(24 maggio 2019) Stormlord, Scuorn, Dyrnwyn @ Traffic, Roma

Info

Provincia:RM
Costo:10 euro
Weekend romano ricco di appuntamenti quello della 22esima settimana del 2019 e solo l'inaspettata chiusura del noto locale Jailbreak ha impedito che ce ne fosse un altro ad ingolfare ulteriormente il fine settimana, nonchè malauguratamente a dividere il già non nutritissimo pubblico.

Si inizia dal venerdì con il release party degli Stormlord che ad ormai sei anni di distanza dal precedente "Hesperia" tornano con il loro sesto album intitolato "Far" che segna anche il ritorno per la nostrana Scarlet Records.

Mi avvicino al Traffic con le solite domande "quanta gente ci sarà?", "potro' parcheggiare nel solito posto di sempre?", "perchè a fine maggio fa ancora così freddo e non posso mettere le birkenstock bianche?" "ma quanto caspita è distante da casa mia?!" e visto che sono quasi 50 i km che mi dividono da via Prenestina di tempo per cercare le domande ce n'è in abbondanza.

In effetti, in tutta sincerità, quella è una parte di Roma che visivamente mi disturba, non mi è mai piaciuta, al contrario il Traffic fin dal mio "esordio" in quel posto mi sembra familiare, accogliente, forse per la disposizione insolitamente longitudinale, saranno i divani appena fuori l'entrata o quella sorta di patio in cui tutti vanno a fumare e parlare, insomma mi sento a mio agio, il che per un misantropo come il sottoscritto è già un mezzo miracolo.

Ma andiamo con ordine.
Al momento del mio arrivo, i Dyrnwyn hanno appena iniziato a suonare: sono ben disposto nei loro confronti e ho una certa curiosità, tanto che rimando tutti i convenevoli con chi vedendomi finalmente ad un concerto rischia un coccolone (qualcuno addirittura mi grida "ah Grazio' ma allora sei vero!"), anche perchè il loro debut album "Sic Transit Gloria Mundi" uscito ad ottobre 2018 è uno di quei dischi che ha risuonato con soddisfazione nel mio lettore per diverse settimane ed a cui talvolta concedo ben volentieri qualche altra passata: il folk metal dei nostri, ricco di spunti personali benchè riconducibile essenzialmente a band a me particolarmente care come Moonsorrow, Caladan Brood ed Arkona, dal vivo accresce la propria forza, sia per l'esibizione decisamente sicura ed adulta dei nostri, sia per la semplice ma efficace caratterizzazione del look.
Il cantato in italiano rimane sempre riconoscibile ma il timbro roco e possente del frontman Thierry Vaccher lo "nasconde" un poco, rendendo la proposta al contempo piuttosto internazionale, ed il buon gusto che i Dyrnwyn dimostrano di avere per le melodie ben si sposa con le atmosfere marziali e più serrate di un pagan metal che sicuramente ha tutto il tempo ed il modo di crescere ma che già parte con i migliori auspici. Di Giove Ottimo Massimo, naturalmente.
Tutto bello, ma senza dubbio "Parati ad Impetum" e la conclusiva "L'assedio di Veio - CCCXCVI A.C." rappresentano i momenti di massima esaltazione. Promossi con grande aspettative e desiderio di rivederli nuovamente.

Setlist:
Sic Transit Gloria Mundi
Cerus
Parati ad Impetum
Il sangue dei vinti
Feralia
L'assedio di Veio - CCCXCVI A.C.


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Contro le miei nefasti previsioni invece, il Traffic raggiunge già una discreta presenza che va ad aumentare ulteriormente mentre si prepara l'esibizione successiva, con un rispetto dei tempi letteralmente svizzero.
Il tempo di altre due chiacchiere con Mister Folk alias Fabrizio Giosuè (che proprio lui al tempo mi attenzionò i Dyrnwyn), l'ex collega ma non ex amico Riccardo Arena e molti altri fedeli seguaci di Metal.it e dei miei video con le tendine ed i centrini, che è già tempo per gli SCUORN di salire sul palco.

La black metal band nostrana, già "celebre" per cantare in dialetto napoletano, ha riscosso più di qualche lode grazie al loro album di esordio - al momento anche l'unico - intitolato "Parthenope" ed uscito ormai due anni e mezzo fa, realmente un disco di un'intensità ed un carisma tutto unico, tanto che ascoltando gli Scuorn e chiudendo gli occhi davvero pare di stare tra le fauci del Vesuvio, mentre è tutto uno zampillare di lava e l'aria si fa acre ed irrespirabile...e questa è la cosa più bella, la peculiarità del nostro territorio e la ricchezza del nostro popolo, in ogni sua sfaccettatura, che oggi viene così celebrata sul palco del Traffic.
In tutta sincerità, non credevo che gli Scuorn fossero così abili a trasportare tutto questo sul palco, con una maestria ed una teatralità che solo artisti campani possono avere, tanto gli scorre nel sangue questa abilità visiva, questa leggiadria nel muoversi, nonostante la mole non indifferente del frontman Giuliano Latte, un vero Pulcinella del male che si contorce, urla, declama e narra le storie di una terra in maniera così intensa e viscerale che il sottoscritto, che non ha alcun legame con la città di Napoli, ha sentito un brivido percorrere il proprio corpo al verso quasi pianto "Vesuvio … tu si ‘o padróne".

