(10 aprile 2016) Amorphis + Textures + Poem @ Fabrique (MI)

Info

Provincia:MI
Costo:non disponibile
Terza ed ultima data italiana quella tenutasi lo scorso 10 aprile al Fabrique per i finlandesi Amorphis. Dopo l’ottimo successo riscontrato a Firenze e a Roma, il combo finlandese conclude questo ciclo con una nuova data a Milano. Nonostante le previsioni iniziali, fa strano notare come siano pochi i personaggi dispostisi in fila lungo la transenna posta all’esterno del locale e questo non sembra sorprenderci più del necessario, poiché la band nei giorni precedenti aveva avuto occasione di suonare nel centro nord arrivando a registrare un’affluenza nettamente maggiore rispetto alla tappa meneghina. All’apertura delle porte del Fabrique, il pubblico è ancora poco numeroso ma inizierà a crescere durante l’esibizione dei Textures che in questa nuova sede live avrà modo di riscattarsi, di recuperare la mancata (e, diciamocelo, pessima) prova data a Firenze.

Immagine

Testo e gallery di Arianna G.

Superati i controlli necessari per accedere al locale, i pochi personaggi intravisti durante il pomeriggio si dispongono lungo la transenna, cercando di smorzare la lunga attesa tra chiacchiere, selfie improvvisati e messaggistica sui social network. Dopo circa quaranta minuti, ecco che le luci calano e i Poem sono pronti a dare inizio alle danze. Con due soli album all’attivo appare evidente come il quartetto di Atene sia ancora sconosciuto al grande pubblico e questo tour, in parte, ha permesso a questi ragazzi di ottenere una maggiore visibilità grazie ad una proposta musicale “diversa”, una sorta di prog-alternative che spesso sembra voler strizzare l’occhiolino anche al metal più estremo. Bravi su disco tanto quanto in sede live, i nostri dimostrano di avere una grande competenza tecnica che, però, non sembra convincere e coinvolgere il pubblico, impaziente di vedere gli headliner in azione; malgrado lo scarso entusiasmo degli astanti, bisogna dare atto ai greci di aver saputo offrire un buon set che si consuma velocemente in circa 30 minuti basato, purtroppo, su soli cinque brani tratti dall’ultima fatica discografica, “Skein Syndrome”. Valida è la performance del cantante, che però andrebbe rivalutata in un altro contesto con un pubblico più attivo e attento..

Scaletta: Passive Observer / Fragments / Desire / Bound Insanity / Remission Of Breath

Terminata la buona esibizione dei greci, arriva il momento del riscatto dei Textures. Purtroppo, è spiacevole dover constatare come ancora una volta gli olandesi non riescano a coinvolgere né convincere il pubblico presente in sala. Dopo la pessima prova regalataci a Firenze, era quanto meno logico aspettarsi un netto miglioramento da parte di Daniel de Jongh e soci, con la speranza che il sestetto potesse risollevare gli animi ancora amareggiati di coloro che a Firenze avevano goduto di una testimonianza piuttosto vergognosa e al limite dell’indecenza; come prevedibile, anche in questa nuova sede live la band ha nuovamente deluso qualsiasi aspettativa. Il cantante, ripresosi dalla brutta influenza che lo aveva colpito durante la data toscana, appare in buona forma, tanto da vederlo zompare da una parte all'altra del palco, entusiasmo non pienamente condiviso dagli altri cinque membri, rimasti impassibili nelle loro postazioni e disinteressati alla benché minima interazione con gli spettatori. Il set, inoltre, risulta poco convincente, anche perché riproporre in sede live alcuni brani dell’ultimo album, “Phenotype”, tra cui la tripletta “New Horizons”, “Shaping A Single Grain Of Sand” e “Illuminate The Trail”, non è un’impresa facile. Altrettanto deludente è l’esecuzione di altri pezzi tratti dai precedenti lavori, come “Regenis” o “Timeless”, brani molto buoni su disco ma che sul palco non fanno trasparire alcun entusiasmo. Un’altra occasione mancata, quindi, per gli olandesi. Scattata la classica foto di rito, la band si congeda in silenzio e si appresta a cedere il posto ai veri protagonisti della serata.

