Andrea Martongelli e Arthemis: Puro Metallo Italiano!

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Gruppo:Arthemis

Metal.it ha avuto il privilegio di essere ospitato nello studio di Andrea Martongelli, il Diablo Studio di Legnago (VR). Durante questo incontro si è parlato sia degli Arthemis, con una presentazione in anteprima del nuovo "Live From Hell", che della carriera solista dello straordinario chitarrista veronese. Un lungo incontro fra risate e anticipazioni. Buona lettura e non perdetevi il video saluto esclusivo ai fans di Metal.it alla fine dell'intervista!

Iniziamo con i soliti convenevoli. Benvenuto e soprattutto finalmente bentornato su Metal.it, Andrea. Come va? Cosa ci racconti?
Grazie! Questo è un periodo super per la band, delle belle news ci sono state date e delle altre ancora migliori arriveranno a breve. Ci sarà la partecipazione al Download Festival, seconda volta per gli Arthemis dopo il concerto dello scorso anno sull'acoustic Jagermeister stage di fronte a 90.000 spettatori, che questa volta ci vedrà impegnati sul Red Bull stage nel pomeriggio, lo stesso giorno di Aerosmith, Black Label Society, Joe Bonamassa ed altre band importanti. A parte questo, è un periodo molto produttivo per la band anche dal punto di vista discografico. Stiamo lavorando al disco nuovo ed è in uscita il nostro primo live, il "Live from Hell".
Grande! L'ultima intervista su Metal.it risale ai tempi di "Back from the Heat". Gli Arthemis, durante tutto questo tempo, hanno visto diversi cambiamenti, a cominciare dalla lineup. Puoi riassumerci brevemente di cosa è capitato in questo ampio lasso di tempo?
Da quel periodo molto è cambiato. La band si è mossa in una diversa direzione anche musicalmente, avvicinandosi al thrash e tornando anche un po' alle radici, come puoi vedere dalla discografia qui dietro (nello studio c'è una miriade di cd accuratamente sistemati su degli scaffali, che mostrano quali sono le influenze dei Andrea, ndr.), la musica con cui sono nato e dalla quale la band stessa è venuta al mondo: Megadeth, Anthrax, i primi Sepultura, ecc. Il cambio di lineup più significativo è quello del 2009, dopo il tour in Giappone, dovuto al trasferimento del cantante, Alessio Garavello, con il quale siamo ancora in ottimi rapporti, essendo egli ancora nella band nel ruolo di sound engineer. Anche con gli altri ex-membri della band siamo rimasti amici, una super famiglia estesa. È stato uno split amichevole dato dalle scelte di vita, uno si muove a Londra, altri hanno preso diverse decisioni. Si sa, la vita in una band comporta sacrifici, lo stare via di casa per mesi, sono decisioni personali. Siamo tutti amici, ci incontriamo, usciamo insieme, nessuna separazione è avvenuta in modo ostile. Da parte mia l'entusiasmo per la musica degli Arthemis è sempre stato enorme, questo è quello che mi guida e sempre mi guiderà. Ad esempio Fabio D. è entrato subito nello spirito della band, così come per Kekko, il batterista, con cui ho suonato per anni, nei Powerquest, facendo concerti in giro per il mondo con gruppi come Angra, Firewind, ecc. Un altra persona di cui mi fido è JT, entrato in formazione proprio per il Live, ma è come se ci fosse sempre stato, siamo amici dal 2002, ha fatto il sound engineer per i bassi di "We Fight", ha lavorato in postproduzione di "Heroes". Insomma, una grande famiglia.
Tornando al nuovo stile musicale degli Arthemis, si riprende un po' il thrash, si mette da una parte il power dei primi album e vengono rielaborate pure le radici hard rock che tu stesso hai, una rivoluzione di sound ed una evoluzione per la band. Magari avrai perso qualche fans, ma ne hai guadagnati di più con questa nuova mistura di generi...
Infatti ne abbiamo guadagnati molti di più! Il sound basilare degli Arthemis è comunque rimasto quello. Chi ci ha sempre ascoltato riconosce subito la nostra musica. Questo è quello che mi fa più piacere, i fans me lo scrivono ed io tengo molto al loro parere ed al costante contatto con loro.
Ti dico, Heroes è stato scritto in tre mesi, i ragazzi sono entrati nella band poco prima della registrazione dell'album. Dopo lo split di cui abbiamo parlato, la band era...Io, dovevo fare qualcosa. In quei tre mesi ho scritto i brani e registrato tutte le parti, non me ne fregava nulla, avevo quella grande carica di sana competizione. Ho preso in mano la Flying V Dave Mustaine, poiché non avevo ancora la mia Dean Screaming Ninja, e tutto usciva spontaneamente.