Tutta la band nel suo insieme si esprime al suo massimo, il black metal dei nostri è inquadrabile nel filone sinfonico, sebbene sia solo una parte dell'enorme caratterizzazione degli Scuorn, che usano senza remore strumenti tipici della loro terra, di cui ahimè non conosco nomenclatura, ma che affascinano ed arricchiscono ulteriormente il sound.
Sento qualcuno in sala mormorare "che bravi, sembrano i Dimmu Borgir", e lo concedo con fare bonario poichè detto in vece di complimento, ma i Dimmu Borgir attuali non saprebbero nemmeno comporre la intro "Cenner' e fummo" che ha aperto lo spettacolo, in tutti i sensi, degli Scuorn che terminano una esibizione che mi ha lasciato a bocca aperta.
Imprescindibili, se passano dalle vostre parti fateci un salto perchè qui si va oltre la sola Musica, che pure da sola basterebbe.

Setlist:
Cenner' e fummo
Fra ciel' e terr'
Sepeithos
Tarantella nera
Virgilio mago
Averno
Sibilla cumana
Sanghe amaro
Megaride


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Il tempo di correre al loro stand a comprare una maglietta, che ovviamente vedrete sfoggiata con orgoglio nei prossimi video su Youtube, e scopro che negli Scuorn ci suona Roberto Tarallo, ex collaboratore anche se per poco tempo di Metal.it qualche anno fa. Carrambata!
Dopo Damnagoras degli Elvenking, Lorenzo Testa degli Hyades e molti altri, la nostra ventennale testata contribuisce ancora alla scena italica :D

Per non parlare degli STORMLORD, ormai pronti a presentarci la loro ultima fatica: con alcuni di loro, è notorio, c'è un lontano rapporto di stima e di amicizia che va avanti dai tempi in cui si faceva Metal Shock, quella rivista che mi ha formato anche come uomo, permettendomi di migliorare come persona, di tessere tanti rapporti che ancora perdurano e di lasciare un piccolo segno tangibile, tant'è che ancora oggi molti ricordano quella sentitissima corsa in edicola ogni 15 del mese che ha accompagnato molti di noi per tanti anni.

Questo non distoglie minimamente il mio giudizio e la mia obiettività dalle loro composizioni, anzi proprio per la sincerità che sento di potermi permettere con loro a volte mi sono lasciato andare a giudizi probabilmente fin troppo tranchant. Per questo senza mezzi termini, e con una confortante cortina di pareri pressochè unanimi sia tra "addetti ai lavori" sia tra loro fan ed ascoltatori, sentenzio in maniera assoluta che il nuovo "Far" sia senza ombra di dubbio il loro lavoro più riuscito e maturo e che l'attesa di sei anni sia pienamente valsa.
Questo pensiero è emerso prepotentemente in me anche durante la loro esibizione, dato che dal vivo i nuovi brani sono stati quelli maggiormente carichi di energia e pathos e che non vedevo l'ora di ascoltare.
Da noto reazionario quale sono, quando vado ad un concerto mi lamento sempre di fronte al fatto che un gruppo trascuri i loro lavori del passato (e comunque continuo a farlo, brontolone come sono: nessun brano da "Supreme Art of War" è un vero peccato! "Where My Spirit Forever Shall Be" andava messa, è pur sempre il vero inizio della loro carriera...e pure "The Curse of Medusa"... :D), invece venerdì appena terminato un brano speravo sempre che il successivo fosse tratto dall'ultimo disco.

E così è stato in larga parte, a maggior ragione essendo un release party, fin dall'iniziale "Leviathan", apripista sia del disco sia del concerto in cui i nostri non hanno affatto mostrato una comprensibile ruggine che poteva benissimo starci. Al contrario, è emersa una coesione che evidentemente va oltre il numero di ore e di prove passate insieme, l'energia profusa va di pari passo con l'intensità dell'esibizione, tanto ricca di arrangiamenti e coinvolgenti orchestrazioni quanto densa di mitragliate ed assalti frontali, anche grazie come sempre al drumming furioso e chirurgico di David Folchitto. L'eclettismo vocale di Cristiano Borchi, che come asserisco da sempre sarebbe un growler eccelso per una band a-la-Autopsy, l'ars oratoria ed incendiaria di Francesco Bucci che letteralmente prende il pubblico per mano e lo accompagna, fomentandolo, a mo' di novello Virgilio in questo che alla fine è un viaggio, non solo nella discografia e nella storia degli Stormlord ma anche nell'antica Roma, nelle nostre radici mediterranee, viaggio che era iniziato con i Dyrnwyn e proseguito con gli Scuorn.

"I Am Legend" ripercorre i fasti del passato di "At the Gates of Utopia" del 2001 ma è da "Mare Nostrum" in poi che gli Stormlord hanno cambiato marcia ed estremamente sviluppato il loro sound: "Legacy of the Snake", "And the Wind Shall Scream My Name", la title track, è tutto un susseguirsi di emozioni, passando dalla sola "Motherland" di "Hesperia", fino alle recentissime "Mediterranea", "Far" e "Crimson" che rappresentano l'ultimo disco in tutta la sua magniloquenza.

Ci tengo in particolar modo a sottolineare l'epicità della chiusura di "Invictus", peraltro uno dei brani più ispirati e solenni, in cui tutta la band declama all'unisono col pugno al cielo "SIC ITUR...AD ASTRA...INVICTUS" in un finale quasi cinematografico e drammatico, a mio avviso il punto più alto mai toccato dagli Stormlord.

Con la storica "Under the Boards" si chiude così un qualcosa...sì, di superiore.

Sento il nostro heavy metal superiore, eletto, specie in serate come queste, in cui si celebra la Musica, certamente, ma in cui anche il messaggio, la riscoperta, la rievocazione sono altrettanto importanti: superiore, eletto, per questo d'elite, ristretto, ma per questo così prezioso.

Ed immortale.

Setlist:
Leviathan
Dance of Hecate
Legacy of the Snake
Far
I Am Legend
Motherland
Mediterranea
And the Wind Shall Scream My Name
Crimson
Mare Nostrum
Neon Karma
Invictus
Under the Boards


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Report a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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