(28 maggio 2011) Stormlord + Hour Of Penance + Rosae Crucis + Airlines Of Terror - 28/05/2011 (Black Out, Roma).

Info

Provincia:RM
Costo:non disponibile
Una serata all'insegna dell'acciaio fuso quella presentata al Black Out stasera, complice la presenza degli Airlines Of Terror, dei tellurici Rosae Crucis, dei devastanti Hour Of Penance ma soprattutto per la presenza degli Stormlord che si accingono a festeggiare i venti anni di carriera, tanti ne sono passati dal lontano 1991. La risposta del pubblico è stata ottima e numerosa, un piccolo segnale che le band di casa nostra quando hanno qualcosa di concreto da dire riescono a far smuovere il sedere anche ai più pigri! Per sapere come si è svolto il resto della serata buona lettura!

La serata comincia con gli Airlines Of Terror, combo romano con Demian Cristiani, voce e chitarra, e il ben noto Giuseppe Orlando, questa sera in duplice veste di batterista e fonico degli Stormlord. La band presenta una line up insolita, che prevede al basso Emanuele Pillo Calvelli dei Noumeno e alla chitarra Flavio Gianello dei Lahmia.
La setlist proposta è esclusivamente incentrata sui pezzi estratti dal loro ultimo full lenght, Blood Line Express, uscito oramai l'anno scorso, e che avevamo avuto modo di apprezzare in sede live, in concomitanza con il concerto che la band ha fatto di supporto qualche mese fa ai Decapitated. Il groove è molto trascinante e le battute di Demian aiutano a condire il tutto con una sana manciata di satira ed autoironia.
Quest'ultima prerogativa è evidenziabile già solo ascoltando i titoli delle track, come Spaghetti Western Death, Blood Stained Bananas e Premiata Macelleria Cristiani, dedicata dal frontman a tutti i nostri cari vicini di casa. La performance si consuma in maniera molto naturale e senza intoppi di alcun tipo [che purtroppo ci saranno per i gruppi a venire]; la cosa piacevole è notare come il Black Out, che questa sera ospita la kermesse, conti già un discreto numero di presenze, nonostante il concerto cominci abbastanza presto, risparmiando a coloro che sono stati scelti come band d'apertura l'amaro dispiacere di esibirsi davanti ad un pubblico numericamente scarno. (Selenia Marinelli).

Spaghetti Western Death
Screen Poker Junkie
Disorient Express
Premiata Macelleria Cristiani
Polezi Zombie
Blood Stained Bananas
Carpet Of Larvas
Once Upon A Time in Nagasaki


La seconda band a salire sul palco sono i capitolini Rosae Crucis, fautori di un Classi/Power Metal senza fronzoli e incline a certe influenze Thrash Metal che dal vivo fanno sfoggio di un'energia senza eguali. La band calca le scene da anni con passione e dedizione e lo si può riscontrare dall'entusiasmo del pubblico presente. Ogni loro brano viene acclamato e seguito dall'inizio alla fine con tanto di coro durante i ritornelli. Vengono estratti brani da tutti i dischi pubblicati ma si da una certa attenzione a quelli cantati in italiano come Fede Potere Vendetta, credo la canzone più apprezzata della serata. La presenza scenica è ottima e ricorda da vicino una certa attitudine alla Manowar, del resto il background è quello. Come già detto il pubblico ha risposto alla grande presentandosi in mono numeroso già al secondo gruppo! Ogni tanto Roma si risveglia. (Andrea BurdeN Benedetti).

