Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:66 min.
Etichetta: ProgRock Records

Tracklist

  1. TERRACIDE
  2. VOLATILESTIAL
  3. MANIFEST DESTINY
  4. OCEANICA TOXICA
  5. MAMMONIFIC
  6. ANIMAULIC
  7. ESOTERICA
  8. CROWNET
  9. OBESITE
  10. ODE TO JOY
  11. COSMOSERA
  12. VASTIFICANT

Line up

  • Matt Brookins: vocals, guitars
  • John Abella: drums
  • Savino Palumbo: keyboards
  • Craig Jackson: bass
  • Rick Pierpont: guitars

Voto medio utenti

A 5 anni dal precedente "Driven by fate" e dopo aver fatto da supporto a Spock's Beard, Zero Hour, Enchant, Kamelot, Symphony X, gli americani Odin's Court realizzano il loro progetto più ambizioso, un concept che parla degli effetti che le azioni dell'uomo hanno sul pianeta. Ogni brano affronta un tema diverso ed ha un approccio stilistico ben distinto, la carne al fuoco messa dal quintetto del Maryland è molta e coinvolge un numero disparato di generi: il progressive rock anni '70 (Pink Floyd, Yes, Rush) il prog contemporaneo più sperimentale ed atmosferico (OSI, Riverside, Porcupine Tree), l'heavy metal classico e quello più aggressivo di Devin Townsend e Tool, il jazz rock chiaramente ispirato ai Van der Graaf Generator (Nicki Brookings suona il sax tenore in due brani), il rock americano melodico e corale di Boston e Journey, l'ennesima rivisitazione in chiave rock dell'"Inno alla Gioia", un frullato sontuoso e a tratti caotico che spesso affonda in lungaggini strumentali, slanci di bravura del bassista Craig Jackson (molti gli spazi personali a lui concessi) o nella ricerca forzata del cambio di tempo. A peggiorare la situazione ci si mette anche una produzione dai suoni impastati e poco cristallini che penalizza ancor più il cantato di Matt Brookings (quasi fatica a sentirsi, sommerso spesso dalla musica), e a ben poco servono i contributi di special guests come Tom Englund (in "Mammonific) e Tony Kakko ("Crownet") se non ad invogliare all'acquisto i fans di Evergrey e Sonata Arctica. La voglia di mostrare le indiscutibili capacità tecniche e la miriade di influenze sfoggiate ha certo prevalso sul fattore compositivo, facendo di "Deathanity" un disco troppo dispersivo e a tratti monotono, ma confidiamo sulla giovane età dei singoli, credo sentiremo ancora parlare di loro.
Stupendo il cover artwork di Jessica Noir, disponibile sul sito ufficiale anche un dvd live del 2006.
Recensione a cura di Carlo Viano

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