(10 ottobre 2012) Overkill: Killfest 2012 live in Milano

Info

Provincia:MI
Costo:€22,00 + d.p., €26,00 in cassa
Anche dopo anni di frequentazioni live di vario tipo non è facilissimo abituarsi ad assistere ad un concerto metal al “chiuso” in un orario mediamente più adatto alla “merenda” (come ha “argutamente” rilevato un Ermo evidentemente ancora avvezzo a tali fanciullesche consuetudini, nonostante la “veneranda” età …) e mi sa che non sono l’unico ad avere questo tipo di “problemi”, giacché alle 18,30, momento in cui entriamo all’Alcatraz con i Degradead già all’opera, il pubblico dell’accogliente club milanese è davvero esiguo.
D’altra parte, però, se non fossero rispettati questi orari così “singolari”, difficilmente la Torino Crew di Metal.it, qui rappresentata dai due attempatelli figuri che firmano queste righe, avrebbe la possibilità di assistere ad uno show meneghino con quattro gruppi e rientrare nell’amata capitale sabauda avendo ancora a disposizione quel numero minimo di ore di sonno necessario alle stanche membra per prepararsi adeguatamente ad affrontare una giornata di “duro” lavoro (quello retribuito, né!), e quindi ben venga anche tale apparente “stravaganza”.
Dispiace solo per i valenti melodic-deahsters svedesi, piuttosto abili nel “tenere” il palco, nonostante tutto, e a fornire ai pochi astanti l’impressione netta di una formazione di qualità, devota epigone di In Flames e Soilwork, non particolarmente originale, eppure gradevole e discretamente coinvolgente, pur nella brevità (che a volte aiuta!) della prestazione contingente.
Discorso un po' diverso per i Purified In Blood: la loro prova investe il pubblico (leggermente rimpolpatosi, nel frattempo) come un’onda sonica dall’impatto feroce e devastante, nonché un po’ caotica (e non dipende dalla resa sonora, che peggiorerà solo, purtroppo, durante l’esibizione del 3IOB!).
Pose “plastiche” (il vocalist Hallgeir S. Enoksen, t-shirt dei Neurosis e una propensione al “cantare” in mezzo ai suoi fans, sembra una via di mezzo tra Henry Rollins e … Hulk Hogan – avete presente quando soffiava gonfiando le guance?), rasoiate metalliche e furia hardcore, travolgono in maniera pressoché incessante, e anche se le piccole divagazioni seventies o le scorie noise delle chitarre aggiungono un pizzico di “fantasia” al monolite nordico, non c’è dubbio che la sensazione di brutalità lasciata dalla performance dei norvegesi avrà sicuramente soddisfatto chi nella musica cerca innanzitutto espressioni di aggressività e rabbia.
Personalmente preferisco soluzioni meno tetragone (e monocordi …), ma sarà interessante approfondire la questione, magari tramite un’indagine discografica (il loro “Flight Of A Dying Sun” è stato gradito dal nostro Diego ‘Wolf85’ Serafini … potrei cominciare da lì …).
Grande curiosità, invece, per i 3 Inches Of Blood, che il sottoscritto aveva ammirato ai tempi di “Advance and Vanquish” (il loro secondo album, per la cronaca), per poi perderli un po’ di vista negli anni successivi.
I “più grandi nemici del nu-metal” (e lo dichiararono mentre la loro etichetta di allora, la Roadrunner, era una delle protagoniste dell’odiato genere …) canadesi, anche se un po’ diversi negli effettivi rispetto al disco succitato, appaiono anche “de visu” esattamente quello che la loro musica evoca ormai da due lustri: una banda di guerrieri metallici follemente innamorata di Judas Priest, Mercyful Fate, Accept, Diamond Head e Iron Maiden, interessata ad acuire l’aggressività dei modelli con dosi misurate di death-metal, aggiungendo, così, quel tocco leggero di “freschezza” richiesto ad un gruppo comunque nato nel terzo millennio.
L’assalto è fulmineo e risoluto, e nonostante i problemi tecnici all’impianto audio che non consentono di godere pienamente dello spettacolo, Cam Pipes e il suo manipolo di barbari inscenano con discreta dovizia le sequenze di questa “epica” battaglia: “Leather Lord”, le taglienti twin-guitars di “Deadly Sinners”, la contagiosa “Metal Woman” e poi ancora gli inni bellicosi “Night Marauders”, “Revenge Is a Vulture”, “Trial Of Champions”, “Destroy the Orcs” e “Battles and Brotherhood”, rappresentano piuttosto bene quella tradizione, magari un pochino “pacchiana” e convenzionale, che tanto piace ai cultori del settore e che oggi viene celebrata da tanti gruppi “vecchi” e “nuovi” … tra cui proprio i 3IOB, da ringraziare perché in qualche modo “precursori” di questa tendenza di “ritorno” e con cui è sempre un piacere alzare il pugno al cielo e gridare ancora una volta “Long Live Heavy Metal”!

