Roberto Tiranti: il piacere dell'attesa

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Parlare di Roberto Tiranti non è mai facile. Perchè quando si tira in ballo il nome del cantante ligure si vanno a muovere tanti piccoli tasselli che definiscono la poliedricità di questo straordinario artista. Se tutti quelli che bazzicano da queste parti lo conoscono come uno dei capisaldi del movimento metal tricolore, capace all'alba del nuovo millennio insieme ai Labyrinth di esportare per la prima volta in grande stile (insieme a Rhapsody e Lacuna Coil) il metal italiano in giro per il mondo, donandogli dignità grazie ad una pietra miliare del genere come "Return To Heaven Denied", i meno avvezzi alle sonorità dure lo associano ancora oggi ai leggendari New Trolls con i quali prende parte al Festival di Sanremo tenendo poi centinaia di show in tutta Italia. Ma per i più piccini Roberto Tiranti è anche voce della colonna sonora da Oscar del film "I Muppet" nonché di altri cartoon di successo, per gli amanti del musical rimarrà il faraone Ramsete II nel kolossal "I Dieci Comandamenti" e ben spulciando sarà possibile trovare il suo inconfondibile timbro anche in produzioni eurobeat, funk, pop, prog, hard rock e di musica lirica. Ancor più difficile è parlare oggi di Roberto Tiranti, perchè il suo nome è recentemente associato al suo debutto in solitaria con l'attesissimo album "Sapere Aspettare", un disco destinato a spiazzare chi si attende dal singer genovese sound nervosi e sonorità robuste, abbandonato com'è ad un cantautorato di classe che ne sottolinea ancora una volta tutta l'eleganza vocale e compositiva nonchè la sua versatilità artistica. Uno spunto gustoso, soprattutto se associato alla recente notizia di un concerto d'addio con i “suoi” Labyrinth il prossimo mese di agosto a Città del Messico, buono per farci alzare la cornetta e farci raccontare di più dallo stesso Tiranti, ben felice di sottoporsi al nostro terzo grado.

“Sapere Aspettare” segna il tuo debutto in veste solista e, sorpresa delle sorprese, di quel metal che ti ha dato una certa notorietà in questo disco non c'è ombra, sacrificato a favore di sonorità più intime, elegantemente cantautorali. Cosa vuol dire tutto questo?
“Significa che con questo disco ho voluto in qualche modo ripercorrere 26 anni di carriera, racchiudendo in esso un percorso ben preciso che ho compiuto in questo tempo. Forse manca giusto il musical, anche se in "Vado a Male", in tutta la sua stranezza, qualcosa di questo stile c'è. Poi per il resto sono andato a pescare in tutte quelle che sono state le mie influenze, dal rock di "Percorso Obbligato" e "Know How To Wait" con Stef Burns alla chitarra, c'è la musica acustica e, avendo militato per anni nei New Trolls, ho dato spazio anche ad una sorta di pop di classe...c'è il mio modo di vedere la musica, senza alcun tipo di imposizione o alcun modello preimpostato".
Proprio i New Trolls sono un'influenza che trovo emerga prepotente in questo lavoro. In “Sapere Aspettare” è presente infatti quell'eleganza del prog che reputo indispensabile per rendere questo genere più caldo e slegarlo da un mero esercizio di tecnica...
"Mi fa piacere se è emerso questo elemento, perchè era uno degli obiettivi che mi ero prefissato di centrare, quindi se lo hai recepito significa che ho svolto bene il mio lavoro. Riguardo ai New Trolls...Beh, sono un gruppo che nel gennaio del 1996 mi ha pescato, appena ventiduenne, in un localino della Riviera Ligure e mi ha buttato sul palco di Sanremo. Mi hanno insegnato un lavoro, mi hanno insegnato la professionalità che oggi porto in giro. Non sarò mai abbastanza grato a Vittorio De Scalzi e a Nico Di Palo, perchè mi hanno davvero insegnato qualcosa di preziosissimo, dal punto di vista di come si sta sul palco, dal punto di vista di come si affronta il lavoro, da come ci si deve comportare in studio. I New Trolls mi hanno dato tanto ed è inevitabile che rappresentino ancora oggi una parte fondamentale della mia identità stilistica"
Il fatto di voler fare un passo indietro rispetto alle sonorità più dure va visto come il tuo voler prendere le distanze da una dimensione, quella del cantante metal, che iniziava a starti stretta, e volerti finalmente proporre nella tua totalità artistica?
