Frontiers Records persevera nell’impegno di rilanciare formazioni dell’area melodic rock, che non hanno magari avuto fortuna negli anni ’80, ma che possono ben figurare in questo periodo di riflusso musicale.
Setacciando capillarmente il panorama degli States, il più fecondo per questo stile, l’attenzione della label partenopea questa volta si è posata sui Giant, artefici di un buon successo con il loro debutto “Last of the runaways” (1989) trascinato dall’hit-single “I’ll see you in my dreams”, il quale si posizionò bene nelle charts Usa.
Nel 1991 il successivo “Time to burn” fallì completamente l’impresa di bissare il risultato del disco precedente e la band, delusa, scomparve dalla scena. Fino all’incontro con i discografici nostrani, i quali nel 2000 convincono il gruppo a riassestarsi e producono il loro terzo album, intitolato semplicemente “III”. Buon gradimento da parte di pubblico e critica, così i Giant decidono di pubblicare ora il loro primo live ufficiale, che include brani registrati durante i tours effettuati tra l’89 ed il ’92, in America ed in Europa.
Si tratta di un lavoro dalla lunghezza imponente, nel quale la band di Nashville non si limita a svolgere il compitino di una manciata di singoli easy-listening, al contrario esibisce una stimolante propensione alla dilatazione hard rock, irrobustendo le canzoni con eccellenti excursus strumentali guidati dalla loro punta di diamante, il chitarrista/cantante Dann Huff, musicista di evidente talento ammirabile nel gioiello strumentale “I can’t get close enough”, saggio chitarristico sull’onda delle migliori prestazioni di gente come Schenker o Roth. Ed è sicuramente l’eccellente prova del leader il filo conduttore di tutti i brani, di ottima fattura, tra i quali segnalo le energiche ed orecchiabili “I’m a believer” e “Thunder and lightning”, la blueseggiante e notturna “Chained” che deve qualcosa ai Whitesnake, il ruvido class rock “The big pitch” pieno di assoli fiammeggianti alla maniera delle southern bands, ed ovviamente il famoso singolo “I’ll see you in my dreams” accolto con entusiasmo dal pubblico.
Ciò che distingue i Giant da altre formazioni del genere è l’uso prettamente hard rock delle tastiere, mai invasive o pompose, ed una grinta che talvolta fa difetto agli esecutori del rock adulto e levigato. Huff risulta meno brillante nel suo impegno vocale, manca della necessaria estensione, per questo la scelta di lasciare spazio agli strumenti rende questo live vincente e godibilmente leggero malgrado il minutaggio impegnativo.
Apprezzabile anche l’inserimento di quattro tracce acustiche, tratte da un esibizione a Londra nel ’92, che evidenziano le radici blues del gruppo con momenti di grande tensione ed intensità drammatica..
Indubbiamente è stata una scelta vincente quella di dare fiducia ai Giant, a mio parere superiori a molte bands del genere preoccupate solo di azzeccare il ritornello zuccheroso, questo live è vivace, piacevole ed ottimamente suonato. In questo settore uno dei dischi più interessanti che mi è capitato di ascoltare negli ultimi tempi.