(12 novembre 2012) Trivium + Guests @Live Club, Trezzo sull'Adda (MI) - 12/11/2012

Info

Provincia:MI
Costo:€25,00 + d.p., €30,00 in cassa
E sono 3! Dopo Secret Sphere + Elvenking e Dragonforce, le mie orecchie arrivano a subirsi il terzo concerto in 4 giorni e iniziano a gridare pietà. Ma la pietà non esiste ed ecco che col fido Davide mi fiondo in quel di Trezzo sull’Adda, al Live Club, pronto per una serata all’insegna del metalcore.
Per problemi logistici arriviamo poco dopo le 20.30, così che sia i texani Upon a Burning Body sia i tedeschi Caliban si sono già esibiti. Ma non temete, perché in nostro soccorso viene il buon Luca Simonazzi, che presente in sede già dal tardo pomeriggio ci commenta gli spettacoli che ci siamo persi:

“Mentre il pubblico inizia a popolare il Live Club, la musica d’intrattenimento si ferma e fanno la loro comparsa sul palco i texani Upon A Burning Body, che fin dalle prime battute di “Showtime” e “Carlito’s Way” si dimostrano all’altezza del ruolo di opener assegnatogli, grazie a un brutale deathcore che subito crea circlepit e poghi accesissimi per la quantità di pubblico partecipe. Da notare come gli applausi e i cori per le loro canzoni sottolinei come una parte degli spettatori decisamente li attendesse qui in Italia, nonostante non siano un nome di primissimo piano; eppure trascinano e coinvolgono, il tutto condito da temi come il Messico di Robert Rodriguez e la malavita di Al Pacino (come l’abbigliamento di un certo stile sfoggiato dalla band sembra evidenziare). Degna di nota l’esibizione di “Sin City”, sottolineata dai cori cantati a squarciagola dai fans, come anche la seguente “Game Over”. Il loro show volge però al termine sulle note di “Once Upon a Time in Mexico”, pezzo forte del recente album “Red, White, Green”, e l’esibizione termina tra gli applausi e qualche parola di ringraziamento pronunciata dal frontman Danny Leal, che già aveva ringraziato in abbondanza durante lo show. Nonostante i nomi che si stanno per esibire, si sono comunque conquistati la loro fetta di live, non solo per la carica dei pezzi ma anche per la buona presenza scenica, confermando la loro preparazione on stage per questo tour.”

Setlist:
- Showtime
- Carlito’s Way
- Sin City
- Game Over
- Once Upon a Time in Mexico


"Un cambio di strumenti e scenografia rivela come il gruppo che ora si esibirà sono niente meno che i Caliban, nome di un certo calibro nella storia del metalcore, che riporta molti affezionati del genere agli anni in cui iniziò a spopolare. E infatti appena la formazione tedesca giunge sul palco viene accolta come merita da un pubblico che si fa subito trascinare dalla potenza del pezzo “Dein R3.ich”, traccia dell’ultima fatica della band “I Am Nemesis”. Subito un caloroso ringraziamento e subito riprendono con la celebre “It’s our Burden to Bleed”, che fa scatenare anche i più indecisi ai lati del pit, oltre a strappare un sorriso ai nostalgici delle pure sonorità swedecore. Andreas Dörner non ha perso colpi dal punto di vista vocale e anche come intrattenitore non è male, chiamando diversi Walls of Death e cori su pezzi come “I Will Never let you Down”,“Davy Jones” e nell’immancabile “We are the Many”, dove si corica letteralmente sul pubblico. Da sottolineare la dedica con applauso a Mitch Lucker, frontman dei Suicide Silence recentemente scomparso a causa di un incidente e che in studio ha prestato la propria voce nei cori della succitata “We are the Many”. Un pubblico più che soddisfatto dell’esibizione si gode ora la traccia di chiusura “Memorial” che quasi fa desiderare che si trattengano ancora sul palco per qualche pezzo, magari dei più celebri che non sono stati eseguiti. Ottima prova quindi e poche imperfezioni, unica pecca un volume un po’ basso al microfono del chitarrista Denis Schmidt che non ci premette di godere appieno dei canti puliti. Ma come già detto la voce del pubblico (compreso il sottoscritto) ha riempito più che a dovere tale pecca. Grandi Caliban!”

Setlist:
- Dein R3.ich
- It’s Our Burden to Bleed
- We are the Many
- I Will Never Let You Down
- Davy Jones
- The Bogeyman
- Memorial


E ora tocca a noi . Una ventina di minuti in cui girovaghiamo attorno al palco per cercare il punto d’ingresso per il lato foto e gli As I Lay Dying fanno la loro comparsa in scena. Ammetto di non seguire molto la band americana da qualche anno, ma i primi lavori, "Shadows are Security" su tutti, sono da considerare assolutamente seminali per il movimento metalcore moderno. La prima cosa che noto, con sommo stupore, è: MA QUANTO CAZZO E’ DIVENTATO GROSSO Tim Lambesis? Capelli lunghi, barba e baffi..ma siamo sicuri sia davvero lui? E va bene che è qualche anno che non li seguo, ma il cambiamento fisico del vocalist californiano è davvero impressionante.
Ma superato il momento iniziale di empasse mi rendo conto che vocalmente non è cambiato praticamente nulla, anzi, se possibile Tim è diventato ancora più aggressivo nel suo modo di cantare, riuscendo nel difficile compito di rendere ancora più aggressive canzoni già di per se devastanti. Il resto della band tra l’altro non è da meno, sciorinando una prestazione davvero ottima, che scalda il pubblico e lo prepara in maniera adeguata allo show degli headliner della serata.
Anche la scaletta è preparata con assoluta perizia, andando a pescare in maniera equa praticamente da tutti i dischi della band, senza privilegiare esageratamente, come spesso accade, l’ultimo “Awakenend”, dal quale vengono tratte le ottime “A Greater Foundation” e “Cauterize”. Le due canzoni migliori a mio modo di vedere risultano comunque quelle provenienti dal miglior album dei californiani, “Shadows are Security”, ovvero “Confined” e soprattutto “Through Struggle”, una vera mina.
La domanda a questo punto sorge spontanea: ce la faranno i Trivium a reggere il confronto con i 3 ottimi gruppi che li hanno preceduti? Chi (per un altro paio d'ore) vivrà..