"Io non mi sono mai reputato un "cantante metal". Il metal ha sempre ricoperto una parte importante nella mia vita ma non è mai stato un'esclusiva. Ricordo sempre che il mio fantastico percorso con i Labyrinth è iniziato dopo che la band, alla ricerca di un cantante, mi aveva visto cantare sul palco di Sanremo...va da sè che sarebbe stato inutile cimentarmi con il metal anche nel mio disco solista. Io avevo alle spalle la migliore metal band italiana, per cui non vedevo il motivo di dover fare qualcosa che mi avvicinasse a quel linguaggio che, come ripeto, è solo una parte della mia identità stilistica. Ho preferito quindi, ad un certo punto, fermarmi e incidere un disco che sottolineasse che "io sono Roberto Tiranti, un musicista che scrive le sue canzoni". Ho cercato di portarmi ad un livello cantautorale senza ovviamente cercare di diventare il classico cantautore, perchè sono convinto che per un musicista sia molto più importante emergere per quello che dice e per quello che scrive piuttosto che per la sua performance, anche perchè il mondo è pieno di bravi cantanti e ottimi musicisti. Ecco, forse mi piacerebbe di più essere ricordato come un buon cantautore piuttosto che come un bravissimo cantante".
Personalmente nel tuo lavoro ho individuato in pezzi come "Non è più tempo", "Percorso obbligato" e la già nota "Sinceramente" i pezzi di maggiore appeal e, guarda caso, sono quelli che strizzano maggiormente l'occhio al rock. Questione di gusti personali, perchè questi pezzi hanno i crismi del singolo o perchè il tuo songwriting comunque si esalta al cospetto del rock?
"Quelle sono le canzoni che ti sono rimaste maggiormente impresse, un'opinione rispettabile ma penso che sia legata al tuo gusto personale. Io onestamente sono molto legato ad "I Remember", a quel tipo di sonorità, ai contenuti di quel pezzo e alla mia performance vocale in quel brano. In questo disco i pezzi in elettrico inevitabilmente riportano l'ascoltatore ad una dimensione rock oriented, è una cosa normale perchè io amo quella musica e voglio continuare a muovermi in quella direzione. Però fa tutto parte di quella tavolozza di colori che definisce la mia visione della musica. "Non è più tempo" lascia emergere nel suo arrangiamento tutto il mio amore per i Police, "Percorso obbligato" è molto vicino al mio trascorso rock però è altrettanto importante il volto acustico di questo disco. La cosa bella di questo lavoro è che è molto soggettivo, ognuno si può ritrovare nel brano e nell'atmosfera che preferisce. Questo era uno dei miei obiettivi, perchè io non amo la ripetitività; un disco che parte in un modo e finisce nello stesso modo ti ha dato poco. La scaletta di "Sapere Aspettare" è una montagna russa, in un continuo alternarsi tra pezzi più rock, altri acustici, sonorità e atmosfere differenti".
"Sapere Aspettare" è un titolo che vuole dire tanto, soprattutto per chi conosce te e la tua carriera...
""Sapere Aspettare" è il motivo per il quale, dopo questi ultimi sette, otto anni, sono ancora qui. Non voglio fare il drammatico ma si sa quanto sia dura la vita, io ho saputo aspettare tante cose, continuo a sapere aspettare...tra l'altro c'è questo gioco di parole con due verbi all'infinito che vogliono dire molto...ma va bene così. Il mio disco solista l'ho realizzato a 41 anni, prima ne avrei potuti realizzare altri, ma non mi interessava, perchè non avevo abbastanza cose da dire o non avevo cose interessanti da dire, e quindi era meglio stare zitti e aspettare il momento giusto. Quel momento è arrivato un paio di anni fa, quando ho composto alcuni brani che mi hanno davvero dato una scossa fortissima. Ora sto già pensando al secondo lavoro solista, ho già diversi brani pronti a livello di demo e conto di pubblicarlo nel 2016, perchè è un po' come se la pubblicazione di "Sapere Aspettare" avesse fatto scattare in me qualcosa innescando un processo che mi sta portando ad un nuovo capitolo della mia vita artistica".
Sempre rimanendo in tema di "aspettare", tu cosa ti aspetti da questo disco?
"Non mi aspetto chissà cosa, mi aspetto quello per il quale questo disco è stato fatto, ovvero dare il là ad un nuovo capitolo della mia carriera. Vedo in questo album il primo mattone per la mia carriera musicale da qui in avanti, il fatto da poter finalmente andare in giro come Roberto Tiranti e non più come il cantante di un gruppo. Sia chiaro, faccio ancora parte di gruppi e ne vado fiero, però questo è il modo di portare in giro la mia musica e la mia visione della musica, per cui questa è la base per il mio futuro. E posso dire di essere decisamente fiducioso e penso di potermi togliere delle belle soddisfazioni".
