Copertina 5,5

Info

Demo
Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2008
Durata:17 min.

Tracklist

  1. HEAVY METAL GYPSIES
  2. ROCK THE HOUSE (IN ROD WE TRUST)
  3. SECRET FACE
  4. THRILLS IN THE DARKNESS

Line up

  • Claudia Pagliaro: vocals
  • Mirko Di Bella: guitars
  • Christian Balsamo: guitars
  • Marco Mauceri: bass
  • Riccardo Zimbone: drums

Voto medio utenti

Iniziamo dicendo che il mio Cd-player, fido compagno di “mille battaglie” musicali, non ne ha voluto sapere di riprodurre il demo di questi cinque ragazzi siciliani.
Non esattamente un “buon segno”, dal momento che il lettore in questione è stato abituato negli anni ad ingurgitare, oltre ad un sacco di “bella roba”, anche parecchie “nefandezze” del pentagramma, svolgendo il suo talvolta “ingrato” compito senza mai battere ciglio.
Affidatomi ad un meno “nobile” ed ugualmente efficiente portatile, è stato facile capire che non era stata la qualità artistica del prodotto in questione ad essere rifiutata e che un ben più pragmatico problema di compatibilità tecnica (inedita, in ogni caso!) era la vera causa del problema, dacché i nostri Hot Rod propongono un hard n’ heavy profondamente radicato negli anni ottanta, molto “rigoroso” negli schemi e nelle strutture, non molto vitale e incisivo e tuttavia nemmeno così “tremendo” da meritare tale trattamento.
A parte gli scherzi, i quattro pezzi del dischetto svelano un’evidentissima devozione per la “golden era” del rock duro, richiamando alla memoria un bel numero di protagonisti del periodo (tra gli altri, Iron Maiden, WASP, Saxon e ancor di più Warlock, forse anche per la voce risoluta di Claudia Pagliaro) e anche se il risultato appare come il frutto di una passione autentica, le linee melodiche e le architetture sonore non brillano per espressività e dinamismo, quantunque siano interpretate e registrate con sufficiente dovizia tecnica.
Ben venga questa “ricerca del tempo perduto” (oggi parecchio diffusa, tra l’altro) se è effettuata con la giusta attitudine e una necessaria verve compositiva, ed è proprio in quest’ultimo settore che i nostri devono continuare a lavorare, aumentando, come “naturale” conseguenza di un’accresciuta maturità, anche la coesione strumentale e la qualità delle esecuzioni.
Un debutto che rappresenta l’inizio di un cammino con ancora un po’ di strada da fare prima della meta, e tenendo conto che gli Hot Rod sono già alle prese con la stesura di nuovi brani, non ci resta che attendere di capire se i prossimi passi saranno compiuti nella direzione giusta, con relativo raggiungimento di un’accoglienza maggiormente benevola (e non soltanto da parte dei dispositivi stereofonici!).
Recensione a cura di Marco Aimasso

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