Visto che parliamo di album, se vuoi dirci qualcosa di "We Fight", visto che non era stata fatta una presentazione sulle nostre pagine a suo tempo.
"We Fight" è più complesso di "Heroes", carico di energia live. Eravamo appena tornati da due tour, il primo stupendo headlining in Spagna con gli Azrael, una delle band più conosciute nel paese iberico, e il secondo con i Freedom Call in Inghilterra; ci siamo subito buttati in studio per la registrazione dell'album, anche se alcuni pezzi non erano del tutto finiti. Ci sono dei pezzi più significativi, proseguendo comunque la direzione di "Heroes". "We Fight" è una specie di "Heroes part II". La musica è più esplosiva, abbiamo proprio vuotato tutto il sacco!
A seguirvi in questo nuovo percorso c'è questa label, la Off Yer Rocka...
Sì, è una casa discografica inglese, nuova, ma all'interno del team c'è gente molto conosciuta nel panorama rock/metal britannico. Personaggi che abitano ai piani alti della musica, anche grazie a quello abbiamo una marea di possibilità. Cosa importante da dire è che non ti regalano niente. Noi siamo stati scelti perché rendiamo dal vivo, come per tutti gli inglesi questa è una cosa fondamentale. Se piaci lo capisci subito, si attaccano in maniera straordinaria a te, mettendoti nella condizione di lavorare con grandi nomi. Così come se non piaci, ti mettono nel cassetto. Lavorando con gente come questa sei obbligato a far bene, è anche una grossa responsabilità.
Restando in campo label, ma con un flashback, c'è la questione della ristampa di "Church of the Holy Ghost", il vostro primo album...
È un progetto relativamente fermo. L'album è stato ri-registrato con la lineup di "Golden Dawn", suona alla grande, un tuono! Siamo sempre in contatto e in buoni rapporti con la label del tempo, la Underground Symphony, ma qualcosa si è bloccato. I Master del disco sono comunque pronti, prima o poi uscirà. In ogni caso abbiamo in mente un po' di roba dal punto di vista video, qualcosa di celebrativo, anche per coloro che hanno sempre seguito gli Arthemis...
Sono 20 anni, no?
Sì, anche se non bado molto alle date. Ci siamo formati nel 1994, discograficamente il debutto risale al 1999.
Rimanendo nel passato, vorrei chiederti se fate ancora pezzi dei primi album nei live dopo i cambiamenti di lineup e la nuova strada intrapresa a livello stilistico?
Abbiamo in mente di risuonare qualcosa di "Golden Dawn" e "The Damned Ship". Ad esempio "The Night of the Vampire", il mio pezzo preferito del secondo disco, ancora oggi, quando lo ascolto, dico BAM! Una badilata sul muso! Proprio sull'onda di questo brano ho composto un pezzo per il nuovo album degli Arthemis! Per dirti, "Fire Set Us Free", l'opener di "Golden Dawn", la suoneremo nei prossimi live. Dobbiamo ri-arrangiare e sfruttare dei pezzi. Anche sul "Live from Hell" sentirete dei riarrangiamenti fatti apposta per regalare qualcosa di speciale ai fans.
In questi anni gli Arthemis hanno fatto diversi concerti all'estero. Che impressioni hai raccolto da quelle date? Soprattutto per ciò che riguarda l'organizzazione, ecc.
Considera i live in Italia, di locali ce ne sono di tutti i tipi: alcuni professionali, alcuni meno ed altri che dovrebbero invece fare solo da paninoteca. Alcuni posti sono proprio da evitare, anche se a me piace suonare ovunque, così come ai ragazzi, non ce ne frega niente, a noi piace far divertire la gente e, prima di tutto, divertire noi stessi. La gente si accorge subito quando suoni senza passione! Poi ti capita il Gods of Metal, noi ci abbiamo suonato nel 2012, fantastico! Ci sono altri locali invece, con nomi prestigiosi pure, che non hanno idea di come si faccia. È dal 2002 che suono all'estero, Giappone, Inghilterra, Germania, Spagna, Stati Uniti, vedi un po' di tutto e tiri le somme. Prendi gli inglesi, vengono ai concerti famiglie intere, tutti con la maglia degli Arthemis! Anche il locale più sfigato, che lo vedi da fuori e ti metti le mani nei capelli, ha un palco da paura o comunque fatto per suonare, non come qui dove si toglie il gazebo e ti dicono: "Buttati là!" Questo penalizza anche il valore dell'artista, non è soltanto brutto da vedere, togli importanza alla musica! La musica è importante nella vita delle persone, è qualcosa da trasmettere, qualcosa di prezioso, divino, se a uno dici di buttarsi lì in un angolo, pensi...FUCK!!! Alla musica va dato il giusto peso, il giusto ambiente.
