Copertina 6

Info

Anno di uscita:2003
Durata:54 min.
Etichetta:Lion
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. PEANUT BUDDAH
  2. WHERE'S MY HAT
  3. ID
  4. LOVE SONG
  5. CAME TO BELIEVE
  6. BETWEEN US
  7. KIARA
  8. SISTER CHERRYL
  9. BRANDENBERG GATE
  10. BASTILLE DAY
  11. MOUNTAIN
  12. SEARCH FOR THE SUEDE KING
  13. ORANGE

Line up

  • Chris Poland: guitars
  • Robertino Pagliari: bass
  • David Eagle: drums

Voto medio utenti

Non che OHM sia da ripudiare in toto, ma francamente mi aspettavo molto di più da questo già da tempo annunciato nuovo progetto dell'indimenticato ex Megadeth Chris Poland.
Ho letteralmente amato sia "Return To Metalopolis" che la testimonianza con i Damn The Machine e benchè piuttosto datati (rispettivamente 1990 e 1993), avrei di gran lunga personalmente gradito che Poland ne riprendesse il discorso, sviluppandone quell'interessantissimo percorso musicale che aveva avviato in modo così efficace in entrambe le occasioni ed in dimensioni differenti.
Con il seguente "Chasing The Sun" (che includeva materiale composto tra il '94 ed il '99) le composizioni risultavano svuotate dell'attacco e della distorsione del debutto solista, conservandone però lo stile e l'attitudine generale.
Sfortunatamente adesso OHM segna la scelta di sfociare definitivamente in una rock-fusion piuttosto anonima.
Certo che lo stile, la tecnica, il suono inconfondibile di Chris rimangono suoi indiscussi marchi di fabbrica. Non mancano anche collegamenti tematici al suo precedente repertorio, come si può notare già con l'iniziale buona "Peanut Buddah", ma è l'insieme che in definitiva rischia seriamente di non lasciare un segno convincente, specie addentrandosi ulteriormente nel cuore della scaletta e constatando che di veri e propri momenti interessanti, nei vari temi e nelle (esageratamente) immense distese strumentali solistico-improvvisative, ve ne siano in definitiva molto, molto meno di quanto sia lecito aspettarsi.
Sarà che il trio in questione (che include come sezione ritmica Robertino Pagliari e David Eagle) abbia badato essenzialmente a divertirsi jammando, libero da qualsiasi pianificazione o costrizione stilistica preventivamente decisa e facendo fin troppo affidamento al caso.
Sta di fatto, però, che il risultato finale sia in gran parte senza infamia e senza lode.
Non un capolavoro, non un album da avere a tutti i costi....semplicemente una discreta, non indispensabile realizzazione di rock-fusion strumentale e virtuosa, adatta ai fans ostinati di Chris Poland.
Recensione a cura di Fulvio Bordi

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