Scaletta: Drive / Regenesis / New Horizons / Shaping A Single Grain Of Sand / Illuminate The Trail / Awake / Timeless / Singularity / Lament Of An Icarus

Tristemente inappagati della pessima performance regalataci dagli olandesi, i fan iniziano a riscaldarsi chiamando gli headliner a gran voce. C’è tempo, relativamente molto lungo per i classici standard, di cambiare la scenografia ed ecco che alle 21.00 precise gli Amorphis fanno il loro ingresso sul palco. Esattamente come era successo nei precedenti live, si parte subito in quinta con la titletrack del nuovo album, “Under The Red Cloud”, seguita a ruota da “Bad Blood” e “Sacrifice”. Seppur incentrata sull’ultima release, di cui verranno presentati ben sei pezzi, la scaletta presenta anche alcuni dei brani più conosciuti del combo finlandese, come “Sky Is Mine”, “The Wanderer” o ancora “Silent Waters”, pezzo che dal vivo sa emozionare e regalare brividi incontrollati grazie alla bravura del pianista Santeri Kallio. Un Tomi Joutsen in splendida forma sfoggia una grinta invidiabile, il pubblico è letteralmente catturato dalla sua voce versatile, considerata tuttora una delle migliori del panorama metal degli ultimi vent’anni. Il cantante, infatti, si destreggia con una facilità disarmante tra canto pulito e growl senza la minima difficoltà né esitazione. Nonostante la totale mancanza di partecipazione degli altri membri, l’atmosfera dello show rimane bella alta per tutta la durata del set grazie al forte carisma e presenza scenica del frontman al quale va un grosso plauso per aver saputo far “proprie” alcune canzoni pre-Eclipse. La scaletta, ben bilanciata e incentrata in particolar modo sulle ultime release della band, ha offerto anche alcune sorprese che hanno lasciato gli astanti di stucco: seppur non appartenenti al “suo periodo”, Joutsen è riuscito a far suoi brani come “My Kantele” o “One Rich And Poor”, riuscendo a dare un’ulteriore prova del suo indiscusso talento. Immancabili, ovviamente, gli ever green della sua “era”, come “House Of Sleep”, cantata a squarciagola da ogni singolo spettatore, seguita da “Hopeless Days”, che, come la tradizione vuole, ci preannuncia l’arrivo dell’encore. Un momento per riassestate gli animi ancora caldi e sulle note di “Death of A King”, brano che nel precedente tour era stato scelto come pezzo apripista, ci accingiamo ad arrivare alla parte conclusiva di questo fantastico set. Sulle note di “Silver Bride” e “The Smoke”, gli Amorphis si apprestano a salutare un pubblico in fermento che sembra non volersi ancora rassegnare, tant’è che tra il pubblico qualcuno urla il proprio desiderio di avere un bis. Anche in questa nuova testimonianza, è bello poter confermare con orgoglio che ogni show targato Amorphis è sinonimo di garanzia e alta qualità; ogni volta che la band torna a farci visita, il divertimento, la passione e l’entusiasmo sono sempre all’ordine del giorno… ma d’altronde, questo è il minimo che ci si potrebbe aspettare da una band che, nel corso di 20 anni, ha saputo emozionarci e che, tuttora, riesce ancora a farci battere il cuore.

Scaletta: Under The Red Cloud / Sacrifice / Bad Blood / Sky Is Mine / The Wanderer / One Rich And Poor / Drowned Maid / Dark Path / The Four Wise Ones / Silent Waters / My Kantele / House Of Sleep / Hopeless Days / Death Of A King / Silver Bride / The Smoke
Report a cura di Arianna G.

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