(31 maggio 2014) Bloodfest - Bari, Demodè Club

Info

Provincia:BA
Costo:18€
Memore dell’ottima atmosfera trovata in quel di Bari in occasione del Rockcult Extreme Fest II, decido di farmi un’altra trasferta in terra pugliese per assistere, questa volta, alla prima edizione del BloodFest, dal piglio sicuramente più estremo e anche, permettetemi di dirlo, più professionale rispetto all’altro evento, troppo ricco di giovani band. Questa volta, invece, il bill, a parte la band di apertura, presenta solo gruppi di un certo spessore, che rendono il tutto molto più appetibile. È sicuramente dovuto anche a questo il fatto che stavolta non ci sono stati grossi problemi di audio come nell’altra occasione, anzi il livello è stato più che accettabile fin da subito.

Chi mi conosce è al corrente della mia repulsione per la tecnologia, fatto questo che mi ha portato ad avviarmi verso Bari davvero all’avventura, senza il famigerato TOM TOM (che non ho mai posseduto), e che mi ha portato, inevitabilmente, a perdermi nella zona industriale della città pugliese, con conseguente ritardo nell’arrivo al locale. Per questo motivo, purtroppo, ho praticamente perso quasi in toto l’esibizione degli Entact (non me ne vogliano, la cosa è stata assolutamente non voluta…), band pugliese che definisce il proprio stile hardcore/black metal. Al di là della descrizione quanto meno bizzarra, da quel poco che ho potuto sentire la loro proposta è davvero estrema, molto affine al grindcore, ma con qualcosa di oscuro che rende il tutto ancora più malvagio. Purtroppo un paio di pezzi non mi permettono di esprimere giudizi più dettagliati, quindi passiamo direttamente a parlare dell’altra band in cartellone, i romani Buffalo Grillz.

BUFFALO GRILLZ
Era da tempo che cercavo l’occasione giusta per assistere ad uno show dei Buffalo Grillz, ma per vari motivi non mi era mai riuscito. Oggi finalmente ho potuto saggiare la resa live della band, che racchiude al proprio interno tutti personaggi noti della scena estrema italiana. I nostri partono subito in quarta col loro grindcore veloce e d’impatto, sulle orme di Napalm Death e Nasum, e Enrico Giannone non si smentisce mai, è sempre il solito vecchio marpione che sa il fatto suo e riesce a catalizzare l’attenzione grazie alle sue buffe movenze e alle cose che dice tra un pezzo e l’altro. Dal punto di vista prettamente tecnico i nostri sono dei mostri, in particolare Zibbo, un vero polipo dietro le pelli, e Cinghio, calcolando tra l’altro che lui nasce come bassista, quindi la precisione con cui macina riff sulla chitarra è encomiabile, ma, va da sé, il vero punto di forza è Enrico, l’elemento dissacratore, quello che riesce a non far prendere troppo sul serio la cosa, che riesce a sdrammatizzare e soprattutto ad ironizzare, caratteristica, questa, troppo spesso assente nel panorama metal, di per se serioso e a volte noioso all’inverosimile. I suoi ‘non testi’ colpiscono nel segno, tra le risate generali del pubblico, e la band porta a casa un ottimo risultato, con uno show adrenalinico e potente. Davvero divertenti…

Tracklist:
GRIND RACCORDO ANULARE
GUX E GABBANA
FORREST GRIND
CAPO ELGRIND
FIORELLA MANNAIA
BUFALISMO
LINKIN PORK
DIMMU BURGHER
GRINDASIA
LA NASCITA
NEW WORLD DISAGIUM

NATRON
Restiamo in ambito estremo col brutal death metal dei Natron. Ho visto la band all’opera decine di volte, ma non mi stancherò mai di esaltarne le doti! Una vera macchina da guerra che non sbaglia un colpo, con Max a porre le solidissime basi col suo drumming portentoso, e Domenico a macinare riff su riff, coadiuvato, da un annetto a questa parte, da Stefano alla seconda chitarra, che rende il sound ancora più corposo e potente. Con una tracklist che ha prediletto per lo più gli album “Livid corruption” e “Rot among us”, i baresi puntano sul sicuro, non solo perché giocano in casa, ma anche, e soprattutto, perché i brani di quei due dischi dal vivo sono devastanti, lasciano senza respiro. Unico salto nel passato la classicissima “Leechlord”, mentre ovviamente non poteva mancare l’inedita “Virus cult”, estratta dal 7” omonimo nuovo di zecca appena pubblicato dalla Blasphemous Art Productions. La chiusura dello show è ormai classica, ed è affidata alla cover che i nostri fanno del mega classico “Dead shall rise”, dei seminali Terrorizer, con Nicola Bavaro, scatenato come sempre, che fomenta il pubblico, davvero molto reattivo oggi sotto palco… Unico rammarico, il poco tempo a disposizione dei nostri, che avrei tranquillamente scalato di un posto nel bill, se non altro per rispetto e storia. Ma tutto sommato, quando si suona così, poco importa il posto in scaletta…