Parliamo invece dei fans, noi italiani siamo conosciuti come i più casinisti, ma gli altri come sono? Giapponesi, tedeschi, fammi qualche esempio.
I giapponesi sono strafighi, sono pazzi! A Osaka è capitato, nel periodo della suina, che tutti sono venuti al concerto con le mascherine. La gente ti regala di tutto! Sono tornato con due valige di roba. A me piace Doraemon e mi hanno regalato tutto di quello...Poi si tengono sempre in contatto, sono leali con il musicista. I tedeschi non si risparmiano con l'headbanging, possono sembrare freddi, ma non lo sono! Come ti dicevo, gli inglesi sono stupendi durante e dopo il concerto. Passi la serata con grande semplicità, puoi andare sul palco vestito da lavoro e loro ti ascoltano, poi se gli dai un bello spettacolo, loro sicuramente ti ripagano. Anche le persone del music business sono così, semplici, disponibili, un approccio straordinario.
Della situazione del Metal in Italia, cosa ne pensi?
Sto suonando molto nel Sud, anche con le clinic di chitarra, dalla Campania alla Sicilia e vedo là il fermento che c'era qui anni fa. Stanno organizzando festival e la gente si muove per andarci, com'era qui una volta. Sarà una sensazione, forse anche le mie origini pugliesi, ma sembra veramente un'altra cosa. La gente si diverte, ha voglia di divertirsi, qui a volte vedo gente che sembra non abbia voglia di divertirsi. Giù c'è il fuoco! Poi l'ospitalità aiuta molto! Quando vai giù è una festa continua...Ti senti a casa...
Quello che dici mi fa pensare al fatto che ultimamente si nota una certa fioritura di band anche in paesi da dove di Metal non ne arrivava sino a qualche tempo fa...Nord Africa, Caucaso, ecc.
Sì e sono pure bravi! Interessanti dal punto di vista della sonorità! Più è fuori, più ti sciocca, meglio è!
Parliamo ora della tua carriera solista, hai avuto grandi successi ultimamente e con un sacco di attività: clinic, insegnamento, concerti. Hai suonato al NAMM negli Stati Uniti, raccontaci qualcosa di questa esperienza.
Mi viene la pelle d'oca solo a pensarci! Ho avuto l'onore di suonare con le persone che più ammiro. Con Michael Angelo Batio, Glen Sobel, Michael Devin e Neil Turbin abbiamo tenuto un concerto al Whisky a Go Go, a Hollywood. Ho conosciuto James Hetfield e Kirk Hammett, al primo parlavo mentre assistevamo al concerto di Uli Jon Roth, cose fuori di testa! Grazie alle mie sponsorizzazioni sono riuscito ad avere molte possibilità. Quando torni là dopo un anno, ritrovi tutti gli amici che avevi visto dodici mesi prima, da Kiko Loureiro a Dave Martone, da Andy Timmons a Paul Gilbert, e sembra che il tempo non sia passato.
Poi ho lavorato al mio album solista, che è già stato registrato e sono veramente contento di com'è riuscito. Era da anni che la gente me lo chiedeva ed ho voluto farlo. Prima però ci sono sempre gli Arthemis. Le registrazioni sono state qui nel mio studio e sono state ultimate l'estate scorsa, il sound engineering era ad opera di JT, le batterie sono state suonate da Corrado Rontani, ex-batterista degli Arthemis su Heroes, e ci sono stati molti altri collaboratori da diversi generi, con qualche guest come Michael Angelo Batio, Alex Stornello, Dave Reffett di Guitar World, Dave Martone, ecc.
C'è già una data per la pubblicazione?
C'è il periodo, settembre/ottobre 2014. Non l'ho pubblicato ora per dare precedenza al live degli Arthemis.
A quali artisti sei più legato fra tutti quelli che hai avuto la possibilità di conoscere?
Per i chitarristi Michael Angel Batio, mio fratello, e Gus G., ci scriviamo tutti i giorni e ne abbiamo combinate di tutti i colori, ora è in tour con Marty Friedman. Michael Angelo ha suonato con Steve Vai l'altro ieri, ieri invece ho suonato io con Steve Vai. Ci seguiamo e ci sentiamo tutti, difficile elencarteli perché sono veramente troppi.
