Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:32 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. HAND OVER FIRST
  2. FIRE IN THE SOUL
  3. FRICTION
  4. WARBORN
  5. FEED ON THE FALLEN
  6. ROYAL STRAIGHT FLESH
  7. BACK FOR THE ATTACK
  8. BLOOD BIRGADE
  9. PICK YOUR POISON
  10. DANGEROUS WHEN DEAD
  11. BRAKEFALIURE

Line up

  • Lars Löfven: guitars
  • Gustaf Jorde: bass
  • Matte Modin: drums
  • Lars Löfven: vocals

Voto medio utenti

Velocità portata all'estremo: questo sono gli svedesi Defleshed, band attiva dal '91, giunta ora alla sesta release discografica (contando anche i due mini) e fatta oggetto di una certa notorietà grazie alla presenza in line up di Matte Modin, impressionante drummer dei Dark Funeral. Devo confessare la mia mancanza d'imparzialità nel giudicare un gruppo che considero autore di uno dei migliori dischi thrash/death degli anni '90: l'imperdibile "Fast Forward", un capolavoro di violenza inficiato in minima parta da una produzione non all'altezza. Le aspettative sul nuovo "Royal Straight Flesh", quindi, erano decisamente elevate; sin dalla furiosa opener "Hand Over Fist" è chiaro quanto la linea della band sia rimasta fedele al passato e, questa volta, anche la produzione risulta abbastanza professionale. I Delfeshed non deludono, quindi, ponendosi come l'ideale punto d'incontro fra il riffing isterico di act come Exodus o, per quanto riguarda le ritmiche più serrate, Slayer e l'estremismo sonoro di Rotten Sound e The Crown. Sugli scudi, come al solito, l'inarrivabile performancedietro le pelli di Matte, letteralmente sbalorditiva in brani come "Back For The Attack", "Pick Your Poison" o nella coinvolgente title track. La grande forza del terzetto è l'abilità nel saper mescolare perfettamente soluzioni e refrain tipiche del thrash americano arricchendole con velocità, scream, e partiture di battera tipiche del death/black più oltranzista. Certo, non sono l'originalità o la sperimentazione le caratteristiche principali dei Defleshed, ma di fronte ad un lavoro così ben fatto, anche se un pelino inferiore al già citato predecessore, non si può che rimanere affascinati; la lunghezza del disco, undici canzoni per trentadue minuti, dovrebbe parlar chiaro in merito. Questa band non conosce compromessi o vie di mezzo, l'unico modo in cui sa esprimersi è picchiando a più non posso sui propri strumenti, abilità che forse ad alcuni sembrerà limitante, ma se "evoluzione" e "ricercatezza" sono due termini che aborrite posso assicurarvi che questa è la vostra band.
Recensione a cura di Francesco 'HWQ' Bucci

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