Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:33 min.
Etichetta:GSR Music

Tracklist

  1. PUSHING MY FAILURES AWAY
  2. NOTHING IS FORGIVEN
  3. WHEN ALL HOPE ENDS
  4. SAM'S SONG
  5. SCREAMING FOR SILENCE
  6. THE THING'S WE HAVE
  7. BROTHER'S KEEPING
  8. HOW DO YOU LIKE ME NOW
  9. PUSH THE LIMIT
  10. PURIFY
  11. HEY JOE
  12. YOU CAN MAKE IT

Line up

  • Pat: vocals
  • Dave: guitar
  • Wyb: guitar
  • Frank: bass
  • Igor: drums

Voto medio utenti

I BackFire! vengono dall’Olanda, terra certamente non famosissima per i suoi trascorsi hardcore. Eppure i nostri sono in giro da ben quattordici anni e hanno alle spalle una manciata di cd e una serie di tour europei. Il mio timore più grande, prima di ascoltare il cd, era di trovare nel sound dei BackFire! troppe influenze moderne, i classici riffoni metalcore che purtroppo da tempo sporcano un genere puro come l’hardcore. Per fortuna mi son potuto ricredere fin dai primi pezzi, in quanto lo stile del gruppo è fortemente ancorato al filone old school, di chiaro stampo newyorkese. Certo non manca qualche riff più “giovane”, ma grazie a dio si tratta di poca cosa rispetto al resto.
I dodici pezzi presenti sono infatti un vero e proprio assalto sonoro, senza respiro e senza compromessi, con le urla di Pat che fanno sanguinare le vostre orecchie dall’inizio alla fine di questo “In harm’s way”. E questo, però, è anche uno dei limiti dell’album, e cioè che è un po’ troppo monolitico, e dopo la metà inizia a essere un po’ troppo ripetitivo. Per carità, niente di eccessivamente negativo, in fondo questo tipo di cd funziona così, non ci si aspetta certo il pezzo fuori dal coro, però rispetto ad altri gruppi del genere, come per esempio gli italianissimi e loro compagni di etichetta Strength Approach, i BackFire! sono meno dinamici. D’altra parte non è certo una novità che l’hardcore di casa nostra sia uno dei più validi e seguiti nel mondo…
Certo, alcuni rallentamenti ci sono, e rendono i brani più fruibili, però per lo più ci troviamo davanti a brani in up-tempo con le chitarre a macinare riff su riff e Pat a vomitare rabbia nel microfono. Dodici brani in trentadue minuti di musica… questo dovrebbe darvi un’idea di cosa potete aspettarvi da questo album, che spara le sue cartucce migliori proprio all’inizio, con brani violenti e coinvolgenti come la opener “Pushing my failures away” oppure “Sam’s song” e “Screaming for silence”, più snelle e convincenti delle altre. Poi, come già detto, alcuni brani iniziano ad annoiare, non perché abbiano realmente qualcosa in meno rispetto a quelli appena citati, ma solo perché dopo il quarto d’ora l’orecchio non inizia a distinguere più bene le differenze tra le varie songs, davvero troppo omogenee.
In ogni caso “In harm’s way” è un buon disco, certo non un capolavoro, ma di sicuro un album che sarà apprezzato dagli appassionati di queste sonorità, e da chi in una band cerca l’attitudine e l’appartenenza alla scena piuttosto che soluzioni alternative e moderne, ma fini a se stesse. Disco sicuramente di settore ma non per questo meno interessante…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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