(20 giugno 2019) Knotfest Meets Hellfest

Info

Provincia:non disponibile
Costo:non disponibile
Per chi non lo sapesse, il Knotfest è il festival personale messo su dagli Slipknot, sulla falsa riga dell’Ozzfest e di altri grandi eventi che vedono headliner una grossa band, seguita da un carrozzone di tutto rispetto.

Immagine


Questo a cui abbiamo potuto assistere noi è il primo appuntamento europeo per il festival, e nel caso specifico, qui a Clisson, i nostri hanno deciso di fare le cose in grande, e di “sfruttare” la mega organizzazione, e tutto ciò che ne consegue, dell’Hellfest, ormai l’appuntamento più importante (insieme al Wacken, of course) per il metal, qui in Europa. Non è un caso, infatti, che la giornata del giovedì sia stata chiamata Knotfest meets Hellfest, proprio a voler sottolineare il gemellaggio che si è venuto a creare. Dando un’occhiata al bill, si percepisce subito come si tratti di una kermesse spiccatamente americana per impostazione. L’eterogeneità delle band, infatti, è tipica dei festival a stelle e strisce, qui in Europa avrebbe trovato non pochi detrattori, ma il fatto che sia stato presentato come una sorta di gustoso antipasto per il festival principale, ha fatto si che chi era già intenzionato a presenziare all’Hellfest abbia fatto un ulteriore sforzo economico andando ad acquistare il biglietto anche per il Knotfest. Come si suol dire, fatto 30, fatto 31…

Ma veniamo al bill… se i mattatori della serata, come ovvio che sia, sono proprio gli Slipknot, fa un po’ strano trovare al fianco dei Behemoth i Papa Roach o i Sick Of It All, o al fianco degli Amon Amarth gli Amaranthe o i Ministry. Ovviamente non potevano mancare altri pezzi da 90, ecco quindi spiegata la presenza di Rob Zombie e Sabaton. Viste le circa 40000 presenze, direi che i francesi non hanno badato molto a questa diseguaglianza del bill, e hanno deciso di godersi comunque appieno questo saporitissimo antipasto. Ma andiamo a vedere nello specifico cosa è successo durante la giornata…

MINISTRY
Arrivo a Clisson intorno all’ora di pranzo. La fila per entrare è abbastanza lunga, dopodiché tocca trovare un posto per piazzare la tenda, e fare un’ulteriore fila per entrare nell’area concerti, onde per cui mi perdo (o che sfortuna!!) gli Amaranthe e, stavolta davvero peccato, i Sick Of It All. Entro giusto in tempo per quello che, personalmente, era lo show a cui tenevo di più tra quelli in programma oggi, e cioè quello dei MINISTRY. La band capitanata da Al Jourgensen è da sempre ai vertici della scena industrial metal, ed ero molto curioso, non essendo mai riuscito a beccarli prima d’ora, di vedere se dal vivo i nostri riuscissero a mantenere quell’aura marziale presente nei propri album. Beh, devo dire che il loro show è stato micidiale, un concentrato di violenza chirurgica mista ad atmosfere rarefatte, il tutto coordinato dal singer, che con il suo carisma è riuscito a catalizzare l’attenzione dei presenti e a portare a casa uno show che rimarrà per molto nella mia memoria. Highlights dello show, senza ombra di dubbio, la doppietta “Just one fix” e “N.W.O.”.
LETALI