Il secondo motivo fondamentale per cui molti dei metalheads romani [e non] sono questa sera pesenti è il ritorno sul palco degli extreme metallers Hour Of Penance. Non sono un mistero gli ultimi episodi che la band ha dovuto affrontare e che hanno portato, tra le conseguenze, un vero e proprio sconvolgimento all'interno della line up, oramai ridotta all'osso. Molta curiosità c'è soprattutto nei confronti del nuovo batterista, il sardo Simone Arconda Piras, che senza dubbio ha l'onere, oltre che l'onore, di ricoprire un ruolo molto ambito e difficile, un tempo non troppo lontano appartenuto a colui che era rimasto l'unico membro fondatore della band, Mauro Mercurio. Quest'ultimo, tra l'altro, questa sera presenzia tra il pubblico, lanciando il chiaro messaggio che in fondo il distacco dal cordone ombelicale che lo legava agli Hour Of Penance non è avvenuto in maniera così bellicosa come a noi esterni era parso.
L'altra novità in line up è in sede vocale, dove troviamo Paolo Pieri, seconda voce degli Aborym e chitarrista dei Malfeitor, chiamato a vestire i panni del frontman, precedentemente appartenuti a Francesco Paoli, il primo a caricarsi della scelta di abbandonare la band per dedicarsi interamente ad una altra realtà estrema del nostro underground, i Fleshgod Apocalypse.

Si comincia con la titletrack dell'ultimo lavoro, Paradogma. L'ampolloso intro crea la giusta atmosfera di preparazione al massacro sonoro di cui, dopo pochi secondi, saremo resi partecipi. Un'ostentata sicurezza probabilmente cela un velo di emozione, soprattutto nei nuovi entrati, che comunque dimostrano delle ottime doti di esecuzione.
Unica pecca, purtroppo, sono stati i suoni, che per band di questo tipo hanno una valenza fondamentale, in grado di alterare molto la resa finale del live. Il tecnicismo degli Hour Of Penance risulta per questo motivo penalizzato, in quanto l'equalizzazione dei suoni vede un volume della voce troppo basso, voce che per noi dalle prime file è quasi impossibile da percepire, e volumi in generale non giustamente calibrati, con il risultato di un grande pastrocchio sonoro che ammortizza di molto l'impatto che questa band invece sarebbe in grado di regalare.
La cosa positiva, tuttavia, è avere la forte sensazione che gli Hour Of Penance si siano ripresi dopo le ultime vicissitudini. La conferma di una nuova rinascita arriva con l'annuncio dell'esecuzione di un nuovo pezzo, ancora senza un titolo ufficiale e provvisoriamente chiamato Redemption Through Scorn, a testimonianza che le fasi di stallo e poi di rodaggio, successive al processo di decostruzione subìto, sono ora ampiamente superate. Scelta come conclusione del live è la tanto attesa Misconception, pezzo verso cui tutti noi brutallers nutriamo viscerale affezione. (Selenia Marinelli).

Paradogma
Incestuous
Dinasty Of Worms
Absence Of Truth
Incontrovertible Doctrines
Slavery In A Deaf Decay
Adversary Of Bigotry
Redemption Through Scorn
Misconception


Siamo giunti al momento degli headliners. Gli Stormlord questa sera promettono uno spettacolo ricco per la celebrazione di ben venti anni di carriera musicale, due decenni in cui hanno regalato momenti d'oro alla scena underground del nostro Paese, riuscendosi ad affermare come realtà Extreme Epic Metal molto stimata e conosciuta anche oltre i nostri confini.

Le luci spente ci avvisano che il momento è arrivato. Un'affascinante vestale, Cristina Lecce, fa il suo ingresso con lo scudo dorato che riporta l'effige di Medusa, alzato fieramente al cielo nei due angoli opposti del palco, per poi essere riposto su un piedistallo. A questo punto, gli Stormlord fanno il loro trionfale ingresso, fieri ed acclamati a gran voce da tutti noi presenti in sala. La passione e l’affetto che unisce la band al loro pubblico è evidentissima e sancita da una continua interazione, complice anche Francesco Bucci (bassista), che con la carica, la simpatia e le grandi doti di intrattenimento si conferma come vero organo di propulsione durante il live, riuscendo a mantenere livelli di coinvolgimento sempre elevatissimi.