Setlist:
- Condemned
- 94 Hours
- Anodyne Sea
- Paralyzed
- Cauterize
- Through Struggle
- Nothing Left
- Confined
- A Greater Foundation
- Within Destruction
- The Sound of Truth


E finalmente giunge il momento tanto atteso dal sottoscritto: il primo concerto dei Trivium live. Incazzato nero per essermi perso clamorosamente le ultime due puntate italiche della band americana, dopo una birretta rinvigorente mi ritrovo per diversi minuti a fissare il palco vuoto, come un bambino che fissa l’albero di Natale il 18 Dicembre.
E quando le note dell’intro “Capsizing the Sea” iniziano a risuonare per il Live Club, ecco che gli occhi del bambino si fanno tutto ad un tratto quasi lucidi e sognanti: i Trivium fanno il loro trionfale ingresso on stage tra i boati del pubblico, davvero numeroso e partecipe, e la voce di Matt Heafy si fa subito estremamente aggressiva nell’incipit di “In Waves”, primo singolo dell’omonimo e ultimo album della band. La mia curiosità su Heafy era tanta, più che altro volta a capire se sia il cantato in growl che quello clean avrebbero retto il live e il tempo: la risposta è stata decisamente positiva, anche se va detto che perlomeno per le parti clean ci ha messo un po’ a prendere le distanze. Poco importa, già dalla successiva “Like Light to the Flies” proveniente dal capolavoro della band “Ascendancy” (che infatti vede ben 6 tracce proposte in serata), Matt si dimostra in formissima e recupera quanto lasciato su “In Waves”, sciorinando da subito una prestazione vocale eccellente, condita da una prova alla chitarra altrettanto impressionante, ben appoggiato dal compagno di corde Corey Beaulieu, in un’alternanza ben amalgamata di ritmica e solista. Si prosegue quindi ancora con “Ascendancy”, questa volta con “Rain”, salvo passare al penultimo disco “Shogun” con la doppietta “Into the Mouth of Hell We March” e ”Down from the Sky”, che conferma la bontà del disco anche in sede live, col chorus della prima cantato a squarciagola da un Live Club davvero in formissima, fatto testimoniato in più occasioni dal buon Matt, che inserisce il pubblico di Trezzo nella sua Top5 tra le migliori audience di tutti i tour dei Trivium. Il vocalist si esibisce anche più volte in ringraziamenti e saluti in italiano, ricordando che ben due membri della band hanno chiare origini dello stivale, il batterista Nick Augusto (ottima la sua prova all’esordio live, sostituire Travis Smith non era cosa facile) e il bassista Paolo Gregoletto. Da loro però, inaspettatamente, nessuna parola nell’italico idioma.
Nella serata c’è spazio anche per il controverso “The Crusade” con “Entrance of the Conflagration”, e in sede live appare ancora più chiaro il cambio di rotta che aveva caratterizzato i Trivium su quel disco: anima thrash, sia dal punto di vista vocale sia da quello strumentale, e una somiglianza coi Metallica a tratti imbarazzante. La canzone però scorre adeguatamente e i fans, giustamente, se ne sbattono a sufficienza dei paragoni scomodi, dato che i Trivium si dimostrano band di tutto rispetto sotto ogni punto di vista.
Il resto del concerto scorre nel giusto equilibrio tra pezzi nuovi (“Black”, “Built to Fall”, “Watch the World Burn”) e pezzi un po' più datati (“A Gunshot to the Head of Trepidation” è senza dubbio la canzone che guadagna i pop maggiori dal pubblico), arrivando persino a proporre la title-track del primo album della band, “Ember to Inferno”, per l’occasione cantata, in maniera eccellente, dal chitarrista Corey Beaulieu. A chiusura ancora una canzone da “Shogun”, “Throes of Perdition”, prima della strumentale “Leaving this World Behind” che chiude definitivamente il sipario su un concerto strepitoso da parte di una band strepitosa, che non merita i numerosi attestati di poca stima, spesso per partito preso, raccolti durante gli anni dal pubblico più intransigente e conservatore.



Setlist:
- Capsizing the Sea
- In Waves
- Like Light to the Flies
- Rain
- Into the Mouth of Hell We March
- Down From The Sky
- Entrance of the Conflagration
- Black
- The Deceived
- Watch the World Burn
- A Gunshot to the Head of Trepidation
- Ember to Inferno (Corey Beaulieu on vocals)
- Built to Fall
- Dying in Your Arms
- Pull Harder on the Strings of Your Martyr
- Torn Between Scylla and Charybdis
- Throes of Perdition
- Leaving This World Behind


Le orecchie ormai sono ridotte a due moncherini insanguinati [cit.] ma la felicità e la soddisfazione per questa 4 giorni praticamente ininterrotta di concerti sono elevatissime. Alla prossima!

Report fotografico a cura di Davide de Robertis per Metal.it. Report di Upon a Burning Body e Caliban a cura di Luca Simonazzi per Metal.it.

Si coglie l'occasione per ringraziare Live Nation per la disponibilità.

Quoth the Raven, Nevermore..
Report a cura di Andrea Gandy Perlini

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