Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:58 min.
Etichetta:Earache
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. METAL LUST
  2. THE STRUGGLE OF TYRANTS
  3. SHE-DEVIL
  4. LYCANTHROPIC
  5. I AM USURPER
  6. GOLEM
  7. THE DESCENT
  8. UTOPIAN NIGHTMARE
  9. INVINCIBLE OVERLORDS
  10. VATICAN TIME MACHINE
  11. THE OATH OF SILENCE
  12. PERPETUAL TWILIGHT

Line up

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Il "Necrocult" americano non accenna a fermare la propria solitaria ascesa nel desolato panorama metal a stelle e strisce. Dopo essere andati in tour con mostri sacri quali Manowar e Cradle Of Filth, essere riusciti a smuovere ospiti di lusso come sua maestà King Diamond (presente in veste di special guest, insieme a Proscriptor degli Absu, sul precedente "Necronemesis") ed aver oramai ristampato qualsiasi nastro mai inciso nella loro carriera (la Necropolis in questo senso ha veramente svaligiato la discografia del gruppo, ripubblicando prima i vecchi demo e, recentemente, i primi due album), gli Usurper tornano sulle scene forti di un contratto con la Earache ed un nuovo disco prodotto da Neil Kernon (Judas Priest, Cannibal Corpse, Queensryche). "Twilight Dominion", questo il titolo del nuovo lavoro, presenta una band mai così compatta e potente; accantonate in parte le forti influenze mutuate dai Celtic Frost, comunque presenti in brani come "Lycanthropic", la formazione preferisce spingere il piede sull'acceleratore, aiutata anche dal migliore sound della propria carriera, dando vita ad una potente commistione di thrash e death che trova il proprio climax nella parte centrale del disco grazie a song come "I Am Usurper", "Golem", "The Descent" e "Utopian Nightmare". Purtroppo non sempre la proposta degli Usurper si assesta sui livelli delle canzoni appena citate, stranamente sono i primi e gli ultimi brani del lavoro a non essere particolarmente convincenti, sminuendo così un disco per altri versi molto valido. "Twilight Dominion" resta comunque un must per gli amanti di sonorità oneste e legate al metal più tradizionale, anche se il fascino dei primi lavori della band, sicuramente peggio prodotti e di gran lunga più primitivi, rimane tuttora ineguagliato.
Recensione a cura di Francesco 'HWQ' Bucci

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