Tracklist:
THE MISSING
DEITY
STIGMATA
JESUS BUILT MY HOTROD
JUST ONE FIX
N.W.O.
THIEVES

Immagine


BEHEMOTH
Si cambia registro, e dall’industrial metal si passa al ferale extreme metal dei BEHEMOTH. Si può discutere per ore ed ore sul personaggio di Nergal o sulla deriva troppo distante dal black metal primigenio che i nostri hanno preso nel corso degli anni, ma non è questa la sede adatta. Qui bisogna analizzare la loro performance, e mi dispiace per i loro detrattori, ma quando i polacchi salgono sul palco, non lasciano prigionieri. Il loro è uno show completo, suonato da paura da musicisti mostruosi, coinvolgente sotto tutti i punti di vista, sonoro, con un wall of sound micidiale, e visivo, con teatralità ed effetti scenici (fiammate a-go-go). Si tratta di un mix letale di parti violentissime e intermezzi occulti, che ti trasportano direttamente nelle fiamme degli inferi. La scaletta è incentrata per lo più su brani estratti dagli ultimi lavori, salvo lasciare la chiusura dello show a “Chant for escathon 2000”, che mette il sigillo ad una performance come sempre impeccabile.
DEVASTANTI

Tracklist:
INTRO: SOLVE
WOLVES OV SIBERIA
ORA PRO NOBIS LUCIFER
BARTZABEL
OV FIRE AND THE VOID
CONQUER ALL
SABBATH MATER
BLOW YOUR TRUMPETS GABRIEL
CHANT FOR ESCHATON 2000
OUTRO: COAGVLA

Immagine


POWERWOLF
Dopo cotanta violenza, mi è sceso il latte alle ginocchia (non fatemi essere volgare), quando a salire sul palco sono stati i Papa Roach e quella pseudo musica che propongono. Davvero non ce la posso fare ad ascoltare questo abominio sonoro, per cui ne approfitto per fare un bel giretto tra i vari stand, bere qualche birretta, e cazzeggiare allegramente, anche se le mie orecchie continuano ad essere martirizzate dallo scialbo pop che di metal non ha assolutamente nulla, nonostante la band sia convinta del contrario. Dopo lo strazio degli americani, ero molto curioso di vedere se i POWERWOLF sarebbero riusciti a far salire di nuovo l’adrenalina ai livelli dei polacchi, anche perché, lo ammetto senza problemi, la loro proposta non mi ha mai convinto al 100%, quindi ero anche curioso di capire se dal vivo la band potesse guadagnare punti. Sicuramente il loro show è stato molto professionale e hanno provato in tutti i modi a raccogliere i consensi del pubblico, con il frontman Attila Dorn che ha interagito per tutto il tempo parlando un francese tutto sommato discreto (almeno credo, viste le reazioni del pubblico…). Ed è altrettanto vero che la loro musica, scevra di tutti gli orpelli e le sovra incisioni presenti in studio, assume una dimensione più diretta e d’impatto. Fatto sta che, ciò nonostante, dopo qualche pezzo la tensione cala un po’ e lo show va avanti sì senza intoppi, ma anche senza eccessivi picchi, risultando alla fine una buona esibizione ma nulla di più, complice anche un audio non sempre perfetto che ha penalizzato un minimo la band.
INNOCUI

Tracklist:
LUPUS DAEMONIS
FIRE AND FORGIVE
INCENSE & IRON
AMEN & ATTACK
DEMONS ARE A GIRL'S BEST FRIEND
ARMATA STRIGOI
BLESSED & POSSESSED
WEREWOLVES OF ARMENIA
WE DRINK YOUR BLOOD

Immagine


ROB ZOMBIE
La giornata passa via di corsa, sotto un sole abbastanza caldo ma non cocente, e pian piano ci avviciniamo ai piatti forti della serata. Il primo ad essere servito è quello di ROB ZOMBIE, che proprio qui a Clisson, cinque anni fa, avevo avuto l’occasione di vedere all’opera. Quella volta la sua esibizione fu un mezzo disastro, il poliedrico artista era spompato e affatto motivato, con il risultato che il suo show fu fiacco e privo di qualsiasi mordente, esattamente l’opposto di quanto ho potuto assistere oggi. Per fortuna il buon Rob deve essersi alzato col piede giusto, e fin dalle prime note di “Meet the creeper” si capisce che lo show di oggi sarà di tutt’altra pasta. I suoni spingono, il frontman salta, balla e scalpita da un lato all’altro del palco, John 5 si conferma un chitarrista davvero istrionico, e tutto fila per il verso giusto. Quando esplode nell’impianto “More human than human” tutta la platea inizia a muoversi in un’unica grande onda umana, lasciandosi trasportare dal particolare horror rock tinto di sonorità industrial che la band sta vomitando sulle nostra teste. Per sottolineare ulteriormente il clima festoso messo su da Rob, ecco arrivare due inattese cover, “Helter skelter” e “Blitzkrieg bop” (spero non debba dirvi di chi!), mentre sul grande schermo alle spalle della band scorrono immagini di horror movie di serie Z, oltre al trailer del film di prossima uscita firmato proprio da Zombie. Ovviamente i titoli di coda non potevano che scorrere sulle note di “Dragula”, accolta con enorme entusiasmo dalla folla.
TRASCINANTE