Tracklist:
INTRO
ROT AMONG US
BACKYARD GRAVEYARD
VIRUS CULT
MORGUE FEAST
LEECHLORD
FLATLINE
HATEMONGER
HOUSE OF FESTERING
DEAD SHALL RISE (TERRORIZER COVER)

HOUR OF PENANCE
Non si cambia genere, ma solo regione quando a salire sul palco sono i laziali Hour Of Penance, fiore all’occhiello della scena brutal death italiana, con numerosi tour europei all’attivo, e quindi un nome di un certo rilievo da portarsi sulle spalle. Rispetto all’ultima volta che li ho visti dal vivo sembra quasi di assistere al concerto di un’altra band. Della vecchia line up non vi è traccia, e la vecchia guardia è rappresentata dal solo Giulio Moschini, che in ogni caso non è tra i membri fondatori del gruppo. D’altra parte, sono cose che capitano, ma fanno un certo effetto. Affiancato da Paolo Pieri, voce e chitarra, Marco “Cinghio” Mastrobuono, basso, e James Payne, batteria, il nostro porta avanti il nome con orgoglio, e senza spostare di una virgola la proposta musicale, che resta, come già accennato, legata a stretta mandata al brutal death metal. Cosa dire? La loro esibizione l’ho trovata leggermente fredda e piatta, forse anche perché venuta dopo quella devastante dei Natron, o forse semplicemente a causa della proposta strettamente musicale. Assolutamente nulla da eccepire dal punto di vista tecnico/esecutivo, ma da un live io mi aspetto altro, non sto certo ascoltando un CD, voglio coinvolgimento, e questo, purtroppo, non c’è stato. Quindi, assolutamente da promuovere a pienissimi voti per quanto concerne l’esecuzione, molto meno per gli altri fattori di cui sopra. Di certo non tra le migliori performance della serata…

Tracklist:
SEDITION THROUGH SCORN
ASCENSION
THEOGONY
PARADOGMA
INCESTUOUS DYNASTY OF WORDS
REGICIDE
DECIMATE THE ANCESTRY OF THE ONLY GOD

CRIPPLE BASTARDS
Con l’arrivo dei Cripple Bastards sul palco del Demodè si torna finalmente a fare sul serio, dopo la prova sbiadita degli Hour Of Penance, e il pogo selvaggio che si scatena sotto il palco ne è la prova lampante. La band piemontese è un’istituzione nel panorama estremo italiano ed europeo, e i loro live show sono sempre un’esperienza che definire intensa è dire poco. È una battaglia, si entra in trincea e si combatte fino alla fine, sia sopra che sotto il palco. Anche per i Cripple c’è una novità, e cioè il secondo chitarrista Wild Vitto, che si aggiunge ai veterani Der Kommissar e Al Mazzotti, al bassista Schintu The Wretched, e soprattutto al singer Giulio The Bastard, catalizzatore di tutto quanto di buono e di male ruota intorno alla band. E non è un caso che durante la loro esibizione ci sia stato il primo, e per fortuna unico, piccolo focolaio di rissa qui al Demodè, fortunatamente subito sedato. La band macina un brano dopo l’altro senza soluzione di continuità, il loro furioso grindcore è sparato in faccia ai presenti senza ritegno, con cattiveria, con la consapevolezza di riuscire a fare molto male. I classici si susseguono: “Malato terminale”, “Misantropo a senso unico”, “Nemico a terra”, “Stupro e addio”, “Asti punk”, decine di schegge impazzite cortissime, violente, annichilenti, tant’è che nonostante l’elevato numero di brani, il tempo a loro disposizione vola letteralmente via, lasciando il pubblico stremato e decisamente accaldato, viste le temperature interne del Club. Ovviamente in chiusura di show i nostri hanno stipato i brani più rappresentativi, tra i quali “Polizia, una razza da estinguere” e l’inno “Italia di merda”, mai come oggi attuale e indice dello stato di salute della nostra penisola… Una prova come sempre devastante!!

