(27 gennaio 2004) Hardcore Superstar + Gemini Five + Speedbuggy Usa - Alpheus, Roma, 27 gennaio 2004

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Dopo l’entusiasmante concerto dello scorso settembre al The Field di Carpaneto Piacentino gli Hardcore Superstar sono tornati a suonare in Italia per ben cinque date, a dimostrazione del fatto che il nostro è sicuramente uno dei paesi dove riscuotono più successo e possono contare su un seguito di fans fedelissimi, disposti anche a farsi lunghi viaggi pur di poterli vedere dal vivo.

Quando sono arrivata all’Alpheus c’era già una discreta folla ad attendere l’apertura del locale, che a dire il vero si è poi rivelato piuttosto adatto ad accogliere un concerto del genere visto che non si trattava della solita “stanzetta” piccola e fumosa ma di un posto bello grande e comodo, dove è stato possibile assistere allo show in tutta tranquillità (per modo di dire, trattandosi degli HS!) e ad una temperatura davvero ottimale!

Dopo una non lunghissima attesa è iniziato il concerto degli opener Speedbuggy Usa, band nella quale milita l’ex chitarrista dei No Fx (a proposito, ma chi glielo avrà fatto fare di mollarli??) e che propone una sorta di country ’n’ roll a dire il vero un po’ noiosetto e forse più adatto ad altri contesti che a questo tipo di serata. Personalmente mi aspettavo qualcosa di meglio e, a quanto ho potuto notare, la mia opinione deve esser stata condivisa da diverse persone visto che la loro performance non ha suscitato grandi entusiasmi.

A seguire sono arrivati i Gemini Five, e anche in questo caso devo ammettere che non si è trattato di uno show memorabile, nonostante la formazione svedese ce l’abbia messa davvero tutta e abbia dimostrato di possedere una certa compattezza e una discreta professionalità. Non si può certo dire che al frontman Tin Star e ai suoi degni compari manchi il look giusto o l’affabilità, ma purtroppo il rock stradaiolo che propongono è caratterizzato da sonorità un po’ troppo scontate, per cui l’unico brano che mi è veramente piaciuto tra tutti quelli che ho sentito (la maggior parte dei quali credo fossero tratti dal loro debut album “Babylon rockets”) è stata la cover di “You spin me round” dei mitici Dead Or Alive, tra l’altro accolta benissimo dal pubblico presente e cantata un po’ da tutti. A onor del vero bisogna fare una considerazione, e cioè che non deve essere per niente facile aprire per una band come gli Hardcore Superstar. Credo infatti che per la maggior parte dei gruppi sia veramente un’impresa riuscire ad eguagliare l’enorme carica ed energia che i quattro trasmettono quando sono sul palco, vale a dire in quella che da sempre è la dimensione a loro più congeniale…

L’intervallo tra la fine del concerto dei Gemini Five e l’inizio di quello dei ragazzi di Göteborg è stato parecchio lungo, nel frattempo noi del pubblico potevamo ammirare la coloratissima batteria di Magnus Andreasson/Adde (piena zeppa di immagini di personaggi dei cartoni animati come Titti e Bugs Bunny!), in questo caso adornata perfino da tubi di plastica illuminati. Quando finalmente lo show è cominciato la band ha dato subito l’impressione di essere piuttosto carica e in forma, con un Jocke Berg più istrione e indiavolato che mai (e sempre più simile a Steven Tyler nella mimica facciale e nelle movenze!) coadiuvato dal “fido” Silver Silver (che non ha mancato di “regalarci” il suo solito ghigno beffardo, un’espressione della serie “A raga’, ma nun se vede chi è er mejo qua dentro??”) e dal simpaticissimo Martin Sandvik (uno che quando suona ride sempre, un po’ sullo stile di Jesper Strömblad degli Inflames, tanto per rimanere in terra svedese…).

A dirla proprio tutta i brani proposti nella prima parte del concerto, tratti dagli ultimi due dischi pubblicati, non hanno la carica selvaggia e dirompente di quelli del debut “Bad sneakers and a piña colada”: in particolare le canzoni del nuovo “No regrets” si sono dimostrate come le più “debolucce” del mucchio, visto che neanche singoli come “Honey tongue” e “Still I’m glad” o la titletrack riescono ad avere lo stesso effetto-bomba di song come “Hey now!!” o “Rock ‘n’ roll star”. Ciò nonostante il gruppo è riuscito benissimo a colmare il gap tra la qualità del repertorio più recente e quella delle cose più vecchie, visto che dal vivo i quattro sono una vera forza della natura, capace di trasformare anche canzoni di media bellezza in veri e propri inni da cantare a tutta voce e ballare fino a sfiancarsi! L’impatto emotivo che gli show degli Hardcore hanno sull’audience non è cosa da poco e anche la performance di Roma lo ha dimostrato pienamente, proponendo una band che non riuscirebbe ad annoiare il suo pubblico neanche se si impegnasse con tutte le forze!! Da quanto ho potuto notare è stato molto apprezzato il momento in cui Jocke & soci hanno presentato la cover di un pezzo degli Hanoi Rocks, ma la cosa che ha maggiormente scatenato gli animi (anche se vi assicuro che non ce n’era proprio bisogno!) è stata la notizia che stavano per essere eseguiti un bel po’ di brani del primo disco, con i quali si è conclusa la prima parte dello show. Dopo la pausa il gruppo è tornato per proporre le song conclusive, dieci minuti circa di puro delirio culminati con l’esecuzione della grande “Liberation”, che sicuramente ha segnato uno dei momenti più belli dell’intera serata (e purtroppo anche la sua conclusione).

Nell’insieme direi che si è trattato di un concerto molto ben riuscito, magari un po’ troppo breve (poco più di un’ora) ma sicuramente intenso, che ha riconfermato gli Hardcore Superstar come una delle migliori band del loro genere. Ancora una volta abbiamo avuto la dimostrazione che la vera forza di questa formazione non sta solo nell’immediatezza del sound proposto, ma anche (e soprattutto) nel fatto di essere composta da veri e propri animali da palco, che dietro alla loro aria apparentemente scanzonata nascondono una grinta e un talento “da intrattenitori” davvero fuori dal comune!

Report a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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