Anthrax - We've Come for You All

Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2003
Durata:55 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. INTRO
  2. WHAT DOESN'T DIE
  3. SUPERHERO
  4. REFUSE TO BE DENIED
  5. SAFE HOME
  6. ANY PLACE BUT HERE
  7. NOBODY KNOWS ANYTHING
  8. STRAP IT ON
  9. BLACK DAHLIA
  10. CADILLAC ROCK BOX
  11. TAKING THE MUSIC BACK
  12. CRASH
  13. THINKING ABOUT AN END
  14. WE'VE COME FOR YOU ALL

Line up

  • John Bush: vocals
  • Scott Ian: guitars
  • Rob Caggiano: guitars
  • Frank Bello: bass
  • Charlie Benante: drums

Voto medio utenti

Dopo un silenzio durato ben 5 anni, tornano sulle scene gli Anthrax con un nuovo album, “We Have Come For You All”, nel quale probabilmente molti fan, delusi dalle ultime pubblicazioni della band, cercavano un tanto atteso riscatto per una band così fondamentale quale quella capitanata da Scott Ian e John Bush. Ebbene, benché non si possa parlare di un brutto album, questo capitolo proprio non convince chi si aspettava un ritorno a sonorità del passato tanto care al quintetto newyorchese. Non solo parlare di thrash nel nuovo lavoro degli Anthrax risulta del tutto fuori luogo, ma anche il termine heavy metal è forse eccessivo per descrivere un disco in cui a farsi sentire maggiormente sono le influenze del rock più moderno e melodico. Intendiamoci subito, “We Have Come For You All” è un buon disco, ascoltabile e gradevole, del quale molti potranno anche rimanere soddisfatti, ma scordatevi di sentire anche solo lontanamente tracce di quel sound che ha reso celebre gli Anthrax nel tempo e che da anni ormai può considerarsi come acqua passata. Da almeno 10 anni la band ha intrapreso una nuova direzione musicale, iniziata con Sounds Of White Noise e culminante in questo nuovo lavoro, dove elementi per così dire “moderni” si accostano a soluzioni marcatamente rock, fino a trionfare nella blueseggiante “Cadillac Rock Box”. Se in tutto questo tempo avete seguito e apprezzato il cammino degli Anthrax, certo non potrà dispiacervi questa nuova realizzazione che ha per lo meno il pregio di riportare in luce il nome della band e di riscattarla in parte del precedente Volume 8 – The Treat is Real. In caso contrario, non aspettatevi certo grandi cose da un disco tutto sommato gradevole ma poco più che mediocre.
Entrando nello specifico, gli elementi predominanti sono l’ennesima accordatura ribassata (per l’occasione in Re bemolle), come se scrivere un disco in Mi naturale fosse ormai diventata un’impresa, un suono delle chitarre che col metal sembra avere proprio poco a che spartire, e una certa, quasi fastidiosa, aria radiofonica nelle composizioni, che più si addice ad un disco da classifica che ad un album metal. Esempio lampante può essere “Safe Home”, con la quale non mi stupirei se la band entrasse nelle nostre ottuse charts nazionali, melodica rock song attuale e godibile quanto un brano dei Pearl Jam o qualunque altro grande nome a vostro piacimento.
Di certo gli Anthrax tutto ciò lo fanno davvero bene, con buon gusto e grande capacità compositiva, aspetto che a un certo livello deve essere fuori discussione e qui incrementato da una super produzione che valorizza in maniera ottimale il lavoro svolto in studio.
Qualche episodio più cattivello lo si trova anche, a ben cercare, come l’iniziale “What Doesn’t Die”, la frenetica “Nobody Knows Anything”, dove Benante da il meglio di sé alla batteria così come in “Black Dalia”, dal refrain sparato a tutta velocità.
Episodi un po’ sopra le righe di un disco nel quale lo standard rimane comunque medio/basso, nel quale ci si aspetta da un momento all’altro il colpaccio in grado di trasformare un album ascoltabile in un bell’album ma che purtroppo non arriva.
Se sia il caso di parlare di un’altra delusione è compito che lascio volentieri a chiunque vorrà cimentarsi nell’ascolto, aspettando conferme o smentite dall’appuntamento live del mese prossimo.

Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda
Pessimo

un disco INDECENTE un plauso a bush benante e ian che hanno completato la distruzione di una band storica vergognosi

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