Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:53 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SPEARHEADING THE SPAWN
  2. TOOLS OF GREED
  3. ARMAMENTARIUM
  4. SYNERGY
  5. HARBINGER
  6. IN LOSS
  7. THE ORPHANING
  8. THE ESCAPE FROM ESCAPISM
  9. MUTINY OF UNTAMED MINDS
  10. THE NEED FOR PAIN
  11. LIBERATION

Line up

  • Benny Hilleke: vocals
  • Tobias Buck: guitar
  • Stefan Keller: guitar
  • Benjamin Donath: bass
  • Sebastian Heldt: drums

Voto medio utenti

I Neaera, gruppo tedesco dedito al Death-Metalcore, giungono con questo Armamentarium al terzo album, classica prova di maturità per i giovani gruppi. Finora hanno goduto del sostegno della Metal Blade e di una parte della stampa specializzata (specie in patria) e hanno potuto girare l'Europa in lungo e in largo con gruppi a loro affini.
Il primo ascolto di quest'ultima fatica scorre abbastanza liscio ma non lascia quel granchè, le canzoni si assomigliano troppo e sembrano, se non ascoltate con attenzione, un'unica grande canzone di 50 minuti. Resta impresso solo un enorme muro sonoro di potenza impressionante.
Man a mano che si procede con gli ascolti si nota che le canzoni pur avendo in quella caratteristica un filo conduttore, trovano nell'inserimento di melodie, di elementi tipici di tutte le varie ramificazioni del death svedese e soluzioni di scuola metalcore, la loro fonte di varietà. Termine quest'ultimo da prendere con le pinze. Il risultato è un death cangiante tra Kataklysm, The Haunted, Heaven Shall Burn (solo per fare alcuni esempi) che ha come ossatura una serie di riff granitici e asciutti inframezzati con ritornelli leggermente più ruffiani, a sostegno un'ottima batteria aggressiva. Su questo tappeto poggiano le vocals di Benny che variano da uno scream acido a un growl cavernoso.
Le canzoni in generale risultano un collage ben fatto di tutte queste influenze. Ad esempio Spearheading The Spawn parte come una canzone dei Kataklysm, il verse che ne segue ha un forte gusto At The Gates (e derivati), il ritornello grazie al suo tremolo picking aggressivo ma melodico sembra un figlio illegittimo di Amon Amarth e il death melodico più classico. Il tutto inframezzato con bridge di stampo metalcore e sezione dell'assolo che rimanda agli Arch Enemy. Altro esempio: Synergy. Questa è forse la canzone che più rimanda al death melodico come lo conosciamo ora: intro che dice già quale sarà la melodia destinata a piantarsi nel vostro cervello e che vi dice "ci rivediamo al primo ritornello", riff e bridge swedish (il primo tipicamente e il secondo spudoratamente) in un crescendo di melodia che vi consegna dritto dritto nelle braccia del ritornello.
Ritornello nel quale l'intro, neanche a dirlo, mantiene la parola data e ritorna. In mezzo alla canzone ritorna l'ombra del figlio bastardo di Amon Amarth e melodeath classico. Ultimo esempio: The Need For Pain. Intro più "americana" come sound, The Haunted primo periodo che la fanno da padroni, ritornello melodico, assolo a cavallo tra The Crown e Arch Enemy, ripartenzona "americana". Queste tre canzoni sono rispettivamente estremi (Synergy e The Need For Pain) e via di mezzo (Spearheading The Spawn) di quello che troverete in questo album, le altre canzoni risultano essere tutte descrivibili allo stesso modo, magari più spostate verso l'estremo melodeath o verso l'estremo americano/metalcore.
Tutte meno una, la traccia che chiude l'album: Liberation. Che, pur essendo anch'essa derivativa, punta su atmosfere diverse, più malinconico-apocalittiche. A mio avviso sarebbe stata molto meglio a metà album, almeno per tentare di dissolvere quella sensazione sgradevole di canzone unica di cui parlavo all'inizio.
Dovrebbe a questo punto esservi chiaro il tipo di album. Resta solo da definirne la qualità all'interno del suo ambito. Partendo dal fatto che l'originalità è ai minimi storici questo album risulterà comunque piacevole per gli amanti del genere. Infatti le canzoni sono ben composte, ben suonate e godono di una produzione assolutamente perfetta.
Di conseguenza la discriminante sarà come sempre quello che cercate. Se vi piace il genere ma siete alla ricerca di un album con un minimo di originalità girate alla larga, se invece non siete ancora stanchi di questo tipo di disco che sta sempre più saturando il mercato buttatevici tranquillamente, non vi deluderà. Anche perchè ci sono un mare di dischi cosi ma questo ha il vantaggio di non essere un prodotto semplicemente derivativo ma anche di buona fattura.
Sperando che prima o poi i Neaera ci faranno la grazia di voler rischiare qualcosa sperimentando, visto che hanno dimostrato di avere le basi per magari non cavalcare semplicemente l'onda di questo genere fin troppo inflazionato.
Recensione a cura di Massimiliano 'Maxowar' Barbieri
grandi Neaera

terzo grandissimo lavoro, dopo lo stupendo Let the tempest come... grandissima band...letale!

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.