Ma attualmente, anche in base alle prime critiche ricevute, sono state più le persone ad essere rimaste piacevolmente sorprese da un simile lavoro, o chi ti critica un eccessivo distacco da quelle sonorità che ti hanno reso celebre?
"Per il momento i pareri sono al 98% lusinghieri anche da parte di chi fino a ieri ascoltava e continua ad ascoltare i Labyrinth e continua a pensare a me nelle vesti del cantante metal, perchè è stato compreso il motivo per il quale questo disco è stato inciso e ne è stato capito il contenuto. Poi so che nel mondo del metal qualcuno ha storto un po' il naso e ha espresso pareri negativi, ma è una cosa legittima, anche perchè non sono stati attacchi sgradevoli ma semplici "questo disco non fa per me". Per il momento nessuno ha sbracato, anche se me lo aspetto da un momento all'altro, e ha attaccato volgarmente il disco. Questo perchè, al di là del valore intrinseco delle canzoni che non devo giudicare io, questo è un buon prodotto, realizzato bene, suona molto bene, è bello l'artwork di Ken "JR" Ingwersen, belle sono le foto di Yuri Minghini...nell'insieme è un buon prodotto. Poi arriveranno anche critiche negative, però sono sorpreso dal fatto che non siano piovuti strali da parte dell'integralismo metal".
Va detto che agli amanti delle sonorità più dure offri oggi pane per i propri denti con i Wonderworld, il power trio che ti vede impegnato proprio con Ken Ingwersen e Tom Fossheim e che oggi stai portando in giro per l'Italia con successo...
"Assolutamente. Anche se sono più riconducibili ad un certo hard rock, i Wonderworld propongono anche brani che possono tranquillamente essere accostati al metal. Sono un power trio che non solo si esibisce in modo autonomo, ma funge anche da band per Ken Hensley, uno dei fondatori degli Uriah Heep...quindi non ho rinnegato un certo tipo di sonorità. Ho ricevuto l'offerta di collaborare con Ken e, amando il suo modo di comporre, ho accettato con entusiasmo poi, suonando insieme alla sua band, è nata l'idea del power trio...diciamo che è stato qualcosa che è nato tutto in seno alla Ken Hensley Band, però di mio non avrei mai pensato di formare una nuova band metal, semplicemente perchè non mi interessava. Però non si sa mai cosa ti riserva la vita, può essere che tra cinque anni salti fuori l'idea di una reunion con i Labyrinth e la cosa vada in porto, non è una cosa che escludo a priori... Io ho preso le distanze dalla band perchè mi faceva male al cuore vedere un gruppo fondamentalmente fermo, un gruppo che ha mandato in giro il demo del disco nuovo ricevendo ottimi pareri da parte delle label ma scarso interesse nel pubblicarlo semplicemente perchè si preferiva investire su una band sconosciuta da far crescere piuttosto che su un nome ingombrante come quello dei Labyrinth. E' un discorso che non fa una piega, quindi alla luce di questi fatti ho preferito fare un passo indietro e non danneggiare il nome dei Labyrinth. Ecco, mi sentirei un traditore se mettessi su un altro gruppo metal, semplicemente perchè eventualmente avrei i Labyrinth, quella che reputo essere la migliore band metal che si possa desiderare".
Tempo fa prendesti parte alle selezioni per entrare a X Factor. Alla luce di quello che scrivi, di quello che canti e di come lo canti, non è frustrante vederti ancora arrancare alla ricerca della tua isola felice, mentre quella trasmissione che ti ha scartato continua a sputare fuori cantantucoli precotti alla lunga abbastanza patetici?
"Io nella mia beata ingenuità dell'epoca ho pensato che potesse essere un buon mezzo per poi fare promozione alla mia musica. Ovviamente come abbiamo avuto modo di vedere nel corso degli anni, chiunque entri li dentro viene preso, masticato e risputato fuori, quindi con il senno di poi non lo avrei mai fatto...ma come si dice sempre, sono cose che alla lunga creano anticorpi, quindi ben venga questa esperienza. Alla luce di quello che abbiamo visto...sì non c'è nulla di vero, non conta la musica, non conta chi canta, non conta niente...e paradossalmente se fossi entrato in quel meccanismo, se avessi fatto qualcosa con loro per poi sparire come avvenuto a quasi tutti quelli che sono passati per X Factor, oggi avrei avuto seri problemi anche psicologici a tirarmi fuori e a incidere un disco del genere. "Sapere Aspettare" ha la fortuna di essere libero in tutti i sensi, e mi sono reso conto nel corso degli anni, anche per l'esperienza di persone molto vicine a me, di quanta poca libertà ci sia in situazioni del genere, quando spesso e volentieri vieni chiamato a scendere a compromessi e magari a cantare qualcosa che manco ti piace pur di mantenere il tuo spazio".
