Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:1987
Durata:41 min.
Etichetta:Cogumelo

Tracklist

  1. INTRO
  2. FROM THE PAST COMES THE STORMS
  3. TO THE WALL
  4. ESCAPE TO THE VOID
  5. INQUISITION SYMPHONY
  6. SCREAMS BEHIND THE SHADOWS
  7. SEPTIC SCHIZO
  8. THE ABYSS
  9. R.I.P. (REST IN PAIN)
  10. TROOPS OF DOOM

Line up

  • Paulo Jr. : bass
  • Igor Cavalera : drums
  • Max Cavalera : vocals, guitars
  • Andreas Kisser. : lead guitars

Voto medio utenti

I brasiliani Sepultura, capitanati dai due fratelli Cavalera, nel 1987, dopo un piccolo cambio di line-up che vedeva l’uscita di Jairo Guedz a favore dell’entrata in pianta stabile di Andreas Kisser, daranno alle stampe, a circa un anno di distanza da “Morbid Visions”, il loro secondo full-length: “Schizophrenia” sempre sotto l’etichetta Cogumelo Records.

In “Schizophrenia” rispetto a “Morbid Visions” abbiamo a che fare con una band più matura sia dal punto di vista del songwriting che da quella tecnico esecutivo. Da qui inizia il processo di modulazione e di ancoramento del sound della band al Thrash Metal, riducendo parzialmente l’attitudine proto-Death che permeava maggiormente il loro debutto discografico.
Il sound si affila leggermente, le composizioni riescono ad incanalare in maniera più oculata la rabbia primitiva dei brasiliani, all’insegna di un processo di evoluzione che culminerà con i due capolavori successivi: “Beneath the Remains”(1989) e “Arise” (1991).

Indubbiamente buona parte del merito di tali miglioramenti è ascrivibile anche all’ingresso di Andreas Kisser, il quale innalzava il livello tecnico complessivo dell'ensemble. Sembrerebbe che anche le parti di basso che dovevano spettare a Paulo Jr. le abbia suonate Kisser, anche se questo non è stato accreditato sul libretto.
In ogni caso il prodotto rimane pur sempre molto grezzo e non si deve certo pensare ad un qualcosa di raffinato, e nessuno lo richiederebbe ai Sepultura. Quando si parla di una migliore tecnica e di una capacità compositiva più avanzata, è tutto da relativizzare, in “Schizophrenia”, tramite lo scarto che ne risulta dalla contrapposizione con “Morbid Visions” e “Bestial Devastation”.

Il secondo platter dei thrasher di Belo Horizonte, come il suo predecessore, era caratterizzato da una produzione molto rozza, che pur presentando qualche piccolo miglioramento, non era ancora giunta ad un buon livello, e questo finì per penalizzarne l’ascolto oscurando in parte la bellezza delle songs. In parte, poiché la cattiveria di "Schizophrenia" verrà difficilmente eguagliata, e questo anche in virtù dei suoi suoni da semiscantinato.
È possibile notare anche un'evoluzione dal punto di vista dei testi, nei quali venne abbandonata quasi integralmente la tematica del satanismo – e in futuro il cambio sarà ancora più radicale – a favore di temi più impegnativi, come per l’appunto la schizofrenia vista sia dal punto di vista individuale che da quello che si esprime nel cosiddetto “carattere sociale”.

Ascoltare al giorno d’oggi questo album è come compiere un viaggio a ritroso per ricongiungersi con la forza primigenia, oppressiva, maleodorante e carica di disagio da cui è scaturito il metal estremo.
Si tratta di 9 tracce, tra cui due strumentali (“Inquisition Symphony” e “The Abyss”) per un totale di circa 38 minuti all’insegna del Metal più furibondo, dove si evince come i nostri portassero chiaramente con sé i segni del loro background: Slayer, Venom e Possessed su tutti, amalgamati con la vena leggermente più melodica, ancorata al metal classico e a quello di matrice Speed/Thrash (Bay Area) portata da Andreas Kisser. Un album che sarà il prodromo dei due capolavori successivi dove i Sepultura sapranno apporre la loro firma distintiva nel genere.

Difficile isolare un pezzo piuttosto che un altro poiché ”Schizophrenia” è piuttosto omogeneo e la produzione di scarsa qualità acuisce tale sensazione. In ogni caso la tracklist scorre bene senza grossi cali qualitativi e tocca i suoi apici: con l’iniziale “From the Past Comes the Storm”, dove si fa sentire chiaramente l’apporto di Kisser con intrecci di chitarra prima di allora inesplorati dai brasiliani; con “To the Wall” dotata di un muro sonoro tra i più serrati di sempre, nel quale si ritaglia un ampio respiro il drumming di Igor sfoggiando fill interessanti che lo “smarcano” dall’anonimia della macchina da guerra atta solo a sostenere la sezione ritmica; con il Thrash/Death dalle tinte Black che richiama ai Kreator di “Endless Pain” e “Pleasure to Kill” di “Escape to the Void”, e nella Slayer oriented, a concludere il massacro, dal nome “R.I.P.”(Rest in Pain).

Un disco che non può mancare sullo scaffale di ogni amante della musica estrema.
Recensione a cura di DiX88
Un classico

Se la gioca col successivo per essere il migliore della discografia dei brasiliani. C'è ancora qualche passo da fare per maturare ulteriormente ma il rifferama e la ferocia sciorinati in quest'album mettono in secondo piano qualunque orpello. Persino la produzione non esaltante contribuisce a renderlo il capolavoro unico che è.

Il mio preferito

peccato la registrazione, ma rabbioso da morire. stupendo!

schizophrenia

un altro capolavoro per i brasiliani

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.