Tracklist:
INTRO
MEET THE CREEPER
SUPERBEAST
LIVING DEAD GIRL
MORE HUMAN THAN HUMAN (WHITE ZOMBIE SONG)
IN THE AGE OF THE CONSECRATED VAMPIRE WE ALL GET HIGH
DEAD CITY RADIO AND THE NEW GODS OF SUPERTOWN
HELTER SKELTER (THE BEATLES COVER)
GET YOUR BOOTS ON! THAT'S THE END OF ROCK AND ROLL
WELL, EVERYBODY'S FUCKING IN A U.F.O.
HOUSE OF 1000 CORPSES
GUITAR SOLO
THUNDER KISS '65 (WHITE ZOMBIE SONG)
BLITZKRIEG BOP (RAMONES COVER)
INTERMISSION ("3 FROM HELL" TRAILER)
DRAGULA

Immagine


AMON AMARTH
Altro cambio di sonorità, visto che come vi ho già detto in apertura il bill è estremamente variegato, ed è la volta degli AMON AMARTH. Come nel caso dei Behemoth, anche per gli svedesoni ci sarebbe molto da dire sulla deriva un po’ troppo commerciale e semplicistica che hanno preso con gli ultimi album, ma sta di fatto che nel momento in cui alzano i corni al cielo e iniziano a suonare, inizia una vera e propria battaglia, nel senso stretto del termine, visti i due figuranti vichingoni che si affrontano, spade in mano, sul palco! Impeccabili dal punto di vista dell’esecuzione, i nostri sono garanzia di uno show adrenalinico e possente, con la coppia di asce Mikkonen/Söderberg impeccabile nel macinare riff su riff, Jocke Wallgren chirurgico nel devastare il suo drum kit, e il gigante buono Johan Hegg a capitanare l’allegra ciurma di norreni. La scaletta ormai è rodata, e prevede diversi classici della band, dall’iniziale “The puirsit of Vikings” a “Deceiver of the Gods”, senza scordare qualche brano tratto dall’ultima fatica “Berserker”. Ovviamente la chiusura di uno show impeccabile non poteva che essere affidata al micidiale trittico formato da “Guardians of Asgaard”, “Raise your horns”, con l’immancabile invito, da parte di Hegg ad alzare al cielo i propri corni e poi bere tutto d’un fiato, e “Twilight of the thunder God”, che pone fine alla solita incredibile esibizione degli svedesi, da anni, ormai, una garanzia in quanto a belligeranza sul palco.
POSSENTI

Tracklist:
THE PURSUIT OF VIKINGS
DECEIVER OF THE GODS
FIRST KILL
THE WAY OF VIKINGS
CRACK THE SKY
DEATH IN FIRE
SHIELD WALL
RAVEN'S FLIGHT
GUARDIANS OF ASGAARD
RAISE YOUR HORNS
TWILIGHT OF THE THUNDER GOD