Prima abbiamo nominato la tua Dean Signature, la Screaming Ninja. Che cosa ci puoi dire di quest'ascia?
Il suo nome è appunto Screaming Ninja, è una Dean Cadillac a 22 tasti, con la classica paletta a V, caratteristica delle Dean Guitars. I pickup sono EMG, configurazione Zakk Wylde, 81/85. Il colore è nero con tutto il resto cromato, come le armi ninja, sul copy truss rod un ideogramma nero a specchio che significa appunto ninja. Dietro la paletta ci sono la mia firma e le due corna del metallo. È una chitarra di cui vado super fiero, il modello esiste dagli anni '70, la adoperavano i Kansas. Al dodicesimo tasto c'è la stella degli Arthemis che è formata da tutte A, mia caratteristica (mi mostra il suo tatuaggio sul braccio, ndr.). La struttura è in mogano con la tastiera in palissandro. Anche se la forma è moderna, lo stile è versatile, puoi suonarci del blues energico alla Gary Moore. Essendo i pickup cromati hanno quella punta un po' più nitida di quelli neri in plastica, sembra un Fender Stratocaster con gli steroidi! Quello che ho sempre cercato nelle chitarre è che, anche alle accordature più basse, il suono sia definito al massimo. Odio i suoni troppo compressi, quando ascolto certa roba, penso se è una chitarra o un rutto! La musica deve essere definita, quando parli devi parlare definito, se mugugni non serve a nulla! Con la chitarra ti metti a nudo, non puoi mentire.
Ora ti lascio la parola per presentare il "Live from Hell".
Fantastico! Allora: Arthemis, "Live From Hell". È un live registrato in occasione dell'Hard Rock Hell 7, che si tiene in Galles e dove arriva un sacco di gente. È una megafesta, fatta in una zona residenziale con una grande area concerti. Abbiamo dato il massimo! Microfoni ovunque, doveva essere mostruoso! Ci siamo spinti oltre, abbiamo ri-arrangiato i pezzi e ci siamo preparati moltissimo. Non è un rifacimento dei brani, ci sono momenti tipici con il pubblico che partecipa, altri più virtuosi, dove tutti ci siamo presi degli attimi per esprimerci al meglio. Guarda JT, suona il basso come io suono la chitarra. Tutti hanno dato il massimo! Il disco è stato masterizzato al Rogue Studio di Londra da Alessio Garavello. Il mastering è stato fatto con tecnologia valvolare, passato e ripassato. Volevamo dare ai nostri fans la sensazione di essere al concerto, un pugno in piena faccia! Più alzi il volume, più suona. È il real-deal degli Arthemis, è una testimonianza di come siamo!
Vuoi rivelare anche la tracklist?
Certo! Come primo brano Scars on Scars, opener di Heroes, come secondo Still Awake, uno dei miei preferiti di We Fight e che live rende un casino. Poi We Fight, di cui abbiamo realizzato un video ai movie studios, sul set di Terminator 2, durante il quale stavo per bruciarmi i capelli! Home, pezzo più introspettivo che ci vuole in fase live per dare un po' di calma e poi ripartire. Le successive sono Electri-fire, da Black Society, ed Empire, thrash old school tipo Megadeth. Il settimo pezzo è 7Days, che ci viene sempre chiesto in Inghilterra. Poi Vortex, immancabile, a nostro parere il brano migliore della carriera degli Arthemis, ovunque lo suoniamo riscuote sempre grande successo, l'abbiamo tenuto per ultimo per finire alla grande. Il primo e l'ultimo pezzo a mio parere sono sempre i più importanti. La gente si ricorda come entri e come esci, se sanno che fai quel brano per ultimo lo aspettano e si godono tutto il concerto.
Ti lascio il prossimo spazio per i saluti. Fai quello che vuoi!
Intanto ringrazio Metal.it e te, Steve, per l'intervista, soprattutto per una così completa! Saluto tutti i fans, ci vediamo live! Pubblicheremo le prossime date sul nostro sito: www.arthemismusic.com, venite a trovarci sul facebook ufficiale: www.facebook.com/arthemis.official, sul quale stiamo sempre in contatto con i fans! Ci vediamo presto nella vostra città! La veniamo a bruciare!
Grazie Andrea! Alla prossima!
Ciao! Grazie a te!

Video Saluto ai Fans di Metal.it da Andrea Martongelli

Intervista a cura di Stefano Giorgianni

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