Notevole anche l'apporto di Elisabetta Marchetti, autrice delle parti liriche di brani come Legacy Of The Snake e la maestosa Mare Nostrum.
“Mare Nostrum è ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che sempre saremo”: in tripudio di patriottismo e amore per la nostra Storia, si consumano le note di uno dei pezzi più belli e coinvolgenti che la band abbia mai composto.
Non mancano, tuttavìa, problemi tecnici legati alla batteria, con David Folchitto che ha un disguido con il martelletto; è evidente che il povero martelletto non sia stato in grado di reggere le velocità ed i ritmi molto serrati propugnati da David e dal precedente Arconda. Come biasimarlo, del resto? Le sorprese più succulente sono sancite da ben due pezzi nuovi, che hanno fatto venire l'acquolina in bocca a tutti noi presenti e che avranno certamente stimolato qualche onanistica ipotesi su come potrebbe essere il nuovo lavoro degli Stormlord.

Ma non finisce qui:

A celebrare il ventennale è chiamato sul palco un ex membro storico della band, Pangolo, con cui vengono eseguite Creeping Death, celebre cover dei Metallica, e l'inaspettata Where My Spirit Forever Shall Be, tratta dall'omonimo EP del lontano 1998. La scelta di suonare questi pezzi con ben tre chitarre genera un muro di suono considerevole, conferendo all'esibizione una carica ed un'esplosività davvero senza precedenti. Siamo giunti quasi al termine del concerto e come track di chiusura viene scelta l'autocelebrativa Stormlord, un trionfante bagno di gloria, solenne nel suo incedere.

Le parole sono superflue per descrivere le emozioni provate questa sera.
Ancora una volta gli Stormlord dimostrano di essere una realtà validissima, forse spesso sottovalutata, ma che ci ricorda che classe, professionalità e soprattutto passione abitano anche i nostri lidi italiani. (Selenia Marinelli).

Dopo la spossante (in senso positivo) prova degli Hour Of Penance è il momento di prepararsi per la battaglia, forse quella più significativa, per un gruppo come gli Stormlord, da venti lunghissimi anni vera e propria macina per quello che loro definisco Extreme Epic Metal con tenacia, passione, qualità e permettetemi di dirlo: originalità. Un termine abusato e facilmente frainteso ma almeno nel loro caso onesto, malgrado un mercato saturo sono riconoscibili in mezzo al caos più totale. Dopo un'introduzione suggestiva con tanto di vestale a reggere lo scudo di Medusa è la band stessa a dare il via alle ostilità con brani dal calibro di Dance Of Hecate, I Am Legend, Neon Karma e soprattutto la nuovissima Onward To Rome, un pezzo che sancisce la vena epica e imperiale degli Stormlord. I suoni si assestano su una buona qualità, il necessario per rendere le linee melodiche comprensibili e soprattutto coinvolgenti. Il pubblico non si risparmia e viene ovviamente incitato da un Francesco Bucci visibilmente soddisfatto, non tanto dalla serata ma da quanto raccolto in due decenni!
Si continua alla grande con Under The Boards, Wurdulak, Mare Nostrum e Legacy Of The Snake, dove fa la comparsa Elisabetta Marchetta, corista degli Stormlord da qualche anno a questa parte, e realmente in grado di modulare la sua voce in senso operistico visto e considerato che è una professionista del settore. A culmine dei festeggiamenti è stata molto gradita la presenza di Pierangelo Giglioni durante l'esecuzione di Creeping Death (Metallica) e Where My Spirit Forever Shall Be, un muro di suono la prima e un muro di emozioni la seconda. Lo show si va chiudendo con la presentazione di un secondo brano inedito (ancora senza titolo) che fa presagire un ritorno di altissima qualità (spero accelerino i tempi di incisione) e soprattutto con un pezzo che già dal nome la dice tutta: Stormlord. Venti anni spesi bene, ed è proprio il caso di augurargliene altri venti così. Poco importano i settaggi audio o le presunte sbavature musicali, è stato un concerto di pancia e di sfogo, di contatto con il pubblico, ed è stato recepito, l'omportante era questo. (Andrea BurdeN Benedetti).

Intro (Dune OST)
Dance Of Hecate
Neon Karma
I Am Legend
Onward To Roma (nuova)
Legacy Of The Snake
Under The Boards
Nuova 2 (ancora senza titolo)
Mare Nostrum
Wurdulak
Creeping Death (con Pierangelo)
Where My Spirit Forever Shall Be (con Pierangelo)
The Curse Of Medusa
Stormlord


Foto a cura di Selenia Marinelli.
Report a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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