Immagine


SLIPKNOT
Ed eccoci qua, il sole è calato da un po’ e sul palco è giunta l’ora degli headliner, gli SLIPKNOT. Non ho problemi a dirvi che ho sempre detestato la band dell’Iowa, per la loro musica e per tutto quello che hanno significato per il metal moderno. Il mio primo ed ultimo approccio con loro fu nel lontano Gods Of Metal del 2000, e ricordo un concerto ridicolo, con i musicisti che provavano in tutti i modi a sembrare dei cattivoni e Corey Taylor che dopo due pezzi arrancava senza respiro nella sua maschera, quasi del tutto afono. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, quindi ero curioso di vedere se dei reali passi avanti erano stati fatti oppure no. Ebbene, devo ammetterlo, ho trovato una band finalmente matura, degna del rispetto che hanno attualmente e del nome che si son fatti. Va da sè che la proposta dei nostri continua a disgustarmi, infatti non ho resistito molti brani prima di allontanarmi dalla zona palco, però la professionalità con cui affrontano il concerto, i suoni belli tondi tondi e decisamente alti, e la perizia tecnica dei musicisti sono un dato di fatto, non posso negarlo. La gente decisamente apprezza, e la band contraccambia non lesinando energie. E noto con piacere che anche il buon Corey ha finalmente raggiunto un buon equilibrio vocale, e il singer spompato di quel famoso Gods Of Metal è solo un lontano ricordo. Detto ciò, resto sempre del mio parere su di loro e sul fatto che possano rappresentare il futuro della musica metal. Non mi troverete mai d’accordo con questa affermazione, ma forse sono io che sono un vecchio bacucco e non riesco ad accettare una cosa del genere.
MATURI

Tracklist:
INTRO: (515)
PEOPLE = SHIT
(SIC)
GET THIS
UNSAINTED
DISASTERPIECE
BEFORE I FORGET
THE HERETIC ANTHEM
PSYCHOSOCIAL
THE DEVIL IN I
PROSTHETICS
VERMILION
CUSTER
SULFUR
ALL OUT LIFE
DUALITY

Encore:
SPIT IT OUT
SURFACING
'TIL WE DIE

SABATON
Così come, non me ne vogliate, non riesco proprio a mandar giù i SABATON e il loro power metal guerrafondaio. Davvero non riesco a capacitarmi del successo che hanno e non riesco a capire cosa ci trovi la gente in loro, motivo per cui mentre il loro show andava avanti, io mi sono avviato, distrutto dal viaggio e da una prima giornata abbastanza intensa, verso la mia tenda, quindi questo è un resoconto molto blando e superficiale. Mi limiterò a dire, per chi non lo sapesse, che nei grandi festival europei è uso far suonare un’ultima band, in genere comunque abbastanza importante, dopo l’headliner. Ecco il motivo per cui gli svedesi si sono esibiti dopo gli americani, e sarà così anche per le tre sere successive. Detto ciò, posso aggiungere che il singer Joakim Brodén non era al top della forma fisica, credo a causa di una forte influenza, per cui non è riuscito quasi a cantare e a muoversi sul palco. La band ha cercato, però, in ogni modo di ovviare alla cosa, dando vita comunque ad una performance di gran livello e professionalità, nonostante le difficoltà del frontman. Il richiamo del sacco a pelo, però, si fa sempre più forte, quindi la prima edizione del Knotfest per me finisce qui, e facendo diverse tappe birre mi incammino verso la mia tenda, anche perchè mi aspettano altri tre giorni devastanti, l’età avanza, e il fisico non è più quello di una volta. Ma questa è un’altra storia…
NON PERVENUTI

Tracklist:
INTRO
GHOST DIVISION
WINGED HUSSARS
RESIST AND BITE
FIELDS OF VERDUN
THE PRICE OF A MILE
SHIROYAMA
BISMARCK
DOMINIUM MARIS BALTICI
THE LION FROM THE NORTH
CAROLUS REX
NIGHT WITCHES
DIARY OF AN UNKNOWN SOLDIER
THE LOST BATTALION
THE LAST STAND

Encore:
PRIMO VICTORIA
SWEDISH PAGANS
TO HELL AND BACK
MASTERS OF THE WORLD

Foto: Roberto Alfieri

Foto Facebook

Immagine
Report a cura di Roberto Alfieri

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?