In uno scenario così sconfortante hai avuto un attestato di stima fortissimo grazie al crowdfunding e a quei fan che, in anticipo, hanno scommesso su di te e sulla tua musica dandoti la possibilità concreta di realizzare "Sapere Aspettare"...
"E' proprio così. Purtroppo oggi in Italia molte persone guardano al crowdfunding ancora come il "facciamo le elemosina al musicista sfigato" cosa che non è propriamente corretta. Questo mezzo prima di tutto crea ulteriore affezione con quelle persone che ti seguono da una vita, e poi non nego che è stato un mezzo per farmi conoscere da persone che prima d'ora non mi avevano mai sentito, per cui ho ottenuto nuovi consensi da nuovi fan, ho consolidato la stima di chi mi seguiva già e ho perso chi vedeva in questo sistema un mezzo da sfigati, ma francamente di queste persona faccio volentieri a meno, perchè non hanno assolutamente capito cosa significhi il crowdfunding, quindi chi se ne frega.Non hai idea di quante persone mi abbiano scritto criticandomi ferocemente per essermi affidato a questo veicolo, ignorando magari che ci sono grandi band (i Marillion sono anni che si affidano ai fan per realizzare i loro lavori, Nda) che hanno utilizzato il crowdfunding per incidere dischi, ma questo perchè la gente spesso giudica senza sapere. Quando mi hanno parlato per la prima volta del crowdfunding non nego che ho storto un po' il naso, poi mi sono informato bene e ho capito come fosse una cosa estremamente intelligente, visto il mercato morente e vista la situazione precaria che il mondo della musica sta vivendo a livello mondiale per cui è utile capire, prima di parlare".
Una cosa che mi ha sorpreso è che nella tua biografia, tra collaborazioni, progetti, band, musical...non hai citato la partecipazione al film della Disney "I Muppet" con la canzone "Uomo o Muppet?", pezzo che nella versione originale americana ha vinto l'Oscar. Una cosa sulla quale altri tuoi colleghi avrebbero marciato una vita...
"Sai una cosa? Alla fine non sono mai stato molto bravo a vendermi, almeno ci sto provando nell'ultimo periodo ma non è semplice. Ogni tanto ci penso a tutto quello che ho fatto nella mia carriera, ma mi rendo conto che me ne manca sempre un pezzo, perchè ho preso parte a talmente tanti progetti che qualcosa mi sfugge sempre. Hai ragione, il film "I Muppet" è stata un'esperienza bellissima, forse penalizzata dal fatto che in Italia non è stata poi così pubblicizzata...però hai fatto bene a ricordarmela perchè deve essere motivo di vanto e certamente d'ora in avanti le darò il peso che merita. Così come è stato divertente ma soprattutto costruttivo muovermi nel mondo dei cartoon cantando la sigla di "Kun Fu Panda", i pezzi di "Phineas e Ferb" e doppiando il telefilm "I'm In The Band". Sono tutte esperienze che a modo loro ti aiutano a crescere”
Per concludere, è delle ultime ore la notizia del tuo concerto d'addio con i Labyrinth il prossimo mese di agosto a Città del Messico, un evento unico durante il quale suonerete per intero la pietra miliare "ReturnTo Heaven Denied"...
"E' stata una cosa stranissima. L'altra sera mi è arrivato un messaggio di Olaf Thorsen che mi dice "Ci è stato proposto un concerto in Messico dove suonare tutto "Return To Heaven Denied" ed è richiesta la tua presenza per cui se mi rispondi che con il metal non hai più niente a che fare vengo a casa tua e ti prendo a calci nel culo" (ride, Nda). Io ovviamente ho accettato perchè sono ben felice di vivere questa ultima avventura con dei ragazzi che per me sono importantissimi e con i quali ho condiviso una parte fondamentale della mia vita. Con il metal non c'entro più niente significa che non mi interessa più avere, in futuro, un'altra band metal, semplicemente perchè sono già stato con la migliore metal band possibile e non ho voglia di impelagarmi in nuove situazioni. Però i Labyrinth resteranno sempre il mio gruppo, che amo e che ogni tanto mi ascolto ancora con un po' di nostalgia. Quindi l'idea di partire, suonare tutto "Return" e farmi una vacanza con degli amici fraterni è una possibilità irrinunciabile. Faremo quindi questo concerto nella seconda metà di agosto, penso il primo week end dopo Ferragosto in un'arena a Città del Messico...e sinceramente mi fa davvero molto piacere, perchè è tangibile la voglia di vederci ancora una volta insieme a suonare per intero l'album che ci ha portato grandissime fortune".
Intervista a cura di Fabio Magliano

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