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Info

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Anno di uscita:1997
Durata:39 min.
Etichetta:Earache

Tracklist

  1. BREED TO BREATHE
  2. BIRTH IN REGRESS
  3. SECTION
  4. REFLECT ON CONFLICT
  5. DOWN IN THE ZERO
  6. INSIDE THE TORN APART
  7. IF SYMPTOMS PERSIST
  8. PRELUDE
  9. INDISPOSE
  10. PURIST REALIST
  11. LOWPOINT
  12. LIFELESS ALARM
  13. TIME WILL COME
  14. BLED DRY

Line up

  • Mark 'Barney' Greenway: vocals
  • Jesse Pintado: guitars
  • Mitch Harris: guitars
  • Shane Embury: bass
  • Danny Herrera: drums

Voto medio utenti

Inside The Torn Apart è per alcuni versi il disco della reunion per i Napalm Death. Lo storico cantante Mark "Barney" Greenway lasciò la band alla fine del 1996 a causa di alcune divergenze e andò ad accasarsi alla corte degli Extreme Noise Terror, band che al tempo stesso vide il suo singer entrare nei Napalm Death. Una specie di scambio reciproco, a dire il vero poco fruttuoso, con il rientro di Greenway avvenuto giusto in tempo per registrare e dare alle stampe il successore di Diatribes. Rispetto al suo immediato predecessore questo è un album più solido e deciso ma ad ogni modo basato sulle stesse coordinate stilistiche, con pezzi aggressivi e dal piglio Grindcore/Hardcore come l'opener Breed To Breathe oppure Birth In Regress. Tracce ben accette che mettono in evidenza un senso del groove molto accentuato, i classici brani che dal vivo aizzano le folle. Quando invece i Napalm Death decidono di "svagarsi" tirano fuori canzoni più originali e sperimentali, proprio come avviene dal 1994 in poi, anno in cui la violenza brutale del Grindcore è spesso sostituita con soluzioni lisergiche, e qui cito la title track, Indispose e If Symptoms Persist. Un elemento che non bisogna mettere in secondo piano in questa fase dei Napalm Death (la metà degli anni 90) è la produzione: sicuramente più curata e ricca di sfumature di un qualunque cd Brutal/Grindcore. Una cura dei suoni che gli permette di dare maggiore importanza agli arrangiamenti e a tutti quei piccoli accorgimenti che fanno un disco come Inside The Torn Apart un prodotto di qualità, maturo e purtroppo spesso incompreso. C'è un'ampia scelta di brani quindi, da quelli più sperimentali ad altri più diretti, su tutti Prelude e Low Point, due schegge di pura e semplice violenza sonora. Ottima come sempre la prestazione di tutti i musicisti coinvolti, soprattutto del mai troppo compianto Jesse Pintato (r.i.p.). I Napalm Death continuano il loro percorso artistico fra passato e presente (ovviamente rivolto al 1997), con un equilibrio tutto sommato apprezzabile.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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