Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2003
Durata:70 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. MY DEJA-VU
  2. DREAMTOWER
  3. THE PHARAOH'S CURSE
  4. REFUGE OF THE FREE
  5. BLUE SKY
  6. LAPUTA
  7. UNTIL THE END OF TIME
  8. SYSTEM UTOPIA
  9. GHOST OF AMERICA
  10. INVISIBLE MAN
  11. MAKE BELIEVE
  12. MURDER BY NUMBERS
  13. UNDONE (BONUS TRACK)

Line up

  • Mark Boals: vocals
  • Tony Macalpine: guitars
  • Vitalij Kuprij: keyboards
  • Philip Bynoe: bass
  • Virgin Donati: drums

Voto medio utenti

I Ring of Fire nascono nel 2000, quando il vocalist Marc Boals (famoso sopratutto per il suo lavoro in "Trilogy" di Malmsteen) vuole realizzare il suo secondo CD e chiama Tony Macalpine, il drummer Virgil Donati (Planet X) e Vitalij Kuprij (tastiere, Artension), il basso viene suonato da Boals e Macalpine. Il primo CD, dal titolo "Ring of Fire", si rivela un prodotto di metal neoclassico. Nel 2000 Boals abbandona il tour "War to End all Wars" di Malmsteen e si dedica coi Ring of Fire alla realizzazione di "The Oracle". Questa volta con l'ex bassista di Steve Vai, Philip Bynoe, e questa sembra essere il line-up definitivo, con Macalpine che rientra dopo essere stato rimpiazzato da George Bellas. Nel 2002 cominciano a lavorare su "Dreamtower", con Kuprij che decide però di prestare la sua collaborazione in esterno (poco dopo lascerà il gruppo), ed eccoci così ad oggi. Il CD è ben prodotto e suonato, Boals sembra tornato ad essere quello di "Trilogy", Macalpine certo non ha bisogno di presentazioni, ma secondo me qui si lascia troppo influenzare dal Malmsteen-style, mente quasi irrilevante risulta l'apporto alle keyboards di Kuprij, i cui fans certo rimarranno molto delusi. E' un CD che consiglierei ai fans di Malmesteen, Artension o Kamelot, tutti i brani sono in classico stile melodic power metal e non si discostano molto da questo genere, per cui alla lunga può risultare un po' noiosetto. Di sicuro da questa gente si poteva pretendere qualcosa di più originale. Da segnale una bonus track nella versione europea.
Recensione a cura di Carlo Viano

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