Skinless - From Sacrifice To Survival

Copertina 9

Info

Anno di uscita:2003
Durata:36 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. THE FRONT LINE OF SANITY
  2. ESCALATE DISCORD
  3. DEATHWORK
  4. A FALSE SENSE OF SECURITY
  5. FROM SACRIFICE TO SURVIVAL
  6. BATTLE PERPETUAL WILL
  7. MISCREANT
  8. DEAD CONSCIENCE
  9. DON'T RISK INFECTION

Line up

  • Sherwood Webber: vocals
  • Noah Carpenter: guitars
  • Joe Keyser: bass
  • John Longstreth: drums

Voto medio utenti

Finalmente tornano i fenomenali Skinless dopo due ottimi dischi come "Progression Towards Evil" e "Foreshadowing Our Demise". Da dove cominciare? Iniziamo col dire che questo "From Sacrifice To Survival" consacra la band come una delle migliori in circolazione per quanto riguarda l'ambito estremo, e ci consegna una band finalmente matura e capace di dare al proprio sound quell'equilibrio che solo la consapevolezza della propria forza e della propria bravura sanno dare. Faccio questa premessa perché ho trovato nel sound dei newyorchesi quella maturità che li ha portati lontani dagli eccessi di brutalità dei precedenti dischi (non che mi dispiacessero, anzi), il che non significa che abbiano perso in potenza, tutt'altro. Oggi la band ha un sound più definito e rifinito, più personale se così vogliamo dire, un sound che sa bilanciare in maniera eccelsa tutte le diverse componenti che fanno un disco di death metal un grandissimo disco. Tre sono le componenti fondamentali di questo disco: dinamismo, tecnica e potenza. La prima fa degli Skinless una macchina da headbangin' con songs che sembrano inarrestabili, sempre varie e che non hanno idea di cosa significhi la monotonia. Gli Skinless non conoscono termini come monoliticità e immobilismo sonoro. La seconda da agli Skinless, attraverso una prova strumentale assoluta, la capacità di creare strutture e patterns d’assoluto spessore, con parti al limite della schizofrenia, e gli permette di portare la musica ad un livello superiore, cosa che solo a band del calibro dei Cryptopsy o dei Dying Fetus, solo per citarne alcune, è riuscito finora. Il disco è molto vario ed è tutto un profondere d’accelerazioni, rallentamenti, parti brutali, cadenzate, assoli e chi più ne ha più ne metta. La terza componente è forse la più importante in un genere come il death metal, quella che ti scorre dentro le vene quando vuoi ammazzare qualcuno e tempo fa, quando intervistai il singer Sherwood Webber, mi confessò che avrebbe desiderato ammazzare qualcuno. Questa è la sintesi della brutalità e se non ce l'hai non potrai mai suonare death metal con convinzione, altro che Krisiun e compagnia bella, grigi e anonimi proletari del death metal. Qua parliamo di una band che la brutalità se la porta dentro e ne regala a tonnellate in questo disco. Tutte queste componenti insieme poi danno vita alla componente ultima e indispensabile per il death metal, ovvero l'intensità. "From Sacrifice To Survival" è un disco che suona intensissimo come solo a gente del calibro di Suffocation ed Origin (ai quali rubano per l’occasione il mostruoso batterista) ho sentito fare. Non ha senso citare qualche pezzo a caso quando sono tutti di qualità eccelsa, laddove il solo attacco iniziale di "Miscreant", devastante e annichilente, vale da solo il prezzo del biglietto di uno spettacolo avvincente. Tra le altre cose su questo disco si notano alcune interessanti aperture al sound del NY hardcore che vengono enfatizzate dalla buona produzione di Neil Kernon. Se ancora non l'aveste capito questo è un capolavoro ed è grazie a band come gli Skinless che ha ancora senso ascoltare death metal oggi. Vorrei infine citare lo spessore delle lyrics di una band che ha una profondità psicologica fuori dal comune e che non si perde in stupidi proclami circa chi sia la band guida del movimento e soprattutto non ha nessuna velleità pseudo-satanica demenziale da quattro soldi. Le lyrics riguardano la vita e i suoi aspetti perché paradossalmente, come mi disse durante un’intervista Lee Harrison, il leggendario batterista dei Monstrosity, la vita è la fonte d’ispirazione primaria per un concept death metal. Voglio concludere dicendo che qui siamo dalle parti del “death metal at its finest” e tutto il resto è, decisamente, noia.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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