

“(Damon Johnson) Molte persone ci han detto che eravamo pazzi a cambiare il nome, altre invece ci han dato ragione la decisione finale è stata presa nel momento in cui abbiamo avvertito che prima di tutto non sarebbe stato rispettoso nei riguardi di Lynott, ed inoltre il nostro nuovo materiare non avrebbe avuto l’interesse che merita. Saremo stati confrontanti sempre con questo catalogo immenso e leggendario. Il 2012 fu un anno caotico per noi, perché dovevamo decidere che fare, ma alla fine si è dimostrata la decisione vincente”
Di certo Ricky è stato sollevato da un onere che non gli avrebbe dato giustizia...

“Ricky ha un talento pazzesco sia nella scrittura che nella sua voce e non è giusto che egli debba essere messo a confronto con Lynott, ossia una delle più grandi icone della musica, paragonabile a Johnny Cash, un vero mito”
Ma come vi siete sentiti, cosa avete provato una volta entrati a far parte della vostra band del cuore, al pensiero che questa avrebbe cambiato nome?

“(Ricky Warwick) Il cuore ti dice, dannazione voglio essere in un album dei Thin Lizzy! Voglio vedere il mio nome scritto sotto Thin Lizzy! Ma la testa mi diceva di non farlo, che sarebbe stato sbagliato e di lasciar perdere. Proprio perché siamo dei grandissimi fan non avremmo potuto farlo”.
Damon, che alla parola “passione” unisce da sempre il suo amore per la musica dei Thin Lizzy, paradossalmente non accettò l`offerta di unirsi alla band a cuor leggero, anzi inizialmente rifiutò! Ricordiamo che Damon all`epoca suonava con Alice Cooper e fu proprio Mr. Cooper a spingerlo...

“(Damon Johnson) Pensavo che Alice è un fratello, mi ha dato così tanto e si è preso cura di me, della mia famiglia ed è stato così importante per la mia carriera, come avrei potuto abbandonarlo? Chiamai il management dei Thin Lizzy e a malincuore dissi che non potevo accettare, mia moglie sentì per caso e mi disse che ero un folle perché me ne sarei pentito. Mi suggerì di parlare con Alice perché di certo lui mi avrebbe supportato e lo fece. Appena gli parlai mi disse: come on! Devi farlo è come se negli anni Sessanta gli The Yardbirds mi avessero chiesto di unirmi alla band, io avrei detto di si subito senza pensare a nessuno!”
Tutto bene quel che finisce bene insomma, quindi dopo questa lunga serie di sobbalzi emotivi la formazione si è potuta concentrare sulla musica, con grandi risultati come dimostra il nuovo album 'The Killer Instinct'...

“(Ricky) 'Sometimes you need to have a killer instict', a volte bisogna avere un instito da killer”. L’album si concentra sul fatto che la vita non ci presenta un catalogo infinito di possibilità, spesso bisogna capire quale cogliere e credere in se stessi, nessuno ci può spiegare perché siamo qua e per quanto tempo quindi bisogna, a mio avviso, concentrarsi sull’essere una persona buona e soddisfatta, bisogna trovare la felicità e spesso ti serve l`istinto di un killer per farlo!”.
Soffermandoci sulle singole canzoni, impossibile non rimanere colpiti dalla title track, un pezzo che guarda al bicchiere mezzo pieno e non dimentica la legacy dei Thin Lizzy che tanto han parlato di tematiche sociali...

“(Ricky) Ogni pezzo è un po’ diverso, il primo parla del nostro desiderio di essere qualcuno. Mentre nel secondo il verso si concentra su questa “bandiera dei disagi” dietro la quale spesso nascondiamo le nostre colpe biasimando qualcun’altro o il sistema”.
Musicalmente parlando l' album è un ottimo lavoro di puro rock, scritto interamente alla chitarra acustica, buone melodie, cori eccitanti e testi belli solidi. Diversamente dal primo album che era figlio di un caos che esisteva in quel momento nella formazione...

“(Damon) All`epoca regnava l`incertezza, tutto era confuso. Non sapevamo chi sarebbe stato il fan base a cui stavamo parlando, non ci fu il tempo di capire cosa fare, ma ora? Ora sappiamo chi siamo e cosa stiamo facendo e non abbiamo avuto la possibilità di cadere nella trappola del cerchiamo di suonare moderni, mettendo un po’ di questo e un po’ di quello. È stato elettrizzante vedere il risultato di questo benessere nello studio” -e aggiunge- “Jimmy e Robbie suonano così bene insieme la sezione ritmica, a loro piace suonare forte e li abbiamo lasciati fare. Ricky è uno scrittore profondo e crea grandi storie e nessuno l`ha limitato nella sua complessità che lo rende il miglior Ricky che esista. Il nostro produttore Nick Raskulinecz inoltre è stato una benedizione per noi”.
Intervista a cura di Fabio Magliano

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