Tracklist:
MALATO TERMINALE
FUMO PASSIVO
GET OUT AND BITE THEM
LAPIDE RIMOSSA
MONDO PLASTICO
STRAGE DI OSTACOLI
MISANTROPO A SENSO UNICO
RAPPORTO INTERROTTO
NASCERE PER VIOLENTARSI
PROSPETTIVE LIMITATE
NEMICO A TERRA
ANIMA IN DISGREGAZIONE (CARNARIA)
IMPLACABILE VERSO IL SUO BUIO
STUPRO E ADDIO
I HATE HER
PROMO-PARASSITA
SANGUE CHIAMA
MARCHIO CATASTALE
GLI ANNI CHE NON RITORNANO
INVERNO NEL GHETTO
FACCIA DA CONTENITORE
AUTORITHY?
ASTI PUNK
NECROSPORE
BEING RIPPED OFF
IMAGES OF WAR
IMAGES OF PAIN
S.L.U.T.S.
1974
POLIZIA, UNA RAZZA DA ESTINGUERE
ITALIA DI MERDA
IL TUO AMICO MORTO
STIMMUNG
KARMA DEL RISCATTO
MORTE DA TOSSICO

RAW POWER
Salire sul palco dopo la prova trita tutto dei Cripple non è certo un’impresa facile, ma qui stiamo pur sempre parlando dei Raw Power, leggende viventi dell’HC italiano, che da quasi 35 anni mettono a ferro e fuoco i palchi di tutto il mondo, e che quindi non hanno certo timore di dimostrare tutta la propria violenza. E infatti così è stato, con un concerto, come sempre, intensissimo e ferale. La band ormai è rodata, il muro sonoro è assicurato, e il buon vecchio Mauro, unico membro originale rimasto nella band, è il solito matto, non sta un secondo fermo, e urla tutta la sua rabbia nel microfono come se avesse ancora vent’anni. E poco importa se durante “Ace of spades” va fuori tempo e attacca male a cantare le strofe, tutto ciò non intacca né il suo valore né quello del resto della band che ci delizia con quelli che ormai, a tutti gli effetti, sono dei veri e propri classici: “My boss”, “Our oppression”, “Police, police”, “You ae the victim”, “Fuck autority”… Il pubblico sembra apprezzare particolarmente e si devasta nelle prime file, rendendo ancora più intenso uno show già di suo ricco di pathos, grazie anche ad un audio potente che rende giustizia alla prova degli emiliani. Anche per loro, come nel caso dei Cripple, il tempo sembra volar via, tant’è vero che “State oppression”, da sempre posta in chiusura di concerto, sembra arrivare troppo presto, tutti noi vogliamo ancora qualche brano… Cos’altro aggiungere? Beh, poco e niente… una band che dal vivo non si smentisce mai, che dà sempre il 110%, e che da anni è sinonimo di garanzia. E se lo stato di salute è questo qui, penso che la pensione sia ancora decisamente lontana. E aggiungerei per fortuna…

Tracklist:
OUR OPPRESSION
POWER
NO CARD
S.L.S.
TIRED AND FURIOUS
YOU ARE THE VICTIM
MY BOSS
PRH
JOE’S THE BEST
START A FIGHT
POLICE, POLICE
POLITICIANS
STILL SCREAMING
RESUSCITATE
WE SHALL OVERCOME
BASTARD
YOU’RE FIRED
NIHILIST
HATE
TRUST ME
STOP ME IF YOU DARE
CERTAIN KIND OF KILLER
TIME TO REMEMBER
ACE OF SPADES (MOTORHEAD COVER)
FUCK AUTORITY
STATE OPPRESSION

SCHIRENC PLAYS PUNGENT STENCH
Finita la sudatissima (per loro e per noi) esibizione dei Raw Power, arriva per me il momento clou della serata. Dico questo perché di qui a poco salgono sul palco i Pungent Stench, che, fin’ora, non ho mai avuto la fortuna di beccare in sede live. La curiosità è quindi parecchia, per verificare se anche dal vivo i nostri risulteranno violenti e irriverenti come su disco. La prima cosa che si nota è il nome con il quale i nostri hanno intrapreso questa tournee, modificato in Schirenc plays Pungent Stench per problemi legali avuti con vecchio bassista Pitbull Jack, sostituito più che degnamente da El Gore, una sorta di Elvis Presley del metal estremo, che oltre a contribuire in maniera massiccia al sound del gruppo col suo basso distorto, catalizzerà l’attenzione del pubblico con continue pose alla Elvis, appunto. Un soggetto decisamente divertente… Molto meno esuberante Don Cochino, che preferisce concentrarsi sulla musica, demolendo le nostre povere orecchie con riff su riff. L’atteggiamento generale della band è decisamente alla mano… nessuna posa, nessun effetto scenico, nessun look particolare (a parte il ciuffo di El Gore), solo tanta sostanza e attitudine. E tantissima cattiveria, incanalata nei brani, sparati a mille. Gli assoli di Don Cochino sono sicuramente la carta vincente del gruppo, col loro sapore marcatamente blues, e si incastrano alla perfezione, a differenza di quanto si possa pensare, nel marasma sonoro dei Pungent Stench, arricchendo brani come “For God your soul… for me your flesh”, “Blood, pus & gastric juice”, “Happy re-birthday” o “Bonesawer”. In sostanza, al di là dei sofismi e delle considerazioni su quanto giusta sia questa reunion (perché in realtà di questo si tratta, vista anche la presenza dietro le pelli di Rector Stench, per buona pace di Pitbull Jack), e lasciando stare il nome con il quale i nostri vanno in giro, abbiamo assistito ad uno show assassino, un vero macigno che s’è abbattuto sulle nostre teste. Di conseguenza la curiosità iniziale è stata più che soddisfatta, e non mento se vi dico che i Pungent Stench sono stati certamente la vera rivelazione della serata…