Marco Aimasso



Feel the …Thrash!

A dispetto dei tanti (troppi… ) anni, cui non presenziavo ad un concerto di questa storica formazione newyorkese, ritrovo degli Overkill assolutamente in forma, come avevano comunque già lasciato intendere con le loro ultime uscite discografiche.
Pur essendo da poco sul mercato, “The Electric Age” non si impone sulla scaletta di stasera, lasciando il giusto spazio ai maggiori classici degli Ovekill, che nel finale piazzano anche due delle mie canzoni preferite, la speedy ad letale “Elimination” e l’immancabile “Fuck You!!!”, cover dei britannici The Subhumans, ma che ormai è entrata a far parte del D.N.A. di Bobby "Blitz" Ellsworth e D.D. Verni

Già, i due sono i membri storici del gruppo e si dividono il palco recitando entrambi il ruolo del frontman, va da se che al di là delle pose e dell’energia messa in campo, la cosa finisca per riuscire meglio ad un iperdinamico Blitz, che vive veramente le canzoni, non limitandosi solo a cantarle ma che con le mimiche e gli scatti nervosi le lascia scorrere lungo le sue vene… e nelle sue budella.
Non che gli altri tre musicisti che fanno parte degli odierni Overkill siano dei meri comprimari, ed i due chitarristi Dave Linsk e Derek Tailer, ed il batterista Ron Lipnicki, dimostrano ampiamente di essere all’altezza del compito, come si evidenzia ad esempio nei break strumentali di “Ironbound” o “Thunderhead”.

Ed è così ben presto evidente che se le tre bands che sono salite in precedenza sul palco, hanno pur lasciato un'ottima impressione, gli headliner facciano fare alla serata un eccezionale salto di qualità.
Partenza nel segno della novità con “Come and Get It” e prima mazzata storica con “Rotten to the Core”, ma non mancheranno all’appello altri episodi che pescano nella storia degli Overkill, come “Powersurge”, “In Union We Stand”, “Hello from the Gutter” o “Coma”, con gli Overkill che pestano - tanto e sempre – che siano il tiro punky di “Old School” o le atmosfere cangianti di una “Who Tends the Fire” che va segnalata come uno dei momenti topici dell’intera serata.

Un pubblico reattivo e partecipe completa nel miglior dei modi la resa del concerto, dandomi l’agognata conferma che non si è mai troppo vecchi to rock, come ben testimoniano quella manciata di musicisti sulle assi del palco e gran parte del pubblico presente all’Alcatraz.

Sergio Rapetti



Overkill Setlist:
Come And Get It
Bring Me The Night
Rotten To The Core
It Lives
Electric Rattlesnake
Hello From The Gutter
Ironbound
Save Yourself
The Wait
Thunderhead
Old School
Who Tends The Fire
In Union We Stand
Elimination

Encore:
Coma
Fuck You!!!
Powersurge

Foto di Sergio Rapetti
Report a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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