Tracklist:
PUNGENT STENCH
DEAD BODY LOVE
HAPPY RE-BIRTHDAY
FOR GOD YOUR SOUL… FOR ME YOUR FLESH
JUST LET ME ROT
EXTREME DEFORMITY
SHRUNKEN AND MUMMIFIED BITCH
KLYSTER BOOGIE
RIP YOU WITHOUT CARE
BLOOD, PUS & GASTRIC JUICE
BONESAWER
SICK BIZARRE DEFACED CREATION

G.B.H.
Archiviata, e con estremo successo, la pratica Pungent Stench, è ora la volta di verificare lo stato di salute dei leggendari G.B.H.. I nostri partono subito in quarta con “Unique” e “Race against time”, ma nonostante la grinta e un suono decisamente massiccio, si percepisce che c’è qualcosa che non fila al 100%. A mio modestissimo parere credo che la band non si sia trovata completamente a proprio agio sul palco del Demodè, sicuramente molto spazioso e professionale, ma decisamente poco ‘punk’, se capite cosa intendo. Visti qualche anno fa al Forte Prenestino a Roma, gli inglesi furono altrettanto devastanti musicalmente parlando, ma assolutamente più coinvolgenti dal punto di vista attitudinale, scatenati sul palco e generosi nel concedere numerosi bis (cosa assolutamente non successa questa sera). Qui a Bari, invece, ho avuto l’impressione di un gruppo che si è limitato a svolgere, in maniera in ogni caso professionale, il proprio compito, senza lasciarsi andare più di tanto. Nulla da eccepire, quindi, dal punto di vista esecutivo. I brani sono stati snocciolati per benino, saccheggiando letteralmente il repertorio dei primi anni di vita della band, con picchi durante “Sick boy”, la doppietta “City baby attacked by rats”/“City babies revenge” e “Diplomatic immunity”, con tanto di membri dei Raw Power ad assistere allo show in posizione privilegiata sotto il palco. Il senso di svogliatezza generale, e del singer Colin Abrahall in particolare, è però tangibile, e getta un minimo di ombra su un’esibizione che poteva risultare sicuramente più devastante, ma che finisce invece per essere solo sufficiente, almeno dal mio punto di vista, lasciando decisamente ai Pungent Stench il posto sul gradino più alto del podio di questo Bloodfest, anche se c’è da sottolineare, per correttezza, come il pubblico presente, tra l’altro per lo più metallaro, nonostante la forte componente punk/HC della serata, non si sia curato affatto di questo aspetto e si sia lanciato ugualmente in un pogo violento e costante, dimostrando decisamente di apprezzare. Io continuo a pensare che si sia trattato di un’occasione non sfruttata al meglio dai G.B.H., che però non ha certo inficiato la riuscita di questo festival.

Tracklist:
UNIQUE
RACE AGAINST TIME
KNIFE EDGE
LYCANTROPY
NECROPHILIA
STATE EXECUTIONER
DEAD ON ARRIVAL
GENERALS
FREAK
ALCOHOL
NO SURVIVORS
SELF-DESTRUCT
BIG WOMAN
SICK BOY
SLIT YOUR OWN THROAT
AM I DEAD YET
GIVE ME FIRE
MANTRAP
CATCH 23
HELLHOLE
KIDS GET DOWN
DRUGS PARTY IN 526
DIPLOMATIC IMMUNITY
CITY BABY ATTACKED BY RATS
CITY BABIES REVENGE
HEY KEEF

Quindi, in conclusione, complimenti ancora ad Antonello Maggi ed al suo staff per l’ottima organizzazione, come sempre molto professionale, un ringraziamento per aver accolto ancora una volta Metal Hammerqui al Demodè, e un arrivederci in autunno, quando, ne sono certo, altri eventi di questa portata arriveranno qui a Bari, e noi non mancheremo…

P.S.: una scusa ufficiale ad Antonello per il tempo trascorso prima della pubblicazione di questo report. Purtroppo il mio PC portatile, sul quale avevo le foto e il testo scritto già all’80% ha deciso di mollarmi per quasi un mese, e solo un paio di giorni fa sono riuscito a farlo tornare in vita…

Foto: Roberto Alfieri
Report a cura di Roberto Alfieri

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